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La mia prima volta al culto dei Testimoni di Geova

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2005 16:00
18/02/2005 14:08
 
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Studio e spiritualità
Grazie per le vostre risposte.
Questo concetto di "culto" è estraneo alla mentalità dei TdG.
Si parla di un atteggiamento interiore di ascolto, di misticismo, di spiritualità...
Io ricordo gli anni che precedettero la mia adesione al geovismo mi capitava ogni tanto di entrare in qualche chiesa e di trovarvi un'atmosfera di profonda serenità, atmosfera che mi faceva sorgere spontaneo il desiderio di pregare. E ricordo che, nonostante la mia "ignoranza biblica", riuscivo nel pregare ad avere la consapevolezza di parlare con un Padre.
Diventato TdG, ed acquisito la "conoscenza" della Bibbia, questo rapporto di vicinanza spontanea con Dio è andato via via scomparendo.
I TdG nelle loro adunanze ed in tutto quello che fanno danno grande risalto ad una conoscenza "tecnica", sono estremamente formali e soffocano quasi del tutto la spontaneità, l'originalità e l'individualismo, tutte qualità necessarie ed indispensabili per coltivare un vero rapporto personale con Dio.
Mi è capitato spesso di rimpiangere quell'innocente ignoranza che mi rendeva capace di preghiere autentiche, spontanee e sincere, preghiere dopo le quali mi sentivo meglio, in pace con me stesso e con Dio.
Le preghiere dei TdG sono il più delle volte "discorsi" rivolti all'uditorio o ripetizioni di concetti dottrinali in cui si riafferma la condivisione dell'ideologia. I TdG parlano tanto di "intima relazione con Dio" ma in realtà la loro è una relazione con l'Organizzazione. Diventando TdG e mettendo in pratica tutto quello che dice l'Organizzazione, si entra in una dimensione catartica, nel senso che fino a che tutto va bene, i TdG si sentono felici, sereni ed appagati. Quando qualcosa però comincia a vacillare e sorgono incertezze e dubbi, scatta il meccanismo psicologico dei sensi di colpa e la serenità illusoria svanisce: e questo colpevolizza ancora di più il TdG in crisi, così che cerca di trovare in se stesso le ragioni del suo star male. Dato che la "verità" non può essere la causa di questo suo malessere, ecco che si convince di avere poca fede, di non essere abbastanza "spirituale", e quindi di doversi impegnare di più, predicare di più, studiare di più, avere maggiore fiducia nell'organizzazione... Entra quindi in un ingranaggio che lo fa stare ancora peggio, al punto che molti cadono nella più profonda depressione.
La "fede" per un TdG è affidarsi completamente all'organizzazione: solo quando un TdG riesce ad impegnarsi il più possibile e a fare tutto quello che gli viene detto, si sente in pace con se stesso e (crede) con Dio. In realtà, come dicevo, la sua "relazione con Dio" è una relazione con l'organizzazione.

Mi è capitato in un'occasione di assistere ad un culto in una "chiesa" pentecostale.
L'ambiente era pressoché identico ad una sala del regno.
Ma l'atmosfera!!!.... rimasi fortemente impressionato per il modo in cui si pregava, per il modo in cui venivano pronunciati i discorsi, per il coinvolgimento emotivo fortissimo e la partecipazione autentica che si avvertiva, quasi concretamente, durante il culto.
Ero insieme a mia figlia, allora 15enne, la quale rimase altrettanto colpita: "Io non ho mai assistito ad un'adunanza dove si avvertisse anche solo una minima parte di questa spiritualità", furono le sue parole.
Ecco, credo che questo sia il "culto": partecipare ad una riunione che ti faccia davvero sentire vicino a Dio, che ti faccia avvertire la Sua presenza.
Magari il tutto è solo un'illusione, una sorta di autocoinvincimento emotivo, eppure di tutto ciò non esiste traccia nelle adunanze dei TdG, le quali, come dicevo, solo dei "corsi di studio", studio che consiste nella ripetizione infinita degli stessi concetti e nel ribadire di continuo gli insegnamenti della WTS.

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 18/02/2005 14.11]

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