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Svegliatevi! di aprile 2006 (articolo sulla croce)

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2006 20:27
26/02/2006 15:03
 
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Sto discutendo di questo argomento anche su Agape quindi vale la pena di rendervi partecipi di alcune mie considerazioni. Nelle catacombe ci sono molte croci, e tutte precedenti all’epoca costantiniana. Ecco una pagina scansionata da H. Leclercq, lemma « croix » in Dictionnaire d'Archeologie Chrétienne et de Liturgie, pag. 3053



Il 3364 ad esempio presenta un inequivocabile staurogramma sotto il nome proprio.

Non parliamo poi dell’àncora, simbolo della crocifissione con tanto di testa del condannato raffigurata, e anch’essa reperibile nelle catacombe:

(Dalle catacombe di Domitilla)

Nell’articolo del prof. Loconsole possiamo leggere delle croci trovate a Dura Europos:


Oltre ai passi che ha già citato Achille abbiamo in Giustino Martire altre descrizioni della croce e, poiché scrive nel 150, essendo per giunta palestinese di nascita, la sua testimonianza vale oro. Nel dialogo con Trifone troviamo un’immagine che avevamo già visto nella lettera di Barnaba, ossia quella di Mosè con le braccia aperte quale prefigurazione della croce (90,4):



Sullo stesso tema (111,1):


Il tema risale all’epoca apostolica, ed è assai caro alla patristica, giacché lo troviamo oltre che in Giustino e Barnaba anche in Ireneo (Esposizione della predicazione apostolica 46), e i Tertulliano (Contro i Giudei 10,10)

Altra immagine chiarissima in Giustino, la croce quale intersezione di corna:




La WTS, evidentemente in una fase masochistica, sostiene in quest’ultimo articolo che i primi a credere che Cristo fosse morto sulla croce vennero tre secoli dopo la morte di Cristo, cioè nell’epoca costantiniana. Viene dunque da chiedersi come rispondano al fatto che tutte le più antiche liturgie parlino del “segno della croce” da fare sui catecumeni o addirittura sui cibi:

Tertulliano, De corona 3,4, anno 211: "Tutte le volte che iniziamo o terminiamo qualcosa, tutte le volte che entriamo o usciamo di casa, quando ci vestiamo, ci mettiamo i calzari, andiamo al bagno, sediamo a tavola, accendiamo le lucerne, andiamo a letto, ci sediamo, qualsiasi sia l' occupazione alla quale ci accingiamo, facciamo sovente sulla nostra fronte un piccolo segno di croce"

-Atti di Tommaso 50, anno 250 circa: "Detto questo, tracciò sul pane il segno della croce"

-Traditio apostolica, 215 circa: "Segna la tua fronte col segno della croce”

E’ dunque dimostrato che nel 200 d.C. i primi cristiani avevano ancora ben chiara la forma dello stauros, a meno che, cari Tdg, voi non vogliate sostenere che questi passi vadano tradotti con “ci facciamo il segno del palo!”

Aggiungo un altro paio di citazioni che, se non erro, mancano sul sito:

Ireneo di Lione, Adversus Haereses, V, 17,4
“Infatti, poiché lo perdemmo per mezzo del legno, per mezzo del legno è divenuto visibile a tutti, mostrando in se stesso l’altezza, la lunghezza, la larghezza e la profondità e, come dissse uno degli anziani, riunendo I due popoli in uno per mezzo dell’estensione delle braccia.”

Ignazio di Antiochia(morto del 110 d.C.),Ai Tralliani XI,1-2
“Fuggite questi dannosi polloni che generano frutti di morte [parla dei doceti], e se uno ne gusterà morirà all'istante. Essi infatti non sono piantagione del Padre. Se infatti lo fossero, apparirebbero come i rami della croce, e il loro frutto sarebbe incorruttibile. Per mezzo della croce, nella sua passione, Cristo vi chiama, essendo voi sue membra.”

E visto che parliamo di fonti aggiornate ecco come alcune prestigiose enciclopedie descrivono il rituale della crocifissione:

The Oxford Classical Dictionary:

The Oxford classical Dictionary, Oxford University Press, 1996, pag. 411

La domanda è: credete all’università di Oxford o alla WTS coi i suoi dilettanti antichisti improvvisati?

Veniamo ad altre università:

The new Columbia Encyclopedia:
“The roman used mostly the T cross, the Latin cross, or St, Andrew cross. Most ancient sources describe the cross Jesus died on or a Latin cross, the type most common in the liturgy of the West. It was common practice among the Romans to scourge the prisoner and to require him to carry hiss cross to the place of crucifixion”
The new Columbia Encyclopedia, Columbia University press, New Yor, 1975, pag 689.

Divertente che gli antichisti della Columbia University ci dicano che “mostly” (cioè soprattutto, generalmente), era fatto ciò che invece per i tdG è una cosa impossibile.

Altre celebri enciclopedie dello stesso avviso:

““Une petite tablette (titulus) indiquait son nome et le motif de sa condamnation. D’ailleurs, sur le lieux d’exécution, un pieu se dressait en permanence ; on ne faisait apporte au condamné que le patibulum, quand on décidait de s’en servir. Réservé par Rome aux esclaves, le supplice infamant de la croix fut infligé au Christ(… ) On ignore, du fait de l’incertitude de textes, si l’instrument du supplice fut une croix ou une croix latine. ” (Grand Larousse Encyclopédique, vol. 3, pag 674, Librairie Larousse)

Veniamo a cosa ne pensano i nostri latinisti :

“Tortura alla quale venivano condannanti in oriente i traditori, i ribelli e i prigionieri di guerra, a Roma gli schiavi, i disertori e i briganti. La croce era composta da due pali trasversali, uno verticale (stipite) e uno orizzontale (patibolo), ai quali erano legati o inchiodati i condannati e lì lasciati morire. Il reo, quasi nudo, veniva spesso fustigato, costretto a portare il patibolo attraverso la città, oggetto di scherno ed obbrobrio per tutti. L’esecuzione avveniva fuori dalla città, ma in luogo pubblico bene in vista (…) Tutti i particolari che comporta l’atroce e infame supplizio furono attuati nella crocifissione di Gesù. Egli fu flagellato, tanto che non resse a portare il patibolo e fu sostituito dal Cireneo (…).” (Grande dizionario Enciclopedico UTET, vol. VI, pag 59, IV edizione, 1986, Torino)

Come ripeto da secoli infatti il rituale ben conosciuto dagli studiosi fu applicato nel caso di Cristo punto per punto. Approfondiamo dunque questo rituale. Lascio la parola alla più grande esperta italiana in merito, Eva Cantarella, docente di istituzioni di diritto romano e diritto greco antico all’Università degli studi di Milano (anche se ultimamente si sta occupando di Omero). Vi incollo queste pagine, che valgono la pena d’essere lette tutte, da un suo saggio abbastanza recente che essendo monotematico ha richiesto un’imponente mole di ricerche: “I supplizi capitali in Grecia e a Roma”, pagg.192-194:






E ora dopo aver visionato l’enciclopedia più famosa di Francia passiamo all’opera di riferimento per noi italiani, l’Enciclopedia Treccani, le cui voci sono curate e aggiornate dai migliori specialisti delle singole discipline.

“Specie di patibolo composto da due legni, uno dritto e uno traverso, su cui si levano o si inchiodavano i condannati. (…) La forma usale della croce in Roma non è probabile sia quella che conosciamo per tradizione, si doveva trattare di un palo configgano in terra sul quale veniva issato il condannato con le braccia già legate at patibulum, sbarra di legno passato dietro le spalle”.(Enciclopedia Italiana, vol. XII, pag 1-3 Istituto dell’Enciclopedia Italiana)

Anche qui ci viene detto che la croce assumeva la sua forma solo quando il patibulum era issato sullo stipes.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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