LA CULTURA DI GOLASECCA
La civiltà di Golasecca è ritenuta la più antica traccia di popolazioni celtiche sul territorio italiano (ed importanti studi stanno conferendole sempre maggiore rilevanza sul piano della storia dei Celti in Europa). Recentissimi ritrovamenti di alcune iscrizioni leponzie (lingua anche dei Golasecchiani e degli Insubri, e non solo dei Leponzi) hanno definitivamente messo in luce l'origine celtica di Golasecca.
La tradizione storica riteneva che la cultura golasecchiana fosse assolutamente autoctona e che furono proprio i Celti, 388 a.C., a causarne il decadimento e la scomparsa.
DOVE?
La cultura di Golasecca si sviluppò in un'area piuttosto contenuta, e delimitata:
- a nord dallo spartiacque alpino;
- a sud dal fiume Po;
- ad est il fiume Serio;
- ad ovest dal fiume Sesia.
Sulle colline delle Corneliane, al Monsorino e al Galliasco, nel territorio del comune di Golasecca (VA) ai primi dell'800 furono ritrovati i primi reperti, che inizialmente vennero frettolosamente interpretati come testimonianze di una battaglia tra Annibale e Scipione nel corso la Seconda guerra punica:
l'abate G.B. Giani (1788-1857), archeologo e studioso locale che per primo riportò alla luce i reperti Golasecchiani, si lasciò fuorviare dall'interpretazione di fine '700 di Carlo Amoretti, e solo nel 1865 Gabriel de Mortillet corresse tale interpretazione, attribuendo i manufatti ad una civiltà autonoma preromana.
Le principali aree dei ritrovamenti della cultura di Golasecca sono situate lungo le sponde lombarda e piemontese del Ticino e nei dintorni di Como e di Bellinzona, ma l'area interessata al suo sviluppo coprono parte della Lombardia occidentale, del Piemonte, del Canton Ticino e della Val Mesolcina nei Grigioni.
QUANDO?
La civiltà di Golasecca copre un periodo che va dal IX al IV secolo a.C. (la prima età del Ferro), e rappresenta dunque uno dei primi ceppi celtici europei.
COSA E' STATO RITROVATO?
Tutte le informazioni che abbiamo sui Golasecchiani derivano dalla grande quantità di tombe ritrovate nella zona di Sesto Calende, Golasecca e Castelletto Ticino. In esse sono stati ritrovate urne chiuse da una ciotola, da un ritaglio di cuoio o da un pezzo di legno entro cui erano riposte le ceneri dei defunti cremati in pire erette nei pressi delle sepolture e costituite da legni di quercia, olmo, frassino e faggio (come dimostra l'analisi dei carboni).
Le indagini osteologiche hanno rivelato che le ossa da porre nella tomba venivano selezionate dal rogo funebre per motivi probabimente rituali.
La necropoli di Monsorino (la più nota) è databile tra la metà
del VII e la metà VI secolo a.C.: le tombe più antiche erano a pozzetto o a fossa foderata di ciottoli, mentre quelle più recenti a cassa di pietra. Nel sepolcro venivano posti diversi oggetti, espressione della posizione sociale e della ricchezza del defunto.
I cromlech, tumuli di terra circolari del diametro variabile fra i 3 e i 10 metri, raggruppavano più di una tomba forse in base alla famiglia. al lignaggio o al ruolo sociale.
Il cromlech era un recinto esterno costituito da un cerchio di pietre spesso preceduto da un corridoio di accesso (vedi immagine a sinistra) P. Castelfranco nel 1870 portò alla luce 130 tombe sulla sponda sinistra del Ticino ma, secondo l’uso dell’epoca, distribuì i reperti tra musei e collezioni private.
Oggi sul Monsorino dei 47 cromlech individuati dall'archeologo (43 sulla riva lombarda del Ticino e 4 su quella Piemontese) non è rimasto moltissimo, ma tre sono ancora ben visibili. Altri cromlech sono venuti alla luce nei pressi di Garzonera di Vergiate, di Vigano di Somma Lombardo (dove fu trovato il più grande dal diametro di 17 metri), e a Minusio Ceresol presso Locarno.
CHI ERANO I GOLASECCHIANI?
Società - Si ritiene avessero una struttura sociale gerarchica e divisa in villaggi: dove c'è una necropoli c'era un villaggio.
Economia - Vivevano d'agricoltura e allevamento, tessevano i loro abiti e producevano carne e formaggio. Per conservare il cibo si utilizzava il sale, che proveniva da Hallstatt, a 50 Km da Salisburgo (Austria). Nei siti Golasecchiani sono stati ritrovate suppellettili etrusche e greche, e ciò rappresenta testimonianza del fatto che i Celti Golasecchiani erano dediti anche al commercio fungendo da intermediari fra popoli mediterranei e i Celti del nord. Gli insediamenti sorgevano infatti in un'area chiave per i rapporti tra Europa continentale e mediterranea, lungo i percorsi per i passi del San Bernardino, del Gottardo e del Sempione.
I Golasecchiani scambiavano olio, cereali, vino e carne salata con stagno, corallo e ambra: tuttavia non ci è dato sapere se si trattasse di baratto o commercio. Nelle tombe sono stati rinvenuti anche dazi o doni fatti ai capi locali dai commercianti stranieri. La produzione artigianale è testimoniata dal vasellame modellato a mano o con il tornio lento nelle epoche più basse, e dagli oggetti di metallo eseguiti a fusione o per laminatura. Le decorazioni hanno una influenza etrusca.
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