Giacomino
(quarta parte)

Dopo tutti i vostri commenti su di lui pieni d'affettuoso entusiasmo di cui vi ringrazio, ormai Giacomino è diventato un po' la mia bandiera. Così ho messo la sua foto come sfondo sul mio monitor (per avere l'impressione di averlo sempre davanti), e l'ho messa anche come immagine in Messenger al posto della mia (tanto m'avete detto che lui ed io siamo uguali... C'è solo l'eventualità, peraltro interessante, che troppe amiche di tutte le età, affascinate dal suo faccino, pretendano di chattare con me credendomi lui... eheheh). Ieri ho scritto un'e-mail a mia figlia Emanuela, la mamma di Giacomino. Dovete sapere che anche Emanuela e suo marito Marco appartengono al movimento di Comunione e Liberazione (meglio noto come CIELLE) di cui io faccio parte; è un movimento cattolico di base che piace molto al Papa, da sempre impegnato ad aiutare i suoi iscritti nello sforzo di vivere la vita come presenza cristiana nel mondo; nato circa 50 anni fa nei licei di Milano per opera del suo fondatore, don Luigi Giussani, un insegnante di religione, (io li ho incontrati proprio all'inizio), si è poi diffuso in tutto il mondo, per cui oggi è presente e attivo in circa 70 paesi differenti tra cui gli Stati Uniti, anche se lì è ancora poco diffuso; periodicamente il movimento propone grandi assemblee di tutti gli iscritti di ciascuna di queste nazioni come momenti di amicizia, di condivisione di esperienza e di catechesi; proprio la scorsa settimana si è tenuta a Miami una di queste assemblee, riservata agli Stati Uniti, a cui hanno partecipato anche Emanuela, Marco e ovviamente Giacomino. Emanuela di sua iniziativa si è premurata di farmi avere un resoconto di questo incontro, e io le ho risposto appunto ringraziandola. Ecco, mi fa piacere condividere con voi quello che le ho scritto.
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Da: Guido Bertini
A: Bertini Emanuela
Data: lunedì 24 Gennaio 2005, 3:49
Oggetto: The National Diaconia, un anno dopo.

Grazie, Manu! Sì, mandami anche gli appunti degli interventi di don Pino; mi fa piacere. Guido P.S. C'è una cosa importante che volevo dirvi fin dal mio ritorno da Houston, ma non ne ho avuta l'occasione. E' che venire da voi è stato molto più bello di quanto potessi immaginare, davvero un grande dono. E' vero quello che mi ha detto Marco quando stavo partendo, che cioè la mia visita è stata un'occasione importante perché è da molti anni, anche da molto prima del vostro matrimonio, che non mi capita di trascorrere così tanto tempo a stretto contatto con mia figlia; tempo da vivere insieme, per capirsi anche senza parole, e per apprezzarsi e stimarsi reciprocamente. Guarda caso quegli anni di lontananza sono stati anni molto duri per me, faticosi, per tantissime ragioni; anni in cui forse la vicinanza di Emanuela avrebbe potuto essermi di grande conforto; invece m'ero quasi rassegnato all'idea che ormai mia figlia se ne fosse andata per la sua strada, per sempre; com'è suo diritto ovviamente, e perciò non recrimino per questo; ma che brutta la sensazione di un rapporto che è finito! Ed è vero anche che, al contrario, quando tu Emanuela eri piccola ed io facevo il pendolare Varese-Milano tornando a casa tutte le sere, i momenti più belli della mia giornata erano quelli che trascorrevamo insieme, attorno alla tavola prima, e dopo cena, finché te ne andavi a letto, continuamente chiacchierando di tutto e pregando insieme (proprio come abbiamo fatto con Giacomino per tua iniziativa mentre in macchina mi portavi all'aeroporto); anche quando mi capitava di rientrare molto tardi, non sarei riuscito a dormire se non avessi potuto godere della tua presenza per almeno qualche minuto. E poi ricordi la foto in cui indossavi quel vestitino di colore più o meno verde, con il gonnellino da zingarella? Io l'ho presente come fosse ora. Non avevi ancora cinque anni allora, e avevamo l'abitudine al sabato mattina, in attesa che la mamma ritornasse da scuola, di andarcene a passeggio io e te; ricordo le nostre chiacchierate interminabili, e tu che chiedevi sempre il "Perché?" di ogni cosa e pendevi dalle mie labbra; ecco, quelli sono stati i momenti più belli della mia vita, pieni di tenerezza. Allora potete capire con quanta struggente nostalgia nel cuore io sia venuto da voi a Houston, a parte la grande voglia di godermi un po' Giacomino. Ma in termini di possibilità di chiacchierare, questa vacanza non è servita a molto; non c'è stato molto spazio per questo. Eppure la sensazione precisa che ora io ho è che mi sbagliavo; mia figlia non se n'è andata; c'è ancora, e come! C'è con tutta la sua famiglia, con un marito che adoro, troppo bravo e paziente, ma soprattutto "giusto" per lei; c'è con suo figlio che è indescrivibile, perché è troppo "speciale", nettamente al di sopra di qualsiasi ragionevole aspettativa da ogni punto di vista. Mia figlia c'è, e come! E la chiacchierata con lei non s'è mai interrotta; al contrario, sta continuando tuttora e molto intensa, anche senza parole, da lontano. C'è, ed è diventata anche molto "grande"; è bellissimo il modo in cui sta vivendo con pienezza la nuova situazione in cui Dio l'ha voluta. Siete davvero una bella famiglia, una splendida testimonianza per tutto il Movimento. Continuate per questa strada senza mollare. Prego Dio che un giorno possiate guardare Giacomo con lo stesso orgoglio che io ho ora per voi; ma ormai sono certo che sarà così. L'averti dato il nome "Emanuela" come una preghiera, perché significa "Dio con noi", ha funzionato davvero; la preghiera è stata ascoltata. Di più non potevo sperare. Un grazie immenso, e soprattutto grazie a Dio che mi ha regalato tutto questo! Ecco, questo è quanto volevo dirvi.

Guido
Milano, 25 gennaio 2005