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da diario.it - Enzo Baldoni, La vita è bella

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2004 13:59
05/09/2004 13:59
 
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Per chi leggerà il nuovo numero di Diario
di Diario

Questo numero di Diario è interamente dedicato a Enzo Baldoni. Si apre con le parole della sua famiglia dopo la notizia della sua uccisione e si conclude con il testo allegro delle disposizioni che Enzo aveva lasciato per i suoi funerali.

Il disegno in copertina è di Garry B. Trudeau, l’autore della famosa striscia Doonesbury che Baldoni traduceva in italiano da quasi vent’anni. Autore e traduttore erano amici; la tavola disegnata a china rappresenta una festa di compleanno in cui il festeggiato, tutto contento, sta in mezzo ai personaggi di fantasia. Zonker, il nome con cui Baldoni firmava il suo blog, è quello con i capelli lunghi, il naso a punta e la camicia fantasia. Il quadretto stava appeso sopra la scrivania di Enzo, nella sede dell’agenzia pubblicitaria «Le balene colpiscono ancora», che gestiva con la moglie Giusy e l’amico Marco Andolfato. È stato lui che ci ha consigliato il titolo «la vita è bella», che a Enzo sarebbe piaciuto.

Nella prima parte del giornale tutta la redazione ha lavorato per ricostruire quanto gli è successo nell’ultimo viaggio. Si è trattato di una nobile e pericolosa missione che ci auguriamo possa essere ricordata e premiata. Organizzata dal capo missione della Croce rossa italiana a Baghdad Giuseppe De Santis senza l’autorizzazione, da Roma, del commissario straordinario della Cri, Maurizio Scelli.

Quando leggerete le testimonianze che abbiamo raccolto tra i partecipanti al convoglio, troverete una bella Italia, animata anche dalla contentezza di poter fare una cosa giusta. Gli assistiti (civili e militanti dell’esercito del Mahdi di al Sadr) rilasciano loro due lettere di ufficiale ringraziamento.

Abbiamo accertato che tra venerdì notte e sabato mattina il nostro governo è stato dettagliatamente informato dell’attacco a un convoglio della Cri, della uccisione di Ghareeb e del rapimento di Baldoni. Ma nulla è stato detto all’opinione pubblica italiana. In questa situazione, di incredibile negazione delle notizie, è stato così possibile che per almeno 48 ore siano state diffuse notizie confuse e molte volte anche false. Baldoni forse in giro per i fatti suoi, Ghareeb forse morto o forse no. Lo stesso convoglio appariva come fantasma, addirittura già tornato indietro nella mattinata di giovedì 19 agosto. È stato particolarmente sgradevole per noi vedere come, di fronte alla scomparsa in zona di guerra di un cittadino italiano impegnato in una missione umanitaria della Croce rossa, sia stato possibile che la vittima venisse insultata o sbeffeggiata. Il nostro governo sapeva tutto, ma non sembra abbia fatto nulla per fermare le notizie, spesso di pura invenzione, che sono state veicolate a tutto il Paese.

Moltissimi hanno già notato la differenza tra il comportamento del nostro governo e di quello francese nella vicenda, praticamente contemporanea, del rapimento dei due reporter parigini. In Francia si è assistito alla mobilitazione di un’intera nazione.

Ma perché questo è successo? Sottovalutazione, le ferie d’agosto, pavidità, speranza che la questione potesse comunque finire bene... Certo. Ma sicuramente ha pesato anche la deliberata ambiguità in cui opera la Croce rossa italiana in Iraq, in dissidio reale con la Croce rossa internazionale: per la sua mancanza di neutralità (noi italiani siamo accusati di essere al seguito delle forze della coalizione occupante).

Il nostro governo ha avuto paura di una buona cosa che era stata fatta? È molto possibile. I lettori della nostra inchiesta si potranno fare un’idea del clima iracheno di oggi, in cui la missione è maturata.

Confusione e disinformazione sono state sparse anche nel raccontare la morte di Enzo Baldoni, con video che appaiono e che spariscono e fonti anonime che si definiscono «dei servizi segreti italiani» che hanno vantato contatti, trattative e prove che a noi sembrano semplicemente inesistenti. Certo, è sempre sconsolante osservare come una delle attività principali dei nostri servizi sia sul fronte mediatico. E come un riflesso condizionato spinga al «depistaggio preventivo».

In tutti questi giorni si è parlato, spesso a sproposito, di Ghareeb, l’autista-interprete di Enzo Baldoni. La nostra ricostruzione ne descrive la vita. È stata una vita generosa che merita grande rispetto.

Maurizio Scelli, il commissario straordinario della Croce rossa italiana, ha ricevuto i giornalisti di Diario e in una lunga intervista ha risposto a tutti i quesiti che gli abbiamo posto, mettendo a disposizione documentazione e testimoni. Ha raccontato, dal suo punto di vista, tutte le tappe dei giorni del rapimento e le ragioni del suo comportamento. Lo ringraziamo molto per la sua collaborazione. Leggerete quindi la dettagliata storia del suo «contatto» usato per cercare di liberare Baldoni, lo stesso che era stato utilizzato per salvare la vita di Stefio, Cupertino e Agliana. Molte inquietudini emergeranno da questa lettura. Crediamo che alcune siano oggi anche di Maurizio Scelli.

La seconda parte di questo numero è dedicata ai ricordi di Enzo Baldoni e ai messaggi che il nostro giornale, profondamente colpito, ha ricevuto. L'elenco è sicuramente incompleto. Ringraziamo tutti e ricorderemo tutti. I ciclisti che sono venuti a trovarci, vecchi amici greci che erano pronti ad alzare striscioni nello stadio di Salonicco, gli atleti italiani che hanno portato il lutto.

In conclusione ci sembra di poter dire che Enzo Baldoni ha compiuto, da uomo buono e candido, un viaggio in un inferno di cui ancora nessuno ha compreso le dimensioni. Ha visto sofferenze, la degenerazione, è morto per la ferocia e il calcolo. Ma chi era vicino a lui per l’ultima volta lo racconta felice. Era a Kufa, nella notte tra giovedì e venerdì. Dopo aver aiutato con le bende e scattato molte fotografie, era andato a dormire.
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