È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Umberto Giomboloni

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2007 16:02
06/05/2007 16:02
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Umberto Giomboloni
[Non Registrato]
LA SCARSA FENOMENOLOGIA ITALIANA CIRCA I TELETRASPORTI UFOLOGICI.
Nico CONTI

Il primo caso italiano che possiamo inserire nella categoria del teletrasporto di tipo ufologico è quello avvenuto a Giovanni Aquilante il giovedì 9 dicembre 1954, alle 6.00 del mattino in piena ondata-1954. I giornali parlano di rapimento da parte di "marziani".
Come tutti i giorni Aquilante, poco più che cinquantenne è andato al lavoro nei campi, ma quel giorno la famiglia lo aspetta invano per l'ora di pranzo.
Passano così quarantotto ore di angoscia.
Queste ore vengono descritte in tre brevi paginette dall'inchiesta di Enzo Cammarota e Umberto Telarico, nel 1974, quando intervistano il figlio Andrea, venti anni dopo.
Ma i giornali già all'epoca avevano offerto gli stessi dettagli della storia vissuta da Aquilante.
L'allora giovane figlio di Giuseppe Aquilante, la sera stessa della scomparsa del padre, con il fratello ed un'altro membro della famiglia, tornano da un giro di inutili ricerche nelle campagne dei dintorni.
Giunti nei pressi della loro abitazione vedono, oltre un muretto, due figure umane dagli occhi fosforescenti.
Restano agghiacciati dalla visione, e solo Andrea tenta di inseguire le due ombre dopo qualche attimo di perplessità.
Ma, saltato il muro, deve constatare con stupore che le due figure sono scomparse.
Su consiglio di Don Pasquale, il parroco del paese, vengono avvertiti i carabinieri.
Giovanni Aquilante rientrerà solo il mattino dopo alle 6.00 circa, la stessa ora in cui era solito andare a lavorare nei campi.
E' in stato di shock e dice di aver fame, ma non è stanco per niente, e non risponde ai figli e alla moglie che gli chiedono cosa sia successo.
Un particolare colpisce tutta la famiglia: durante i due giorni di assenza del loro congiunto ha quasi ininterrottamente piovuto, ma nonostante questo Giovanni è rientrato perfettamente asciutto dalle punta delle scarpe fino alla cima dei capelli.
Giovanni darà la sua versione dei fatti ad un altro congiunto solo qualche ora dopo.
Quel mattino dice di essere uscito per andare nei campi come al solito, quando all'altezza del casello ferroviario di Gricignano D'Aversa, da un cespuglio sono sbucati all'improvviso, due individui nani vestiti "come l'arcobaleno", che lo hanno preso per mano e trasportato in cielo.
I due sembrano inoltre elastici, in certi momenti appaiono nani , mentre in altri sono come dei giganti (1).
Al Giornale di Napoli, il 13 dicembre 1954, G. Aquilante conferma: " Mi sembrava di volare non di camminare, tanto che non sentivo la stanchezza ed il peso del mio corpo" (2).
G. Aquilante non ricorda come ha trascorso quelle quarantotto ore, secondo il figlio Andrea egli ricorda solo i due individui, mentre lo trasportano per il cielo, per lasciarlo poi nelle immediate vicinanze di casa.
Il figlio Andrea smentisce categoricamente che il padre sia fuggito come scritto dalla stampa dell'epoca (1).
Secondo il Giornale di Napoli : "Essi lo costrinsero a camminare per 48 ore in luoghi sconosciuti...."
Conclude il quotidiano: "Quando già il timore stava per invadere la popolazione dei Comuni viciniori che, saputo della scomparsa di Aquilante, temevano avesse fatto la stessa fine dell' uomo scomparso qualche anno fa nello stesso Comune di Gricignano e trovato morto orrendamente sfigurato in un covone di fieno, ecco che l'Aquilante fa ritorno a casa e racconta ai suoi otto figli...".
Aquilante che non aveva né dormito né mangiato non solo non era stanco, ma non aveva neanche fame (questa identica versione viene data anche da "Il Mattino" del 13 12 1954)(1).
Un corrispondente del Mattino, diffonde in seguito la notizia alla stampa nazionale, che invia in quei giorni altri giornalisti ad intervistare G. Aquilante (1).
Le autorità locali in quei giorni avrebbero cercato di dimostrare con ogni mezzo che si era trattato di un fenomeno di allucinazione di cui è stato vittima sia il contadino che i figli (3 p.7).
Il Giornale di Napoli non manca di avanzare l'ipotesi che il contadino abbia bevuto al momento della scomparsa (2).
Del resto lo stesso Don Pasquale, che all'epoca dei fatti invitava i figli a relazionare la loro esperienza e la scomparsa del padre ai carabinieri, intervistato venti anni dopo davanti agli ufologi Enzo Cammarota e Umberto Telarico, cercherà di ridimensionare i fatti dicendo che sono tutte sciocchezze, e che i fatti dovevano attribuirsi allo stato mentale di Aquilante e al fatto che egli era dedito al bere.
Il figlio Andrea invece ha assicurato che il padre prima della sconcertante esperienza, non era ritenuto affatto un alcolizzato e tanto meno un alienato mentale.
Andrea stesso, insieme a due congiunti, ha ammesso di avere avuto uno strano incontro con due esseri , nelle vicinanze dell'abitazione, proprio durante le ricerche.
Aggiunge inoltre che il padre non si riebbe mai più da tale esperienza, restandone traumatizzato per il resto della sua vita, sia mentalmente, cadendo da allora in uno stato confusionale continuo, che fisicamente, per un difetto del linguaggio.
Inoltre il padre ha vissuto gli anni successivi la sua esperienza nel terrore continuo di essere catturato da "quegli individui", terrore che non lo abbandonerà fino alla morte.
Successivamente all'incredibile esperienza il padre di Andrea fu soprannominato dai compaesani " Giovanni nella luna" (1).

Un altro caso, avvenuto pochi mesi prima dell'inizio della lunga saga del caso Zanfretta, il 21 Agosto 1979, riguarda la signora Clara Danè di Ceparana, La Spezia.
Non sono ancora le 5 del mattino quando, accompagnata dal suo cane, sta partendo in auto per andare ad acquistare il pesce fresco per il suo negozio, come tutti i giorni.
Nota allora che alcune luci di casa sono rimaste erroneamente accese.
Lascia l'auto in moto, ma quando ritorna sui propri passi, viene bloccata da un grosso oggetto volante, scuro, che staziona a circa quindici metri dal suolo.
L'oggetto dal fondo tondo ed una cupola conica, emette cinque fasci di luce bianca molto intensa.
Un ronzio attraversa l'aria sempre più intenso.
Il cane rimasto in auto ringhia ed abbaia.
L'oggetto esegue alcuni rapidi movimenti verso l'alto.
A questo punto il ricordo della testimone si interrompe.
La testimone si ricorderà solo di essersi ritrovata in auto, lontana almeno un chilometro da casa, davanti alla chiesa di Ceparana, il cane ancora agitato ed il motore dell'auto spento e freddo (4 pp. 22-23).

Più articolati sono gli stessi fatti così come vengono riportati dall'inchiesta dell'associazione ufologica GORU.
Quel giorno tra le 5.55 e le 6.03, la signora Clara Danè in Rolbi è pronta per recarsi in negozio.
Abita in una villa di nuovissima costruzione, insieme al marito Giancarlo Rolbi, in località la Giustiniana a circa 12 chilometri in linea d'aria a nord est di La Spezia.
La giornata è bella, il cielo sereno e spira una leggera brezza che è di sollievo per il caldo afoso della notte appena trascorsa.
Il marito è già uscito alle 5 di mattina per andare a comprare il pesce fresco al molo di La Spezia per la sua pescheria.
La signora Clara apre il garage, ne fa uscire la propria Mercedes Diesel 350 SE, dopo avervi fatto salire il proprio cane, sui sedili posteriori.
Poi chiude il garage dopo aver parcheggiato l'auto ad una decina di metri.
Tornando all'auto nota il suo cane Tom in preda a grande agitazione, che ringhia e abbaia contro i finestrini, come per tentare di uscire. Non ci fa troppo caso e torna sui suoi passi per spegnere le luci lasciate accese in giardino.
Lascia il motore dell'auto acceso.
Aziona l'interruttore del giardino ma constata quasi subito il persistere di una luce "rosea". Si gira, vede le lampade spente in giardino, ma contemporaneamente vede anche a circa sei metri d'altezza sulla cima degli alberi del vicino boschetto, uno strano veicolo librato in aria e perfettamente immobile.
E' immobilizzata dalla sorpresa.
L'oggetto si presenta di forma circolare, di colore grigio scuro, la parte inferiore perfettamente piatta, ma non levigata, piuttosto "grezza e porosa".
L'oggetto attorno al bordo esterno ha dei "grossi fori circolari", nove, dai quali fuoriesce una forte luminosità arancione.
Dalla parte inferiore fuoriescono cinque raggi, uno centrale più grosso e quattro disposti simmetricamente intorno al fascio centrale, tutti di luce bianca tipo "neon", perfettamente delimitati, ma la cui luce non illumina le cime degli alberi sottostanti.
La parte superiore del "disco" ha una "cupola trasparente" alla cui sommità si erge un "cono", pure trasparente.
Il "veicolo" emette un fastidioso ronzio simile a quello prodotto da un "grosso sciame di zanzare".
La signora Danè è meravigliata ma non agitata, e continua a guardare lo "strano veicolo" alla ricerca di qualche sigla o contrassegno per una possibile identificazione. All'interno della cupola non vede nessuno, e ritenendo che ciò sia dovuto alla prospettiva, prova a risalire qualche gradino della scalinata. Ma gli alberi del bosco le impediscono di osservare bene l'oggetto.
Ridiscendendo nuovamente la scalinata prova la netta sensazione di "essere continuamente osservata dal veicolo".
Intanto il cane all'interno dell'auto pare letteralmente impazzito, mentre il ronzio dell'oggetto, che continua ad essere sentito dalla signora Clara, aumenta fino a diventare insopportabile all'udito.
Il veicolo compie uno scatto verso l'alto di parecchi metri per poi ristabilizzarsi, quindi fa ancora altri tre scatti di seguito, sempre verso l'alto.
Questa è l'ultima cosa che la testimone ricorda.
La sua osservazione è durata circa tre minuti.
Quando la donna riprende conoscenza, non è più ai piedi della scalinata della sua villa, ma seduta all'interno dell'auto con il motore fermo, e parcheggiata a pochi centimetri dall'entrata della chiesa di Ceparana ad un chilometro dalla sua abitazione.
Sui sedili posteriori il cane continua a guaire ed ululare come se fosse stato maltrattato.
La signora scende dall'auto per cercare di capire, e si appoggia al cofano dell'auto che è freddo.
Come è giunta fino a lì, non ricorda.
Un grosso pezzo di quella strada non è asfaltato e si può percorrere solo a passo d'uomo. Insomma un chilometro di strada che per le sue condizioni non è possibile percorrere in soli cinque minuti.
Gli inquirenti del GORU (di cui ignoriamo i nomi per questa inchiesta) escludendo che la signora abbia potuto percorrere spericolatamente ed in stato di completa incoscienza il tratto di strada, si domandano se non si trovano di fronte ad un caso di teleportation in "scala ridotta".
Nessuna conseguenza fisica sembra essere derivata dall'accaduto, fatto salvo una sensazione di "gran forza fisica" e di "euforia" che, per alcuni giorni, la testimone ha vissuto.
Il cane è invece rimasto agitato per tutto il giorno.
La signora Danè per un istante ha pensato trattarsi di qualcosa di "terrestre" o di una "sonda militare", ma non trovando nessun contrassegno si è convinta poi che "quello strano e meraviglioso marchingegno che l'affascinava non poteva essere assolutamente una cosa di questa terra, troppo perfetto, troppo affascinante" (5).

Interessante è il caso di Umberto Giomboloni avvenuto nell'entroterra chiavarese il 3 dicembre 1981.
Riguardo U. Giomboloni il giornale "Il Lavoro" del 9 dicembre di quell'anno titolava : "Camion rapito dagli Ufo pochi momenti di terrore ; U. Giomboloni alla guida del suo mezzo sulla strada di Né si è visto "trasportare" a quindici chilometri di distanza oltre a riportare misteriose bruciature".
Per inciso l'inquirente Marco Raffa constaterà che la distanza era in realtà di 8 chilometri circa.
Durante il suo tragitto il testimone ad un certo momento avverte uno stato di confusione, tutta la zona attorno al camion è illuminata a giorno e fuori dalla cabina vede sette fiammelle in fila, divise in due gruppi che lo chiudono.
Il camionista non ricorda più niente se non la paura e la perdita si controllo del camion mentre la luce lo avvolgeva e gli impediva di vedere la strada, per ritrovarsi infine distante dal luogo di inizio dell'esperienza (6).

Per questo quarto caso, più che di teletrasporto dovremmo parlare di un "tentativo" di teletrasporto.
I fatti raccolti dall'inquirente Moreno Tambellini, sono avvenuti il pomeriggio alle 18,15 del martedì 28 ottobre 1986, quando il cielo non è ancora buio.
Due coniugi, il signor B.I. di 54 anni e la moglie E.M. di 51 , stanno percorrendo la statale Aurelia in direzione di Viareggio, quando all'altezza del passaggio a livello del Varignano in località "Bicchio" notano in cielo sopra di loro un enorme oggetto triangolare.
I due viaggiano ad una velocità di circa 60 chilometri all'ora.
L'oggetto che pare a 300 metri dal suolo ha quattro grandi intense luci gialle, due situate su un vertice e le altre due situate sui rimanenti angoli.
Per circa un minuto i due coniugi possono osservare l'oggetto che staziona, nero ed immobile quasi sopra la loro verticale, poi ad un tratto quando la loro auto transita esattamente allo zenit dell'oggetto, un fenomeno, che l'inquirente identifica come di probabile natura magnetica, associato ad un forte boato ha "sconquassato" l'auto ed i suoi passeggeri, che si sono visti sballottati in alto ed in basso, con sensazioni "simili a quelle provate sulle montagne russe", tanto che l'auto sembra essere "impazzita".
Il motore aumenta di giri, ma al contempo la velocità diminuisce fino a 20 chilometri all'ora.
La parte posteriore dell'auto si solleva dalla carreggiata, per poi ricadere bruscamente, ed è in quel momento che i coniugi avvertono uno spiacevole vuoto allo stomaco.
In quel momento l'oggetto che per un attimo è stato fuori dal campo visivo, ricompare sopra di loro per sfrecciare a notevole velocità sopra le Alpi Apuane.
L'auto durante l'esperienza ha percorso circa 300 metri.
Fortemente impressionati ed intorpiditi i due testimoni si recano a sporgere denuncia presso la pattuglia del Nucleo Radio mobile e poi, dopo aver raccontato i fatti, rientrano a casa.
Quella notte non riescono a prendere sonno e sia il marito che la moglie avvertono continui dolori alla testa come una forte nevralgia.
Questi disturbi perdureranno diversi giorni.
Tabellini osserva che quella stessa sera diverse altre persone hanno osservato una strana luce nel cielo.
Pochi giorni dopo un fortissimo boato viene udito da Torre del Lago fino a Viareggio e subito i centralini di Carabinieri e Polizia vengono presi d'assalto; l'ipotesi più accreditata è il "bang" di un jet militare (7 pp. 3-4).

Il caso che riporto ora, così come il caso Scorzè, è stato inchiestato dall'ufologo Antonio Chiumiento allora ancora presidente del CISU (Centro Italiano Studi Ufologici).
Di quello che la stampa definisce "incredibile episodio" sono protagonisti tre turisti di Gorizia.
Il fatto è accaduto la sera del 7 Agosto del 1987, poco dopo le 23 (8 p. 82)
In quei giorni gli avvistamenti di Ufo si sono susseguiti con notevole frequenza (9).
Il terzetto sta percorrendo in auto una strada di montagna nei dintorni di Pordenone.
Il cielo è sgombro di nubi ed il vivido chiarore della luna piena si riflette sui boschi e sui prati, conferendo al paesaggio un "aspetto irreale" (8 p. 82).
Sono sulla strada che porta da Barcis a Cimolais (9).
La strada è stretta e tortuosa, incassata tra due pareti di roccia e deserta (10).
D'un tratto, lungo un breve rettilineo in salita, gli occupanti dell'auto sono letteralmente investiti da "un fascio di luce rossastra, potentissima ed abbagliante". Contemporaneamente il motore dell'auto comincia a perdere colpi ed in pochi secondi si spegne.
"Inebetiti", i tre scendono per vedere da dove proviene il raggio che è proprio puntato su di loro. Si trovano di fronte un oggetto scuro, sospeso nel vuoto a poche decine di metri di altezza.
Sembra lungo circa 8 metri ed ha la forma di un disco, (8 p. 82) o altrimenti lenticolare (9), secondo le versioni.
I malcapitati sono quindi presi dal panico e si chiudono dentro l'abitacolo dell'auto che è illuminato a giorno.
Rimangono così attaccati ai sedili con gli occhi sbarrati, per una decina di minuti.
Quando poi la luce si spegne di colpo il motore si riaccende. Passato lo spavento i tre si sono poi affacciati ai finestrini: l'Ufo non c'è più.
Il paesaggio intorno a loro è completamente cambiato: senza che se ne siano accorti sono stati trasportati, per novanta chilometri, fino alla periferia di Udine (8 p. 82), a San Clemente del Friuli (9).
Non solo "Il Gazzettino" ha parlato del caso il 9 Agosto, ma anche altri giornali a livello nazionale: "Il Giornale Nuovo", "La Stampa ", "L'Unità" ed il "Corriere della Sera" .
Mentre"Il Gazzettino" parla nel titolo di macchina "spinta" da un raggio di un "Ufo", gli altri giornali parlano di "trasporto", per il resto i contenuti della notizia sono identici, fatto salvo "L'Unità" che accenna ad avvistamenti Ufo nelle Marche e a un oggetto che "ha tirato fuori le zampe" in Abruzzo (Fonte: Ufo Job Register di Renzo Cabassi).
Ciò su cui Chiumiento ed i giornali insistono è il fatto che i testimoni non siano stati ubriachi, o abbiano bevuto quella sera, inoltre si sottolinea il fatto che sono impiegati, dipendenti dello Stato, gente con una reputazione da difendere, e che non ama esporsi al ridicolo per esibizionismo o gusto della pubblicità (8 p. 82).
Il giorno dopo all'Ospedale di Pordenone (forse accompagnati dallo stesso Chiumiento), sarebbero stati trovati affetti da congiuntivite, e tutti accusano inspiegabili conati di vomito (9), o più semplicemente uno stato di nausea, a seconda delle versioni (10).
Il presente caso ha sollevato diversi dubbi nell'ufologo Paolo Fiorino, dubbi che sono tuttora in fase di approfondimento poiché il caso sembra mostrare scarsa affidabilità, a seguito delle prime verifiche.



Note bibliografiche

1) Inchiesta di Cammarota Enzo e Telarico Umberto, Gricignano D'Aversa (Napoli), 26 Luglio 1974.
2) Giornale di Napoli , "L'avventura di un contadino; Ha incontrato due 'Marziani' nelle campagne di Gricignano", 13 Dicembre 1954.
3) Giornale "Il Gazzettino"," Sorprendente fenomeno di autosuggestione; 'Sono stato rapito dai marziani' racconta un contadino di Aversa" Padova, 14 dicembre 1954.
4) Ferrari Sergio e Maggi Paolo, "Gli Ufo in Italia", L'Airone Editrice, 1998.
5) Inchiesta dell'associazione GORU (La Spezia) sul caso "C. Danè- La Giustiniana-Ceparana", 1979.
6) Inchiesta di Mazza Marco, Via P. Maddalena 6/7 , Lavagna; " Intervista al testimone U. Giombolone del 9 Dicembre 1981".
7) Tambellini Moreno , S.H.A.D.O. Centro Ricerca Ufologica (Lucca), "Oggetto: Indagini su casi di avvistamenti UFO o presunti tali accaduti nella Prov. di Lucca nei mesi da agosto ad ottobre" , 1986.
8) Marini Luigi , "Trasportati da un Ufo per 90 chilometri", Giornale "La Domenica del Corriere", 10 settembre 1987, nr. 37, 1989.
9) Il "Giornale D'Italia", lunedì 10 e martedì 11 agosto 1987.
10) Petto Leopoldo, "Pordenone. A 600 km all'ora "spinti" dal raggio di un Ufo", Giornale "Il Gazzettino", domenica 9 agosto 1987.

Ringraziamenti
Roberto Labanti per la raccolta di diversi testi contenuti nella bibliografia e quindi a Paolo Fiorino, per la raccolta ragionata e documentatissima della casistica italiana.
Infine, Giuseppe Stilo, Edoardo Russo, Renzo Cabassi, Marco Orlandi.


Ultimo aggiornamento 18 giugno 2004





Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:27. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com