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All'ultimo respiro

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2004 00:35
21/12/2004 19:55
 
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imbrattatele
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Vedere la vita con i suoi occhi, che, tra l’altro, non l’hanno mai vista.
Lei andò via in un soffio, tradita da un respiro accelerato.
E’ stata scandita anche dalle mie mani in eccessivi scatti fotografici, che non furono mai abbastanza, quasi con il tentativo infantile di trattenerla un attimo in più.
A molti, a tanti, a tutti, insegnò a sentire la vita, perché i suoi occhi non distinguevano la luce dalle ombre, i colori e le forme, per lei tutto era semplicemente esistente.
E il mondo neppure lo ha mai veduto, certo lo ha forse intravisto dai racconti altrui, dalle vite altrui. E degli altri doveva fidarsi, nelle piccole cose, nelle grandi cose.
Ha assaporato nel dolce e nell’amaro, ogni cosa più intensamente di chi si crede completamente vivo e anzi si nasconde dietro lenti scure per non essere abbagliato da tutta questa forza che c’è e che chiama anche nel fango, anche nella notte.
Per lei le immagini non erano disegni o tonalità in movimento, per lei erano suoni, odori, sapori, contatto. Ogni parola infondo era una strada per camminare sul mondo che non si imprimeva sulle sue sterili retine.
Senza volerlo ha insegnato a chi era intorno a lei, a usare le parole, perché potessero al meglio arrivargli dritte nella mente e nel cuore, le immagini che non avrebbe mai avuto.
Senza volerlo ha insegnato a essere sensibili e ricettivi, per captare anche il più invisibile dei brividi.
I suoi occhi erano bui, ma non vuoti: erano pieni di vita, di fantasmi, di incoscienza, di audacia, di passati che mai saranno conosciuti.
Ha raccontato storie che inventava, per i bambini, con la sua fantasia, perché non le poteva leggere e ai suoi tempi nemmeno le dita erano istruite per parole in rilievo.
Si è inventata passati migliori di quelli vissuti per consolarsi.
Con i piedi forse non ha viaggiato molto, ma con tutte le persone che ha incontrato ha avuto la possibilità di andare molto più lontano di tanti che, pur muovendosi, stanno sempre fermi, incentrati su se stessi.
Cucinava in modo appassionato facendo la differenza nelle piccole cose, e altrettanto faceva l’amore, cosa di cui negli ultimi disincatati anni si vantava sorridendo con la maliziosità permessa della sua età. Sistemava Evelyn, la mia babmbola con affetto e tenerezza, amava le foto che mai ha visto. Ha tenuto fra le mani le mani dei miei amici e dei miei amori, e, in cambio di calore, sorrideva, dolcemente.
Nonostante tutto, ha avuto degli amori, un marito, quattro figli, sei nipoti, un bis nipote. Di quest’ultimi non si è stancata mai di ascoltare tabelline, verbi latini, nomi di registi lontani e impronunciabili.
Non era la madre dei suoi figli solamente, era una madre e per tutti aveva sempre un pensiero di dolcezza e premura.
Sapeva sorridere, specialmente di sé, con la stessa forza con cui a volte la prendeva il dolore.
Ha ricordato con la sua stessa vita che la vita appunto non è facile. La vita è difficile, ma bella, per quelle piccole vittorie che alla fine restano, mentre le sconfitte, i baratri, nel gran finale si perdono dal conto.
Lei guardava i visi degli altri con le mani, sfiorandoli e comprendeva il cuore ascoltando. Vedeva gli sguardi con il cuore.
Amava ascoltare romanzi, ascoltare film, ma soprattutto ascoltare la gente.
Ha raccontato la Storia trasmettendo la sua storia, su un Ponte Vecchio che odorava di polvere da sparo e di una notte di S.Lorenzo e di stelle che lei non vedeva, ma la speranza anche se non si vede c’è e divenne certezza di Liberazione.
L’altra sera se ne è andata, in un soffio: era nel sangue, come quattro mesi fa. Quattro mesi fa cadendo si fece un po’ male, la stanza odorò di morte, ma non era ancora il suo ultimo momento. Sembrava una bambina, piccola, attaccata a se stessa, a invocare i nomi di chi sempre è vissuto con lei.
Era l’inizio della fine. L’altra sera il suo cuore ha fatto un battito di troppo e nella notte magnetica se ne è andata, sotto gli occhi di chi l’amava.
Si potrebbe immaginare che in un mondo perfetto adesso finalmente lei ci guardi, ci veda come siamo, come mai ci ha visti e che sia allegra.
Dire che ho trascorso tutta la vita con lei, ogni notte, ogni giorno, è dire poco.
Era la madre di mia madre, era la nonna che pettinava le mie bambole, che faceva il sugo migliore del mondo, che amava venire in macchina con me, che rideva quando tornavo da lavoro, che cantava tra tristezza e allegria la vita che gli scorreva tra le rughe.
Certe cose di lei non le saprò mai.
Certe cose di lei hanno girato vestite in parole anche qui.
Certe cose di lei saranno sempre in ciò che io sono.
Certe cose di lei sgorgano dagli occhi come lacrime, altre le asciugano. Questa linfa che esce forse non sarà mai perduta. Questa linfa che esce annaffierà le cose morte dentro, per farle rinascere in nuovi germogli di future stagioni.
( A mia nonna )

Erikal.
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La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)
22/12/2004 23:17
 
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imbrattatele
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Una sensibilità..
.. straordinaria la tua, nell'aver colto tutti questi sentimenti e questa esperienza di vita, e nell'averla scritta così bene, così intensamente quasi che tutti i sentimenti che tu hai provato io che leggo queste tue parole li condivido. Vedo le imaagini che tu hai visto e sento quel calore umanoche tu stessa hai provato. Se potessi scegliere come essere ricordato mi piacerebbe veramente che qualcuno dei miei nipoti o bis nipoti possa trovare il tempo e il modo per scrivere con uguale chiarezza la mia vita in poche righe di un intensità che è magia.

Loshrike.
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Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
23/12/2004 00:35
 
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art friend
imbrattatele
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e quindi
coccolosamente, mi hai detto cose molto importanti... :))
Grazie loshino ^_^ per come leggi ;)
Eri

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