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IL CHA CHA

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2005 22:37
31/05/2005 22:37
 
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Fra i ritmi afro-cubani il cha cha è quello che ha raggiunto il più alto livello di popolarità.
E' opportuno precisare che l'adozione relativamente recente (1951) dell'espressione 'cha cha cha' non significa che la data di nascita della danza sia la stessa della sua denominazione ufficiale: i movimenti di base, quantunque non precisamente codificati, potevano già esistere prima che si arrivasse alla formalizzazione musicale di questo nuovo genere. Per la maggior parte degli studiosi, le origini delle movenze di CHA CHA sono collocabili a Cuba all'inizio del 1900, nel periodo in cui si svilupparono son, danzòn, rumba e mambo.

Sul significato della espressione CHA CHA CHA ci sono diverse ipotesi:

La voce cha cha cha è una onomatopea:

Sta ad indicare il ritmo specifico del ballo. In pratica rappresenta il suono di uno strumento di accompagnamento (qualunque esso sia stato) che all'origine ne segnava la cadenza (base ritmica).

Riproduce il suono ritmico delle scarpe sul pavimento nella esecuzione del triplo passo. Questa ipotesi ci fa pensare ad una danza eseguita non all'aperto, su pavimenti sconnessi, ma in locali con pavimenti levigati. Lo chassè è una figura che richiede il pattinamento veloce dei piedi; pertanto vuole una superficie liscia e non, ad esempio, di terra battuta o coperta a prato (vedi ipotesi 3).

CHA CHA è anche il nome di un sonaglio costruito col baccello di alcune piante. Nei balli di gruppo, nelle danze propiziatorie e nelle manifestazioni religiose con accompagnamento di musiche e canti, le guide che avevano compiti di coordinamento usavano tale sonaglio per scandire il tempo e per segnalare la fine delle pause. Anche in tal caso si può tirare in ballo il discorso della onomatopea, in questo senso: il sonaglio veniva agitato sul motivo/ritmo CHA CHA + pausa.

Enrique Jorrin adottò l'espressione cha cha cha nel 1951 (dopo averlo precedentemente chiamato 'mambo-rumba'). Egli, per definire in modo univoco una danza che andava assumendo precisi connotati rispetto a danzòn, rumba e mambo, scelse una denominazione che faceva direttamente riferimento alla triplice marcatura della base ritmica da parte dei danzatori. In realtà, Jorrin non aveva inventato niente: era un attento osservatore di ciò che succedeva in pista, oltre ad essere un bravissimo arrangiatore di mambo e danzòn. Mentre, ad una festa (al chiuso?), eseguiva un mambo, notò che alcuni ballerini non effettuavano la pausa sul battito slow, ma continuavano a muovere i piedi in chassè. Magari non erano ballerini provetti, ma semplici improvvisatori. Sta di fatto che eseguivano un movimento significativo dal punto di vista coreico. Tanto è vero che Jorrin ne fu positivamente colpito. Si deve, a tale proposito, solo aggiungere, che all'epoca si ballava per imitazione; per cui è ipotizzabile che quel triplo passo che Jorrin vedeva per la prima volta fosse già largamente usato al di fuori delle conoscenze ufficiali.

Molti studiosi considerano questo ballo una derivazione del mambo, anzi una sua riproposizione in chiave moderata. Altri affermano che esso derivi direttamente dal danzòn. E' interessante soffermarsi a riflettere proprio sulla prima denominazione inventata da Enrique Jorrin. Egli fu, in assoluto, il primo musicista a costruire l'impalcatura ritmica del cha cha cha, formalizzandolo musicalmente. Ma quando si trovò di fronte al problema di trovare un nome, non riuscì a far di meglio che chiamarlo 'mambo_rumba'. Il motivo di questa sua scelta sta nel fatto che egli percepiva non tanto o non ancora un genere autonomo e del tutto originale, ma un miscuglio, sia pure riuscito, di ritmi e sonorità preesistenti nelle danze caraibiche e latino-americane. Jorrin era realmente convinto che la semplice amalgamazione di elementi di rumba e di elementi di mambo non portasse oltre quanto già visto negli ambiti separati di rumba e di mambo, appunto. In realtà, ciò avveniva solo perchè mambo, rumba e danzòn erano danze e generi musicali già consolidati, mentre il cha cha non esisteva autonomamente. Ma Enrique Jorrin era un bravissimo compositore: credette fino in fondo di poter inventare un nuovo ritmo, usando ingredienti familiari e domestici. E lo fece alla perfezione: perchè il cha cha, a partire da lui, è diventato uno dei più famosi generi musicali e dei più grandi balli di tutti i tempi.

Il cha cha cha si diffuse sia come musica che come ballo a partire dal 1950. Negli USA era quasi una moda nel 1953, grazie a orchestre importantissime come Orquesta America e grazie a grandi musicisti come Tito Puente, Xavier Cugat e Perez Prado. Si formarono orchestre e gruppi specializzati con un alto numero di componenti, addirittura fino a quindici. La base ritmica lenta incoraggiava anche la formazione di gruppi vocali: molte furono le canzoni scritte su musiche di cha cha cha.

Nel 1954 Enrique Jorrin portò in Messico questo nuovo genere musicale: riscosse un successo enorme. Ebbe tantissime richieste, dai locali, dalla radio, dalla televisione; al punto tale che per diversi anni lavorò con la sua orchestra esclusivamente nel Messico. Nei primi anni '50 il cha cha cha si diffuse in quasi tutta l'America Meridionale, mentre a Cuba esplodeva con la forza di una moda irresistibile.

In Europa questo ballo è arrivato nel 1954. In Italia è entrato nel 1958, senza però ottenere immediatamente un grande successo. Gli osservatori dell'epoca registrarono tiepide reazioni, sia da parte dei ballerini che da parte delle masse.

Negli anni 1959-60, mentre in America e in Inghilterra era un ballo affermato con un vasto seguito di appassionati, in Italia rimaneva nell'ombra. All'improvviso, nel 1961, ebbe un inaspettato exploit grazie ad una soubrette all'epoca famosa, Abbe Lane (compagna di Xavier Cugat), che, attraverso il piccolo schermo, fece innamorare gli italiani: delle sue curve e contemporaneamente del cha cha cha. Da quel momento si è stabilizzato nelle abitudini e nelle preferenze del nostro popolo.



Il cha cha nella danza sportiva

Abbiamo parlato, sopra, di Enrique Jorrin. E' il caso di precisare un passaggio fondamentale che precedette le sue intuizioni. Egli, nel 1948, creò un ritmo sincopato in 4/4, attraverso una libera elaborazione del danzòn: ne scaturì una specie di mambo la cui velocità si aggirava attorno alle 30 battute al minuto. Con tale struttura, il mambo non poteva più essere ballato con le normali figure che erano in uso, costruite per un ritmo che si aggirava attorno alle 50 battute. Per questo motivo i ballerini cubani improvvisarono una tecnica di ballo che si basava essenzialmente sul movimento dei fianchi. Ai tre battiti che denominiamo cha cha cha corrispondeva un triplo ancheggiamento. Al movimento dei fianchi si aggiunse, quasi naturalmente e quasi contemporaneamente, il movimento dei piedi... E nacque il triplo passo (chassè). Ma, attenzione: questo triplo passo nasceva nel contesto del mambo. Fu Jorrin ad intuire che lo chassè era la prima pietra, anzi il fondamento, di un'altra danza. (Ricordo ai principianti che lo chassè non è una figura di ballo a se stante o, come qualcuno pensa, il passo base del cha cha. Lo chassè rappresenta una parte di figura).

Rispetto al mambo, il cha cha cha presentava il grande vantaggio di essere accessibile alle masse. La sua esecuzione non richiedeva particolari capacità tecniche e atletiche. In pratica aveva i requisiti per sfondare come ballo di società.

Le prime figure costruite su questo nuovo ritmo furono abbastanza semplici, molto simili a quelle che oggi rispondono al nome di CHA CHA CHA CHASSE, LOCK FORWARD, LOCK BACKWARD, CLOSE BASIC, SPOT TURN, ALEMANA.

Col passare degli anni si è arricchito notevolmente il programma di ballo: si sono complicate le figure, fino ad arrivare a tecniche molto raffinate e ad una codificazione che possiamo definire internazionale. Non a caso, in quasi tutto il mondo il testo di Walter Laird TECHNIQUE OF LATIN DANCING è ormai diventato manuale ufficiale per la maggior parte delle scuole di danza sportiva.

Il CHA CHA CHA appartiene alla disciplina DANZE LATINO-AMERICANE, assieme a Jive, Rumba, Samba e Paso Doble. Già nel 1961 Walter Laird diede alla luce la prima pubblicazione (prima edizione) dell'opera, dopo un lungo e impegnativo lavoro di raccolta, di analisi e di sintesi di tutto ciò che fino a quel momento si era prodotto nell'ambito delle Danze LATINO-AMERICANE. Ulteriori edizioni in inglese sono datate 1964, 1972, 1977, 1983, 1988. La prima edizione in lingua italiana è del 1999.

Il Maestro Walter Laird, nell'ultima edizione della sua opera, propone per il CHA CHA CHA un programma che comprende circa cinquanta figure (variazioni comprese). Inoltre ha codificato due metodi alternativi di danzare lo chassè, oltre quello usato generalmente:

* Rondè chasse

* Hip twist chasse (vedi TECHNIQUE OF LATIN DANCING).

Infine egli ufficializza il ritmo GUAPACHA: alcune figure di CHA CHA CHA sono eseguite con mezzo battito più tardi rispetto al tempo regolamentare. E' un modo artistico di interpretare il ballo: non a caso è usato nelle variazioni di livello avanzato.

La figura caratteristica di questo ballo è lo chassè che consiste in una serie di tre passi il secondo dei quali chiude sul piede fermo. I primi due passi dello chassè si ballano su due mezzi battiti che vengono fuori dividendo a metà il battito contraddistinto dal numero 4. Poichè il tempo è 4/4 e la battuta musicale ha l'accento sul primo battito, abbiamo il seguente conteggio:



cha cha cha

2 3 4 & 1


1 battito 1 battito 1/2 battito 1/2 battito 1 battito


Il principiante deve avvicinarsi a questo ballo iniziando dallo chassè. Lo deve eseguire tante volte a destra e a sinistra fino ad assimilare lo stile adatto: le anche si devono spostare nella direzione del piede che conduce, verso destra o verso sinistra. Poichè il cha cha cha può essere eseguito anche avanti e dietro (lock) il movimento delle anche deve essere effettuato come sopra. Quando la esecuzione dello chassè diventa disinvolta è facile inserire lo stesso nelle varie figure di base. L'autodidatta deve fermarsi alle figure semplici perchè senza l'assistenza di un maestro non gli risulterebbe facile interpretare quelle più sofisticate e complesse. Inoltre avrebbe grossi problemi a costruire le giuste amalgamazioni





Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicura della prima
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