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Castrum Caralis - il quartiere Castello

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2005 17:53
28/05/2005 11:13
 
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Il Castello è innanzitutto una emergenza naturale con forte vocazione a costituirsi in roccaforte; come in ogni luogo fortificato l'involucro difensivo, caratterizzato da torri, mura e bastioni ne rappresentava l'immagine esterna. La morfologia del sito allungato da nord a sud e la presenza del recinto difensivo, i cui terminali sono costituiti dalla torre di San Pancrazio e da quella dell'Aquila, hanno condizionato la formazione del tessuto edilizio e della trama viaria, comprimendo l'uno e l'altra secondo uno schema fusiforme, riscontrabile in molti borghi fortificati medioevali, ha subito nei secoli un processo di stratificazione durante il quale palazzi gentilizi o borghesi e complessi religiosi, conventuali od universitari hanno inglobato parte delle strutture più antiche, senza tuttavia spezzare l'originario impianto urbanistico.
Il quartiere Castello è stato, fin dalle origini dell'insediamento risalente ad epoca pisana, il luogo dove si sono concentrate le sedi delle autorità politiche e religiose e le residenze nobiliari, secondo un'organizzazione urbana di tipo feudale che verrà capovolta solo nell'ottocento inoltrato; le necessità collegate con il timido sviluppo economico, le trasformazioni del sistema difensivo cagliaritano e la pianificazione urbanistica condussero, nel secolo scorso, all'emarginazione di quest'area, cancellandone la connotazione di centro del potere. La conseguenza fu la decadenza ed il degrado di un gran numero di insediamenti, via via abbandonati o utilizzati come abitazioni popolari; gli edifici in cui si è mantenuta una continuità di destinazione (Cattedrale, chiese di Santa Lucia e della Purissima, palazzo dell'Università) o il cui uso è stato riconvertito (Museo Nazionale Arheologico, Palazzo Reale, ex palazzo della Corte d'Appello), oppure quelli recuperati in funzione monumentale (Torre dell'Elefante), oltre che interessanti sotto il profilo archittetonico, costituiscono anche monumenti fondamentali nell'evoluzione della storia della città; altri di analogo valore storico-urbanistico, ma lasciati in stato di abbandono (Palazzo Boyl, Teatro Civico), attendono dall'opera di restauro una più attenta valorizzazione.

28/05/2005 17:53
 
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centrosardegna
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A passeggio per le vie di Castello...
A destra della Torre di San Pancrazio (eretta nel 1305 dal maestro cagliaritano Giovanni Capula, perno difensivo delle strutture fortificate pisane) si apre un voltone che mette in comunicazione con la Piazza Arsenale e con la Piazza Indipendenza, spazio irregolare più che piazza 'civile' il cui lato sinistro è interamente corso dall'organismo settecentesco dell'Orfanotrofio delle Zitelle; sulla destra, tra il Palazzo Amat e quello delle Speziate, si erge il neoclassico prospetto della sede del Museo Archeologico Nazionale. Sorto nell'area dove erano le carceri femminili, fino ai primi anni del nostro secolo l'edificio ospitava la zecca e l'armeria; tra il 1904 ed il 1906 fu adattato per l'attuale funzione dall'ing. Dionigi Scano che curò il trasferimento delle collezioni dal palazzo Vivanet. Il Museo presenta grande interesse per la conoscenza della civiltà sarda dalla preistoria all'epoca altomedioevale e raccoglie materiale proveniente essenzialmente dagli scavi compiuti nell'isola.

Proseguendo oltre l'orfanotrofio delle Zitelle lungo la via Pietro Martini, quasi subito troviamo a sinistra la chiesa conventuale di S.Lucia (oggi inglobata nell'Istituto Regina Margherita); l'edificio mantiene intatto l'impianto gotico-aragonese del tardo quattrocento.
La via Martini sfoccia nella Piazza Palazzo, spazio originariamente limitato alla parte inferiore articolata su due livelli, ampliato negli anni '30 con la l'abbattimento di alcune costruzioni nella parte più alta; dal Medioevo luogo centrale della vita politica e religiosa della città, vi gravitano gli edifici più rappresentativi della storia urbana cagliaritana. Subito a sinistra si presenta la lunga facciata del Palazzo Reale (sede della Prefettura), caratterizzata da un ritmo di paraste doriche e definito nelle attuali strutture interne nel 1769 a seguito di un progetto voluto da Carlo Emanuele III di Savoia.
Troviamo subito dopo il Palazzo Arcivescovile che conserva tracce di strutture pisane ed infine la Cattedrale di Santa Maria, l'edificio più complesso dell'architettura religiosa cagliaritana per la sovrapposizione di motivi stilistici che concorrono a definirne il peculiare carattere.
A sinistra della facciata si erge la massiccia duecentesca torre campanaria in stile romanico.

Alla destra della Cattedrale, subito all'inizio della via Duomo, si trova la sconsacrata Chiesa della Speranza, già sede dello Stamento militare e canonica del Duomo, di impianto aragonese.
Disposto perpendicolarmente alla facciata della Cattedrale è il Palazzo di Città che, pur risalendo, probabilmente, ad un impianto pisano, si presenta attualmente in forme settecentesche. Sede fin dal XVI secolo dello Stamento reale, poi palazzo municipale fino ai primi del '900, fu adibito a Conservatorio di musica quando venne edificato l'attuale Palazzo Comunale.
Percorso il passaggio tra la Cattedrale e la Chiesa della Speranza si imbocca la Via del Fossario, parzialmente coperta, che nell'ultimo tratto corre sulle mura e poi sul bastione di Santa Caterina, da cui si può cogliere una vista ad ampio raggio che si fa più vasta quando, discesa una scalinata, si raggiunge la terrazza Umberto I.
Scendendo lungo la via Mario De Candia, sulla destra il palazzo Boyl (1840) ingloba alcuni resti della Torre dell'Aquila, una delle grandi torri pisane di cui rimane inalterata la Porta.
Dopo averla sottopassata, subito a sinistra si apre il grande portale barocco, costruito nel 1622, del modesto palazzo Zapata (già Brondo), utilizzato più tardi come ingresso al Teatro Civico, unico esemplare in marmo nella dimessa edilizia privata cagliaritana.
Dalla via De Candia si stacca la via Dell'Università, che lascia dapprima il fatiscente Teatro Civico, di impianto piemontese, modificato da Gaetano Cima nella seconda metà dell'ottocento e raggiunge quindi il grande complesso barocco di epoca piemontese comprendente l'ex Seminario Tridentino, in parte sovrapposto al bastione del Balice.
Al termine della via Università si alza l'imponente Torre dell'Elefante, costruita nel 1307 in forme analoghe a quella di San Pancrazio dal medesimo Capula, ricordato da un'epigrafe posta sulla base; il nome le è derivato dal piccolo elefante in calcare inserito su una mensola a circa 10 metri d'altezza nel lato che guarda la Via Università.
Sottoppasata la Porta che reca ancora gli antichi meccanismi di chiusura, si trova a destra la Chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1641 dagli Scolopi.
Di fronte alla Chiesa di San Giuseppe parte la via Santa Croce che, superato a destra un lotto di case di matrice medioevale, corre sull'omonimo bastione, affacciandosi sui quartieri occidentali e, a distanza sul porto e sullo stagno di S. Gilla.
A destra, nell'omonima piazza prospetta la Chiesa di Santa Croce, fondata nel 1661 dai Gesuiti, probabilmente sulle rovine della sinagoga abbattuta dopo l'editto del 1492 che cacciò gli Ebrei da Cagliari.
Superato il passaggio coperto che si incontra proseguendo in salita e seguendo la curva della strada si raggiunge la scalinata ai cui piedi prospetta la chiesa di Santa Maria del Sacro Monte di Pietà di impianto tardo aragonese (1591).
Ripercorsa la scalinata si piega a destra in via dei Genovesi; risalito quindi il vico Martini si prende, a sinistra, la via Lamarmora, nota un tempo, in questo tratto, come 'contrada della Purissima', dall'antico omonimo complesso conventuale. Preceduta da piccolo atrio, la Chiesa della Purissima (eretta per volontà della nobile cagliaritana Gerolama Rams nel 1554)
rappresenta uno dei più interessanti e raffinati esempi di architettura gotico-aragonese.
Dalla chiesa, ripercorrendo in discesa tutta via Lamarmora (anticamente 'ruga Mercatorum' e poi 'via Dritta'), si può notare la tipica trama edilizia del Castello, costituita dall'alternanza di edifici di serie con palazzi e unità complesse, il cui carattere è affidato più al dettaglio architettonico (soprattutto portali e balconi in ferro, presenti in un'inesauribile varietà su alcuni modelli di base), che ad elementi prospettici complessivi. I caratteri espressivi e l'immagine stessa del tessuto urbano del Castello si ritrovano anche percorrendo le parallele via dei Genovesi e Canelles; le tre direttrici convergono in discesa alla porta della Torre dell'Aquila, oltre la quale, percorrendo ancora la via De Candia che si snoda fino alla Porta dei Leoni (cosidetta da due protomi leonine romaniche sulla fronte esterna), si esce dal quartiere Castello
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