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Sondaggio: Ritenete giusto il verdetto contro il Genoa ?
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Sondaggio: GENOA in C1

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2013 09:30
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12/08/2005 21:47
 
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genoa in CIUNO
Ho visto il sondaggio: 37 a favore e 1 contro.

sara' passato da qui il solito genoese [SM=g27990]
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09/08/2005 09:21
 
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GENOVA - La guerriglia incomincia alle 11 di sera, nei pressi della stazione ferroviaria di Principe: i tifosi genoani, prima di arrivare lì, in un corteo spontaneo, hanno bruciato cassonetti e edicole, lanciato bottiglie. Raggiungono la stazione, ma l'obiettivo sembra sia raggiungere il terminal da dove partono i traghetti, la polizia li circonda per bloccarli, carica con i lacrimogeni, si scontrano a distanza, più e più volte, in una brutta notte per Genova. Gli ultrà si sono riforniti di pietre: feriti un carabiniere e un poliziotto.
Prima la manifestazione per protestare contro la sentenza della Caf, nel centro della città, in piazza De Ferrari, era stata tranquilla. Nervosa e amara come gli animi, con cartelli, urla e slogan. Nient'altro. A De Ferrari, i tifosi incominciano a arrivare alle 20,30: magliette rossoblu, t-shirt, jeans, e pantaloni corti. C'è chi ha scelto la maglia numero 6 quella di capitan Signorini, morto tre anni fa, a novembre. Siedono sul bordo della fontana della piazza simbolo di Genova, i tifosi. Saranno, alla fine, almeno duemila. Per tutto il giorno, non si sono visti. Hanno lasciato parlare la città delle istituzioni, che ha criticato la sentenza.
Il presidente dalla Provincia, Alessandro Repetto, ha presentato un esposto alla magistratura "a tutela della comunità". Chiede di accertare se esistono i reati di omissione e abuso di atti d'ufficio da parte dei magistrati. Giudici "un po' goliardi", li definisce il sindaco, Giuseppe Perìcu, mentre il presidente della Regione, Claudio Burlando parla di "sentenza punitiva e sproporzionata". I tifosi comunicano via mail sul sito "Il Muro dei Grifoni", da lì hanno ricevuto l'ordine di ritrovarsi per le nove di sera, in centro città. Per protestare contro la sentenza che li condanna all'inferno dopo averli fatti sentire nel paradiso della A, riconquistato dopo dieci anni. Per minacciare tutto e tutti: "non ci arrenderemo, non ci sconfiggerete", per sfogare una rabbia che non vuole e non trova conforto.
A una radio, nel pomeriggio, Ileana, che abita in un quartiere residenziale e è andata a farsi curare a Houston, annuncia:" sono malata di leucemia, da giovedì non prenderò più le medicine, mi lascerò morire, voglio che Carraro e compagnia lo sappiano. Muoio per questa ingiustizia". Sul sito dei genoani qualcuno la inneggia a santa, qualcun altro la sgrida: "pensi a curarsi, la vogliamo presto allo stadio". Qualcun altro va alle spicce: "ma siamo matti? si curi".
E a Carraro sono dedicati cori di insulti e cartelli: "Carraro boia" e un altro: "Roma brucia".
Intanto la sera più lunga di Genova e del Genoa, si apre in un clima quasi surreale: città semivuota, le forze di polizia che circondano ad anello la piazza, invisibile a chi è dalla fontana. Camionette e blindati sono schierati davanti alla Prefettura, a palazzo di Giustizia e, sotto, a bloccare i vicoli del centro storico. Sullo striscione bianco che qualcuno srotola alle 21 c'è la faccia di Will Coyote e sotto la scritta "duri A morire" con la A grande in rosso e le altre lettere in blu. E forse si sentono così, quei tifosi, come Will il personaggio dei fumetti sempre inseguito e sconfitto da Beep Beep, il rivale, Will che però non si arrende mai.
Non si vedono gli ultras, alle dieci della sera, mentre un bandierone enorme a scacchi rosso blu sventola nell'aria. Il primo mortaretto scoppia alle 21,5. Non fa danni, resta isolato. Davanti alla fontana, Anna, di mezza età, alza il pugno e ripete: "no, no, non dovevano farci questo", ci sono i giovani, tantissimi, che arrivano con le ragazze, le bandiere arrotolate portate a spalla. L'attesa snerva, si temono azioni diversive, del resto Leo Berogno, presidente dell 'Associazione club genoani, ha lanciato la parola d'ordine "Non giocheremo in C", del resto altri petardi scoppiano alle 22. Poi qualcuno afferra un megafono, la folla gli si fa intorno, è il via per i cori: "Chi non salta blucerchiato è", per i canti: "noi battiamo le mani come veri genoani", per le minacce al giornale della città. Di colpo, la folla diventa un corteo, la piazza si svuota, i blindati delle forze di polizia mettono le sirene. Sul bordo della fontana resta una scritta: Genoa 1893.




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