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GIacomino1

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2005 13:35
06/06/2005 03:15
 
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Giacomino

Giacomino ha compiuto due anni da pochissimi giorni, ma a vederlo rimarreste perplessi riguardo alla sua età. Non è solo un fatto d’altezza o di sviluppo fisico: passa gli 80 centimetri, davvero molto per un bimbo della sua età, ed è ben proporzionato, un “bel fusto” in miniatura che sotto sembianze ancora acerbe lascia intravedere un fisico già da ometto cui non manca nulla per definirlo un potenziale atleta. Si potrebbe anche affermare che è un bambino tanto bello che polarizza facilmente l’attenzione di chi l’osserva: un visino tondo ben tornito, lineamenti regolari con un simpatico nasino all’insù, abbondanti boccoli d’un bel biondo ramato, occhioni vispi grandi come fari che vi colpiranno per il loro grigio-azzurro tanto chiaro da sembrare trasparenti. Eppure scommetto che restereste lì in estatica ammirazione soprattutto per il carattere forte che lui dimostra, come fosse già grande. Circa due anni fa, quando aveva ancora pochi mesi, per aiutare la sua mamma che aveva inderogabili impegni di lavoro, m’ero impegnato a fargli da baby-sitter un pomeriggio la settimana; qualunque tempo facesse ce ne andavamo a passeggio per ore e ore per le vie di Milano (cosa che lui amava moltissimo), lui seduto davanti, ben ritto sul suo passeggino col cipiglio di chi è lui a condurre, ed io dietro a spingere; m’ero accorto che la stragrande maggioranza di quelli che incontravamo m’incrociava sorridendo; alla fine ho capito: non facevano altro che ricambiare perché Giacomino, seduto lì davanti, guardava tutto e tutti con estrema attenzione dispensando a tutti grandi sorrisi. Ecco: Giacomino è sempre stato così, sorride alla vita; quasi mai un capriccio, o un broncio, o lacrime gratuite, e anche quando si fa male gli basta una tenerezza o un sorriso perché sia già tutto passato. Forse la spiegazione sta nel fatto che è cresciuto in un ambiente sereno; gli hanno voluto e gli vogliono un bene immenso; è venuto al mondo attesissimo, davvero desiderato (dopo una gravidanza precocemente interrotta per aborto naturale), e i suoi genitori hanno fatto di tutto perché fin dall’inizio si sentisse davvero a casa sua, libero di crescere (non per nulla è nato per parto naturale, senza taglio cesareo o aiuti di sorta, così da evitargli la ben che minima sofferenza, a tal punto che ha cominciato subito a crescere di peso dopo la nascita senza subire il normale calo fisiologico; in modo analogo anche lo svezzamento è stato fatto con allattamento al seno materno adeguando orari e numero dei pasti alle esigenze del bambino senza imporgli nulla); ciò non significa ovviamente lasciargli fare ciò che vuole, ma il compito della correzione, imprescindibile per genitori degni di questo nome, con Giacomino passa sempre attraverso gesti d’amore, prevenendo piuttosto che reprimere, cercando di mostrargli prima con dolcezza le conseguenze d’un comportamento sbagliato, facendolo ragionare e dandogli responsabilità come ad un grande, punendolo e castigandolo quando diventa indispensabile, ma sempre additandogli l’obbedienza come estrema espressione del volere bene e mostrandosi pronti a perdonarlo. Evidentemente ha imparato bene la lezione perché, quando fa qualcosa che sa di non dover fare, cerca prima con gli occhi un cenno di consenso e poi finge di proseguire imperterrito, ma in realtà si vede benissimo che, nei momenti più rischiosi, presta la massima attenzione per ovviare proprio ai rischi che gli sono stati preannunciati; e poi, se alla fine riesce nel suo intento, ti guarda felice come un alpinista che abbia appena scalato il K2. Ma quando lo si rimprovera in modo deciso lui si blocca: non riesce a sopportare atteggiamenti duri che percepisce come un inspiegabile venir meno del voler bene; questo atteggiamento raggiunge a volte aspetti paradossali. Ieri sera, ad esempio, vedendo i suoi genitori che, solo per gioco, fingevano di picchiarsi, mentre era attentissimo a fare altro, s’è bloccato all’improvviso, abbandonandosi ad un pianto sconsolato ed è corso subito in mezzo a loro, dandosi pace solo quando un forte abbraccio a tre l’ha persuaso che si trattava d’uno scherzo. In realtà Giacomino ha un carattere forte; sa quello che vuole, ed è molto determinato nel perseguirlo. Spesso fa sorridere la sua cocciutaggine, ma ti fa venir voglia di lasciarlo fare perché t’accorgi che ha un atteggiamento molto positivo: non rinuncia mai a mettersi alla prova e coglie ogni occasione come una sfida gioiosa, soprattutto quando si tratti di mostrare la sua forza fisica; dal momento in cui s'alza al mattino comincia a darsi da fare senza fermarsi un attimo per tutto il giorno, giocando a fare il Tarzan appena trova un appiglio cui aggrapparsi e inventandosi nuovi esercizi come se il mondo fosse una palestra. Io per lui sono un giocattolo e gli piace sfidarmi sul piano fisico; mi si butta addosso, mi stropiccia la barba, mi pizzica e mi picchia cercando di farmi male; ma poi, se io fingo che m’abbia fatto male veramente, è pronto a buttarmi le braccia al collo e a riempirmi di bacetti dove ritiene d’avermi colpito; ma se l’invito a fare altro, mi segue prontamente qualsiasi cosa io gli proponga, in particolare se gli prometto di raccontargli qualche storia o di mostrargli qualcosa di nuovo, o soprattutto se l’invito ad andare a passeggio o a vedere qualche moto o qualche auto, cose per cui va davvero in visibilio. In effetti, dal punto di vista fisico ha doti eccezionali: non ho mai visto un bambino della sua età con le sue stesse abilità di coordinamento muscolare fino al punto che, se ha una palla in mano e gli dici di lanciarla, lui riesce a centrare l’obiettivo con una precisione stupefacente, dosando forza, direzione e modalità di lancio fino a distanze di quattro o cinque metri; ma la cosa più comica è che poi alla fine butta le piccole braccia al cielo in segno d’esultanza mugugnando qualcosa tipo “goal!”. Questo dell’autoacclamarsi e la ricerca della prestazione fisica sono precisamente una sua peculiarità. Già, dimenticavo di dirvi che Giacomino vive in America, a Houston, nel Texas perché suo padre, ingegnere civile presso gli uffici di Milano della Shell, è stato invitato a fare due anni di lavoro presso la casa madre. Così hanno portato via Giacomino che aveva appena compiuto un anno e cominciava proprio allora a balbettare qualche parola (con mio grande rammarico, perché sarebbe stato proprio quello il momento più bello per potermelo godere); là gli hanno trovato un asilo nido dove, sebbene ancora piccolissimo, è stato accolto bene, come una mascotte (hanno perfino usato la sua foto nel depliant pubblicitario della scuola); ha ormai brillantemente superato l’impatto con un ambiente per lui nuovo anche per la lingua oltre che per la mentalità; ha imparato a difendersi dalle prevaricazioni dei bambini più grandi ai quali contrappone la sua forza fisica (se lo lasciano in pace, allora tutto bene, altrimenti è capace di difendersi, e giù botte!); un po’ alla volta ha imparato a capire l’inglese che è diventato in parte la sua lingua (ora parla tantissimo usando un buffo mix tra l’inglese e l’italiano; anche in questo si sta comunque dimostrando molto intelligente: sempre più spesso capita che ripeta due volte lo stesso concetto, una volta in inglese e la seconda in italiano se ha l’impressione di non essere stato capito). Mi fa scoppiare dal ridere quando, mostrandomi qualcosa cui tiene molto (un giocattolo ad esempio), mi guarda e con orgoglio mi dice “maine!” e poi aggiunge “mio!”. Ma la cosa più buffa è che abbia assimilato in così breve tempo modi di fare tipicamente americani; tanto per cominciare usa spessissimo espressioni di stupore molto enfatizzate (acclamazioni del tipo “uuhhhh!”, ma intanto lo vedi che è lì tutto coinvolto; d’altra parte è sempre pieno d’entusiasmo quel bambino!); quando, in occasione d’una festa, i genitori sono andati a visitare la sua scuola, li ha portati immediatamente davanti al pennone dove al mattino usano fare la cerimonia dell’alzabandiera, e lì s’è messo sull’attenti; un paio di mesi fa, in occasione d’una sua visita in Italia, io ero con lui mentre stavamo camminando quando, vedendolo in una situazione d’equilibrio precario, gli ho allungato la mano per sorreggerlo ma lui, ben lungi dall’afferrarla, ci ha “battuto cinque” con la sua manina e se n’è andato felice gongolandosi! Stamattina presto sono partiti per ritornare in America, ma il mio pensiero è fisso a lui. Certo, mi mancherà. Ma neppure tanto, visto che comunque resteremo in contatto via Internet. Ora saranno in viaggio, ma domani sera li troverò su Messenger e potrò vederlo in videocamera. Da bambino precoce e molto intelligente è incuriosito dal computer e si diverte a smanettarci, se non altro per emulare la mamma. E’ curioso di tutto, e di tutto vuole capire e vedere come funziona dentro ma, ciò che più sorprende, non è uno di quei bambini che, per vedere dentro, rompono tutto; al contrario, sa dosare la forza, si adegua volentieri, ed ha un senso dell’ordine piuttosto rigoroso; se dopo che ha giocato con tutti i giochi che ha, gli chiedi di rimettere tutto a posto, puoi star certo che lo farà volentieri e in modo quasi inappuntabile perché memorizza facilmente l’ordine di partenza e trova piacere nel rimettere in ordine; anche questo è un segno evidente di capacità intellettive fuori dal comune. Quando mi vede in videocamera mostra chiaramente di riconoscermi, e allora si lascia andare ad un grande sorriso e mi dice “bye bye” salutandomi con la manina. Questa reazione mi lascia sempre commosso e un po’ disarmato; mi torna in mente quando, un paio di mesi fa, andai in aeroporto a salutarli perché tornavano in America; in ritardo a causa del traffico, li raggiunsi quando erano già alle preso con le operazioni doganali; lui, costretto ad una levataccia, se ne stava in un angolo, seduto sul suo passeggino, imbronciato con tutti; appena mi vide da lontano il suo visino cupo abbozzò un sorriso dapprima stentato e poi sempre più grande e disarmante man mano che io m’avvicinavo, come se avesse visto un angelo che veniva a liberarlo. Io quel sorriso me lo porto stampato dentro, e mi serve di conforto quando sento il peso della mia solitudine. Così aspetto con ansia il giorno del loro ritorno definitivo (dovrebbe essere in agosto dell’anno prossimo). Non so cosa accadrà; probabilmente la mia presenza accanto a lui basterà solo a me, per rimanere estasiato nel vederlo crescere senza nemmeno intervenire (tanto bastano già i suoi genitori a fargli da guida, che sono bravissimi); ma quello che sogno è di poterlo seguire nell’impegno della scuola, accompagnandolo in modo discreto nello sviluppo delle grandi potenzialità che ora dimostra; ho sempre detto che la sua intelligente curiosità potrebbe fare di lui un valente ingegnere (d’altra parte questa è l’aria che Giacomino respira già oggi, figlio di un padre ingegnere e di una madre architetto sì, ma con una notevole propensione per l’ingegneria). Io, tanto per precorrere i tempi, già quando non aveva ancora un anno lo portavo spesso a passeggio in piazza Leonardo da Vinci, davanti al Politecnico, perché così, dicevo, “comincia ad imparare la strada…”, e tutti ridevano. Eppure, scherzi a parte, io sono davvero persuaso che il suo atteggiamento d’insaziabile curiosità, il suo entusiasmo nei confronti di tutto e di tutti, e il suo gusto istintivo per la fisicità, la sua voglia di vedere e di toccare, di sperimentare (ma in modo morbido, senza violenza, assecondando la natura), adeguatamente guidati e educati, possano veramente indirizzarlo in questa direzione e che possa un giorno continuare da solo il mio lavoro; sicuramente potrò aiutarlo molto se dimostrerà di voler seguire questa strada. Intanto ringrazio Dio per averci dato un dono così grande come la presenza di Giacomino che mi fa essere un nonno molto fortunato.

Guido
Milano, 1 settembre 2004


08/06/2005 13:35
 
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Un bel tipino il tuo...Giacomino!E anche fortunato! Due paesi, due culture dove tuffarsi per attingere conoscenza già da piccoli! A quell'età i soggetti assimilano in fretta, specie se sono intelligenti.A differenza di questo povero vecchietto,curioso di leggere anche gli altri "Giacomini" ma ha bisogno di tempo; sai, purtroppo, fin da piccolo, a intelligenza ero sempre in...RISERVA!!![SM=g27992]
Grazie Guido.

Giorgio
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