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Davvero insegna questo? analisi "grissina" di "Cosa insegna realmente la Bibbia?"

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2009 19:41
23/02/2007 11:22
 
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31.


CAPITOLO SETTE (pag. 66-75)

Vera speranza per i nostri cari che sono morti
Come facciamo a sapere che i morti risorgeranno davvero?
Cosa indica che Geova desidera risuscitare i morti?
Chi verrà risuscitato?


Osservazioni critiche di BERESCITTE (lungo il testo in neretto)

“LAZZARO, VIENI FUORI!”
(…)
9 Gesù non pretese di compiere da solo questo miracolo straordinario. Prima di chiamare Lazzaro pregò, indicando chiaramente che la risurrezione era opera di Geova. (Giovanni 11:41, 42)
Di nuovo la scelta (àiresis)? Se è vero che in questo passo Gesù ha detto al Padre “so che sempre mi ascolti”, in altri passi ha detto “Io sono la risurrezione e la vita” (Giovanni 11,25) “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,40). Ha fatto “rapina” arrogandosi un potere e la gloria esclusiva di Geova? Se questo è impossibile perché Gesù è “la Verità”, allora vuole dire che egli ha in proprio lo stesso potere divino del Padre. Infatti ha anche detto della sua propria vita “ho il potere di donarla e di riprenderla”; passo non a caso alterato dal CD che lo ha trasformato in “autorità di riceverla di nuovo” (sic!). (Giovanni 10,18)


Quella non fu l’unica volta in cui Geova impiegò la sua potenza per risuscitare qualcuno. La risurrezione di Lazzaro è solo uno dei nove miracoli del genere menzionati nella Parola di Dio. (…).
10 Naturalmente le persone risuscitate da Gesù in seguito morirono di nuovo. Allora fu inutile risuscitarle? Niente affatto. Questi avvenimenti confermano importanti verità e ci infondono speranza.
Esatto! Confermano l’importante verità di cui ho già accennato in precedenza. Che cioè non si trattò di risurrezioni nel senso specifico della parola. Proprio perché il “primogenito dai morti” è Cristo (Colossesi 1, 18 ); perché la risurrezione avverrà “nell’ultimo giorno”; e perché quei cosiddetti risuscitati morirono di nuovo, mentre Paolo assicura che con la risurrezione Gesù “rimodellerà il nostro corpo umiliato affinché sia conforme al suo corpo glorioso secondo l’operazione del potere che egli ha, anche di sottoporre a sé tutte le cose” (Filippesi 3, 21) un corpo sul quale la morte non ha più alcun potere “Poiché sappiamo che Cristo, ora che è stato destato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia più” .(Romani 6, 9)


IMPARIAMO DALLE RISURREZIONI GIÀ AVVENUTE
Come abbiamo osservato. Noi dobbiamo imparare dall’unica vera risurrezione avvenuta, che è quella di Cristo. Impariamo precisamente che siamo tutti fatti per il cielo, dove si va immediatamente alla morte del corpo se si è giusti (cf Lazzaro; S. Paolo che voleva morire per essere con Cristo); impariamo che alla fine dei tempi Gesù-Dio risusciterà il nostro povero corpo rendendolo simile al suo glorioso, ovvero spiritualizzandolo così da poter “entrare” nella dimensione spirituale chiamata “cielo/paradiso/regno/casa di Dio/terra promessa/banchetto celeste/trono di gloria”… e via metaforando.


13 È poco realistico considerare la risurrezione una realtà? No, perché Gesù insegnò che un giorno “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative” saranno risuscitati. (Giovanni 5:28)
Ma lo stomaco di un leone o di uno squalo non sono “tombe commemorative”. Che ne sarà di quelli finiti in quel modo e in modi simili?
Per i profani avvertiamo che la dizione “tomba commemorativa” è gergo geovese, per distinguerla dalla, pure geovistica, “comune tomba del genere umano” che è quella reale e che consisterebbe nella memoria di Geova. Tutti i defunti “stanno” là dentro nel senso che Geova ha memorizzato la loro composizione fisico-chimica e la riprodurrà a suo tempo in copia conforme. Quanto agli individui reali, definiti confusionariamente, comprendendo tutte le loro parti componenti, “anime”, devono essere considerati totalmente distrutti dalla morte (noi usiamo dire “nullificati” per rendere bene l’idea, ma potremmo dire con la fisica trasformati in energia). Il che significa però – e qui il geovismo cade in contraddizione – che la loro riproduzione nel millennio del post Armaghedon (eccezion fatta per gli Unti che hanno avuta una una “prima risurrezione” nel 1918 e dopo di allora quelli che muoiono vengono “mutati in un istante” al momento della morte, ricevendo un “corpo spirituale” con cui sono accolti in cielo) non è una vera risurrezione del soggetto già defunto, ma solo la riproduzione di una sua copia; e con tutti i difetti memorizzati al momento della morte così che gli Unti nel millennio possano “renderla perfetta applicandole progressivamente i meriti di Cristo” (sic).



Geova è il Creatore di ogni forma di vita. È così difficile credere che possa ricreare la vita? Naturalmente molto dipende dalla sua memoria. Geova si ricorda dei nostri cari che sono morti? Nell’universo ci sono miliardi e miliardi di stelle, eppure Geova Dio conosce il nome di tutte! (Isaia 40:26) Quindi può ricordare ogni particolare dei nostri cari, ed è pronto a riportarli in vita.
“Ricreare” è la parola giusta. In effetti se uno è stato nullificato possiamo avere non una sua ri-surrezione ma solo una nuova creazione di altra entità simile a quella distrutta. E non verrebbe ri-creata solo il suo tipo di vita ma anche il suo tipo di corpo, giacché, secondo il geovismo l’individuo/anima è composto di “corpo e forza vitale” (detta anche, e siamo ancora nella confusionarietà dei termini, “spirito”). La “forza vitale” geovista – sarà bene ricordarlo sempre! - non ha nulla di personale giacché è equiparata a quella degli animali.


14 Ma Geova desidera risuscitare i morti? La Bibbia insegna che è ansioso di farlo. Il fedele Giobbe chiese: “Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere?” Giobbe sapeva che avrebbe aspettato nella tomba fino al momento in cui Geova Dio si sarebbe ricordato di lui, e disse: “Tu chiamerai, e io stesso ti risponderò. Bramerai l’opera delle tue mani”. — Giobbe 14:13-15.
Visto che si è citato Giobbe, e visto che il proclamatore geovista dice “sarò lieto di usare qualsiasi Bibbia lei preferisca” io preferisco che mi parli della nullificazione dell’individuo, dimostrandomela, se può, usando la mia Bibbia CEI che in Giobbe 19,26-27 dice:
“26 Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne vedrò Dio.
27 Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da
straniero.”

Per la curiosità citiamo come rende quel versetto la NM 1967:
“26 E dopo la mia pelle, [che] han
Portata via, questo!
Eppure ridotto nella mia carne io guarderò Dio,
27 Che perfino guarderò da me,
E [che] i miei medesimi occhi
Per certo vedranno, ma non
Qualche estraneo.”
Non penso che occorrano commenti…



15 Pensate! Geova brama di riportare in vita i morti. Non è incoraggiante sapere che prova questi sentimenti? Che dire quindi di questa futura risurrezione? Chi verrà risuscitato, e dove?
Il Dio, da noi conosciuto sia filosoficamente sia per rivelazione come trascendente il mondo e non come pezzo all’interno di esso, che dice espressamente di Sé “io non sono un uomo… io non muto”, non si concilia con questo “provare sentimenti” che indicano variazione, mutabilità. Le riteniamo, come tutte le altre illustrazioni divine della Bibbia (per es. lo scendere per vedere, avere un volto e spalle, aspettare gli eventi per sapere ecc…), semplici “antropomorfismi” che presentano Dio alla maniera umana ma che la fede ci impone di decodificare. Ed è per questo che la nostra teologia dice che di Dio sappiamo più ciò che non è che quel che è.
(seguita)

[Modificato da berescitte 23/02/2007 11.30]

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