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Il Mabinogion

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2005 15:05
18/09/2005 13:37
 
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Note con il nome di Mabinogion, le undici storie della saga Gallese, sono tra gli esempi più importanti e artisticamente validi della letteratura celtica che, dopo la greca e la romana, può essere considerata la più remota letteratura europea: benché i più antichi manoscritti non datino oltre l'XI secolo, i testi orali, in essi tramandati, possono essere collocati in tempi premedievali, precristiani quando non addirittura preistorici.
Il nome con cui è conosciuta questa raccolta è relativamente moderno (prima metà dell'ottocento). Tre rami del Mabinogion si concludono con la formula "così termina questo ramo del Mabinogi" mentre uno solo, il primo, usa il termine Mabinogion. In gallese "mab" significa fanciullo e così la traduttrice, lady Guest, ne dedusse che la parola Mabinogi volesse dire "racconto per fanciulli" e che l'appendice "on" ne indicasse il plurale. In realtà, questo termine, in gallese non esiste e, comunque, tale titolo può essere riferito solo ai primi quattro racconti o rami e non anche agli altri, pur se rimasto nell'uso comune. Altre teorie sono state avanzate per la traduzione della parola Mabinogi: è stato notato come tale parola sia presente in un vangelo apocrifo del XIV sec. sulla gioventù di Cristo, dove traduce la parola "infantia". La più accreditata delle recenti teorie suggerisce il significato "il materiale riguardante il dio Maponos" e lo studio dei quattro rami dimostra come questi trattino la storia del padre di questo dio, ovvero di Gwri o Pryderi. A tal proposito vogliamo ricordare come la famiglia delle lingue celtiche viene suddivisa in due rami principali: il primo e più antico, comprende il gruppo dei dialetti gaelici ( irlandese e scozzese) detti anche goidelici. Il secondo gruppo comprende dialetti gallici continentali è la lingua degli abitanti del Galles e della Britannia.

La cultura del mondo celto-britannico continuò a fiorire indisturbata anche dopo l'invasione romana, iniziata con le due spedizioni di Giulio Cesare (55 e 54 a.C.), soprattutto nelle regioni più interne, fin quasi alla fine del I secolo dopo Cristo, mentre l'Irlanda, rimanendo estranea al potere romano prima, ed a quello anglosassone poi, poté mantenere intatta fino ai tempi moderni la tradizione celtica originaria.

(continua)

"Non dire mai che non berrai a questo o a quel pozzo."

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A partire dall'inizio del VI secolo a.C. e per tutto il V il mondo celtico subì una trasformazione economica e sociale, che portò alla formazione di numerosi centri di potere di signori locali e di ceti economicamente definiti che trassero vantaggi sempre più decisivi dalla cultura europea. Intorno al IV secolo i Celti erano annoverati tra le popolazioni più numerose del mondo allora conosciuto. Formatisi come nazione verso la metà del I millennio a.C. nelle regioni che si estendono a nord-ovest delle Alpi come risultato di un complesso processo sociologico durato circa cinquecento anni, essi tuttavia non formarono mai un vero unico impero, rimanendo sempre un agglomerato di tribù governate da capi o re. Doti essenziali di questi condottieri furono sempre il coraggio e l'abilità in battaglia, come pure l'ospitalità, la generosità e la magnanimità. Dovevano essere cortesi, buoni conversatori, amabili e gentili con le donne, e di tutto ciò rimarrà traccia in quei codici della cavalleria che percorrono tutta la materia di Bretagna fino ad arrivare a Re Artù e ai suoi Cavalieri della Tavola Rotonda. La narrativa, difatti, era l'intrattenimento preferito nella società celtica ed il narratore era tanto più rinomato quanto più ampio era il suo repertorio: poiché però era impossibile mandare a memoria tutte le parole, si ricordavano soltanto la trama o gli episodi più salienti, per completarli di volta in volta a seconda della necessità.
Ciò spiega gli errori, le incoerenze e le incomprensioni in cui sono stati tramandati i racconti.

Le undici storie del Mabinogion giunte fino a noi, non sono gli unici esempi pervenutici: il cyfarwydd o narratore aveva un ampio bagaglio di storie da cui attingere, derivato dal mito e dal folklore, dalla storia e dalla pseudostoria. Nel Mabinogion si trova proprio questo: il mito trasformato in magia, dove il dio si umanizza ed i luoghi un tempo ultraterreni assumono dimensioni tangibili; i suoi racconti sono dunque ben lontani dalla storia, essi sono narrativa d'invenzione, fiabe popolari, favole, in cui sono confluiti tutti i motivi appartenuti ad un più antico repertorio culturale di diversi popoli.

I racconti del Mabinogion sono conservati nella Biblioteca del Jesus College di Oxford in due raccolte gallesi: il Libro Bianco di Rhydderch (Llyfr Gwyn Rhydderch), scritto intorno al 1300-1325, ed il Libro Rosso di Hergest (Llyfr Coch Hergest), che si fa risalire al 1375-1425. Solo il secondo appare però completo, mentre nel Libro Bianco attualmente si trovano solo tre racconti ed in forma frammentaria. Ai quattro rami del Mabinogion propriamente detto (i primi quattro titoli della raccolta) si affiancano altri racconti di origine ed epoche differenti, cinque dei quali legati al ciclo di Re Artù.
"Non dire mai che non berrai a questo o a quel pozzo."

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