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Sogno

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2008 19:54
03/11/2005 19:21
 
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SPUNTI ONIRICI FRA LETTERATURA E ANTROPOLOGIA

Nel mondo antico la credenza nelle manifestazioni del soprannaturale era parte integrante di una visione del mondo secondo cui si riteneva che la divinità e i morti avessero accesso alla vita degli uomini e comunicassero loro dei messaggi precisi.
In larga misura, l'opinione comune riteneva che l'apparizione di fantasmi fosse una probabile conseguenza dell'imperfetta esecuzione dei riti funebri.
A una situazione del genere si riferisce l'aneddoto narrato da Plinio il Giovane (61/62-112/113 d.C.), erudito dell'età di Traiano nelle Lettere ai familiari, l'epistolario ricco di aneddoti curiosi e interessanti informazioni sulla vita e sulle istituzioni romane.
Ad Atene, il filosofo Artemidoro aveva acquistato una casa che si diceva fosse abitata dai fantasmi, e con coraggio aveva seguito lo spettro che gli si era manifestato (con tanto di strepito di catene).
Aveva poi fatto scavare proprio il luogo in cui il fantasma si era dileguato, trovandovi uno scheletro avvinto, per l'appunto, in catene: la regolare sepoltura di quei resti aveva determinato la cessazione del fenomeno.
Plinio riporta questo ed altri episodi proprio per dimostrare il potere informativo delle apparizioni; potere di cui era estremamente convinto.
Ancora in questo periodo autori come Tacito (Annali) e Svetonio (Vite dei Cesari) riportano scrupolosamente sogni e fenomeni soprannaturali che riguardavano direttamente gli imperatori.
Non si era ancora interrotta l'antica tradizione storica e religiosa che annotava tutti i segni celesti o gli eventi straordinari suscettibili di essere letti come segni di qualche avvenimento futuro.
In questi segni si cercava di decifrare un messaggio, più o meno oscuro, che la divinità inviava agli uomini per permettere loro di prevedere il futuro o per manifestare il proprio favore o la propria collera.
Anche i sogni, con le loro visioni di provenienza e di natura misteriosa, erano soggetti a questo tipo di osservazione, e si riteneva che permettessero di gettare lo sguardo su ciò che stava per accadere.

Da: classicilatiniegreci.corriere.it
03/11/2005 19:22
 
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L'ONIROCRITICA ANTICA

Nella cultura moderna il sogno è sostanzialmente concepito come fantasia interiore, prodotta dalle fragili alchimie della mente durante una fase di scarso controllo sull'inconscio da parte della ragione cosciente.
Anche nel mondo antico si era ben consapevoli del fatto che il sogno poteva essere prodotto da stati organici (per esempio dalle condizioni della digestione: Aristotele) o da residui dell'attività intellettuale propri della veglia.

Ancora più diffusa, però, era la certezza che buona parte dell'esperienza onirica fosse oggettiva, caratterizzata cioè da un livello di realtà non minore rispetto a quello della veglia, ma semplicemente diversa.
Su questa convinzione di oggettività del sogno, profondamente radicata non solo nella cultura greca e romana ma, ancora prima, in quella del vicino Oriente, l'antichità classica elaborò una vera e propria disciplina ermeneutica rivolta al sogno: l'onirocritica, ovvero la scienza della "interpretazione dei sogni", un campo a cui gli antichi prestarono una particolare attenzione.
Questa scienza impartiva spiegazioni e precetti di questo tipo: "sognare gli antenati annuncia preoccupazione a causa di vecchie faccende", oppure "sognare un topo corrisponde a un servo: che abita nella nostra stessa casa, si nutre degli stessi cibi ed è vile".
L'opera più significativa del genere è senza dubbio Dell'interpretazione dei sogni di Artemidoro di Daldi, scrittore greco del II secolo d.C. che raccolse nel suo ampio manuale una vasta tipologia di visioni oniriche, spiegandone i possibili significati.

Da: classicilatiniegreci.corriere.it

03/11/2005 19:23
 
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ONIROCRITICA E PSICOANALISI

Dell'interpretazione dei sogni, oltre che una preziosa miniera di notizie per la storia e il folklore del mondo antico, è opera di grande interesse anche dal punto di vista psicologico e psicoanalitico per certe intuizioni e illuminazioni che, con un vertiginoso balzo di secoli, portano Artemidoro vicino a Freud.

Artemidoro, secondo quanto egli stesso ci dice, esercitava l'arte dell'interprete di sogni, ed è ricordato anche come autore di scritti sulla scienza degli auspici e sulla chiromanzia.
Nella sua opera, Artemidoro accoglie il pensiero comunemente diffuso nel mondo antico, e poi perdurato fino ai tempi moderni, di un valore premonitore del sogno. Infatti lo definisce così: "Il sogno è movimento, o atteggiamento, dell'anima, rivelante le varie cose, buone e cattive, che avverranno" (I, 2).
Se si confrontano fra loro il pensiero di Artemidoro e quello sviluppato dalla moderna psicoanalisi, non si può ovviamente non constatare il diverso significato attribuito alla interpretazione onirica: consistendo essa per gli antichi in una rivelazione del futuro, e per i moderni in una individuazione di pulsioni interiori rifiutate dalla coscienza.
Approfondendo le cose si è però costretti a ridurre di molto il distacco fra i due punti di vista.
Il sogno dice il vero per Artemidoro; ma dice il vero anche per Freud, autore dell'Interpretazione dei sogni.
Solo che il vero per Artemidoro è un futuro oggettivo, mentre per Freud è una realtà permanente e soggettiva. D'altra parte non è vero per niente che per Freud i sogni non abbiano valore premonitore. Per vie certamente diverse da quelle che Artemidoro immaginava, il sogno può contenere anche per Freud un pronostico.
Rivelando particolari disposizioni, tendenze, aspirazioni, e insieme conflitti e contrasti della personalità profonda, attraverso i sogni è possibile giungere a una previsione sul comportamento futuro del soggetto.
Secondo Artemidoro l'interpretazione dei sogni avviene attraverso simboli che si fondano su somiglianze, su equivalenze che consentono un reciproco scambio tra elementi distinti. Esempio: "Parve a una donna che le dolessero gli occhi, e si infermarono i suoi figlioli.
Altra donna sognava che erano infermi i suoi figlioli, e gli dolsero gli occhi" (IV, 26). Per quanto riguarda il sogno di un incesto fra figlio e madre, Artemidoro ne parla come se conoscesse e condividesse le idee formulate da Freud sul complesso edipico.
L'intuizione e la sensibilità per gli elementi della vita emotiva più profonda costituiscono il fattore più importante che consente di avvicinare Artemidoro agli psicoanalisti moderni.

Da: classicilatiniegreci.corriere.it

03/11/2005 19:23
 
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AMORE OLTRE LA MORTE
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Un sogno molto particolare di è quello riferito da Properzio (50 ca.-15 a.C.), il celebre poeta elegiaco del circolo di Mecenate. Al centro delle Elegie properziane sta l'amore per Cinzia, evocato in una vasta gamma di situazioni e sfumature.
Nel IV libro Cinzia, morta da poco, appare in sogno al poeta per rimproverarlo di averla dimenticata, di non essersi preso cura delle sue esequie; di contro, gli ribadisce con parole di tenerezza la propria fedeltà, premiata nell'aldilà con il soggiorno nella sede dei beati.
Amore e morte, dunque, sono rielaborati in modo originalissimo da Properzio nell'atmosfera evanescente del sogno: una realtà eterea e impalpabile che stride con la prepotente fisicità dell'amore vissuto tra i due, ma che trionfa, se non sul sentimento, destinato a durare oltre la morte, sulla materialità: "Dopo che finì di parlare così, in tono di aspro lamento / l'ombra svanì sfuggendo al mio abbraccio" (Elegie IV, 7, 95-96).

Da: classicilatiniegreci.corriere.it
26/11/2005 22:15
 
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IL SOMNIUM SCIPIONIS COME OPERA ONIRICA

Il De republica, il grandioso dialogo che Cicerone dedica allo stato, sul modello della Repubblica di Platone, si è conservato parzialmente. Ma è sopravvissuta una delle pagine più suggestive di tutta la letteratura latina: il Somnium Scipionis.

Nell'opera occupa il posto che occupava il fantastico mito di Er nel finale della Repubblica platonica. Risuscitato per breve tempo, Er narrava la sorte delle anime dell'aldilà.

Lo stesso tema tratta Scipione Emiliano raccontando un sogno, fatto molti anni prima, in cui gli era apparso l'avo Scipione l'Africano, per predirgli il suo futuro e spiegargli quale ricompensa attende, in cielo, i grandi uomini benemeriti della patria.

In questo celebre testo Cicerone si ispira a dottrine pitagoriche e stoiche sulla sopravvivenza astrale delle anime dei sapienti.

«Andati a dormire, mi incatenò un sonno più profondo del solito, sia per la stanchezza del viaggio, sia per la veglia prolungata fino a tarda notte. A questo punto […] mi apparve l'Africano in quell'aspetto che mi era più noto dai suoi ritratti che dalla sua diretta conoscenza; ed avendolo visto, m'impaurì certo, ma egli "Fa' attenzione" mi disse, "e, tralasciato ogni timore, consegna alla memoria, Scipione, quel che ti dirò"».

Secondo Macrobio (V sec. d.C.), dotto commentatore del testo ciceroniano, i sogni si distinguono in tre categorie.

In primo luogo il somnium, o sogno simbolico, caratterizzato da un linguaggio enigmatico che deve essere interpretato: si tratta dello stesso tipo di sogno di cui si occuperà anche la celebre Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, il quale del resto si riallacciava esplicitamente ai trattati di onirocritica dell'antichità.

Segue poi l'oraculum, ovvero l'apparizione di un personaggio che enuncia una profezia sul futuro del sognatore: in questo caso il linguaggio non è enigmatico, ma esplicito e diretto.

Per terza viene la visio, ovvero una manifestazione, non mediata dal racconto o dalla profezia di nessuno, di ciò che accadrà al sognatore.

Secondo Macrobio, il Somnium Scipionis assommava in sé tutti i tre tipi di sogno "veritiero": c'è infatti l'oraculum, con l'apparizione di un personaggio autorevole; c'è la visio, con la diffusa (quasi cinematografica, diremmo noi) rappresentazione della realtà oltremondana; infine ci sono i numerosi particolari enigmatici, simbolici, che rendono necessario il commento del dotto Macrobio.

Proprio tramite questo commentario, il Medioevo ricevette la tipologia antica del sogno nonché i suoi modelli di interpretazione, e li tramandò alle epoche successive.

In questo modo il Somnium ciceroniano – sia per il suo originario valore di "testo onirico" di grande significato letterario e filosofico, sia come soggetto di commenti e interpretazioni che utilizzavano gli strumenti ermeneutica elaborati dalla teoria onirocritica antica – ha finito per costituire uno dei punti di riferimento per la "cultura onirica" del mondo occidentale.

Da: classicilatiniegreci.corriere.it

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26/11/2005 22:16
 
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IL SOGNO NEL DECADENTISMO

Mentre il naturalismo prospetta l'opera letteraria come un mondo costruito a immagine e somiglianza della realtà storica e naturale, la poetica decadente è intesa a ciò che giace oltre la coscienza, percepibile attraverso l'intuizione, l'estasi, il sogno, le stesse alterazioni della coscienza.

Il sogno diventa la via regia delle poetiche decadenti come in parte lo era stato di quelle romantiche, con la differenza che, mentre esso era stato in precedenza sfruttato contenutisticamente, come repertorio di argomenti inediti o alternativi, adesso viene sfruttato soprattutto formalmente con ripercussioni notevoli sul piano espressivo: l'onirico è lo spazio in cui vengono meno quelle coordinate di spazio, tempo e causalità che reggono la conoscenza razionale delle cose e perciò gli accostamenti delle parole e delle figure non avvengono per nessi logici ma per affinità analogiche, mentre le immagini espressive si caricano di valori simbolici in rapporto al "desiderio" che esprimono e nascondono allo stesso tempo.

Nel sogno, in forma totale e continuativa, sono aboliti i confini tra io e realtà, non esiste distacco psichico tra mondo esterno e interiorità della coscienza, le cose non sono oggetto della conoscenza, ma strumento simbolico del desiderio in cerca di espressione.


Da: classicilatiniegreci.corriere.it

[SM=x779323]
26/11/2005 22:20
 
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ARTEMIDORO DI DALDI - (seconda metà del II sec. d.C.)


Vita

Artemidoro, nato ad Efeso, era di origine greco-lidia, essendo sua madre nativa della città lidia di Daldi.

Da questa piccola città l'autore derivò l'indicazione della provenienza, che infatti nei manoscritti della sua opera è "Artemidoro di Daldi". Dice Artemidoro (III 66):
Non stupirti della subscriptio "di Artemidoro di Daldi" e non "di Efeso", come hai visto in molti altri libri da me scritti su vari argomenti: infatti ad Efeso tocca in sorte di essere nota per se stessa e di trovare molti lodatori famosi e fededegni, mentre Daldi di Lidia, piccola città di scarsa nomea, essendole mancati tali uomini è rimasta fino ai miei tempi completamente ignorata. Perciò, essendomi questa madre e patria, le rendo onore per avermi allevato.

Altri riferimenti provengono dalle stesse affermazioni dell'autore, sparse nell'opera: Artemidoro viaggiò molto a scopo "professionale", come interprete di sogni e, in seguito, per raccogliere i "casi" da inserire nella sua opera a scopo esemplificativo. Sono noti suoi viaggi in Arcadia, nelle altre regioni della Grecia continentale, in Italia e in Occidente.

Artemidoro esercitò l'arte di oniromante (interprete di sogni), che raccolse nella sua opera, dedicata ad un Cassio Massimo che dovrebbe essere, secondo i critici, il sofista neoplatonico Massimo di Tiro (125-185), maestro di retorica e filosofia ad Atene sotto gli Antonini. Il fatto che Galeno e Luciano, vissuti appunto in quest'epoca, ricordino Artemidoro dovrebbe dunque aiutarci a collocarlo nella seconda metà del II secolo d.C.

Dott. Antonio D'Andria


Da: www.biblio-net.com

[SM=x779413]
17/12/2005 12:37
 
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Opere

Di Artemidoro la Suda ricorda varie opere: 

1.     Onirocritica (L'interpretzione dei sogni): unica opera pervenutaci di Artemidoro, è divisa in 5 libri. I primi tre libri sono dedicati a Cassio Massimo ed offrono un'indagine sul sogno e sul modo di interpretarlo.

Lo stesso autore espone il contenuto dell'opera in I 12, dopo una breve trattazione generale sul sogno: la struttura sembra riflettere una specularità tra sogno e vita reale, poiché parte da un esame dei sogni legati alla vita del corpo (libro I), per poi concentrarsi sui sogni legati alle attività sociali.

Il terzo libro è una trattazione di sogni che riflettono varie attività ed oggetti legati alla vita quotidiana e, come lo stesso Artemidoro sostiene nel proemio, è un'aggiunta ai primi due libri, che infatti si chiudevano con un epilogo autoconclusivo.

Il libro IV è dedicato al figlio Artemidoro jr. e prosegue sulla stessa falsariga, costituendo una sorta di epitome degli altri in forma di ricapitolazione polemica contro le critiche suscitate dai libri precedenti, che dunque andrebbero collocati in una fase precedente di composizione.

L'ultimo libro, ugualmente destinato al figlio, è un prontuario di 95 sogni già interpretati, destinati al giovane Artemidoro, che aveva evidentemente intrapreso la carriera paterna.
 
2.     Sulla scienza degli auspici: perduta. 

3.     Sulla lettura della mano: perduta, ma di dubbia autenticità, in quanto Artemidoro condanna esplicitamente gli indovini, affermando (II 69):
 
… i falsi indovini di dadi, interpreti del fuoco, fisionomisti, lettori dei fondi o negromanti .. le loro arti sono tali che del presagire non sanno nulla, ma con trabocchetti beffeggiano ed ingannano, e spogliano e denudano coloro che ad essi prestano ascolto.

Dott. Antonio D'Andria

Da: www.biblio-net.com

[SM=x779321] [SM=x779328]
17/12/2005 12:38
 
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Considerazioni

a)    La testimonianza antropologica 
L'opera di Artemidoro è una preziosa testimonianza della vita religiosa e della superstizione dei territori orientali dell'impero, non ancora toccati dal cristianesimo e di cui, come alcuni opuscoli lucianei, approfittavano imbroglioni e santoni più o meno in buona fede.

La sua arte è un aspetto di quell'"età dell'angoscia" (Dodds) in cui le folle si affidavano a culti e credenze di tipo misterico ed iniziatico, come i culti solari ed orfici, poi sviluppatisi pienamente sotto i Severi.

Egli stesso sostiene (II 76) di aver scritto la sua opera su ispirazione di Apollo Myste, ossia di Apollo dio dei misteri, divinità solare legata alla religiosità orientale, di cui già all'epoca di Adriano andava diffondendosi il culto - poi pienamente sviluppato nel II e III secolo.

I punti di contatto con la religiosità solare legata anche al santuario di Asclepio, ad Epidauro, collegano Artemidoro ed il retore Aristide, come lui di origine asiatica, sotto il comune denominatore dell'attenzione ai culti salvifici.

 Dott. Antonio D'Andria

Da: www.biblio-net.com

[SM=x779329]

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17/12/2005 12:40
 
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b) Il sogno e le sue classificazioni

Oltre al carattere di testimonianza antropologica, il trattato di Artemidoro ci dà l'esempio più completo di come gli antichi vedessero il sogno.

Fin da Aristotele, il sonno e i sogni avevano affascinato dotti e filosofi, ed era invalsa l'opinione di vedere il sogno come una premonizione del vero: 

Il sogno ha sempre efficacia, in quanto predice ciò che avverrà, suole suscitare efficaci princìpi e smuovere l'anima. Per questo ha il nome di oneiros, da on che significa vero e eirein che significa parlare (I 1).
 
Artemidoro si propone, come egli stesso più volte sottolinea in sede proemiale (es. I, proem.), di scrivere un trattato quanto più scientifico possibile su una materia che aveva visto molti scritti, spesso però inquinati a interpretazioni a suo dire risibili. 

Artemidoro divide innanzitutto i sogni dalle comuni visioni, e dà del sogno una definizione come di "realizzazione di desiderio o timore" che sembra anticipare Freud.

I sogni sono poi divisi in varie classi: teorematici, ossia visioni; allegorici, che esprimono una cosa tramite un simbolo e che, a differenza dei precedenti si verificano dopo un po' di tempo (straordinariamente vicina alla definizione freudiana del sogno); cosmici, che presentano un sovvertimento del reale e denotano insicurezze e tensioni, presentandosi come sintomi di un disturbo del sognatore (I 13).

 Dott. Antonio D'Andria

Da: www.biblio-net.com

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17/12/2005 12:41
 
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c) L'oniromanzia come pseudo-scienza

Tali categorie permettono all'oniromante di interpretare i sogni in base ad una tavola di concordanze tra simboli e significati reali, o di risalire ai conflitti psicologici di chi fa il sogno.

L'oniromante viene visto dall'autore come una figura seria e scrupolosa, che risale ad una vera e propria anamnesi del soggetto e del suo status.

L'interprete dei sogni è elevato al rango di scienziato simile al medico (II 76), da cui deve riprendere il legame con l'esperienza "sul campo" e la regola generale che sottende all'oniromanzia.

Infatti la "scienza" oniromantica parte dalle testimonianze scritte, cui Artemidoro stesso presta grande fede, ma l'autore afferma con decisione che è la pratica reale e concreta a fare dell'interpretazione dei sogni una disciplina seria - in ciò, in aperta polemica con la spettacolarizzazione del sogno operata da molti ciarlatani dell'epoca, come ad esempio lo pseudo-profeta Alessandro di Abonutico protagonista di un opuscolo lucianeo.

Contro eventuali plagi e falsificazioni, Artemidoro tiene anzi a sconsigliare aggiunte apocrife al suo libro, com'era uso nell'antichità, dimostrando l'assoluta serietà da lui data alla propria disciplina (II 76).

Nonostante le ingenuità della sua opera, Artemidoro è quindi per noi testimone prezioso di un'attività che ha sempre affascinato l'uomo e che ha spesso condotto gli antichi ad intuizioni brillanti - si pensi a Platone, nel Critone, o ai trattati dei Parva Naturalia di Aristotele - e ad una conoscenza dell'animo umano.

Dott. Antonio D'Andria

Da: www.biblio-net.com

17/12/2005 12:42
 
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Onirocritica

L'indagine filosofica e scientifica di questo periodo affrontava il problema delle facoltà divinatorie del sogno.
Al fine di distinguere le visioni oniriche profetiche da quelle che non lo sono, i sogni venivano generalmente divisi in cinque classi.

I sogni non profetici erano studiati dai medici: l'autore del Trattato di Dietetica, infatti, affermava che durante il sonno l'anima riesce a percepire le sensazioni del corpo, isolato da ogni agente esterno, e a denunciarne, tramite il sogno, eventuali carenze organiche e dietetiche.

Ci fu anche chi, come Artemone di Mileto, costituì un'arte medica fondata sull'interpretazione dei sogni. Eraclito per primo parlò del carattere individuale del sogno, ma fu poi Platone a dargli una dimensione psicologica e a definire l'autonomia oniropoietica dell'anima.

Di contro si svilupparono alcune teorie che ricercavano le cause del sogno non nella psiche, ma nel mondo esterno.

Così per Democrito i sogni sono immagini (eidola) emanate da tutte le cose, che penetrano nel corpo attraverso i pori, mentre per Aristotele, e per Teofrasto (che riprese le teorie del primo in un suo trattato) essi sono un residuo delle sensazioni (pathos) provate nella veglia.

Inoltre Aristotele fu l'unico a spiegare la divinazione onirica ricorrendo a leggi della fisica e della statistica, affermando che i sogni possono essere causa degli eventi futuri, o coincidere con essi per caso.

Anche Stratone di Lampsaco, allievo di Aristotele, spiegò il sogno apportando dati esclusivamente fisiologici: durante il sonno, che consiste nel ritirarsi in sé stesso del pneuma, da cui dipendono le sensazioni, si ha un incremento delle attività fantastiche e sensoriali dell'anima che così può percepire anche ciò che rimane nascosto durante la veglia.

Infine la dottrina di Epicuro, ripresa poi da Lucrezio, secondo la quale i sogni sono provocati dagli atomi provenienti dall'esterno che causano un movimento della psiche.

Contraria era la posizione di Epicarmo, secondo il quale l'anima non è di per sé stessa causa del sogno visto che non è possibile predeterminarne il contenuto.

Sostenitori dell'origine divina del sogno e delle capacità profetiche di questo furono i Pitagorici e gli Stoici.

Platone e gli Stoici introducono l'arte profetica in relazione all'invasamento che consiste nell'essere affetti da follia religiosa [per mezzo dell'essenza divina dell'anima che parla ispirata dal dio] e quella dell'interpretazione dei sogni.

Costoro accettano la maggior parte dei generi della mantica.

Chiude la fase epistemologica del sogno Posidonio, con il suo tentativo di rendere accessibile l'irrazionale al razionale seguendo un'impostazione scientifica. Da questo momento in poi il sogno venne considerato rivelazione di un messaggio divino.

I successori di Aristotele, Cratippo e Dicearco, sostenevano le facoltà divinatorie dell'anima durante lo stato di sonno.

Della stessa opinione era Dionisio di Heliopolis, sostenitore di una tesi che molto si avvicina ai postulati della moderna interpretazione dei sogni.

Egli giustificava la legittimità di dedurre interpretazioni da vicende mitiche sognate, anche se non vere, in quanto l'anima, che trae da sé stessa la forza profetica, si richiama ad esse perché simili agli eventi futuri che vuole preannunciare, senza però analizzarne l'attendibilità.

Da: www3.humnet.unipi.it

[SM=x779359]
17/12/2005 12:43
 
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Artemone di Mileto

Artemone, vissuto probabilmente ai tempi di Nerone, fondò un'arte medica basata sull'interpretazione dei sogni, costituendo così una corrente oniromantica che si può definire "medico-incubatoria".

Scrisse un trattato in 22 libri, intitolato probabilmente Sul Sogno. In esso erano esposti i singoli sogni e le loro conseguenze e soprattutto le guarigioni avvenute nei santuari di Sarapis.

Vi era anche una teoria generale sul sogno di cui sono rimasti solo due frammenti. Nel primo si dice che l'anima è tanto più perfetta quanto più è raccolta in sé prossima ad abbandonare il corpo, ossia in punto di morte.

Nel secondo è esposta la ripartizione dei sogni in cinque tipi. C'è una teoria antica secondo cui l'anima, essendo staccata dal corpo e affine alla natura divina, ha qualcosa di profetico.
Si dice che Artemone di Mileto scrive nel suo libro Sui Sogni che l'anima, quando si raccoglie in sé e sta per separarsi dal corpo, è più profetica.

Cratippo sosteneva una teoria secondo cui l'anima razionale è partecipe della forza profetica grazie alla sua origine divina.

Questa forza si manifesta solo quando l'anima è separata dal corpo e dall'irrazionale, ossia nell'estasi e nel sonno.

Da: www3.humnet.unipi.it

[SM=x779415] [SM=x779409]
17/12/2005 12:45
 
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Oniromantica

La produzione letteraria dedicata all'oniromantica fu molto intensa, a testimonianza dell'enorme favore di cui questa pratica godeva.

Gran parte di questa produzione ci è pervenuta in maniera piuttosto frammentaria oppure attraverso le citazioni di Artemidoro che si proponeva di trasformare la sua opera in una vera e propria summa che raccogliesse in sé tutte le teorie di interpretazione del sogno precedentemente esistenti.

Già nell'Iliade e nell'Odissea si parla di arte divinatoria attraverso il sogno, e si attesta la presenza di interpreti professionisti, sebbene il tipo di sogni di cui parla Omero fosse di tipo diretto e il suo significato si rivelasse da sé stesso.

Ma è solo a partire dal V secolo che, parallelamente alla diffusione e all'affermazione del concetto di sogno simbolico, si ha un imponente sviluppo della pratica oniromantica.

Le più antiche teorie di interpretazione del sogno simbolico erano caratterizzate dalla continuità semantica tra simbolo e realtà ed istituivano dunque tra questi una corrispondenza diretta.

Le prime opere di oniromantica perciò non erano altro che classificazioni di sogni in forma di elenco e schemi di riferimento costanti che assicuravano la continuità della simbologia primaria.

Interessante a proposito delle prime tecniche di interpretazione del sogno, l'opera pseudoepigrafa attribuita al personaggio mitico di Femonoe, nome della prima Pizia.

Alcuni sostengono addirittura che si possa trattare del più antico scritto di onirocritica di cui ci sia giunto ricordo.

La tecnica di interpretazione che troviamo descritta è piuttosto arcaica e rudimentale ed esclude le distinzioni analitiche dell'onirocritica progredita.

E' caratterizzata dalla presentazione di visioni oniriche antitetiche il cui significato viene attribuito secondo una netta dicotomia (buono/cattivo).

Possiede grandi affinità con le "Chiavi" Egizie in cui la descrizione del sogno è accompagnata puntualmente dalle qualifiche di buono e cattivo.

Femonoe dice che sognare il fuoco per l'uso domestico, qualora sia moderato e puro, è buon segno, se invece è molto e violento è di cattivo presagio.

Scorgiamo un'evoluzione della tecnica oniromantica nel primo grande trattato di Antifonte Sofista.

Infatti egli oppose alla tradizionale interpretazione degli indovini, basata sulla corrispondenza diretta tra simbolo e realtà, una tecnica basata su analisi e complicati rovesciamenti che esaltavano l'aspetto scientifico e razionalistico di quest'arte, escludendone i profani dall'esercizio.

Sottrasse la mantica all'ambito della religione inquadrandola in quello scientifico come attività puramente razionale basata su una serie di operazioni logiche e linguistiche fondate su analogia o antitesi tra significante e significato.

Cicerone nel De divin.

II 70 scrive: "Un corridore che aveva in mente di partecipare ai giochi olimpici, sognò di esser trasportato su di una quadriga.

La mattina si recò dall'interprete, e quello "Vincerai" disse, "la velocità e la forza dei cavalli hanno infatti questo significato".

Dopo presentò lo stesso sogno ad Antifonte, ma questo "Inesorabilmente verrai sconfitto" disse, "non vedi che in quattro hanno corso davanti a te?".

Un altro corridore - e di questi e simili sogni è pieno il libro di Crisippo e anche quello di Antipatro - ma torniamo al corridore: raccontò all'interprete di aver sognato di tramutarsi in aquila.

E quello: "Hai già vinto; nessun uccello infatti vola più veloce di questa".

Ma a questo stesso Antifonte disse: "Sciocco, non vedi che sei già sconfitto? L'aquila, inseguendo e cacciando gli altri uccelli è sempre ultima."

Il ricorso ad un procedimento linguistico per l'interpretazione del sogno fu sviluppato da Aristandro di Telmesso che aveva una tecnica interpretativa estremamente artificiosa, fondata su analisi verbali, procedimenti paralogici e analogie meccaniche.

Questa tecnica diverrà poi canonica nell'oniromantica.

L'importanza della sua opera risiede nel fatto che egli non si limitò soltanto ad interpretare sogni realmente avvenuti, ma impostò un sistema di soluzioni per sogni anche solo possibili.

Aristandro espose nella sua opera un vero e proprio apparato teorico per l'interpretazione facendolo seguire dai singoli casi, il suo grave errore, a detta di Artemidoro, fu quello di non aver applicato la sua teoria alla pratica.

Aldilà di queste opere le testimonianze scritte sull'oniromantica (antecedenti ad Artemidoro ovviamente) si fanno piuttosto nebulose e frammentarie.

Sappiamo con certezza però che questo tipo di pratica divinatoria, pur godendo di grande favore, non riuscì ad inserirsi completamente tra le maglie della religione ufficiale, esprimendosi maggiormente nell'ambito popolare e privato (erano i singoli a ricorrere agli indovini perché interpretassero i loro sogni).

L'unica corrispondenza tra credenza popolare e culto ufficiale in tema di oniromantica la si può trovare nella pratica dell'incubazione: ossia nell'uso di addormentarsi in luoghi sacri preposti al culto di una divinità, attendendo che quest'ultima comparisse in sogno al dormiente per prestargli l'aiuto richiesto.

La pratica, antichissima, era probabilmente legata al culto delle divinità ctonie e conobbe la sua maggior fortuna durante la diffusione del culto di Asclepio.

Da: www3.humnet.unipi.it

17/12/2005 12:48
 
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Il Linguaggio Onirico



Nel sogno le cose che appaiono raramente rappresentano se stesse, raramente sono come sembrano: il linguaggio onirico infatti procede per simboli e immagini, evoca ricordi, esperienze, pulsioni ed emozioni profonde che albergano nel nostro inconscio.

Per Freud il linguaggio del sogno ha essenzialmente una funzione di dissimulazione dei reali contenuti inconsci: in sostanza il sogno ci difende mostrandoci sotto altra veste dei contenuti profondi che non potremmo mai accettare nella loro cruda realtà.

Per Jung ci troviamo invece nel mondo della comunicazione prelinguistica: il linguaggio del sogno è una forma di comunicazione simbolica che suggerisce messaggi di altra natura, rivela verità profonde comprensibili solo con una analisi allegorica e metaforica.

All'interpretazione dei sogni dobbiamo avvicinarci con la mente rilassata e libera da condizionamenti, attenti alle suggestioni più che alle spiegazioni razionali e soprattutto cercando di svincolarci dal significato primario delle immagini del sogno.

Raramente il sogno significa quello che di impatto sembra rivelare, ogni immagine nasconde qualcosa d'altro che dobbiamo scoprire, decifrarne dunque il linguaggio, per capire il reale messaggio: ecco che dobbiamo imparare a sviluppare questa attitudine, trasformarci in "investigatori" del sogno alla ricerca degli indizi nascosti sotto ogni elemento onirico.

Sara

Da: www.dreamsonweb.net
10/02/2007 12:31
 
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Il Paesaggio Onirico
[SM=x779330]
Al risveglio, dopo una notte ricca di sogni, abbiamo in mente molti dettagli, figure e parole, ma dopo poco tutte queste immagini fuggono lasciando solo alcune deboli tracce.

Qualcosa che può durare più a lungo e che spesso ricordiamo anche a distanza di molti anni sono certe immagini di paesaggi, queste rimangono nella memoria quando la loro forza simbolica supera ciò che nella vita reale tali luoghi hanno rappresentato per noi, quando cioè non siamo in grado di collocarli, o trovare la relazione con eventi particolari della nostra vita.

Percepiamo che sono dei non-luoghi, sono cioè tutti i luoghi del mondo e della mente fino al paesaggio interiore che vi è rappresentato e sintetizzato, da quella visione scaturisce non un ricordo ma forza ed energia.

Tali immagini spesso sfuggono, non hanno molti dettagli, ma suscitano sentimenti molto profondi, ci proiettano in uno strano stato di totalità, di congiunzione con i grandi fenomeni del mondo.

Di fronte ad un sogno di questo tipo potrebbe essere difficile spiegare dove esattamente ci trovassimo, sarà naturale dire ad esempio di aver sognato Il Mare e non di essere al mare, di aver cioè avuto l'esperienza della totalità di quell'elemento, una partecipazione al mare primitivo dell'inconscio collettivo.

Il mare è uno dei paesaggi più ricorrenti e le sensazioni dei sognatori che lo incontrano sono sempre molto profonde, si comprende così come non sia solo uno dei tanti luoghi della nostra esperienza, quanto piuttosto la scoperta della liquida e oscura profondità dell'inconscio.

La forza evocativa di alcuni paesaggi luminosi e calmi, o tormentosi ed inquietanti, suggerisce che non si tratta di un semplice scenario per poter rappresentare degli eventi ma che il paesaggio della visione onirica è il soggetto stesso del sogno, è il mondo interiore che si manifesta.
Sara.

Da: www.dreamsonweb.net

10/02/2007 12:37
 
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Il Ruolo dei Sogni nelle Società Primitive

Nell'ultimo Dreams Journal abbiamo iniziato a parlare del diverso rapporto con i sogni che si sviluppa in altre società, abbiamo visto che i sogni possono rappresentare un momento importante non solo per l'individuo, come avviene per noi, ma per la vita di un'intera comunità, nelle società primitive infatti il sogno diventa un momento di socialità fondamentale.
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I bambini in alcune comunità vengono educati fin da piccoli ad entrare in contatto e stabilire delle relazioni tra la loro vita e i sogni, il racconto e l'interpretazione del sogno diviene un momento di discussione collettiva, in famiglia e di fronte all'intero gruppo.
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Molti aspetti della vita e del comportamento sociale sono orientati sui sogni.
Presso una tribù degli aborigeni d'Australia viene celebrata la festa Kunapipi, al centro della quale troviamo il sogno.
La festa dura trent'anni, una generazione intera, e ogni anno si svolgono alcune celebrazioni.
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Alla fine di ciascun festeggiamento la comunità si riunisce e si svolge un racconto pubblico dei sogni che riguardano la cerimonia celebrativa.
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I sogni sono materia di discussione, se contengono delle proposte per la celebrazione del rituale, queste vengono introdotte e il rituale modificato.
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In questo modo il rituale della festa avrà sempre una relazione con il mondo onirico dei membri della comunità.
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Sara.

Da: www.dreamsonweb.net
05/01/2008 19:42
 
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Il Sogno nelle Culture Primitive

Come abbiamo visto nell'ultimo Dreams Journal, nella nostra società, tecnologicamente avanzata e fortemente orientata alla razionalità, il sogno rappresenta uno squarcio su un mondo istintivo, di vita primitiva, con cui abbiamo perso il contatto.

L'uomo primitivo, intendendo così anche coloro che vivono ancora in una società "primitiva" (una società che vive ancora in un ambiente naturale e che protegge la propria cultura dall'influenza del mondo "tecnologico"), ha una maggiore inclinazione a pensare per simboli, attraverso le tradizioni tribali acquisisce una conoscenza mitologica e simbolica che lo avvicina al mondo dei sogni e lo porta ad avere una relazione più profonda con la sua vita interiore e istintiva.

Uno studio sugli indiani Irochesi del Canada mostra come essi tenessero in grandissima considerazione i sogni, anzi come questi fossero una guida e un sostegno per le decisioni e la vita della comunità.

Addirittura uno dei massacri compiuti ai loro danni fu preannunciato da un sogno, alcuni profeti infatti predissero la distruzione della comunità come un messaggio ricevuto in sogno.

Ecco che il sogno apre all'uomo una visione su un'altra realtà, in alcune culture può rappresentare una forma di contatto con l'entità superiore che vigila e guida la vita degli uomini.

Dagli studi degli antropologi sulle società primitive emerge nettamente che la maggior parte delle culture primitive si sono affidate ai sogni per la loro struttura sociale e per le decisioni importanti che riguardano la comunità.
Il modo in cui il sogno entra nella vita del gruppo lo vedremo sul prossimo Dreams Journal.
Sara.

Da: www.dreamsonweb.net
05/01/2008 19:43
 
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Chi Incontriamo in Sogno?


I sogni sono spesso affollati di personaggi, figure note come familiari o colleghi, ed altri personaggi sconosciuti che si aggirano in modo enigmatico nell'orizzonte del nostro mondo onirico.

Per riuscire a comprendere qualcosa in più sugli incontri che facciamo in sogno torna utile il quaderno dei sogni di cui abbiamo parlato un pò di tempo fa.

Il quaderno dei sogni infatti può rappresentare una traccia per ricostruire il significato delle visioni oniriche, soprattutto su quei frammenti che da soli possono sembrare insignificanti, ma che possono rivelarsi utilissimi se scopriamo delle relazioni o una regolarità tra immagini e incontri dello stesso tipo.

Le domande da porsi sulle figure ricorrenti, la cui presenza in sogno ci incuriosisce o ci tormenta, o ancora ci guida verso un percorso di scoperta, ci orienteranno sui sentimenti che proviamo al momento dell'incontro, ad esempio se ispirano familiarità, amicizia, senso di calore, o terrore e bisogno di fuggire.

Passeremo poi all'analisi del loro ruolo: se sono persone conosciute hanno lo stesso ruolo e comportamento della vita reale (già questo potrebbe rappresentare una rassicurazione sulla fiducia che nutriamo verso queste persone), oppure il comportamento del sogno mostra degli spaventosi stravolgimenti?
Le ricorrenze, il fatto che siano familiari e conoscenti o figure indistinte ma con un comportamento molto caratterizzato, riveleranno molti particolari sulla sfera delle nostre relazioni, potrebbero rivelare ansie nascoste, sentimenti non confessati, paure che nella vita reale non si sono mai manifestate.

Sara.

Da: www.dreamsonweb.net
05/01/2008 19:45
 
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Nota 6 della Lettera 6 de “Il popolo dei pellerossa” di George Catlin edizioni Bompiani

*Il sonno poteva essere un momento importante nella vita dell’indiano: non una perdita di coscienza ma l’acquisto di un nuovo tipo di coscienza, un modo per comunicare con la divinità.

Ricordiamo che i sogni sovente erano all’origine del nome che poi l’individuo avrebbe portato e che, secondo certe tribù, i canti erano appresi in sogno, e che anche coloro che fabbricavano le pipe, ricevevano questo incarico per lo più attraverso un sogno.

“Per la mentalità primitiva,come si sa, il mondo visibile e il mondo invisibile formano una cosa sola.
La comunicazione tra ciò che noi chiamiamo la realtà sensibile e le forze mistiche è dunque costante. Ma in nessun caso forse si effettua in modo più immediato e più completo che nei sogni, in cui l’uomo passa e ripassa da un mondo all’altro senza accorgersene.
Questa è infatti la rappresentazione comune del sogno presso i primitivi.

L’”anima” lascia momentaneamente il suo corpo. Se ne va molto lontano, conversa con degli spiriti o con dei morti. Al momento del risveglio viene a riprendere il suo posto nel corpo. (…)
Altre volte sono gli spiriti dei morti, oppure altre potenze, che vengono a far visita all’anima mentre dorme” (Lucien Lévy-Bruhl, La mentalità primitive, Paris 1922; trad. it. La mentalità primitiva, Torino 1966).

Una puntualizzazione del problema “sogno” fra i cosiddetti primitivi si trova in Vittorio Lanternari, Antropologia del sogno. Fra l’altro citiamo:

“Ora, nessuna umana esperienza è forse più tipicamente creativa del sogno. Nessun fenomeno è più carico di potenziale imprevedibilmente trasformatore. Nessun momento è più estrosamente poetico, cioè – in senso etimologico- “poietico”.

L’imprevisto, illogico, l’impensabile, l’innaturale si mutano, col sogno, nella più disinvolta ovvietà. (…)

Tutti i popoli conoscono la distinzione fra sogni insignificanti e “falsi” - mere illusioni – e sogni significativi e veri, cioè attivi e artefici del destino” (Lanternari cit)

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