22/05/2006 23:37 |
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Trapassa in tenebra la luce
sperduta nel suo vuoto
mentre stelle macinano lodi
di silenziosi boccioli di dolore…
E le parole in danza s’uniscono
in valzer d’angoscia vorticano
-cerchi di fumo in muto moto-
verso l’incrinato specchio
Che vuoto riflette
spasimi inascoltati, ed in eterno ripete
l’assurda condanna senza appello:
“Tutto è vanita
terra alla terra
polvere alla polvere”
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23/05/2006 09:16 |
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| | | Post: 3.364 | A d m i n | Utente Gold | ADMIN | AMMINISTRATORE | | OFFLINE |
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Niky
La prima parte... è OK. La citazione finale ... nel contesato della poesia esce dai canoni della tua solita originalità.
Quando sono sola .... apro il mio album e ritrovo tutti i volti che amo.
Le impronte di un'Angelo sono fatte d'amore.E dove c'e' amore, possono accadere cose miracolose.
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23/05/2006 14:01 |
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| | | Post: 1.449 | Vice A d m i n | Utente Gold | Vice Admin | Vice ADMIN | | OFFLINE |
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Si, il finale sa di...Sacre Scritture, ma nel complesso la trovo molto musicale e gradevole...
Giorgio ...regalerò a un menestrello
l'armonìa delle mie parole
che ne faccia Poesìa.
Io sarò senza suoni,
ma quel menestrello
mi racconterà...
Merlino
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23/05/2006 21:50 |
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| | | Post: 432 | Utente Master | | OFFLINE |
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wau nichi ... finale fulminante adeguato a ciò lo precede
un saluto caro
yama
PUGNARE NECESSE ERGO CARPE DIEM
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23/05/2006 22:07 |
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il finale infatti è una citazione di due passi dell'Ecclesiaste, il testo biblico che tratta dell'inutilità della vita umana (per me il testo Sacro più bello ); ed è la logica fine del discorso: infatti le preghiere di dolore e d'angoscia salgono al cielo nella speranza che Dio le ascolti ed invece il Cielo non ripete che quei passi in eterno, rimandando al mittente le richieste d'aiuto. è una poesia abbastanza disperata. ave |
23/05/2006 22:49 |
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| | | Post: 504 | Utente Master | | OFFLINE |
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sarà che ti leggo più spesso,
sarà che la mia pigrizia mentale sta vacillando..
ma ti scopro veramente bravo.ave
ciao <p><font class='xsmall'>[<i>Modificato da alter fritz 24/05/2006 0.21</i>]</font></p> |
23/05/2006 23:19 |
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“Tutto è vanita
terra alla terra
polvere alla polvere” , anche quei sinenziosi bocciuoli di dolore...
Sì, davvero desolata...
Vedo però un bocciuolo di poeta che risplende e si fa sempre apprezzare, e almeno questo mi rallegra!
Ros
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24/05/2006 11:46 |
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| | | Post: 456 | Utente Veteran | | OFFLINE |
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“Tutto è vanita
terra alla terra
polvere alla polvere”
Questo grano di Qoelet è una chicca raffinata e chiude nel modo più degno, secondo me, questa poesia saggia, disincantata, amara.
Non parlerei, però di "condanna senza appello" ma semplicemente di dinamiche esistenziali complesse... da affrontare e superare e... Mi fermo, non temere!
Ave Nichi! t. A. |
25/05/2006 01:12 |
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Grazie Fritz, TreA e super Ros. ave |
25/05/2006 14:11 |
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Ho letto l'Ecclesiaste e l'ho postato (spero nella cartella giusta...)
E' vero che è bellissimo (tranne un punto,per me, indovina quale...) però come al solito non è facile interpretare gli scritti religiosi in modo incontrovertibile...
Ros |
25/05/2006 20:04 |
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allora super Ros ti spiego perchè mi piace in particolare questo capitolo della Bibbia.
[9]Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
Questa è la dottrina dell'eterno ritorno! tutto è destinato a ripetersi immutabilmente, nella singola esistenza dell'individuo come nella storia di un popolo... tutti i popoli della tradizione riconoscevano tre età (per i latini erano l'età dell'oro, l'età del bronzo e l'età del ferro, per i Veda sono i tempi di Brama, Visnu ed il Kalì Yuga) che ciclicamente si ripetono ab aeterno, e sono le 3 fasi di vita di ogni cosa: la prima età è il tempo della creazione della civiltà e dei suoi valori (corrispondente all'infanzia/adolescenza del bimbo), la seconda è quella del massimo sviluppo e della conservazione/codificazione dei valori di una civiltà (corrispondente alla maturità dell'individuo), la terza è quella della decadenza e del caos, regno delle due pulsioni autodistruttive dell'uomo, ossia sesso e morte (corrispondente alla vecchiaia dell'individuo).
13]Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. E' questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.
17]Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento, [18]perchè molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore.
il dolore della conoscenza! la conoscenza come obbligo e punizione, questo passo lo avrei potuto scrivere io
[3]Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto,
stupendo!
1]Un buon nome è preferibile all'unguento profumato
e il giorno della morte al giorno della nascita.
ti ricordi quello che avevo scritto sul racconto platonico di Sileno e gli ateniesi? tutte le civiltà tradizionali ritenevano e ritengono la morte migliore della vita.
[4]Il cuore dei saggi è in una casa in lutto
e il cuore degli stolti in una casa in festa.
sono saggio allora
vabbè mi fermo, ave
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25/05/2006 21:36 |
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Allora, cominciare con "super Ros" accostato alle cose divine non è il massimo!...
"[9]Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
Questa è la dottrina dell'eterno ritorno! tutto è destinato a ripetersi immutabilmente, nella singola esistenza dell'individuo come nella storia di un popolo..."
Quindi eterno movimento affinché tutto resti immutabile, e come si dice... chi si ferma è perduto. Ciclicità, corsi e ricorsi storici...
eppure nell'esperienza del singolo, mai nulla si ripete, quello che siamo non è mai esattamente quello che siamo stati, né quel che saremo. Ma se consideriamo l'intero arco dell'esistenza di una persona e la confrontiamo con quella di un'altra, ci sono delle costanti invariabili, come la lotta per la sopravvivenza, la ricerca del soprannaturale, la paura della morte, l'istinto di conservazione...
"tutti i popoli della tradizione riconoscevano tre età (per i latini erano l'età dell'oro, l'età del bronzo e l'età del ferro, per i Veda sono i tempi di Brama, Visnu ed il Kalì Yuga) che ciclicamente si ripetono ab aeterno, e sono le 3 fasi di vita di ogni cosa: la prima età è il tempo della creazione della civiltà e dei suoi valori (corrispondente all'infanzia/adolescenza del bimbo), la seconda è quella del massimo sviluppo e della conservazione/codificazione dei valori di una civiltà (corrispondente alla maturità dell'individuo), la terza è quella della decadenza e del caos, regno delle due pulsioni autodistruttive dell'uomo, ossia sesso e morte (corrispondente alla vecchiaia dell'individuo)".
Quest'ultima cosa non l'ho capita: sesso come pulsione autodistruttiva, caos decadenza? appartenente alla terza fase?
"13]Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. E' questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino".
Ecco io mi domando se "penosa" sia la giusta traduzione del linguaggio originario: ricercare e investigare non sono cose penose, ma stimolanti, interessanti, che danno scopo all'esistenza. (E anche la fatica fisica, e comunque il sacrificio, che lì per lì sembrano penosi, se visti in funzione delle finalità del vivere, ripagno delle forze impiegate!)
"17]Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento,
[18]perchè molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore.
il dolore della conoscenza! la conoscenza come obbligo e punizione, questo passo lo avrei potuto scrivere
io "
Sì, credo significhi che più aumenta il sapere e più si affina la sensibilità con cui percepiamo il dolore, quindi più si è sensibili e più si soffre. Ma entrambe queste cose: sapienza e stoltezza, credo siano considerate nel loro limite, nel senso che superamento di questo limite è solo conoscenza di Dio, amore verso Dio, verso il principio unico di tutte le cose e delle persone...
Quindi, non conoscenza come obbligo e punizione, ma come soglio oltre la quale c'è il Creatore, Colui che ci ama...
"1]Un buon nome è preferibile all'unguento profumato e il giorno della morte al giorno della nascita".
"ti ricordi quello che avevo scritto sul racconto platonico di Sileno e gli ateniesi? tutte le civiltà tradizionali ritenevano
e ritengono la morte migliore della vita".
Non sono ateniese, né civile-tradizionale!
"[4]Il cuore dei saggi è in una casa in lutto
e il cuore degli stolti in una casa in festa.
sono saggio allora "
Il tuo cuore è una casa in lutto? Il tuo cuore è un bocciuolo
che profuma di primavera, Nichi...
E comunque le frasi non andrebbero mai isolate dal contesto, e analizzate anche in funzione dei tempi...per noi remoti... ecco perché non mi sento in grado di affrontare queste difficili riflessioni.
Però dimmi una cosa: se è vero che hai 19 anni, forse sei la reincarnazione di qualche antico saggio, perché non è possibile! Non è possibile che da te si debba imparare tutto
Ciao
mini Ros
<p><font class='xsmall'>[<i>Modificato da VERSOLIBERO 25/05/2006 21.38</i>]</font></p> |
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