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Aree minerarie dismesse e verifica dell'interesse culturale

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2006 23:16
05/12/2006 23:16
 
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La Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna ha reso noto di aver stipulato con la società I.G.E.A. s.p.a. lo specifico accordo per provvedere alla valutazione della sussistenza dell’interesse culturale (art. 12 del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni – s.m.i.) riguardo i compendi minerari di Masua – Monte Agruxau (Iglesias) e Ingurtosu – Naracàuli (Arbus), oggetto del noto bando regionale. I beni (alcuni già vincolati) potrebbero esser assoggettati anche al regime di tutela storico-culturale, come richiesto da più parti ed anche dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico fin dal giugno scorso. Tuttavia, la futura (e per ora solo eventuale) dichiarazione di interesse culturale (art. 13 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) non precluderebbe l’eventuale alienazione dei beni minerari dimessi, soggetta a mera autorizzazione in quanto di proprietà di società di diritto privato, sebbene in mano pubblica (artt. 56-57 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Chi sostiene la conseguente inalienabilità è, nella migliore delle ipotesi, un illuso. Inalienabili sono quei beni culturali appartenenti al demanio culturale di Stato, Regioni ed altri Enti pubblici territoriali (art. 53-54 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Naturalmente vi sarebbero, invece, obblighi e prescrizioni di conservazione dei beni tutelati, nonché poteri di vigilanza, così come indicati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico ribadiscono quanto già portato a conoscenza delle varie pubbliche amministrazioni competenti e pubblicamente riguardo forti dubbi e perplessità (attività indicate non consentite dal piano paesaggistico regionale, òneri pubblici per il risanamento ambientale, ecc.) sul bando per la riqualificazione dei due compendi minerari dimessi, in particolare riguardo l’ipotesi di alienazione alla quale appare, nell’ottica degli interessi pubblici ambientali e patrimoniali, certamente preferibile l’istituto della concessione onerosa. Analogamente hanno richiesto la verifica dell’interesse culturale (novembre 2006) riguardo i macchinari ed attrezzi della Miniera di Campo Pisano (Iglesias) che l’I.G.E.A. s.p.a. intende alienare quale “ferro vecchio”.







da La Nuova Sardegna, 5 dicembre 2006

Forse sarà necessario un permesso per la loro cessione alle società interessate allo sfruttamento turistico. Possibile vincolo sui siti minerari in vendita.
Sollecitata da Igea, la Soprintendenza ne studia il valore come «beni culturali».

I siti minerari di Iglesias e Arbus che l’amministrazione regionale ha offerto in vendita e in concessione potrebbero essere dichiarati di interesse culturale. L’accordo per avviare la procedura di verifica prevista dalla legge è stato sottoscritto il due novembre scorso fra la Direzione regionale per i beni culturali e l’Igea, l’ente controllato dalla Regione che detiene la proprietà del compendio.
A comunicarlo è stato il direttore regionale dei beni culturali Paolo Scarpellini in una breve nota con la quale ha risposto al documento di sedici pagine presentato dall’associazione Argonauta di Massimo Manca, nel quale la regolarità della procedura di vendita-concessione dei siti viene fortemente messa in dubbio sulla base di una dettagliata sequenza di riferimenti alle norme. Per il gruppo di imprese che vincerà fra i quattro rimasti in corsa nella gara di progettazione bandita dalla Regione un’eventuale dichiarazione dell’interesse culturale sui complessi storici di Ingurtosu, Naracauli e Pitzinurri potrebbe rivelarsi un ostacolo, certamente destinato a rallentare la fase di realizzazione delle opere, tutte orientate in base al bando su obbiettivi turistici. La Sovrintendenza ai beni culturali entrerebbe infatti a pieno titolo nella valutazione dei progetti, che dovrebbero rispettare a puntino l’origine storica degli edifici e nel complesso il valore culturale delle aree. Criteri peraltro indicati nel bando di gara, solo che a quel punto il compendio messo in vendita dalla Regione risulterebbe vincolato, senza che il vincolo pregiudichi la possibilità di cessione anche definitiva a un privato: «La vendita non verrebbe esclusa - ha spiegato il direttore generale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna, Paolo Scarpellini - semplicemente il privato acquisterebbe le aree e quanto è compreso nelle aree con il vincolo». Sarebbe quindi tenuto a rispettare scrupolosamente le indicazioni della sovrintendenza, certo un limite pesante per chi ha necessità di mettere in piedi un complesso di richiamo turistico, con hotel, campi da golf e altre attrezzature sportive. Sulla compatibilità fra l’origine dei luoghi e la trasformazione turistica Scarpellini è comunque possibilista: «Bisogna vedere i progetti, è chiaro che non sarebbero ammissibili stravolgimenti degli edifici e dei luoghi sui quali sia stato dichiarato l’interesse culturale. Ma si potrebbero cercare soluzioni equilibrate». Un problema dei legali invece stabilire se Igea abbia o non abbia l’obbligo di sottoporre i siti minerari alla verifica dell’interesse culturale: «Trattandosi di società, sia pure pubblica - spiega Scarpellini - alcuni giuristi sostengono che l’obbligo non c’è. Igea ha preferito sottoscrivere con noi un accordo, il due novembre scorso, perchè la verifica sia compiuta in ogni caso, per evitare possibili rallentamenti nella fase successiva». Quindi una scelta tecnica, che non si è affiancata a una richiesta di autorizzazione alla vendita: «Non c’è - conferma il direttore generale - ma dovrebbe esserci solo se la verifica dell’interesse culturale desse risultati positivi e comunque solo limitatamente alle zone o agli edifici vincolati». Come dire: prima la verifica, poi l’eventuale richiesta di autorizzazione alla vendita. Se l’interesse culturale non ci sarà - eventualità piuttosto remota - Igea potrà procedere liberamente.
L’associazione Argonauta, che ha presentato l’esposto e che si prepara a inviarne una copia alla Procura della Repubblica, accusa in sostanza la Regione di aver saltato alcuni passaggi fondamentali dell’operazione. Il responsabile dell’associazione Massimo Manca afferma: «La Regione ha messo il carro davanti ai buoi, ha deciso la destinazione turistica del compendio prima che la Sovrintendenza si esprima sull’interesse culturale dei siti. I progettisti privati partecipano alla gara senza conoscere i limiti che eventualmente saranno imposti. Mi sembra chiaro che si tratti di un bando viziato fin dall’origine».



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