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BENE E MALE

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2005 23:28
01/09/2005 21:19
 
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Bene e male


C'era una volta, in un villaggio, un povero, al quale Dio aveva dato una nidiata di figlie e più tardi anche due gemelli maschi: uno lo battezzò col nome di Bene, l'altro col nome di Male. Quando ebbero dieci anni, dissero ai loro genitori:«Finora ci avete allevati e vi siete affaticati abbastanza per noi; d'ora in poi possiamo anche vivere senza il vostro aiuto. Avete abbastanza disgrazie; preparateci qualcosa da mangiare per il viaggio e lasciate che andiamo in giro per il mondo in cerca di fortuna.»«Va bene, miei cari», disse l'uomo vedendo che ai suoi figlioli la voglia di lavorare non mancava. «Però di tanto in tanto passate di qua, almeno una volta all'anno, affinché sappiamo come state e che cosa fate.»
La mamma preparò per loro una gran torta ed essi, dopo essersi fatto un bastone ciascuno, si misero in cammino. Cammina cammina, camminavano verso sud, finché giunsero ad una fonte sotto un gran salice. E lì si fermarono per riposarsi un pò. Quello che si chiamava Bene aveva fame, sicché tirò la torta fuori dalla bisaccia e cominciò a mangiare. Male, vedendo ciò, gli si avvicina e gliela mangia tutta quanta. Al momento della partenza, Male dice a Bene:«Fratello, quando avremo fame, mangeremo la mia torta. Adesso partiamo, ma abbiamo davanti a noi due strade, che arrivano ambedue là in cima al colle, dove c'è la croce. Io vado a sinistra, tu vai a destra: vediamo chi arriva prima».
E così fecero, perché Bene accettava di buon grado tutto quello che gli diceva suo fratello Male; Bene pensava che tutti quanti fossero buoni come lo era lui. Bene si incamminò dunque per la strada di destra, ma non si incontrò con suo fratello Male; arrivò invece in un gran bosco, dal quale non sapeva più come uscire. Da mangiare non ne aveva e si nutriva solo di qualche nocciola, di lamponi e di more; anzi, la fame lo spingeva a mangiare anche ghiande e faggina, per quanto non ne trovasse molto. A un certo momento cominciò a non trovare più nulla e nemmeno riusciva ad uscire dal bosco. Tutt'a un tratto arriva vicino ad un gran formicaio, in mezzo ad una radura; si dirige verso il formicaio, deciso a mangiarlo, tanta era la fame che aveva.
Ma il formicaio aveva indovinato il pensiero e gli disse:«Non mangiarmi, mio caro! Abbi pazienza ancora un po', visto che hai già pazientato tanto. Vedrai che non avrai a pentirtene».Il ragazzo ebbe pietà del formicaio e non lo mangiò. Andò oltre, ma era così affamato, che per la fame gli brontolavano gl'intestini. Mentre camminava, vedendo in un albero cavo un nido di api, vi si accostò con l'intenzione di mangiarlo.
Ma il nido d'api indovinò il suo pensiero e gli disse:«Ehi, giovanotto, se mi mangerai ti servirà a poco. Porta pazienza ancora un pò, visto che hai già pazientato tanto. Vedrai che non avrai a pentirtene».Bene lasciò in pace il nido d'api e andò oltre, sempre più tormentato dalla fame. Camminando ancora un pò, vide un lago e vicino al lago due cicogne che andavano a caccia di rane. «Una di queste la devo mangiare!», pensò Bene e cercò un pezzo di legno per ammazzare una cicogna e poi arrostirla, ché davvero non ne poteva più dalla fame.
Ma le cicogne dovevano aver indovinato il suo pensiero, perché gli gridarono di lontano: «Risparmiaci, bravo giovane, ché non avrai a pentirtene! Hai portato pazienza per tanto tempo, pazienta ancora un pò! Vai avanti per questo sentiero e ti imbatterai in una bella prateria; là troverai il palazzo di un ricco boiaro, dove avrai tutto ciò che ti occorre».Bene risparmia anche le cicogne e procede oltre, lungo la via che esse gli avevano indicata. Ed effettivamente non passò il tempo necessario a una fumata di pipa, che si trovò in una prateria. E che cosa vide per prima cosa? Suo fratello Male, che stava pascolando un gran gregge di pecore del boiaro. Come lo vide, si mise a correre verso di lui gridando: «Grazie a Dio che ti trovo, fratello! Presto, dammi un tozzo di pane, ché muoio di fame!». Male però, anziché dargli qualcosa da mangiare, fuggi via da suo fratello come il diavolo dall'incenso.
Addolorato, con le gambe che gli barcollavano per la fame, Bene strisciò come un serpente fino al palazzo del boiaro e pregò quest'ultimo di dargli un lavoro, affinché potesse guadagnarsi da mangiare, siccome stava morendo di fame. Il boiaro ordinò che gli fosse immediatamente portato del cibo e gli disse che tutti i servizi erano già assegnati; rimaneva libero, se lo voleva, il posto di guardiano d'oche. Bene accettò con gioia, mangiò finché fu sazio, ringraziò Dio e il boiaro, poi andò a coricarsi. il mattino seguente avrebbe preso in custodia le oche.Il giorno dopo Bene andò con le oche, mentre suo fratello Male pascolava le pecore.
Quando fu sera, Male entrò nella corte del palazzo e disse al boiaro: «Guardi, vossignoria, il guardiano delle oche si è vantato che in un giorno e una notte è capace di separare tutto il frumento dalla paglia, filo per filo, e che la paglia resterà solo paglia».Il boiaro prestò fede alle parole di Male, perché fino a quel momento non gli risultava che avesse detto bugie. Perciò manda a chiamare il guardiano delle oche e gli dice: «Ragazzo, vedi un po' di fare ciò di cui ti sei vantato, altrimenti sarà peggio per te». «Ma che cosa debbo fare, signore?», domanda Bene, «Di che cosa mi sono vantato?» «Lo sai benissimo. Hai detto che separerai tutto il frumento dalla paglia, filo per filo, e che la paglia resterà solo paglia. Adesso voglio vedere, altrimenti guai a te!»Il ragazzo si mise a piangere e a disperarsi, che si sarebbe creduto fosse la fine del mondo. Non ne volle sapere di cenare, ma si chiuse nella sua capanna, vicino al recinto delle oche, e pianse fin verso mezzanotte. Fu allora che qualcuno bussò all'uscio.«Chi è?», chiede il ragazzo. «Sono io, il formicaio», gli fu risposto, «fammi entrare.»«Ragazzo mio, io sono il re dei formicai e delle formiche e sono al corrente della tua disgrazia. Vai a coricarti e dormi senza timore, perché domani all'alba il frumento sarà tutto ben selezionato.»
Poi il re delle formiche andò nel pagliaio e vi salì fin sulla cima, mentre tutte le formiche del mondo si erano radunate nel pagliaio. Erano così numerose, che per ogni granello di frumento ce n'erano tre o quattro. In poche ore, il frumento fu selezionato. Bene le aveva osservate per tutto quel tempo e si era meravigliato della loro laboriosità. Era ben contento di non aver divorato il formicaio, l'altro giorno, quando era tormentato dalla fame!Al mattino il boiaro si alza e vede il prodigio. Si stupisce dello spettacolo e loda il ragazzo, ma non riesce a capacitarsi che un povero guardiano d'oche faccia cose di cui non sarebbero capaci i cortigiani più istruiti.
La sera seguente, Male va a raccontare un'altra menzogna al boiaro e questi gli crede ancor prima che parli. Gli dice che il guardiano d'oche si è vantato di poter trasformare il palazzo del boiaro in una chiesa di cera. Se il boiaro è disposto, lui lo può fare dalla sera alla mattina. Una cosa grandiosa, questa! Quando il boiaro ne sentì parlare, gli venne voglia di averla. Pensate un po': una chiesa di cera! Allora fa venire davanti a se il ragazzo e gli dice: «Entro domattina mi devi trasformare questo palazzo in una chiesa di cera!».Impossibile dire la disperazione del ragazzo, il suo pianto, il suo dolore. Ma verso mezzanotte, chi è che bussa alla porta? La regina degli alveari, che l'altro giorno era stato lì lì per mangiare, tanta era la fame che aveva. Gli disse di non esser triste, perché sarebbe stato come Dio avesse voluto. E ordinò a tutte api del mondo di radunarsi, di rivestire di cera le pareti del palazzo, di fare icone di cera sulle pareti, di fare un altare di era nella chiesa e che entro l'alba fosse tutto pronto. Così fu.
Il boiaro fu molto contento ed elogiò il ragazzo, quando vide quella meraviglia di chiesa, che non ce n'era un'altra al mondo.Qualche giorno dopo, dopo aver pensato una stramberia dietro l'altra, Male si presentò di nuovo dal boiaro con una delle sue menzogne. Egli sapeva che il boiaro non aveva figli, ma solo una figlia, che ormai era una giovinetta. Allora Male dice al boiaro che Bene si è vantato di poter andare dalle fate e portar un bambino dai capelli d'oro, tutto in una notte. Il boiaro che desiderava tanto di avere un nipotino e che vedeva quante elle cose aveva fatto Bene, crede che questi si sia vantato a gion veduta. Perciò lo chiama davanti a se e gli dice: «Entro mani voglio trovare un bambino nel letto di mia figlia, accanto a lei. Vai a prenderlo dalle fate, fa' come vuoi, purché essa dia un bambino!».A questo ordine, Bene restò di sasso ed entrò nella sua capanna piangendo. Ma verso mezzanotte bussò alla porta l'imperato delle cicogne e gli disse: «Non piangere più, perché l'ordine I boiaro è stato eseguito. Sua figlia ha sul seno un bimbo coi capelli d'oro: glielo siamo andati a prendere adesso dalle fate». Fu contento il ragazzo, ma quanto fu contento il boiaro! Chiama subito il pope affinché faccia due cose: un battesimo e un fidanzamento. Fidanzò Bene con sua figlia e gli diede metà delle sue terre e dei suoi beni. Quanto a Male, si vantò che nel giorno delle nozze sarebbe rimasto in cima a un mucchio di fieno finché questo fosse bruciato tutto.
Tutti si stupivano, perché riuscivano a capire come avrebbe potuto fare. Ma, quando Male bruciò insieme col fieno, di lui non rimasero neanche le ceneri. Le sue ceneri furono soffiate via dal vento in tutte le direzioni: dove si posavano, si sollevavano di nuovo. È per questo che al mondo c'è più male che bene.








Le mie emozioni sono cosi ricolme di gioia che percorro il sentiero senza pensare.
06/09/2005 23:28
 
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