Gli errori più grandi e frequenti
A) Celtia
Il più grande di tutti e quello che, purtroppo, non accenna mai ad andarsene, riguarda il nome della nostra bella terra.
Il 99% dei celti che bazzicano sull'Isolona Britannica, da Nord a Sud, parla di Celtia, divenuta poi, non si sa bene come "Keltia" o, nel peggio re dei casi, Kelthya. Ora perdonatemi, ma soprattutto per quest'ultimo nome mi viene da piangere.
La parte migliore arriva poi quando gente che proviene dalle Gallie dice di non avere origini celtiche. Al che mi viene tanta voglia di mettere loro una coroncina in testa ed offrirli alla Dea (come gentilmente proposto dalla mia bella figghia), oppure appenderli a testa in giù e sacrificarli a Hesus.
Perché dire "Celtia" è un errore?
Perché la Celtia come regione geografica non è mai esistita. Le popolazioni che oggi si chiamano celtiche non ebbero mai una vera e propria unità. Prima dell'invasione romana si definivano "gente di questa o di quella tribù".
Le tribù che vivevano nell'attuale Francia, nella pianura Padana, nella zona fino alla valle del Reno, nelle isole Britanniche, in Irlanda, erano tutte "Celti".
E' stato in particolar modo nel XVII/XVIII secolo che si è iniziato a parlare esplicitamente di Celti ed il vero Celtic Revival è avvenuto ad inizio del Novecento, in Irlanda, grazie all'opera di William Butler Yeats e Lady Augusta Gregory, i fondatori dell'Abbey Theatre a Dublino.
L'iniziativa era finalizzata al recupero della tradizione irlandese, per infondere nella gente un senso di appartenenza ad una popolazione, un senso di familiarità con gli altri irlandesi che si battevano per l'indipendenza e non per l'unione con la Gran Bretagna.
In poche parole la Celtia non è mai esistita ed una persona del tempo non avrebbe mai detto "il sono celta"; avrebbe piuttosto detto "io sono del clan...", "io sono cantio".
B) La scrittura
Per esigenze pratiche in celtic si usano sempre le missive. Il teoria, a mio avviso, dovrebbero essere tutte off, oppure risultare come "proclami diffusi dai messi".
Ad ogni modo non è questo che importa
Una cosa raccapricciante, dal mio punto di vista di sacer e di mezza fanatica ( :tesemat: :mah: ) è vedere druidi che scrivono ç_ç, soprattutto che scrivono i loro appunti.
La tradizione si tramandava solo ed esclusivamente oralmente. Non che proprio non si sapesse scrivere, anzi; con l'infittirsi delle relazioni con romani e greci si fece necessario poter comunicare con loro, anche un po' alla loro maniera.
I druidi però non scrivevano per due motivi:
1) non rendere la dottrina fossilizzata, ma far sì che potesse essere adattata ai tempi. Uno dei principi chiave del druidismo è il continuo mutamento delle cose. Non per altro uno dei simboli più importanti è la spirale che, se gira nel senso del sole, simboleggia appunto l'espansione e la trasformazione.
2) mantenere il controllo. La persona istruita poteva meglio...controllare situazioni e persone. Se tutti avessero saputo tutto, che misteri ci sarebbero stati (sotto un certo punto di vista)?
C) Il valore della parola
Il Suono è una delle manifestazioni dello Spirito, dell'Assoluto, dell'Uno. Lo era ai tempi e lo è ancora (ad esempio se si considera il "Verbo").
Tutto, come detto sopra, era fatto oralmente. Ci si fidava della parola data e non si sarebbe mai e poi mai infranto un giuramento, onde evitare di essere folgorati o deformati. Nella zona del Torinese e del Valdostano, ad esempio, si diceva che chi avesse mentito sarebbe stato deformato in una parte del corpo, soprattutto il volto e le gambe. Da qui viene poi il detto "le bugie hallo le gambe corte", oppure la storiella del naso di Pinocchio.
I Romani marciarono molto su questo fatto. I contratti avvenivano sempre e solo oralmente e ci sono stati parecchi casi in cui i romani hanno giurato che avrebbero pagato da morti. Ora non prendete i celti come degli storditi; considerate la discendenza ed il fatto che essi, a diffirenza dei romani, credevano nell'immortalità dell'anima. (ghghgh).
Sapete che mi viene in mente? Quella favoletta in cui un personaggio mette per iscritto che pagherà domani il cavallo al suo amico. L'amico va ogni giorno a chiedere i soldi e l'uomo gli mostra il contratto ripetendo, ogni volta "domani ti pago".
Shamayah
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"Un uomo sulla luna non sarà mai interessante come una donna sotto il sole..."
La cosa più ingiusta della vita è come finisce.
Voglio dire: la vita è dura e impiega la maggior parte del nostro tempo...
Cosa ottieni alla fine? La morte... Che significa! Che cos'è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto? Credo che il ciclo vitale dovrebbe
essere del tutto rovesciato. Bisognerebbe iniziare morendo, così ché ci si leva subito il pensiero. Poi, in un ospizio dal quale si viene buttati fuori perché troppo giovani. Ti danno una gratifica e quindi cominci a lavorare e per quarant'anni, fino a ché sarai sufficientemente giovane per goderti la pensione. Seguono feste, alcool, erba ed il liceo... Finalmente cominciano
le elementari, diventi bambino, giochi e non hai responsabilità, diventi
un neonato, ritorni nel ventre di tua madre, passi i tuoi ultimi nove mesi galleggiando, e finisci il tutto con un bell'orgasmo.
Woody Allen