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Il Moginion: Culhwch e Olwen

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2005 15:20
18/09/2005 15:20
 
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Il Mabinogion: Culhwch e Olwen
(scusate per il titolo, mi sono mangiata parte del nome)
"Culhwch e Olwen" è il primo dei cinque racconti legati alla saga della Tavola Rotonda (gli altri sono: "Il sogno di Ronabwy", "La Dama della Fontana", "Peredur, figlio di Evrawc" e "Gereint e Enid") in cui compare Re Artù. Può essere considerato un puro racconto in stile narrativo gallese, dove Artù non è ancora investito degli influssi anglo-normanni e della tradizione francese. La trama principale è quella della "figlia del gigante" il cui più noto riferimento è "Giasone e Medea"; ma nel fitto intreccio del racconto si dipanano anche numerosi temi riconducibili a fiabe e a leggende popolari. L'eroe, Culhwch, si reca dal suo cugino germano Artù a richiedere il suo aiuto per la conquista della mano della bella Olwen figlia del Capo di Giganti. La corte di Artù, non ricorda minimamente quella dei romanzi francesi ove regna l'eleganza e la raffinatezza: è un'assemblea molto composita di fantastici personaggi possessori di incredibili virtù e raccolti dalle più diverse tradizioni.
I guerrieri nominati da Culhwch suonano come un elenco di cicli storici andati perduti ed i primi guerrieri chiamati sono Kei e Bedwir che, insieme a Gwalchmei-Galvano ritroveremo, alquanto trasformati e umanizzati, tra i più celebri Cavalieri della Tavola Rotonda. Si trovano in questo brano i recipienti magici tipici dell'Oltretomba celtico: una coppa, un corno, un paniere, delle bottiglie ed un paiolo con le loro magiche virtù o l'inesauribile provvista di cibo e di bevande, caratteristica che sarà, più tardi. anche del Graal. Essi si ricollegano alla leggenda dei tesori di Britannia che narra di tredici oggetti magici patrimonio di dei ed eroi, conservati a Caer Llion sull'Usk e da Merlino nascosti per sempre, alla vista dei mortali, nella sua prigione d'aria.
Secondo la tradizione consistevano in un spada, un canestro, un corno, un carro, una cavezza, un coltello, un paiolo, una pietra per affilare, un finimento, una pentola, un vassoio, una scacchiera ed un mantello, ognuno di essi con virtù portentose. "Il Sogno di Ronabwy" è opera essenzialmente letteraria di un ignoto autore ma ricco di talento descrittivo, che con estro originale ambienta il racconto in un sogno, trattando la storia della guerra tra Artù e Owein figlio di Uryen di Reget e della tregua che segue al massacro dei due eserciti. Parecchie contraddizioni e anacronismi evidenziano l'atmosfera del sogno, soprattutto nelle cronologie degli avvenimenti e dei luoghi, mentre la toponomastica è molto accurata.

[Modificato da Morgana La Fata 18/09/2005 15.21]

[Modificato da Morgana La Fata 18/09/2005 15.22]

"Non dire mai che non berrai a questo o a quel pozzo."

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