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canzoni e ballate per la pace

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2006 21:20
25/10/2006 19:38
 
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John Lennon
Imagine


Immagina non ci siano Paesi
Non è difficile da fare
Niente per cui uccidere o morire
E neppure religione
Immagina tutta la gente
Vivere in pace la vita.
Immagina che non ci siano proprietà
Mi chiedo se ci riesci
Nessun bisogno di cupidigia o brama
Una fratellanza dell’uomo
Immagina tutta la gente
Condividere tutto il mondo.
Puoi dire che sono un sognatore
Ma io non sono il solo
Spero che un giorno
Ti unirai a noi
E il mondo sarà unito
Vivrà unito.



John Lennon
Give Peace a Chance


(...) Tutti stanno parlando di
Ministri, Sinistri,
Ringhiere e Mitragliere,
Vescovi e Pescherie,
Rabbini e Bracci-di-Ferro,
Arrivederci, arrivederci.
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace
Avanti
Ora lasciate che vi dica
Oh, attaccatevi a essa
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace.
Tutti stanno parlando di
Rivoluzione, Evoluzione,
Masticazione, Flagellazione,
Regolazioni, Integrazioni,
Meditazioni, Nazioni Unite,
Congratulazioni.
Tutto ciò che stiamo dicendo
E date una possibilità alla pace
Tutto ciò che stiamo dicendo
E date una possibilità alla pace
Ora lasciate che vi dica
Oh, attaccatevi a essa
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace (...)


Bob Dylan
Masters of War


Avanti, maestri della guerra
Voi che costruite tutti i cannoni
Voi che costruite i letali aerei
Voi che costruite le grandi bombe
Voi che vi nascondete dietro muri
Voi che vi nascondete dietro scrivanie
Voglio soltanto che sappiate
Che posso vedere attraverso le vostre maschere.
Non avete mai fatto niente
Ma costruito per la distruzione
Voi giocate col mio mondo
Come fosse un vostro giocattolino
Mi mettete in mano un fucile
E vi nascondete al mio sguardo
E vi girate e ve la battete
Quando volano i proiettili.
Voi mettete il colpo in canna
Perché gli altri sparino
Poi vi fate indietro e osservate
Mentre il conto dei morti aumenta
Vi nascondete nei vostri palazzi
Mentre il sangue dei giovani
fluisce dai loro corpi
E sprofonda nel fango.


Bob Dylan
Let Me Die in My Footsteps


(...) Ci sono state voci di guerra e guerre avvenute
Il senso della vita è stato perso nel vento
E alcune persone pensano che la fine sia prossima
Invece di imparare a vivere stanno imparando a morire. (...)
Non so se sono intelligente ma penso di capire
Quando qualcuno mi sta imbrogliando
E se viene questa guerra e la morte è tutt’attorno
Lasciatemi morire su questa terra prima di morire sottoterra. (...)
Ci sono sempre state persone che dovevano provocare la paura
Ci stanno parlando di guerra da molti anni ormai
Ho letto tutte le loro dichiarazioni e non ho mai detto una parola
Ma adesso, Santo Dio, lascia che la mia povera voce venga ascoltata. (...)
Se avessi gioielli, ricchezze e corone
Comprerei il mondo intero e cambierei tutte le cose
Getterei in mare tutti i cannoni e i carri armati
Perché sono errori di una storia passata.
Lasciatemi morire sui miei passi
Prima che io finisca sottoterra. (...)



Fabrizio De Andrè
La guerra di Piero


(…) “Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati,
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente”
Così dicevi ed era d’inverno
E come gli altri verso l’inferno
Te ne vai triste come chi deve,
Il vento ti sputa in faccia la neve (…)
E mentre marciavi con l’anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue (…)
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede, ha paura
Ed imbracciata l’artiglieria
Non ti ricambia la cortesia (…)
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi.



Fabrizio De Andrè
La Buona Novella
Maria Nella Bottega d'un Falegname


Maria:
"Falegname col martello
perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritornò?"

Il falegname:
"Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offrì in battaglia,
ma tre croci, due per chi
disertò per rubare,
la più grande per chi guerra
insegnò a disertare".

La gente:
"Alle tempie addormentate
di questa città
pulsa il cuore di un martello,
quando smetterà?
Falegname, su quel legno,
quanti corpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?"

Maria:
"Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perché spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci".

Il falegname:
"Questi ceppi che han portato
perché il mio sudore
li trasformi nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio
il più grande che tu guardi
abbraccerà tuo figlio".

La gente:
"Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto".


Francesco Guccini
Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)



Son morto con altri cento
Son morto ch'ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c'era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d'inverno
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento

Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.


Francesco Guccini
Dio è morto


(…) Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria e dell’eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudine e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
È un Dio che è morto
Nei campi di sterminio Dio è morto
Coi miti della razza Dio è morto
Con gli odi di partito Dio è morto (…)



Boris Vian

IL DISERTORE


Questa lettera qui,
Egregio Presidente,
se il tempo lo consente
forse la leggerà.
Ho appena ricevuto
la carta di chiamata
per guerra dichiarata
non so da chi e per chi.
Illustre Presidente
io non la voglio fare:
non son qui per ammazzare
altra gente come me.
Le devo dichiarare,
sia detto senza offesa,
la decisione presa:
certo, diserterò!

Da quando sono nato
partenze, lutti e pianti
ne ho già vissuti tanti
che non ne voglio più.
Mia madre e mio papà
già sono al cimitero:
se ne infischiano davvero
di bombe e vermi, là.
Quand'ero prigioniero
mia moglie hanno stuprato
ed anche il mio passato
e la mia dignità.
Domani, a buon mattino,
io chiuderò la porta
su un'esperienza morta
e in strada me ne andrò.

In Bretagna o in Provenza,
in giro per la Francia
vivrò con qualche mancia
e alla gente dirò:
Rifiuta d'obbedire,
non andare alla guerra,
rifiuta di farla,
rifiuta di partir.
Se è necessario il sangue,
Illustre Presidente,
il vostro è caldo, è ardente:
andate a darne un po'.
Se mi perseguirà
avverta i suoi gendarmi
che io non porto armi
e mi potran sparar.


Hans Leip

LILI MARLEEN


Davanti alla caserma
davanti al portone
si trovava un lampione
che è rimasto lì tutt'oggi
se ci volessimo rivedere
potremmo ritrovarci vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Le nostre ombre si fondevano
sembravano essere una sola
avevamo così tanto amore dentro di noi
che si vedeva subito anche da fuori
e tutti lo potevano vedere
quando stavamo vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Ma ecco che chiamò la guardia
"suonano la ritirata
questo ti può costare tre giorni"
"Camerata, vengo subito"
così ci dicemmo arrivederci
ma come avrei voluto invece venire con te!
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Lei conosceva bene i tuoi passi
e la tua andatura delicata
tutte le sere si ardeva d'amore
ma nonostante ciò si stava dimenticando di me
procurandomi un gran dolore
chi ci sarà ora vicino al lampione
con te Lili Marleen? chi ci sarà?

Da luoghi silenziosi
dal profondo della terra
si alza come in un sogno la tua bocca
quando le tarde nebbie svaniranno
io sarò di nuovo vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen



07/11/2006 17:47
 
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Guerre guerre, vente vent

di

Tri Yann



Après sept années de guerre, sept années de bâtiment,
Je reviens de Grande-Terre,
Je reviens à Lorient.
Je reviens de Grande-Terre,
Guerre guerre, vente vent.

J'ai passé des nuits entières, debout, au gaillard d'avant.
Sous bons vents, sous vents contraires,
Sous la bise et les brisants.
Sous bons vents, sous vents contraires
Guerre guerre, vente vent.

Voyez mon sac de misère, lourd de coups, vide d'argent
Allez dire au Capitaine,
J'ai obéi trop souvent !
Allez dire au Capitaine,
Guerre guerre, vente vent

Bonjour ma mie qui m'est chère, revoilà ton cher amant.
Je suis las de trop de guerres,
Sans voir grandir mes enfants.
Je suis las de trop de guerres.
Guerre guerre, vente vent

J'ai reçu les mille lettres, par le rossignol chantant
Je t'écrivais moins peut être,
Je t'envoyais des rubans.
Je t'écrivais moins peut être,
Guerre guerre, vente vent.

Mes amis plus que naguère, vous me verrez bien souvent.
Après tant d'années de guerre
J'aurai tant et tant de temps.
Après tant d'années de guerre
Guerre guerre, vente vent.

De Lorient à Grande-Terre, vent arrière, vent devant,
Les fleurs d'hiver étaient belles,
Elles annonçaient le printemps.
Les fleurs d'hiver étaient belles,
Guerre guerre, vente vent.



Infuria la guerra e soffia il vento



Dopo sette anni di guerra, sette anni per mare
ritorno dal continente,
ritorno a Lorient.
Ritorno dal continente,
Infuria la guerra e soffia il vento.

Ho passato notti intere, in piedi, sul ponte di coperta,
sotto buon vento e coi venti contrari,
sotto la tramontana e le raffiche,
Sotto buon vento e coi venti contrari
Infuria la guerra e soffia il vento.

Guardate il mio sacco di miseria, pesante di colpi e vuoto di denaro!
Andate a dire al Capitano
Che ho obbedito troppo spesso!
Andate a dirlo al Capitano,
Infuria la guerra e soffia il vento.

Buongiorno, mia amica cara, è tornato il tuo amato,
Sono stanco di troppe guerre,
Senza veder crescere i miei figli.
Sono stanco di troppe guerre,
Infuria la guerra e soffia il vento.

Ho ricevuto mille lettere da un usignolo che cantava,
Ti scrivevo meno, forse,
Ti mandavo dei nastri.
Ti scrivevo meno, forse,
Infuria la guerra e soffia il vento.

Amici miei, piu' di prima, mi vedrete molto spesso.
Dopo tanti anni di guerra
Avro' tanto e tanto tempo,
Dopo tanti anni di guerra,
Infuria la guerra e soffia il vento.

Da Lorient al continente, vento dietro e vento davanti,
I fiori d'inverno erano belli,
Annunciavan la primavera.
I fiori d'inverno erano belli,
Infuria la guerra e soffia il vento.

(Una canzone marinaresca settecentesca del Morbihan, in Bretagna)



E SE CI DIRANNO

Luigi Tenco



E se ci diranno
che per rifare il mondo
c'è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no
E se ci diranno
che nel mondo la gente
o la pensa in un modo
o non vale niente
noi che non abbiam finito ancora di contare
quelli che il fanatismo ha fatto eliminare
noi risponderemo
no no no no

E si ci diranno
che è un gran traditore
chi difende la gente
di un altro colore
noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara
fare cose di cui ci dovremmo vergognare
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no





20/11/2006 13:14
 
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A SONG FOR PEACE

Let the sun rise
And give the morning light,
The purest prayer
Will not bring us back.

He whose candle was blown out
And was buried in the dust,
A bitter cry won't wake him
Won't bring him back.

Nobody will return us
From the dead dark pit
Here - neither the victory cheer
Nor songs of praise will help.

So sing only a song for peace,
Do not whisper a prayer.
Better sing a song for peace
With a big shout.

Let the sun penetrate
Through the flowers,
Don't look backward
Leave those who departed.

Lift your eyes with hope,
Not through the rifle sights.
Sing a song for love,
And not for wars.

Don't say the day will come,
Bring the day
Because it is not a dream,
And within all the city's squares,
Cheer only peace.

So sing only a song for peace,
Do not whisper a prayer.
Better sing a song for peace,
With a big shout.




Versione italiana
di Riccardo Venturi
(dalla versione inglese)
18 settembre 2005


CANZONE PER LA PACE

Il sole sorga
e dia luce al mattino,
la preghiera più pura
non ci farà ritornare.

Colui la cui candela fu spenta
e che fu sepolto nella polvere,
un grido amaro non lo sveglierà,
non lo farà ritornare.

Nessuno ci farà tornare qui
dall’oscura fossa di morte.
Neppure il giubilo di vittoria,
né canzoni di lode ce la faranno.

E allora cantate solo una canzone per la pace,
non mormorate una preghiera.
E’ meglio cantare una canzone di pace
con un grande grido.

Il sole penetri
attraverso i fiori,
non guardate indietro,
lasciate in pace quelli che se ne sono andati

Alzate gli occhi con speranza
e non attraverso i mirini dei fucili.
Cantate una canzone per l’amore
e non per le guerre.

Non dite « verrà un giorno »
ma apportate questo giorno
perché non è un sogno.
E in tutte le piazze della città
festeggiate solo la pace.

E allora cantate solo una canzone per la pace,
non mormorate una preghiera.
E’ meglio cantare una canzone di pace
con un grande grido.


<!--
Modificato da danzandosottolaluna 20/11/2006 13.16
20/11/2006 13:15
 
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Questa è una splendida canzone di pace scritta da un noto paroliere israeliano, Yankale (Yaakov) Rotblit sulla musica composta da Yair Rosenblum (si veda sotto). Composta nel 1969, interpretata originariamente da Miri Aloni e divenuta in breve tempo il vero e proprio inno dei Pacifisti israeliani (*), ha purtroppo avuto la sorte di passare alla storia per un motivo che la pace israelo-palestinese, faticosamente quasi raggiunta nel 1995 con gli accordi di Oslo firmati dal primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, da Yassir Arafat e dall'allora presidente americano Bill Clinton, ha praticamente seppellito per almeno un decennio.

E' la sera del 4 novembre 1995. Sulla Piazza dei Re di Israele di Tel Aviv si sta tenendo una grande manifestazione pacifista.

Sono da poco passate le nove. Il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin ha appena lasciato la Tribuna della manifestazione, il più grande raduno pacifista dai tempi della guerra del Libano (1982) e si accinge a salire sulla sua auto posteggiata nel sottopassaggio che collega la piazza dei Re d'Israele al Municipio di Tel Aviv. Il sottopassaggio è pieno di gente. Come sempre, il primo ministro è circondato dalle guardie del corpo. "Rabin scendeva verso la macchina - racconta Noam Kedem, una persona che si trovava sulla scena dell'attentato - all'improvviso ho sentito quattro, cinque colpi di pistola e l'ho visto accasciarsi". Alcuni uomini della scorta, uno dei quali viene ferito, rispondono al fuoco. Altri afferrano Rabin da terra e lo spingono dentro la macchina che parte a razzo verso l'Ospedale Ichilov. L'attentatore viene subito sopraffatto. Ma ormai era troppo tardi. Ad ucciderlo è stato non un attentatore arabo, ma un giovane studente in Legge, Yigal Amir, 23 anni, di Ertsilya, un grosso centro industrale a pochi chilometri da Tel Aviv, il quale dichiara di aver agito da solo: "Me lo ha ordinato Dio e non ho rimpianti", confessa alla polizia. L'attentato, tuttavia, viene rivendicato dall'"Organizzazione ebraica Vendetta", una delle tante sigle fiorite nel campo dell'estremismo nazionalista e radicale che ha tentato di contrastare il processo di pace con l'odio, la paura e il fanatismo.

Amir, l'assassino, era attivo nel movimento dei coloni, "Zo Artseynu" (Questa è la nostra terra) che da mesi con il sostegno del partito conservatore, Likud, conduce una campagna violenta ed esasperata contro il governo. Il giovane killer, faccia bruna, spigolosa, occhi febbrili, era già stato arrestato due volte, sempre per lo stesso motivo: se ne andava in giro dicendo che avrebbe ucciso Rabin.

Per pochi attimi un silenzio spesso, profondo, sgomento scende sulla piazza dei Re d'Israele. Chi fugge in preda al panico, chi comincia a gridare, chi si mette a piangere non nascondendo un sentimento di vergogna per quel che è accaduto. Un israeliano, un ebreo, un uomo della stessa razza e religione, e non un arabo, un "nemico", aveva osato fare qualcosa di impensabile, uccidere Rabin.

L'assassino non poteva scegliere un luogo più denso di significati per compiere il suo delitto. Quella piazza è il teatro storico del pacifismo, lo specchio della democrazia israeliana. Lì la sera prima a decine di migliaia erano accorsi di nuovo per sentire le parole di Rabin e Peres, ma soprattutto per interrompere il ciclo martellante delle manifestazioni organizzate dalla destra contro gli accordi di Oslo, contro l'autonomia alla Cisgiordania, contro i negoziati passati, presenti e futuri. Quelle manifestazioni rancorose, demagogiche, offensive, in cui Rabin era stato raffigurato con una divisa da SS, insulto che più grave non gli si poteva rivolgere.
"Pace", "Shalom" aveva gridato l'ex sindaco di Tel Aviv, Shlomo Lahat, organizzatore dell'incontro, prima di dare la parola a Shimon Peres. "Pace", aveva ripetuto il ministro degli Esteri concludendo il suo discorso.

E' stato in quel momento che Rabin si è avvicinato alla tribuna per prendere la parola. "Ra-bin, Ra-bin, Ra-bin", scandiva la folla. Le ultime parole del premier sono state due precisi messaggi politici. Il primo è stato rivolto a quella parte della comunità ebraica americana che durante l'ultimo suo viaggio negli Stati Uniti lo aveva fatto soffrire, accusandolo di mettere in pericolo il destino d'Israele. Il secondo messaggio è stato agli scettici che negli ultimi giorni hanno messo in dubbio i propositi di Rabin e Peres di raggiungere un accordo anche con Damasco.



Poco prima di scendere dalla tribuna dove aveva parlato, Rabin viene invitato a cantare, assieme a tutti quanti, una canzone molto famosa. Si tratta di 'Shir Lashalom', ovvero 'Canzone per la pace', il cui testo è stato scritto da un noto paroliere israeliano, Yankale Rotblit. A Rabin, che non ne conosce le parole, viene messo in mano un foglio contenente il testo e che gli permetta di cantarla. Finito di cantare la canzone, insieme a tutta la folla, Rabin si infila il foglio nella tasca interna della giacca.

È lo stesso foglio che gli viene ritrovato addosso, forato dal proiettile che lo ha ucciso e bagnato del suo sangue.

Dalla seguente pagina (che è quella da cui ho ripreso il testo e la traduzione inglese) ho ripreso una foto in cui Shimon Peres, sul palco della manifestazione, tiene in mano, sorridente, il foglio con il testo della canzone. Al centro vi sono Yitzhak Rabin, seminascosto dal microfono, che canta assieme a Miri Aloni, l'originaria interprete della canzone. Sul palco c'è anche l'allora sindaco di Tel Aviv, Shlomo Lahat, co-organizzatore della manifestazione. Tutti quanti stanno evidentemente ancora cantando la canzone; pochi minuti dopo, Yitzhak Rabin verrà ucciso.


http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?lang=it&id=2771
20/11/2006 21:20
 
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Le conoscevo bene tutte... tranne due [SM=g27995] Anche quando si tratta di musica... sei la [SM=g28002] prima. [SM=g28003]


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