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Scale mobili in Castello

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2006 23:34
17/04/2006 22:45
 
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Degno voto in Consiglio Comunale...


Ieri il Consiglio comunale di Cagliari, prima di chiudere la sua consiliatura 2001-2006, non certo esaltante per la tutela e la promozione dei beni ambientali e culturali, ha approvato in via definitiva il progetto dei "lavori di realizzazione di un sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico". 21 voti a favore (maggioranza di centro-destra), astensione dei consiglieri presenti dei D.S., solo un voto contrario, di Giampiero Comandini (S.D.I.). Spariti i consiglieri della Margherita, ancora assenti i consiglieri che si sono, più volte, dichiarati contrari: Gianni Loy (gruppo misto, indipendente) e Ben Amara (Comunisti Italiani).

Si ricorda che il progetto comprende: 1 parcheggio interrato di tre piani in via Cammino Nuovo; 4 tappeti mobili (tapis roulant) di collegamento tra via Cammino Nuovo e via dei Genovesi; 1 scala mobile di collegamento tra via S. Margherita e via Cammino Nuovo; 2 scale mobili di collegamento tra via S. Giorgio e via Cammino Nuovo; 3 tappeti mobili di collegamento tra via Cammino Nuovo e la base della Torre dell’Elefante; 1 tappeto mobile e 1 scala mobile di collegamento tra piazza Dettori e via Manno; 3 ascensori (due interni al parcheggio sotterraneo e uno, interno alle mura del Bastione di S. Croce, che mette in collegamento il bastioncino piemontese con la Via S. Croce) resi necessari (legge n. 104/1992 e legge n. 13/1989) dal fatto che l’uso delle scale mobili e dei tapis roulant è impedito ai disabili; 1 bar-ristorante nel "rivellino" piemontese, situato tra il Bastione di S. Croce e il Cammino Nuovo. Per collegare il "rivellino" al Bastione di S. Croce – e per permettere i flussi pedonali – è prevista l’apertura di una breccia nelle mura; 1 bar sulla copertura del parcheggio, in fronte alla Via S. Giorgio; la sistemazione a verde attrezzato degli spazi non occupati dagli impianti elettromeccanici, nonché l’illuminazione di tutti i percorsi meccanizzati e dell’area attrezzata a verde; la copertura mediante una pensilina del collegamento tra i due ascensori già in esercizio in Viale Regina Elena.

L’intervento appare integralmente finanziato (importo complessivo dei lavori pari a euro 15.000.000,00) in base ad atto aggiuntivo sottoscritto in data 8 agosto 2003 fra Regione autonoma della Sardegna, Provincia di Cagliari e Comune di Cagliari all’accordo di programma relativo al piano integrato d’area – P.I.A. CA 17 "Sistema dei Colli", mentre non ha ricevuto la dichiarazione di congruità con l’attuazione della misura 6.2 (accessibilità e governo della mobilità nei maggiori contesti urbani) del P.O.R. Sardegna 2000-2006 .

Tale intervento sembra, inoltre, essere soltanto la prima parte di un disegno complessivo che comprenderebbe anche analoghe serie di collegamenti dal mercato di San Benedetto verso Castello. Il costo di gestione ordinaria annuo ammonta a ben 570.000,00 euro. Oltre 2.000 cagliaritani hanno sottoscritto la petizione popolare contro questo progetto.

A fine gennaio 2006 era pervenuta la risposta da parte dell’Amministrazione comunale di Cagliari alla petizione popolare promossa dal Comitato per la difesa di Castello con l’appoggio delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico riguardo il progetto.

L’Amministrazione comunale del sindaco Floris non ha fatto altro che delegare per la risposta il dirigente dell’Area gestione del territorio, l’ing. Paolo Zoccheddu, per ripercorrere semplicemente l’iter amministrativo del progetto: approvazione all’unanimità del progetto con deliberazione Consiglio comunale n. 12 del 18 febbraio 2002, approvazione del progetto preliminare con deliberazioni Giunta comunale n. 202 del 15 aprile 2002 e n. 807 del 18 febbraio 2002, approvazione definitiva all’unanimità del progetto ed adozione della variante al piano particolareggiato degli spazi verdi intorno Castello con deliberazione Consiglio comunale n. 64 del 9 novembre 2004. La Giunta comunale di Cagliari, con deliberazione n. 523 del 15 settembre 2005, ha approvato definitivamente il progetto dei "lavori di realizzazione di un sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico", valutando le "osservazioni" presentate formalmente nell’ambito della relativa procedura di variante al piano particolareggiato di sistemazione degli spazi verdi intorno Castello.

Sono state incluse altre sette tavole progettuali. Tre gli atti di "osservazione" presentati: due, respinti, di residenti (Mario Loi e Marino Di Martino) nella zona interessata e relative ad accessi alle proprietà private ed alle emissioni acustiche degli impianti in progetto. L’altro, presentata dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico (nota del 10 dicembre 2004), accolto. Riguarda l’obbligo di sottoposizione del progetto al vincolante procedimento di c. d. "verifica preventiva" o screening.

Il Consiglio comunale l’ha adottato senza alcun preventivo coinvolgimento della cittadinanza e soltanto la presentazione di specifico atto di "osservazioni" ecologista ha portato al pronunciamento regionale che richiede la necessaria procedura di c. d. verifica preventiva (nota prot. n. 4398 dell’8 febbraio 2005 dell’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente – Servizio S.I.V.I.A.). Il Comune di Cagliari ha, quindi, affidato (determinazione n. 10/D/AGT del 13 aprile 2005 del Dirigente dell’Area Gestione del Territorio) l’incarico per la redazione della relazione di impatto ambientale.

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico ed il Comitato per la difesa di Castello hanno inviato alla Regione autonoma della Sardegna (Assessorato difesa ambiente – Servizio S.I.V.I.A. e Assessorato P.I. e beni culturali), al Comune di Cagliari, alle Soprintendenze ai beni culturali e paesaggio ed ai beni archeologici, alla Commissione europea e, per conoscenza, ai Ministeri dell’ambiente e dei beni ed attività culturali uno specifico atto di intervento preventivo (nota del 6 luglio 2005) riguardo il procedimento di c. d. verifica preventiva (screening) al quale dovrà esser assoggettato il progetto suddetto. Tutto, non una sola parte.

Si suppone, quindi, che l’avvio del procedimento di c. d. verifica preventiva sarà entro tempi brevi. E ci saranno anche le ragioni della cittadinanza e del buon senso…

Ultima considerazione, non casuale: dopo la "sollevazione" popolare ed ecologista, diversi consiglieri comunali ed anche qualche assessore hanno iniziato ad aprire gli occhi e a rivedere il proprio precedente voto favorevole o la propria assenza: da un lato sono finiti i tempi delle votazioni unanimi "a scatola chiusa", dall’altro sono continuate le "assenze" o le "astensioni", segno di un interesse verso i valori culturali ed ambientali cagliaritani fatto soltanto di vuote parole…



24/08/2006 20:40
 
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Fermiamo scale mobili e tapis roulant in Castello !





Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno presentato all’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente – Servizio sostenibilità ambientale e valutazione impatti l’atto di "osservazioni" (nota del 23 agosto 2006) nell’ambito della procedura di "verifica preventiva" ambientale riguardo il progetto dei "lavori di realizzazione di un sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico".

Il progetto "lavori di realizzazione di un sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico" prevede:

- un parcheggio interrato di tre piani in via Cammino Nuovo;

- quattro tappeti mobili (tapis roulant) di collegamento tra via Cammino Nuovo e via dei Genovesi;

- una scala mobile di collegamento tra via S. Margherita e via Cammino Nuovo;

- due scale mobili di collegamento tra via S. Giorgio e via Cammino Nuovo;

- tre tappeti mobili di collegamento tra via Cammino Nuovo e la base della Torre dell’Elefante;

- un tappeto mobile e una scala mobile di collegamento tra piazza Dettori e via Manno;

- tre ascensori (due interni al parcheggio sotterraneo e uno, interno alle mura del Bastione di S. Croce, che mette in collegamento il bastioncino piemontese con la Via S. Croce) resi necessari (legge n. 104/1992 e legge n. 13/1989) dal fatto che l’uso delle scale mobili e dei tapis roulant è impedito ai disabili;

- un bar-ristorante sul rivellino (bastioncino) piemontese, situato tra il Bastione di S. Croce e il Cammino Nuovo. Per collegare il bastioncino al Bastione di S. Croce – e per permettere i flussi pedonali – è prevista l’apertura di una breccia nelle mura;

un bar sulla copertura del parcheggio, in fronte alla Via S. Giorgio;

- la sistemazione a verde attrezzato degli spazi non occupati dagli impianti elettromeccanici, nonché - l’illuminazione di tutti i percorsi meccanizzati e dell’area attrezzata a verde;

- la copertura mediante una pensilina del collegamento tra i due ascensori già in esercizio in Viale Regina Elena.

Tutti i sistemi meccanizzati sono sormontati da una copertura in policarbonato, connessa a una struttura in alluminio preverniciato, a sua volta fissata a montanti di acciaio zincato e verniciato, ancorati a una struttura di cemento armato. Ogni impianto sarà dotato lateralmente di una scala pedonale di sicurezza, anch’essa riparata dalla pensilina in policarbonato e sarà protetto lateralmente da una struttura frangisole e parapioggia in acciaio microforato. I tempi di realizzazione sono previsti in 12 mesi. Al di là degli aspetti ambientali e storico-culturali, ineludibili, non si riesce a comprendere quale sia la reale utilità di un’opera pubblica così dispendiosa, per superare un dislivello massimo di 20-25 metri: i vettori mobili descritti dal progetto "sono in grado di trasportare in servizio continuo fino a 60/75 persone/minuto ciascuno, ovvero 4.500 persone/ora", per cui, considerati i 10 vettori previsti per l’accesso al quartiere di Castello, con la predisposizione di tali sistemi di trasporto si ipotizza il transito di 45.000 (quarantacinquemila) persone all’ora - più di un quarto del totale dei residenti cittadini - per un costo di gestione ordinaria annuo ammontante a 570.000,00 (cinquecentosettantamila) euro. Il costo totale del progetto ammonta a 15.000.000,00 di euro (importo a base d’asta pari a 12.352.697,96 euro) su fondi pubblici del programma integrato d’area - P.I.A. CA 17 "Il sistema dei Colli" (legge regionale n. 14/1996 e successive modifiche ed integrazioni. Non appare in alcun modo debitamente verificata la "domanda di mobilità" verso Castello, quartiere cagliaritano che ha perso il 7,2 % dei residenti nel periodo 1981 – 1991 e un ulteriore 21,6 % nel periodo 1991 – 2001. L’intera città di Cagliari, al 31 dicembre 2005, contava 160.870 residenti, dei quali solo 1.493 a Castello. Nemmeno appaiono congrue le valutazioni costi – benefici: vengono stimati ricavi pari a 453.000,00 euro annui, basandosi sull’ipotesi piuttosto lontana dalla realtà (basta verificare in merito l’occupazione dei posti auto nelle strutture similari esistenti) della "piena occupazione" dei posti auto nel parcheggio interrato di via del Cammino Nuovo, a fronte di costi gestionali pari a 570.000,00 euro annui. Pur nella migliore e difficilmente verificabile ipotesi di ricavi, permarrebbe un disavanzo gestionale pari a ben 117.000,00 euro annui.

L’intero centro storico cagliaritano è tutelato con vincolo paesaggistico, in buona parte con vincolo storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004), mentre è classificato bene paesaggistico con valenza storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004), come indicato dal piano paesaggistico regionale – P.P.R., recentemente adottato con deliberazione Giunta regionale n. 22/3 del 24 maggio 2006. Il valore storico-culturale del sito è notevolissimo. La prima immagine di Cagliari che appare al visitatore è il profilo di Castello che si staglia maestoso contro il cielo, con l’imponente cinta muraria, le magnifiche torri, il tessuto urbano di impianto medievale e il complesso architettonico della Cattedrale. Anche per questo motivo, fin dalla sua origine, tale quartiere è divenuto l’emblema della città, tanto che il dato costante e ricorrente delle antiche iconografie che la riguardano è l’aspetto imponente delle sue fortificazioni e delle torri. Anche oggi, del resto, l’immagine più rappresentativa di Castello è legata alle sue mura che, al contrario di quelle presenti negli altri quartieri storici cittadini, risultano in gran parte ancora conservate. Tale cinta muraria sorge sulla barriera naturale formata dagli strapiombi del Fossario e di San Pancrazio e si estende fino ai precipizi rocciosi del Balice, dello Sperone e di Santa Croce. L’antico sistema difensivo di epoca pisana, era costituito da semplici cortine erette a strapiombo e da torri, delle quali rimangono quasi intatte le torri di S. Pancrazio e dell’Elefante - edificate da Giovanni Capula nel 1305 e nel 1307 - entrambe dotate di una struttura muraria senza intonaci a faccia vista, con conci perfettamente squadrati. Dalla torre dell’Elefante, le mura continuavano - con altre quattro torri rotonde, completamente scomparse - fino ad una delle porte del Castello, detta Porta de Caller, presso la quale i Pisani eressero un’altra torre, oggi quasi inglobata nel palazzo Boyl, chiamata prima Torre del Leone, poi Torre dell’Aquila. Poco più in basso della Torre dell’Elefante, nella zona pianeggiante, si ergeva un’altra torre - distrutta durante un attacco degli aragonesi e dei catalani - sotto la quale sorgeva la Porta di Stampace. L’intero sistema di difesa venne modificato in epoca spagnola - attraverso la formazione di pareti a scarpa e di mura bastionate a forma pentagonale - dal grande architetto Rocco Capellino, il quale trasformò anche il baluardo di S. Croce, che terminava nei pressi della Torre dell’Elefante, da cui partiva il baluardo di S. Antonio, opera anch’esso del Capellino, che scendeva verso l’attuale via Manno per riunirsi al barbacane del Balice nei pressi della biblioteca universitaria. La stessa cinta muraria, fra il 1563 e il 1579, venne rinforzata con i possenti bastioni a rivellino, secondo il progetto di Jacopo Palearo Fratino, rimasto quasi immutato, nonostante i rimaneggiamenti di fine Ottocento. Durante l’epoca sabauda l’architetto Felice de Vincenti modificò ancora l’aspetto delle mura della Città attraverso la costruzione di una muraglia che, oltrepassando l’Avanzada allora presente nell’attuale Cammino nuovo, dal bastione della Zecca, conduceva al baluardo del Mulino a vento, verso il Belvedere del Buon Cammino. Nel 1861 Cagliari cessò di essere una piazzaforte e di conseguenza, nel 1886, la maggior parte delle mura - che allora circondavano tutti i quartieri storici cittadini - fu ceduta al Comune che, per recuperare nuovi spazi, iniziò una demolizione sconsiderata delle cinte murarie e delle porte, senza tenere in alcun conto l’importanza della storia cittadina. Il quartiere di Castello, però, data l’evidente difficoltà di intervento nella struttura muraria, finora non ha subito demolizioni o modifiche consistenti, ma ha visto solo la trasformazione dei bastioni meridionali in "belvedere".

L’intera area oggetto dal progetto in argomento risulta interessata da rischi di frane di notevole intensità, secondo quanto indicato dal piano di assetto idrogeologico – P.A.I. (legge n. 183/1989 e successive modifiche ed integrazioni, legge n. 267/1998, deliberazione Giunta regionale n. 54/33 del 30 dicembre 2004, decreto Ass.re LL.PP. n. 3 del 21 febbraio 2005): la relativa scheda B 7113 indica livelli di pericolosità di frana di H g 3 (Fossa di S. Guglielmo) e di H g 2 (via del Cammino Nuovo), nonché livelli di rischio di frana di R g 3 (Fossa di S. Guglielmo) e di R g 2 (via del cammino Nuovo).

Il progetto sarebbe conforme al piano generale del traffico urbano – P.G.T.U., del quale si ignora l’avvenuta approvazione da parte del Consiglio comunale di Cagliari, ed anche al programma urbano dei parcheggi – P.U.P., adottato dal Consiglio comunale di Cagliari con deliberazione n. 241 del 16 novembre 1989.

Appare, inoltre, assolutamente non condivisibile in quanto non corrispondente alla realtà dei luoghi lo "sviluppo grafico, modellazione e rendering del progetto definitivo" (tavv. RE 01, RE 02, RE 03, RE 04 del marzo 2005): il complesso storico-culturale dei bastioni di Castello viene reso in forma di un’anonima serie di mura grigie simil-calcestruzzo, ricordando più un moderno aeroporto piuttosto che una fondamentale caratteristica del centro storico cagliaritano.

Oltre 2.000 cagliaritani hanno sottoscritto la petizione popolare contro questo progetto. A fine gennaio 2006 era pervenuta la risposta da parte dell’Amministrazione comunale di Cagliari alla petizione popolare promossa dal Comitato per la difesa di Castello con l’appoggio delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico riguardo il progetto. L’Amministrazione comunale del sindaco Floris non aveva fatto altro che delegare per la risposta il dirigente dell’Area gestione del territorio, l’ing. Paolo Zoccheddu, per ripercorrere semplicemente l’iter amministrativo del progetto: approvazione all’unanimità del progetto con deliberazione Consiglio comunale n. 12 del 18 febbraio 2002, approvazione del progetto preliminare con deliberazioni Giunta comunale n. 202 del 15 aprile 2002 e n. 807 del 18 febbraio 2002, approvazione definitiva all’unanimità del progetto ed adozione della variante al piano particolareggiato degli spazi verdi intorno Castello con deliberazione Consiglio comunale n. 64 del 9 novembre 2004. La Giunta comunale di Cagliari, con deliberazione n. 523 del 15 settembre 2005, aveva approvato definitivamente il progetto dei "lavori di realizzazione di un sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico", valutando le "osservazioni" presentate formalmente nell’ambito della relativa procedura di variante al piano particolareggiato di sistemazione degli spazi verdi intorno Castello. Sono state incluse altre sette tavole progettuali. Tre gli atti di "osservazione" presentati: due, respinti, di residenti (Mario Loi e Marino Di Martino) nella zona interessata e relative ad accessi alle proprietà private ed alle emissioni acustiche degli impianti in progetto. L’altro, presentata dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico (nota del 10 dicembre 2004), accolto. Riguarda l’obbligo di sottoposizione del progetto al vincolante procedimento di c. d. "verifica preventiva" o screening. Il Consiglio comunale l’ha adottato senza alcun preventivo coinvolgimento della cittadinanza e soltanto la presentazione di specifico atto di "osservazioni" ecologista ha portato al pronunciamento regionale che richiede la necessaria procedura di c. d. verifica preventiva (nota prot. n. 4398 dell’8 febbraio 2005 dell’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente – Servizio S.I.V.I.A.). Il Comune di Cagliari ha, quindi, affidato (determinazione n. 10/D/AGT del 13 aprile 2005 del Dirigente dell’Area Gestione del Territorio) l’incarico per la redazione della relazione di impatto ambientale.

Ultima considerazione, non casuale: dopo la "sollevazione" popolare ed ecologista, diversi consiglieri comunali ed anche qualche assessore hanno iniziato ad aprire gli occhi e a rivedere il proprio precedente voto favorevole o la propria assenza: da un lato sono finiti i tempi delle votazioni unanimi "a scatola chiusa", dall’altro sono continuate le "assenze" o le "astensioni", emerse clamorosamente nel Consiglio comunale quando, il 12 aprile 2006, è stato approvato in via definitiva il progetto. 21 voti a favore (maggioranza di centro-destra), astensione dei consiglieri presenti dei D.S., solo un voto contrario, di Giampiero Comandini (S.D.I.). Spariti i consiglieri della Margherita, ancora assenti i consiglieri che si erano, più volte, dichiarati contrari: Gianni Loy (gruppo misto, indipendente) e Ben Amara (Comunisti Italiani).

Ora, nella procedura di "verifica preventiva" entrano in gioco anche le ragioni dei cagliaritani, assolutamente mai sentiti per decisioni che cambierebbero radicalmente il volto e la percezione di uno dei simboli della propria Città.



30/08/2006 20:59
 
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Un contropiano con la circoscrizione per il futuro di Castello: assemblea il 6 al teatro civico

Ripopolare il quartiere, alleggerire l'impatto dei tapis roulant e creare un'isola pedonale. Sono gli obiettivi sui quali punta il presidente della circoscrizione 1, Gianfranco Carboni, per salvare Castello. I progetti, che saranno inviati alla giunta comunale, verranno illustrati in un'assemblea pubblica che si terrà il prossimo 6 settembre al teatro Civico. «I problemi ? spiega ? sono tanti e legati al rione di Stampace. Il primo punto da chiarire è quello della meccanizzazione: personalmente credo vada alleggerito. Sono d'accordo per i parcheggi e la zona verde ma la questione dell'impatto dei tapis roulant e delle scale mobili va definita al meglio. Un intervento che potrebbe dare molti benefici è la pedonalizzazione completa». Camminare a piedi significa però avere un posto dove lasciare la macchina. «Con la sistemazione dei parcheggi di via Cammino Nuovo e dialogando con l'Apcoa, che gestisce il multipiano di viale Regina Elena, si potrebbe chiudere al traffico il quartiere, dando ai residenti dei posti, a prezzi popolari, dove parcheggiare l'auto». Altro aspetto su cui puntare è il ripopolamento di appartamenti e palazzi vuoti: «Con i giusti incentivi si potrebbero affittare agli studenti.

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Sembrava dovesse lasciare il rione. Alla fine, non rientrando nel decentramento, la farmacia di via Lamarmora è rimasta al suo posto. È l'ultimo baluardo di una serie di servizi che non ci sono più: sportello postale chiuso, bancomat inesistente così come un'edicola o un telefono pubblico. «Siamo qui da cinque generazioni ? attacca Graziella Cugusi titolare della farmacia del quartiere ? e da 20 anni sentiamo parlare di valorizzazione di Castello. Peccato che si peggiori. Manca la volontà, o forse la capacità, di fare qualcosa. In primo luogo si dovrebbe riportare la gente nel centro storico. Altro passaggio fondamentale è il recupero degli stabili vuoti senza chiudere. Inoltre non serve chiudere il traffico a priori, anche se è necessario impedire il parcheggio selvaggio».


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Quella di Castello è la farmacia di mio nonno: anche per questo, e non solo, lavoro per rilanciare Castello. Ne sto parlando con altri consiglieri comunali e con il presidente della circoscrizione: sono d'accordo per i parcheggi (se non ci sono aree archeoligiche) e per un ascensore, se non deturpa. Sono contrario ai tapis roulant. E credo che una soluzione per far rivivere Castello, oggi ridotto a 1600 abitanti, sia aprire le case agli studenti fuorisede. Credo sia il caso di organizzare meglio le idee, ocn i comitati e la popolazione del centro storico. Assemblea il 6 alle 18 al teatro civico.


02/09/2006 22:00
 
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Tapis roulant a Castello, la maggioranza ha paura di una sollevazione popolare e inizia a ripensarci







Il progetto di meccanizzare Castello, così come era stato approvato 5 mesi fa dal vecchio consiglio comunale, non è immutabile. Anzi. Ora sono gli stessi consiglieri di maggioranza riconfermati nelle elezioni di giugno ad aprire una porta, anzi un portone, ad una serie di modifiche che potrebbero essere apportate all'originario piano
di tapis roulant, ascensori e scale mobili. Fa sentire ancora la sua eco la rivolta di quartiere, vinta dai comitati cittadini, per la costruzione del parcheggio
multipiano in via Manzoni. E così sia in Forza Italia che negli altri partiti di maggioranza si preferisce assumere un atteggiamento di apertura verso le esigenze di chi in Castello ci abita e chiede di poter essere ascoltato e coinvolto.
«Il progetto originario nel suo complesso mi era piaciuto», dice Ugo Storelli (Fi), «ma si possono apportare dei correttivi, come l'impatto dell'ingresso
del parcheggio in via Cammino Nuovo, che potrebbe essere addolcito». Per Maurizio Porcelli (Fi), è necessario sentire la cittadinanza: «Perché Cagliari diventi turistica servono dei servizi utili alla città, e la meccanizzazione di Castello lo è. Ma possono essere modificate delle parti del progetto, è importante sentire il parere dei cittadini». E su questo concorda Paolo Casu ( R i f o r m at o r i ) :
«È necessario ascoltare i residenti di Castello e apportare delle modifiche tecniche che però non snaturino il progetto
originario». Voce fuori dal coro
quella di Giorgio Adamo (Fi),
che del piano non cambierebbe
nulla: «Ho visto il progetto e sono
d'accordissimo, non cambierei
nulla perchè non esiste alcun
impatto estetico: chi non è
d'accordo dovrebbe informarsi
meglio». Per Alessandro Serra
(An) «i tapis roulant potrebbero
essere ridiscussi ma ci sono
tre punti irrinunciabili: i
parcheggi di via Cammino Nuovo,
l'ascensore e l'area verde.
Sarei favorevole alle modifiche
che riducessero l'impatto estetico». Paolo Carta (Udc) va oltre e si dice «pronto a proporre
delle varianti per ammorbidire
l'impatto estetico dell'opera col
centro storico», ammettendo la
necessità di «superare l'handicap
di un centro elevato». Aurelio
Lai (Uds) confermerebbe
il suo voto al piano originario
ma «ben vengano le modifiche
che mettano d'accordo i cittadini:
niente braccio di ferro». «Il
progetto per me è buono», dice
Giandomenico Sabiu (Un'altra
Cagliari), «ma capisco che possa
essere perfezionato».
Se la maggioranza che sostiene Emilio Floris manda evidenti
segnali di apertura alle modifiche di un piano che solo
pochi mesi prima sembrava ormai scolpito nella pietra, fra i partiti di opposizione si è concordi
nel bocciare il progetto che è ormai diventato un chiodo
fisso del sindaco.
Ma anche nella minoranza non è tutto bianco o tutto nero: c'è chi Castello lo lascerebbe com'è
ma potenziando i servizi esistenti, chi vorrebbe trovare
soluzioni alternative a scale
mobili e tapis roulant che si
concilino meglio con le mura
antiche del centro storico, e chi
prima di tutto mette sul piatto il
dovere di avviare un confronto
coi cittadini su un'idea che tocca
così da vicino i connotati della
città. Su quest'ultimo versante
si colloca Marco Espa (Ulivo):
«Abbiamo sempre visto un
forte impatto sull'ambiente storico.
Agevolare l'accesso a Castello
può essere fatto anche
con altre soluzioni». Poi un paragone
con la storia recente: «Il
disastro ambientale del Poetto
si è compiuto perché non sono
stati coinvolti i cittadini», sottolinea
Espa, «È una questione
metodologica, non conviene
imporre dall'alto ma bisogna
ragionare insieme: il sindaco
deve tenere conto delle istanze
che provengono dalle circoscrizioni
e dai comitati di quartiere
». Per Marisa Depau (Ds),
«scale mobili e tapis roulant sono
troppo invasivi e deturpano
la zona storica. Il progetto così
com'è lo boccio ma contrariamente
ai miei compagni di partito», prosegue, «vorrei vederlo
modificato». Chi si definisce un
“integralis ta” di Castello è Radhouan
Ben Amara (Gruppo
Misto): «Sin dal 2003 sono contrario
alla meccanizzazione, io
sono per la pedonalizzazione di
Castello, che dovrebbe diventare
un luogo di ritrovo ma senza
auto. I tapis roulant stanno bene
negli aeroporti e non abbiamo
bisogno nemmeno di altri
parcheggi: è sufficiente quello
di viale Regina Elena che è quasi
sempre vuoto».


L'ok definitivo ad aprile 2006

Il progetto di “lavori di realizzazione di un sistema
coordinato di parcheggi di
scambio e di trasporto
meccanizzato nel centro
sto r i co ” è stato approvato in
via definitiva dal consiglio
comunale il 12 aprile di
quest'anno con 21 voti
favorevoli della maggioranza
di centro-destra.

Il piano costa 15 milioni

La meccanizzazione del quartiere di Castello prevede
una spesa di 15 milioni di euro. Il progetto è interamente finanziato dai
fondi pubblici del programma integrato d'area Pia CA 17 denominato “Il
sistema dei colli”.

Tempi brevi: dodici mesi

Sarebbero necessari appena dodici mesi di lavori per realizzare il progetto
originario pensato per rendere più agevole l'accesso a Castello.

Il dato
Cosa prevede il piano

Ecco nel dettaglio il piano: un parcheggio interrato di 3 piani in via Cammino Nuovo; 8 tapis roulant di cui 4 tra via Cammino Nuovo e via dei Genovesi, 3 tra via Cammino Nuovo e la Torre dell'Elefante, 1 tra piazza Dettori e via Manno; 1 ascensore nelle mura del bastione di Santa Croce; 4 scale mobili.



07/09/2006 23:30
 
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L'assemblea di Castello: due idee di città







Un quartiere e il suo sindaco divisi da una ferita di 25 metri. I 25 metri più ripidi della storia cagliaritana. Nei giorni roventi del dibattito sul progetto della Giunta Floris di meccanizzazione del centro storico cittadino, tra scenari fantascientifici di tapis roulant, saliscendi futuristici di ascensori e strabilianti traiettorie di scale mobili, il dislivello che separa il rione di Castello dal nucleo della città di Cagliari si trasforma di ora in ora in una distanza sempre più incolmabile tra il sindaco e gli abitanti di Castello. Una distanza assai più ripida dei 25 metri segnalati dalle mappe cittadine, rimbalzata con forza dalle mura del Teatro civico di via De Candia dalla folta e agguerrita platea dei partecipanti all’assemblea pubblica della circoscrizione 1 Stampace – Villanova. Un quartiere angosciato da problemi che troppo spesso sconfinano nella vera e propria emergenza, e che non sembrano coincidere con l’agenda politica del sindaco. «Questa circoscrizione è vittima da tempo immemore dello spopolamento del centro storico e della fuga dei suoi giovani», esordisce Gianfranco Carboni, presidente della circoscrizione 1 Stampace - Villanova, «in un quartiere che vanta la minore percentuale di spazi verdi e strutture sportive di tutta la città. I problemi di Castello sono altri: mancano i più elementari servizi per i residenti e i turisti come quelli bancari o l’ufficio postale, l’igiene cittadina è in pessimo stato, i cassonetti per l’immondizia non esistono. E mentre il trasporto pubblico notturno viene depotenziato, per rianimare il quartiere bisogna rilanciare le sue potenzialità: aprire i monumenti tutto l’anno e acquisire e ristrutturare i tanti palazzi sfitti e fatiscenti per destinarli agli studenti fuori sede, limitando in questo modo l’uso delle automobili».
Per questo «la maggioranza del Consiglio di circoscrizione è contraria alla meccanizzazione di Castello», prosegue Carboni, e l’obiettivo del popolo di Castello è chiaro e unanime: arrivare alla pedonalizzazione del centro storico.
Un’unità d’intenti comune a tutti i rappresentanti del parlamentino di Stampace – Villanova: Claudia Sini, Diego Belfiori, Franco Mannoni, Andrea Scano, Guido Portoghese ed Enrico Murgia, che rimarca la «forte opposizione al progetto da parte della comunità e le sempre più numerose prese di distanza che in questo senso arrivano anche dalla maggioranza». Il progetto per la realizzazione di un «sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico» è stato approvato in via definitiva dal consiglio comunale il 12 aprile di quest’anno con 21 voti favorevoli della maggioranza di centrodestra guidata da Emilio Floris.
Il piano prevede una spesa di 15 milioni di euro. Una risorsa eccezionale che Massimo Zedda, consigliere comunale dell’Ulivo, ritiene debba essere «destinata alla soluzione delle innumerevoli piaghe del quartiere». E mentre il presidente della Provincia Graziano Milia intravede nel ritorno della Provincia alla sede di Palazzo Regio il segno di una rinnovata centralità del centro storico del capoluogo, dalla protesta del popolo di Castello prende corpo l’esigenza di un nuovo corso nella politica cittadina.
Un nuovo corso condensato nei gesti e nella voce di Claudio Cugusi, consigliere comunale di Rifondazione comunista – sinistra europea. Una voce che è insieme denuncia, volontà di riscatto e annuncio di una vera e propria rivoluzione culturale: «Prima di mettere in atto provvedimenti definitivi, occorre il consenso della popolazione che con quella scelta deve fare i conti sulla propria pelle » denuncia il consigliere di via Roma. Che rilancia: «La partecipazione al consenso o al dissenso si deve formare con la conoscenza. A salvare i cagliaritani ci penserà il Piano paesaggistico regionale e la valutazione d’impatto ambientale, ma da qui in avanti a diventare determinante dovrà essere la Valutazione di impatto sociale: chi governa per cinque anni non può delineare il volto della città per sempre». In platea, confusi tra i pilastri in metallo e le poche sedie vuote gli assessori alla Cultura Pellegrini e alle Politiche sociali Vargiu. A differenza del sindaco (impegnato a Roma) presenti al confronto. Ma, come lui, non pervenuti.



13/09/2006 21:55
 
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Il Piano paesaggistico regionale e gli effetti su Cagliari






Con Deliberazione Della Giunta Regionale 24 maggio 2006, n. 22/3 è stato adottato il Piano Paesaggistico Regionale.
In linguaggio semplice si può dire che esso è conseguente al principio sanlurese per cui “su civraxiu nuovo non si taglia se non è terminato il vecchio” (fonte Renato Soru). Per i più colti invece si rileva che la Regione Sardegna è la prima in Italia a far seguito alle prescrizioni del Codice Urbani. Di questo riteniamo si possa andare orgogliosi, visto e considerato che la nostra Isola si è sempre distinta per il ritardo nell’adeguare le proprie normative a quelle sovra ordinanti.
L’influenza che avrà sull’ambito territoriale cagliaritano è notevole e in questa sede, cercheremo di definire, in grande sintesi, i nuovi orientamenti. La cogenza delle norme riportate nel P.P.R. comporta che gli strumenti urbanistici dei Comuni dovranno essere immediatamente (dodici mesi) aggiornati coerentemente agli indirizzi indicati.

Il Golfo di Cagliari è identificato come “ambito di paesaggio costiero” ed è considerato risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo. In esso, fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle previsioni del P.P.R., è consentita l’attività edilizia nei centri storici e nelle aree di completamento (A e B) e in quelle di espansione C, purché immediatamente contigue al tessuto urbano consolidato, e nelle zone omogenee D e G (servizi) con piani attuativi efficaci, realizzati in tutto o in parte.
Le zone G sono quelle di maggior pregio e di prossima trasformazione della città, per esempio il Fronte del Mare di Sant’Elia: sarà importante capire come si prospettano, in rapporto alla nuova normativa, i vari progetti in itinere (Betile, porticciolo, banchina, strada ecc.) che riguardano questa area. Sono piani attuativi approvati e in parte realizzati? Che iter dovranno seguire? Dovranno essere sottoposti a Valutazione di Compatibilità Ambientale?
Personalmente mi auguro di si, anche e soprattutto perché questo significherà sottoporli al vaglio della “partecipazione civica”, migliorarne la qualità e costringere a mettere ordine nell’affastellamento di progetti e idee.
Cagliari dovrà orientare la propria pianificazione al principio di minimo consumo del territorio: alla riqualificazione e al completamento dell’insediamento esistente; al conformare ogni nuova costruzione o trasformazione dell’edificato esistente al principio di armonizzazione delle architetture e delle facciate con il contesto; al prevedere esplicite norme per la progettazione di opere che rispettino il corretto inserimento nel paesaggio e nell’ambiente.
Non è poco… rispetto al passato una rivoluzione.
Dovrà altresì perseguire degli obiettivi di sostenibilità ambientale, attraverso la pianificazione strategica orientata a controllare ed elevare gli standard dei servizi di igiene pubblica e di raccolta dei rifiuti, a ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici tramite la razionalizzazione della mobilità, il contenimento dei consumi energetici, nonché a mitigare l’inquinamento acustico, atmosferico, luminoso ed elettromagnetico.
Per le aree di antica formazione, ma anche per le espansioni urbane fino agli anni ’50, si dovrà salvaguardare la struttura consolidata del paesaggio, con particolare attenzione ai caratteri estetici, ambientali e culturali delle aree. Si dovrà inoltre indirizzare la pianificazione verso il riuso e la riqualificazione degli insediamenti esistenti, sia per utilizzi di carattere residenziale, turistico, produttivo, sia per servizi e infrastrutture. Si dovrà altresì promuovere particolare cura del decoro architettonico, anche attraverso azioni coercitive o sostitutive nei confronti del cosiddetto “non finito”.
Nella pianificazione settoriale i Comuni dovranno conformare i nuovi interventi insediativi ai caratteri delle preesistenze e del contesto e definirne i requisiti per l’inserimento armonioso. Dovranno essere individuate regole di configurazione dello spazio urbano per panchine, fontane, pensiline e aiuole, elementi di illuminazione pubblica, verde pubblico e privato a carattere ornamentale;
I piani della mobilità e del traffico, saranno orientati a favorire le modalità del trasporto pubblico e ad assicurare la mobilità pedonale in sedi confortevoli e l’effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, nonché lo sviluppo della mobilità alternativa all’automobile, con particolare riferimento alle piste ciclabili.
Chiunque abbia idea di quale sia stata l’evoluzione della nostra città, dal dopoguerra sino a oggi, può percepire di quale portata il lavoro che attende la comunità e in particolare gli amministratori eletti. Gli strumenti utilizzabili sono molteplici: dal Piano Strategico all’Agenda 21, dal nuovo Piano d’attuazione Paesaggistica sino ai Piani specifici di ogni singola problematica.
Ciò che a noi pare indubitabile è l’obbligo di perseguire uno “sviluppo sostenibile” in ogni azione amministrativa e di valutarne a fondo tutti gli effetti che essa avrebbe in rapporto al paesaggio, l’ambiente e la qualità urbana.
Nessuno, in questo momento, è in grado di valutare come queste affermazioni saranno declinate. E’ una scommessa che tutti noi siamo chiamati a vincere. La vigilanza e la partecipazione al processo avviato da questa Giunta regionale saranno un dovere per ogni cittadino e i risultati saranno proporzionati all’impegno profuso.
Il grado di riuscita dell’impresa sarà la misura della nostra maturità civica.


14/09/2006 21:51
 
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Vis, valutazione di impatto ambientale: cominciamo dai tapis roulant di Castello






Val di Susa o tapis roulant a Castello poco importa: è corretto che un’assemblea elettiva o una giunta possano decidere di stravolgere, pur nella legalità formale, un panorama centenario? Non è più giusto che sulle opere destinate a incidere sui beni collettivi la comunità sia messa in grado di dire l’ultima parola?
Quelli che considerano l’amministrazione pubblica un compito davvero al servizio degli altri, dicono sì alla seconda domanda. Quanto al primo quesito, invece, chi ha rispetto della collettività, sa che anche un mandato popolare è sottoposto a limiti non scritti. Come dire: non c’è eletto, nemmeno alla carica più alta, che possa ignorare preventivamente il consenso (o il dissenso) rispetto a un’iniziativa. Questo spartiacque marca la distanza tra chi parla di democrazia partecipata e chi la pratica davvero. C’è già da preoccuparsi perché il conio moderno ha introdotto nel lessico il concetto di democrazia partecipata: per etimologia la democrazia è sempre partecipata o non è.
Proviamo a fare un passo avanti nella costruzione di una società migliore, dove le grandi scelte non sono appannaggio di pochi, che siedano in stanze segrete o aperte al pubblico. Introduciamo, politicamente almeno se non per legge, il principio della Vis. Ovvero, della valutazione di impatto sociale. Esattamente come un progetto deve superare una valutazione di impatto ambientale, un esame che certifichi preventivamente cosa sarà di quel territorio dopo che l’opera sarà realizzata, allo stesso modo la valutazione di impatto sociale consente di acquisire in anticipo il consenso (o il rifiuto). Il ripascimento del Poetto o il progetto edilizio a Tuvixeddu potevano essere due buoni test. Ora si parla di meccanizzare Castello: è un’idea costosissima nella realizzazione e nella gestione. Ma soprattutto terribile dal punto di vista urbanistico e sociale. Bene: mostriamo il progetto ai cagliaritani, appendiamo la simulazione grafica per le strade e chiediamo ai cagliaritani di pronunciarsi con un referendum. Vero, non farlocco. Pensiamo sia meglio risparmiare e comprare qualche pullman elettrico per collegare il Castello e i parcheggi di piazza Matteotti, via Cammino Nuovo e viale Regina Elena. Pensiamo sia meglio rilevare le case sfitte e darle agli studenti fuorisede. E aprire botteghe artigiane. Pensiamo tante cose e la Giunta ne pensa altre, contrarie. Mettiamole a confronto e vediamo cosa preferiscono i cagliaritani.


08/10/2006 22:07
 
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Quale Castello tutelare dalla meccanizzazione?







Faccio un volo pindarico ai confini della provocazione paradossale e mi chiedo: dove eravamo, noi ambientalisti, quando l'antico quartiere di Castello (a Cagliari), costruito dai pisani intorno al '200, venne modificato radicalmente dagli spagnoli intorno al '500 e poi ristrutturato dai piemontesi due secoli orsono? Era troppo presto e dormivamo?
E allora quale rione vogliamo tutelare dall'intervento perverso dei cagliaritani Florensi: quello pisano, quello spagnolo o che altro? E perché non proponiamo un maquillage che lo riporti agli splendori del 1300?
Il quartiere di Castello domina Cagliari dall'alto dell'omonimo colle. E' uno degli angoli più belli della città del sole; quello più ricco di storia, monumenti e palazzi di pregio architettonico; quello le cui antiche mura di cinta ci sono invidiate per l'ottimo stato di conservazione.
Per raggiungere la vetta di Cagliari si può usare il mezzo pubblico (il numero 7 del CTM), il mezzo privato (ma stando attenti agli orari perché è Zona a Traffico Limitato e in pratica non ci sono parcheggi dentro le mura), l'ascensore che dal Terrapieno porta sopra la Cattedrale, oppure le gambe per affrontare le erte sinuose o le scale ripide del bastione.
Ma per renderlo più accessibile e, secondo la giunta comunale, più fruibile a cagliaritani e turisti, ecco il progetto di meccanizzazione di Castello. Tapis roulant, scale mobili, altri ascensori, con annessi nuovi bar e brecce nelle antiche mura.
E' su questo intervento che associazioni e movimenti stanno discutendo e si stanno mobilitando.
Ma c'è un'alternativa al tutti contro o tutti a favore?
Un approccio laico al problema imporrebbe innanzitutto lo studio attento del progetto, la comprensione delle premesse e degli obiettivi, la corrispondenza, a questi ultimi, degli interventi concreti. Se il Sindaco dice che si vuole incentivare il non uso dell'auto privata e l'attività del camminare, come si può non essere d'accordo?
Ma le scelte fatte vanno in questa direzione? Certo, se è meno faticoso arrivare in Castello, più fattibile e proficua sarà la passeggiata nel rione. Ma se, come fa notare giustamente Antonello Gregorini di Legambiente, le scale mobili e i tapis roulant sono vietati ai disabili, il gioco ne vale sempre la candela? Sorge il dubbio che la meccanizzazione serva a far crescere la clientela dei bar di lusso esistenti e di quelli in cantiere. Niente di male, ben inteso: obiettivo lecito. Ma se il rinnovamento serve ai bar che se lo paghino loro. Senza considerare che la crescita di un certo commercio non è sempre funzionale al benessere della comunità di Castello.
Insomma, proprio perché non trovo niente di scandaloso se si interviene su strutture preesistenti di grande valore per migliorarle, ritengo che ogni progetto e ogni scelta debbano essere le più partecipate e le più condivise possibili. E' questo il caso?
In un processo dialettico, è bene - e normale - mettersi d'accordo sul significato di miglioramento, sugli obiettivi da raggiungere, sul valore da dare, ad esempio, alla mobilità dei cittadini e come relazionarlacon la tutela dell'ambiente storico-culturale, che ci parla della nostra storia e del passato comune.
C'è un punto di mediazione tra conservazione integrale del "bello" e una sua fruizione migliore? Si può ristrutturare senza stravolgere, come chiede con forza Stefano Deliberi, del Gruppo d'intervento giuridico? E soprattutto, cosa dicono gli abitanti del quartiere? Scale mobili o farmacia? Tapis roulant o ufficio postale? Oppure gli uni e gli altri?
Ma non si otterrebbero gli stessi risultati con forte risparmio se anziché ascensori, tapis roulant e parcheggio multi piano di via del Cammino Nuovo (che forse è il vero core-business dell'operazione) si usassero 10 bus navetta che agevolino l'ascesa del colle e la sua discesa? Oppure è una soluzione troppo banale?
Intorno a Castello credo si stiano concentrando forti interessi immobiliari, pronti a scacciare - in prospettiva - gli ultimi abitanti del quartiere per trasformarlo in un mega centro commerciale di lusso, con musei e monumenti in appendice.
In questo, noto strane assonanze con la questione del Piano Paesaggistico regionale. Assonanze che vanno dagli interessi trasversali del partito del mattone, al conflitto tra organi esecutivi e consiliari.
In lontananza, a conclusione del mio volo pindarico, vedo il fantasma della democrazia partecipativa che si allontana ancora di più, in attesa del messia.


08/10/2006 22:10
 
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PROGETTO TAPIS ROULANT






RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Inerente il
PROGETTO DEFINITIVO DI
?REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA COORDINATO DI PARCHEGGI DI SCAMBIO E TRASPORTO
MACCANIZZATO NEL CENTRO STORICO

Ente Proponente il progetto
COMUNE DI CAGLIARI

Ente istruttore del procedimento
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
Servizio SIVEA

Responsabile del Procedimento
DOTTORESSA ROSANNA CARCANGIU



Premessa

?REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA COORDINATO DI PARCHEGGI DI SCAMBIO E TRASPORTO
MACCANIZZATO NEL CENTRO STORICO, ivi depositata dal Comune Di Cagliari, ente
proponente il progetto.
Sulla base di quanto riportato sulla relazione in oggetto produce le
seguenti note affinché chiunque abilitato a esprimere parere sul progetto e
sulla REA ne tenga debito conto e sia agevolato nella formazione di un
parere quanto più obiettivo, frutto di diverse osservazioni.

Presupposti del progetto
I presupposti sono condivisibili e rientranti nei principi generali di
sviluppo sostenibile.
Il progetto è stato redatto perché:
Pag.3 ??l?ambiente, l?attività, il tipo di veicoli, le infrastrutture, la
gestione e l?organizzazione dei servizi; agiscano in modo integrato e
sinergico al miglioramento dell?ambiente urbano??.
Pag. 17 ??l?azione del camminare sia parte integrante della tradizione
europea;??
Pag. 18 ??Promuovere il cammino come modo di trasporto alternativo non
poteva prescindere dal considerare come basilare l?accessibilità degli spazi
pubblici urbani aperti focalizzando l?attenzione sulle categorie più deboli
(bambini, anziani, disabili,?) ? l?introduzione di sistemi meccanizzati di
trasporto?concepiti per rendere ogni spazio fruibile.?
Pag. 19 ??le analisi economiche di progetto hanno opportunamente individuato
le esigenze di personale e quelle manutentive necessarie per l?ottimale
esercizio dell?opera??
Non si capisce però come ?l?azione del camminare? possa essere ritenuta
coerente con la realizzazione del progetto, dal momento che si prevede
l?inserimento di impianti meccanizzati proprio per evitare il camminare. Ad
un attenta lettura si scoprirà che è lo stesso progetto a stabilire
l?impossibilità per le categorie più deboli e disabili di poter liberamente
usufruire degli impianti di risalita meccanizzata.
Allo scrivente appare incomprensibile come si possa prevedere un complesso
sistema impiantistico di risalita, in salite di non forte pendenza
(dislivello 25 mt e pendenze del 10 ? 15 %) per evitare l?azione del
camminare.
Dalle analisi economiche si evince che il ristorante sul Rivellino viene
progettato anche e soprattutto per dare giustificazione economica
all?intervento. Non si dice che negli immediati dintorni esistono già dei
locali analoghi avviati.
Si riporta come quota dei maggiori introiti quelli inerenti la tariffazione
dei parcheggi. Non si menziona però una realtà incontestabile: i parcheggi
in struttura realizzati dall?altra parte di Castello sono deficitari e
spesso semi vuoti; non risulta che gli abitanti di Castello ne abbiano
usufruito come previsto; non si dice che anche gli attuali parcheggi
esistenti nel Cammino Nuovo e in via Santa Margherita sono inutilizzati per
gran parte del giorno e della notte.
La logica economica sottostante il progetto si percepisce chiaramente priva
di buone argomentazioni di base. Il rischio è lo spreco di denaro pubblico
per la realizzazione di opere impattanti e inutili.

Strumenti di tutela locale e norme di pianificazione del territorio.
Il Piano Paesaggistico Regionale rappresenta ?sempre un punto di riferimento
per l?analisi degli impatti degli interventi antropici nel contesto
ambientale e paesaggistico e per lo sviluppo sostenibile?, ci si domanda se
un intervento di questa portata non debba essere ricompreso nelle more del
PPR e sottostare quindi ai principi di salvaguardia del Paesaggio Urbano
Storico, dal momento che le mura di Santa Croce rappresentano una delle
icone della Città di Cagliari.
Ammesso e non concesso che il ristorante sia esteticamente ben inserito nel
paesaggio delle mura e delle architetture antiche, non appare comunque
rispettato il principio di preminenza del recupero degli edifici esistenti
rispetto alla affermata ma non dimostrata necessità di realizzarne di nuovi.
Nonostante lo stato di relativo abbandono del quartiere e la grande quantità
di edifici da recuperare si è preferito realizzare nuove cubature sulle mura
con un profilo avulso dal contesto e dalla memoria della Città.
Le aree soggette a trasformazione sono identificate nel Piani di Assetto
Idrogeologico come Hg3 cioè ? zona con frane quiescenti con tempi di
riattivazione pluriennali??. Lo stesso PAI identifica possibili rischi di ?
danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale?
per l?area adibita a parcheggio e ? possibili problemi per l?incolumità
delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con
conseguente inagibilità degli stessi? per la zona della fossa di S.
Guglielmo.
La REA, giustamente , sottolinea a pag.40 che ?potrebbe essere necessaria la
predisposizione di uno studio specifico di Compatibilità Geologica e
Geotecnica?..
La stessa REA evidenzia a pag. 42 che il ?Piano di sistemazione degli spazi
verdi circostanti il Castello, cfr. del. 201 del 17/12/97 non prevedeva il
parcheggio, né i tapis roulant e scale mobili ne tanto meno il ristorante
sul Rivellino Piemontese, era pertanto molto più rispettoso del paesaggio.

Descrizione del progetto
Nel capitolo così intitolato, l?Ing. Frongia, redattore della REA, evidenzia
giustamente che la costruzione delle opere sarà accompagnata da lavori di
?risanamento delle antiche mura?. Descrive questi lavori come ?cuci e
scuci?, inserimento o sostituzione di conci e la ripresa con malta. Non è
questo pertanto un vero consolidamento delle mura né un miglioramento della
coerenza di queste con l?ammasso roccioso retrostante. Allo scrivente questa
appare come una carenza piuttosto grave.
Negli Aspetti Economici e Gestionali viene evidenziato un deficit di
gestione nonostante la sovrabbondante stima dei ricavi ed escludendo
sopravvenienze negative e guasti straordinari.
L?Esame delle soluzioni alternative giunge frettolosamente alla conclusione
che il progetto è inserito in un quadro strategico di vecchia data e
trascura ipotesi ben più plausibili d?intervento quali, per esempio, quelle
in precedenza prospettate nel Piano di sistemazione del 1997.

Analisi dei possibili effetti ambientali dell?opera
A pag. 111 della REA si afferma:
? Non si può disconoscere come dal processo di meccanizzazione dei percorsi
auspicato dal progetto, proprio perché inserito in un contesto di alto
valore culturale e storico, possa scaturire, in assenza di un?opportuna
ricerca di equilibrio fra conservazione e trasformazione, il rischio di
un?alterazione dei connotati paesaggistici con deterioramento dei caratteri
di riconoscibilità dei luoghi.?
Evidenzia il relatore che ?anche le scale mobili previste tra la Piazzetta
Dettori e la Via Manno e in Via Santa Margherita si identificano per la
dominanza fisica degli impianti rispetto agli spazi disponibili.? Propone
egli stesso delle indicazioni per ridurre gli impatti paesaggistici ma anche
quelli sulla stabilità dei versanti. Chiede che venga prevista la crescita
di rampicanti sulle pensiline metalliche e vetrate di protezione degli
impianti?sic.
Appare più volte rimarcata, dalla stessa REA, l?incongruenza dell?opera con
le preesistenze paesaggistiche.
E? altresì rimarcata la possibilità che i lavori di scavo per la
realizzazione del parcheggio e per l?inserimento delle scale mobili sulla
fossa di San Guglielmo possano provocare danni agli edifici civili e alle
infrastrutture esistenti e si evidenzia la necessità di ?affinare le
conoscenze sullo stato delle condizioni geologiche ? idrogeologiche -
geotecniche dell?area?.
Viste le premesse, ci si domanda se il danneggiamento dell?esistente è un
rischio rapportabile all?utilità delle scale mobili?
Per quanto riguarda i 25000 mc di terra provenienti dallo scavo ancora non
si è trovata una destinazione. Anche in questo caso sarebbe d?obbligo
affinare le conoscenze.
Un capitolo è dedicato infine alle strategie per l?acquisizione del
consenso. In esso è dato per scontato che l?introduzione delle innovazioni
va perseguita attraverso una politica di partecipazione e condivisione del
progetto. Allo scrivente non risulta che sul progetto ci sia mai stata una
forte adesione della cittadinanza, anzi risulta che intere parti di esso non
siano comprese e in parte vengano rigettate. Il numero di firme raccolte da
un comitato di quartiere di Castello ne è la dimostrazione. Ne consegue che
la prosecuzione dell?iter di realizzazione, in assenza di modifiche
sostanziali, condivise dagli abitanti e dal resto dei cittadini potrebbe
essere motivo di conflitto.
Tutto ciò premesso, in conclusione, con la presente si chiede alle
istituzioni competenti per il rilascio del parere in questione di:
? Decidere perché l?opera sia sottoposta a Studio di compatibilità
ambientale.
? Decidere perché sia richiesta la rinuncia a realizzare tutto il
sistema di scale mobili e tapis roulant in vista nel Cammino Nuovo,
compresi anche quelli situati nel quartiere Marina.
? Decidere perché sia approfondita e verificata la necessità di
realizzare un ristorante sul Rivellino Piemontese, che ha un?architettura
avulsa dal contesto paesaggistico.
? Decidere che venga effettuata una preliminare verifica della
possibilità di utilizzare, all?uopo, edifici preesistenti da restaurare.
? Decidere perché sia verificata la reale rispondenza del quadro
economico di gestione riportato in progetto.
? Decidere perché sia richiesto un approfondimento delle conoscenze
geologiche ? geotecniche - idrogeologiche ad evitare qualsiasi possibilità
di danneggiamento di edifici e infrastrutture pubbliche e private e se del
caso decidere perchè venga richiesta la stipula di una polizza assicurativa
a garanzia della proprietà privata.
? Decidere perché venga verificata la reale condivisione del progetto
da parte dei cittadini residenti e operanti nel circondario, nonché, data
l?importanza culturale del sito, anche dei cittadini cagliaritani nel
complesso e di chiunque abbia interesse.
28/10/2006 23:34
 
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Tapis roulant al capolinea ?






Scale mobili, tapis roulant, parcheggi e ristoranti a Castello se ne vanno al capolinea ? Attendiamo fiduciosi, il tempo - una volta tanto - lavora per l'ambiente, la storia, la cultura.....



da Il Sardegna, 28 ottobre 2006

Il piano. Entro 60 giorni la Valutazione di impatto ambientale. Missione impossibile: Regione pronta a dire no. Addio tapis roulant a Castello,inutile la corsa ai finanziamenti. Ma l'assessore all'Urbanistica Campus ci crede ancora: «Lavoreremo sino all'ultimo».

La Regione ha già lo spumante in mano: la notte di Capodanno sarà anche la festa di addio ai tapis roulant a Castello. Il Comune non ce la fa. A sessanta giorni dalla scadenza (31 dicembre 2006) per la concessione
del Via (Valutazione di impatto ambientale), la Regione, l'Ente che dovrebbe sganciare i soldi (tanti, circa quindici milioni di euro) per il maxi progetto, non ha ancora ricevuto niente. Nessun documento che possa dimostrare che i percorsi meccanizzati, le scale mobili e i tapis roulant al posto delle scalinate e delle stradine di Castello, sono compatibili con tutto quello che c'è intorno. Ora ci vorrebbe un miracolo burocratico. Ma la corsa contro il tempo per evitare la bocciatura è una corsa impossibile. L'unico che ci crede e che, per forza di cose, non può fare a meno di crederci, è l'assessore all'Urbanistica del Comune di Cagliari Gianni Campus: «Certo, è molto difficile- dice- ma noi lavoreremo sino all'ultimo giorno. Anche per rispettare la decisione del Comune. Tenteremo di rispettare l'impegno». Ci vorrebbe una proroga, ma la Regione, che quel progetto non lo ha mai visto tanto bene, non sembra disposta a concedere il bonus che
salva le scale mobili. Una partita già persa quando la Regione ha detto, nei mesi scorsi, che per partire ci voleva il Via. Il Via con la V maiuscola: l'acronimo che sta per Valutazione d'impatto ambientale. La conferma che le scale mobili fossero tutte in salita era arrivata dalla prima relazione inviata dai tecnici del
Comune. Quella in cui gli esperti non nascondevano la complessità del maxi piano. Vero, si cercavano anche delle soluzioni. Ad esempio la sistemazione di rampicanti accanto alle scale mobili e ai tapis roulant per mascherare l'invasione dell'acciaio. Troppo poco, forse, per la commissione della Regione che, sulle questioni ambientali, deve fare i conti anche sull'intransigenza del governatore, vedi salvacoste e piano paesistico regionale. Sessanta giorni per convincere la Regione, dunque. Troppo pochi, per chi sa di
burocrazia e se che cosa ci vuole per passarla liscia di fronte al Via: ci vorrebbero, secondo i tecnici, almeno altri tre-quattro mesi. Tardi per i finanziamenti. La quasi certezza che il sogno (o incubo) tapis roulant sia bello e andato è confermata anche dalla delibera della Giunta. Quella che cerca di salvare almeno una
parte del progetto. Lì c'è anche l'okay dell'assessorato regionale ai Lavori pubblici: le mura sotto il Ghetto degli Ebrei e di via Santa Margherita saranno messe in sicurezza.



La ricostruzione. Dalla decisione della Giunta alla contestazione di movimenti e circoscrizione. Un centro storico meccanico ecco il progetto contestato. Parcheggi di scambio, un multipiano e scale mobili e punti ristoro sotto le mura.


I milioni c'erano, quindici in tutto. La determinazione di sindaco e assessori pure: sfociò in una delibera di giunta del 15 settembre dell'anno scorso. Quello che è sempre mancato, oltre a una vera opposizione di
centrosinistra in consiglio comunale (salvo qualche voce isolata), è stato il consenso popolare. “Progetto di parcheggi di scambio e trasporto meccanizzato ” nel centro storico: ecco come si chiama, o si sarebbe chiamato, il futuro di Castello che così poco è piaciuto ai cagliaritani. Non tutti avevano chiaro contro cosa bisognasse protestare, ma bastava il nome a evocare scenari da Blade Runner, con nastri di trasporto metallici, avveniristici ascensori che vanno su e giù davanti alle antiche mura, scale mobili e parcheggi interrati dai quali gli automobilisti sarebbero spuntati attraverso sofisticati sistemi tecnologici.
E in effetti la proiezione da film di fantascienza non era troppo lontana dalla realtà, anche se sindaco e assessore all'Urbanistica hanno sempre parlato di «progetto meno invasivo di quanto non sembri sulla carta» e di «piano sempre suscettibile di variazioni». Il primo, Floris, pronto a spiegare alla cittadinanza cosa esattamente voleva fare (lo ha detto ad agosto quando alcuni uomini della sua Giunta avevano avanzato qualche perplessità su utilità e gusto estetico del progetto). Il secondo, Campus: convinto, sì, ma molto aperto al cambiamento, soprattutto dopo la pioggia di osservazioni di ambientalisti e no arrivate a gennaio di quest'anno. Da settembre 2005 a oggi ci sono state raccolte di firme, riunioni di comitati, incontri in municipio e circoscrizione, strenue difese dell'iniziativa. Un uragano di pareri su Castello, che il Comune avrebbe voluto rendere più accessibile. Come ? Innanzitutto con un maxi parcheggio interrato in via Cammino Nuovo: 330 posti auto su tre piani. Idea accolta con generale favore, vista la carenza di spazi in tutto il centro storico. Ma c'erano anche quattro tapis roulant tra il parcheggione, che sarebbe dovuto essere sormontato da uno spazio verde, e via dei Genovesi. E, per salire verso il bastione di Santa Croce, anche tre ascensori, che avrebbero avuto una fermata al “rivellino ” sotto le mura, dove sarebbe dovuto sorgere un “punto ristoro”. Che avrebbe fatto concorrenza all'altro ipotizzato lungo via San Giorgio. I tapis roulant erano il mezzo per chi non ha voglia di camminare, o non ce la fa, come molte persone anziane che vivono nel quartiere. Allo stesso scopo erano state pensate le scale mobili tra via Cammino nuovo e via San Giorgio, come quelle di via Santa Margherita. Alla riunione di circoscrizione di giovedì l'assessore Campus si è fatto scappare che i tempi si stanno facendo stretti. Ora il cuore meccanico di Castello sembra destinato a non iniziare mai a muovere gli ingranaggi. Chi ci vorrà salire dovrà fare affidamento sul suo, di cuore, e sui suoi polmoni.



Le opinioni. Nel corso dei mesi convocate decine di assemblee per contestare il piano. Il pugno duro dei nuovi comitati.


La voce è unanime: quel progetto deve essere fermato. Se passa la linea del Comune c'è chi si dice pronto a incatenarsi in via Cammino Nuovo. È l'opinione dei comitati, che sull'onda lunga di via Manzoni si
sono ringalluzziti. Dopo la vittoria contro il Multipiano la presa di coscienza di poter dire la propria, da cittadini organizzati, ha portato alla “sommossa” delle assemblee. Con pareri unanimi. «Impattante, inutile e non rispondente alle esigenze dei cittadini. Prima faremo delle osservazioni scritte alla relazione, poi saremo disposti a tutto». Così Paola Morittu, del comitato per la difesa di Castello. Sulle stessa linea Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico, che punta sulle difficoltà di gestione delle strutture: «Pur nella migliore e difficilmente verificabile ipotesi di ricavi, permarrebbe un disavanzo gestionale pari a ben 117.000 euro annui». Con i comitati c'è anche la circoscrizione, con il suo presidente Gianfranco Carboni: «La gente ha piena consapevolezza dei problemi», spiega il presidente Gianfranco Carboni, «Vogliamo una conversione parziale del progetto, che valorizzi i percorsi del centro storico in maniera più sensibile». Insomma: cerchiamo altre soluzioni.



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