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LUISA
Marco fa il palo. Pietro tiene la macchina in moto. Io e Sonia entriamo in banca. E' giusto così. L'idea del colpo è nostra, mia e di Sonia voglio dire, quindi il goal, lo spunto finale, il brivido deve essere nostro.
Entriamo spavalde, volto scoperto e vaffanculo. Il nostro scopo non è non farci beccare. Il nostro obiettivo è spostare la linea dell'emozione, dell'impossibile, un po’ più in alto.
Certo potreste dirmi che sono pazza. Ve lo concedo. Ho venticinque anni e una laurea in architettura. Ma vi prego di perdonarmi se nel mio disegno, nel grande progetto di vita che ho, la noia non è contemplata.
Il piano è semplice. Abbiamo due mitra e zero paura. Non serve altro, dopotutto. Sonia va diritta alle casse e punta il mitra: riempite i sacchi, pezzi di merda. Io immobilizzo la guardia, punto l'ufficio del direttore e mi faccio portare al caveau. Qui faccio la prima cazzata. Gli sparo in testa. E’ stato più forte di me, vedere il sangue schizzare ha l'effetto di un orgasmo. Ma perdo tempo, Sonia corre a chiamarmi - sta arrivando la polizia-
Usciamo in strada sparando all'impazzata. Qualcuno colpisce Sonia. Spostare l'emozione un po’ più in là. Il brivido. Rido e sparo. Ma è una risata folle, la sento, io non rido così. Avverto un calore improvviso allo stomaco. Cazzo, mi hanno beccata.
Mi chiamo Luisa, ho sessantacinque anni, due figli venuti come si deve, un marito che mi ama ancora e tre nipotini dolcissimi. Abbiamo avuto una bella vita, siamo stati fortunati. Adesso io e mio marito abitiamo al mare, in un piccolo paese delle Marche. Figli e nipoti li vediamo per le feste e per le vacanze estive. Niente da dire, una bella famiglia. La mia vita scorre normale. Lunghe passeggiate, mercato, spesa, messa, pranzo, cena e telefonate la sera. A letto presto e sveglia all'alba. Questo per 23 ore al giorno. Alle quattro del pomeriggio, tutti i giorni, vado sul lungomare. Mi siedo e guardo le barche. Aspetto. Dieci minuti e mi addormento. Parto per la mia ora di libertà.
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