Il significato di "allitterazione"
-ALLITTERAZIONE.
Figura retorica di tipo morfologico, consistente nella ripetizione di uno o più fonemi uguali in più parole consecutive o molto vicine. Come in Petrarca: "di me medesmo meco mi vergogno", o in Foscolo: "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge". Casuale nella lingua comune (ad es. "Mia mamma mangia una mela"), l'allitterazione è frequente nei messaggi pubblicitari, dove ha la funzione di favorire la memorizzazione nell'ascoltatore. Ad es.: "Mangia le mele Melinda".-
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L'etimologia
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Allitterazione. Ritorno della stessa *lettera* iniziale in diverse parole, usato nell'antica poesia latina. P. es.:
"O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti".- Quindi Bisticcio, Giochetto di parole comincianti nello stesso modo; p. es.
amore amaro-
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A cosa serve l'allitterazione. Una ipotesi.
Tutti quanti abbiamo scritto o letto qualche volta nella vita sappiamo, più o meno precisamente, cosa è una allitterazione. I più esperti di noi, quelli che frequentano la poesia dei secoli passati, sicuramente conoscono persino la differenza di concezione tra l'allitterazione di tipo classico (in cui il fonema ripetuto è consonantico e può iniziare una parola o anche una sillaba) e quella di tipo anglosassone (sempre e solo in inizio di parola.
Qualcuno, poi, saprà anche spingersi ad affermare che il nome "allitterazione" fu dato a questo artificio retorico da Giovanni Pontano, che con questo termine volle designare una risorsa della versificazione germanica.
Ma a cosa serve l'allitterazione?
La critica degli ultimi anni ha fornito varie risposte, che analizzo brevemente.
Risposta 1. L'allitterazione (intesa genericamente come retours multipliés d'un son identique, come diceva Dupriez), ha solo la funzione di rafforzare la semantica del testo, mettendo in risalto la presenza di alcuni vocaboli (teoria, questa, sostenuta da Jakobson e dai formalisti russi).
Risposta 2. L'allitterazione, ha una funzione ritmica (esattamente come la rima e tutti gli effetti di suono, ma con un risultato ovviamente diverso), prescindendo da "ciò che significano le parole utilizzate".
Risposta 3. L'allitterazione, ha una funzione significante, poichè i fonemi ripetuti in sè evocano significati (es.: la "o" che evocherebbe parole come "oscuro", "profondo"; la "s" di "sussurro" "sensazione", etc.).
A me piace pensare che la poesia sia, prima di tutto, un "testo organizzato", che viene organizzato in primis dall'autore e in secundis dal lettore, che prolunga il lavoro di organizzazione partendo dalle proprie idee (che possono o meno coincidere con il testo del poeta). I più curiosi possono approfondire questa ipotesi leggendo La structure du texte artistique di Iuri Lotman, Ed. Gallimard, 1973.
In questo caso, dunque, l'allitterazione collaborerebbe a stabilire nessi complementari tra le parole, inducendo il lettore (se è capace di scoprirle) ad una organizzazione del testo più vicina a quella dell'autore. E, posta cosi' la questione, cominciare a scrivere una poesia è tutta un'altra avventura.
[Carlo Sanna] -
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Ma anche:
-[...]nei versi di Carducci il suono delle parole esprime quello che le parole già esprimono con il loro significato, cioè il fischio improvviso di una locomotiva a vapore:
... immane pe' l buio
gitta il fischio che sfida lo spazio.
Di fatto il suono acuto delle
i e il suono sibilante delle
s, rafforzati dall'accostamento con consonanti come
f, p e
z, suggeriscono, anche a livello fonico, l'idea del fischio che lacera il silenzio di una fredda mattina
http://www.delfo.forli-cesena.it/ssagrario/home_itg/poesia/images/allit.jpg
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