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 24/09/2006 01:15 | |
“Quando ero ragazzino, c’era un bullo nella mia scuola a Montreal che dava continuamente fastidio a me ed ai miei amici. Un giorno quel bullo, Adam mi pare si chiamasse, picchiò Steve, uno dei miei amici più cari, ma nessuno della nostra compagnia ebbe il coraggio di andare contro quel ragazzo, che con la sua stazza imponente spaventava tutti. Uscito da scuola, andai a raccontare tutto a mia madre; lei, che mi aveva sempre aiutato nelle mie difficoltà prima della sua accidentale morte, era come una guida per me. Inoltre era una persona molto legata alla religione e al credo cristiano. Non appena le ebbi spiegato la difficile situazione, lei mi prese, mi fece sedere, e mi raccontò questa storia tratta dalla Sacra Bibbia:”
A quel tempo il popolo di Israele era giudicato dai giudici, capi politici e militari delle varie tribù, ma essi non si mostrarono in grado di fronteggiare le razzie dei Filistei. La sorte degli Ebrei peggiorò ancor di più quando dalle file nemiche uscì un soldato di nome Golia.
Egli più che un uomo era un gigante: alto quasi tre metri, portava sul capo un pesante elmo di bronzo e indossava una corazza del peso di oltre 60 chili.
Gli Israeliti decisero allora di scegliere un uomo forte e coraggioso a cui affidare la guida del paese nella guerra contro gli infedeli e fu così che nel 1040 a.C. Saul fu eletto re di Israele.
Neppure Saul però fu capace di eliminare il pericolo filisteo dalla terra di Canaan.
Un giorno Golia si presentò di fronte all’accampamento di re Saul e gridò: “Oggi io vi lancio una sfida: scegliete tra di voi un uomo pronto a combattere contro di me. Se sarà capace di vincermi noi saremo vostri schiavi, se invece prevarrò io su di lui voi sarete soggetti a noi.”
Gli Israeliti erano terrorizzati e nessuno di loro osava scendere in campo contro Golia: per quaranta giorni il filisteo continuò a perseguitarli, mattina e sera, sera e mattina, e bastava guardare Golia per essere sicuri di chi avrebbe vinto. Nessun uomo poteva nutrire la speranza di abbatterlo.
Proprio nel momento in cui un giovane, di nome Davide, si trovava all'accampamento di Saul, Golia aveva avanzato la sua sfida e Davide gridò: “Chi è mai quest'uomo che osa sfidare l'esercito di Dio?” Poi si fece condurre al cospetto dei saggi della tribù e disse loro: “Io andrò volontario a combattere questo gigante”
Il saggio più eminente di tutti cercò di fermarlo: “ Tu non puoi andare, sei solo un ragazzo, un giovane pastore, mentre Golia è un uomo d'armi!”
Davide gli rispose: - Oh! mio signore, io bado le pecore di mio padre e ogni volta che un orso o un leone vengono per catturare un agnello io non esito a inseguirlo, abbatterlo e portargli via la preda. Dio mi ha aiutato a liberare i miei animali da orsi e leoni ed ora mi aiuterà a liberare il popolo di Israele dalle minacce di costui. Il sapiente, colpito dalla sicurezza e dal coraggio del ragazzo, accettò la sua offerta: lo fece vestire del suo stesso elmo e della sua stessa armatura e gli consegnò la sua spada. Davide però non aveva mai indossato una corazza e mai aveva usato una spada, così si tolse l'armatura, si înfilò cinque ciottoli in tasca e avanzò verso il filisteo tenendo nella destra una fionda e nella sinistra un bastone.
Appena Golia lo vide ne ebbe disprezzo e gridò ridendo: "Ragazzo, a cosa ti serve il bastone? Credi forse che io sia un cane?"
Davide gli rispose: "Tu vieni a me con la forza, io vengo a te nel nome del Signore. lo ti sconfiggerò e il mondo intero saprà che solo quello di Israele è il vero Dio."
Appena il filisteo si mosse incontro a Davide, questi prese uno dei sassi che aveva in tasca, lo lanciò con la fionda e colpì Golia proprio in mezzo alla fronte. II gigante cadde con la faccia a terra, così Davide corse verso di lui, gli sfilò la spada dal fodero e lo uccise.
I Filistei; vedendo che il loro eroe era stato sconfitto, si diedero alla fuga, inseguiti dagli Ebrei che quel giorno conseguirono una importante vittoria.
“Questa storia mi aveva infuso coraggio nelle vene, così il giorno dopo andai ad affrontare il bulletto, convinto di poterlo battere giocando sull’astuzia. E infatti fu così: lui si basò completamente sulla forza fisica, mentre io, che comunque fisicamente ero abbastanza robusto, sfruttai la mia furbizia e lo sconfissi. Adam non si fece più rivedere e non diede mai più fastidio ai miei amici.
Ma oggi mi trovo davanti una situazione simile da affrontare… e un pericolo simile da sconfiggere… Agarsen, il gigante nordico. Un mostro di potenza. Ma quella storia mi aveva insegnato molto all’epoca, e quell’insegnamento me lo sono portato dietro fino ad adesso. E per questo lo sconfiggerò. Così magari un giorno qualcuno racconterà questa leggenda:”
A quel tempo, prima di Night Of Immortals 5, nel roster EEWF c’era Crazy Boy come campione del mondo e moltissimi lottatori forti e valorosi, sia face che heel, ma nessuno di essi era in grado di fronteggiare un nuovo arrivato, il temibilissimo e imponente norvegese Agarsen.
Egli, più che a un wrestler normale, somigliava un gigante mostruoso: di stazza imponente, era coperto sulle spalle da una pelle d’orso, aveva il volto dipinto con colori che sortivano paura nell’avversario e aveva una barba incolta, raccolta in due trecce legate da anelli di ferro. Inoltre era accompagnato da Josh Elwood, un manager dall’astuzia degna di quella di una volpe.
In particolare il gigante aveva dei conti in sospeso con Jerome Ulysses, riguardo delle vicende passate in altre federazioni, dove c’era stato astio tra i due. Ulysses a quel tempo era considerato, per il suo carisma e la sua capacità tecnica nei combattimenti, il “re” tra tutti i wrestler EEWF, e tutti lo consideravano l’unico in grado di poter sconfiggere l’immensa forza che proveniva dalla Scandinavia. Fu così che venne indetto un match tra i due per il PPV più importante dell’anno.
Neppure Jerome Ulysses però fu capace di sconfiggere e scacciare il pericolo norvegese dai ring della EEWF.
Un giorno, nel corso di Frantic 100, la puntata di riapertura della EEWF dopo la pausa estiva, Agarsen, accompagnato da Elwood, si presentò sul ring, di fronte al pubblico dell’EEWF, e con tutto il roster negli spogliatoi all’ascolto, il manager gridò: “Signori e signore, questo è Agarsen. Chiunque abbia il coraggio ma soprattutto la forza di affrontarlo, si faccia avanti!!!”
Tutti i wrestler nel backstage erano terrorizzati e nessuno di loro osava scendere nello stesso ring contro quel gigante: per sette giorni, tra la puntata 100 e 101, negli house show il nordico Agarsen continuò a esser nei loro incubi, mattina e sera, sera e mattina, e bastava guardare al volto terrificante del bestione per essere sicuri di chi avrebbe vinto in un ipotetico scontro. Nessun wrestler poteva nutrire la speranza di abbatterlo.
Proprio nel momento in cui un giovane canadese, di nome Randy Jackson, si trovava nelle vicinanze del ring, dopo aver appena sostenuto un match, Agarsen aveva avanzato la sua sfida e Randy pensò: “Chi è mai questo gigante che osa sfidare tutti i valorosi lottatori del backstage?” Poi, quando ebbe fatto ritorno nel backstage, si portò nell’ufficio dell’owner Sir Holmes e gli disse: “Ho intenzione di accettare la sfida di Agarsen!”
Sir Holmes cercò di dissuaderlo: “Tu non puoi andare, sei solo un ragazzo, un giovane wrestler con un radioso futuro davanti a sé. Sei ancora immaturo per affrontare quella furia; ricordati che egli ha sconfitto persino Jerome Ulysses, il più forte combattente tra tutti!”
Randy gli rispose: “Sir Holmes, io da quando sono in EEWF ho affrontato e superato moltissime sfide all’ultimo sangue; inoltre sono stato campione europeo per circa quattro mesi. Mi sento pronto! I miei Fans mi hanno aiutato in ogni occasione col loro caldo sostegno e il loro inesauribile tifo, ed ora mi aiuteranno a sconfiggere questo wrestler dalla forza sovrumana. Sir Holmes, colpito dalla sicurezza e dal coraggio del ragazzo, accettò la sua offerta: così a Frantic 101 Jackson, armato di sedia, rese pubblica la cosa: era lui ad aver accettato la sfida del gigante nordico. Nelle settimane precedenti a Back2Break, i due vennero a contatto più volte, ma sembrava che Agarsen non fosse affatto impaurito dal più basso avversario, infatti egli rinunciò a salvare il proprio manager nel match prima del PPV, poiché si sentiva sicurissimo di poter battere il canadese anche senza aiuti esterni: per lui sarebbe stato come togliere le caramelle a un bambino.
Ma Jackson, già nelle puntate precedenti, con un promo, gli aveva spiegato: “Tu vieni da me pensando di vincere grazie alla tua incredibile forza, ma io vengo da te con la spinta dei miei Fans. Allora io ti sconfiggerò per loro e tutti nel backstage sapranno che sono stato io, Randy Jackson, insieme ai miei Fans, a sconfiggere l’imbattibile Agarsen.
Arrivò il giorno del PPV e il norvegese, dopo una lunga sfida, sembrava in vantaggio. Ma Jackson, con una stupenda reazione, indicò la folla e mise a segno la sua mossa finale, la For Fans. II gigante cadde a terra, così Jackson gli si mise sopra, l’arbitro contò per lo schieramento e il canadese di Montreal riuscì a vincere quell’epica sifda.
Agarsen, sconfitto e stanchissimo, se ne ritornò carponi verso il backstage, mentre Jackson stette a festeggiare con i propri Fans
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