Più che ricordare, immedesimarmi, visto che mia nonna non l'ho potuta conoscere, ma, stando a quelche dice mio padre, ho preso di lei, del suo carattere (nel senso di pregi e difetti), ed è forse proprio per questo che la porto dentro di me come una presenza fisica e costante. E' in un certo senso come se, assomigliandole, riesca a farla rivivere in me così come non ha potuto fare.
Nell'immediatezza in cui succedono gli eventi drammatici, e tragici, anch'io reagisco d'impulso con grande rabbia, ma qui la riflessione non è più a caldo e dal punto di vista "umano", bensì da una distanza che permette forse di andare a fondo a ogni perché, anche laddove la risposta manca.
Ti dico quello che mi è stato detto: quell'uomo era già un assassino, ed è morto braccato dalla polizia, che ha trovato un elenco di persone contro cui era malintenzionato.
Sconfiniamo quindi nella follia pura.
Il punto è che a caldo dentro di noi reagiamo con l'"etica" dell'occhio x occhio dente x dente, fino a invocare la pena di morte (quando essa non rimedia né al male e né alla causa), ma, poi, con il ragionamento, e con un sentimento di amore onnicomprensivo come quello che ci è stato trasmesso nel Nuovo Testamento, capiamo che non possiamo trasformarci in giustizieri che gridano vendetta.
Senza considerare quanto ci può essere dietro, alla base di questi soggetti "degeneri"... (ma qui entriamo nel campo della psichiatria e mi fermo, tornando alla poesia.
Ciao Ignazio,
sempre lieta di leggerti
Rosanna