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da reporterassociati.org - E il convoglio della Cri partì per Baghdad

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2004 15:57
03/09/2004 15:57
 
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E il convoglio della Cri partì per Baghdad
di Marco Mostallino
02 Sep 2004
02 Settembre 2004 -- Bocciato da Roma quattro giorni prima, sconsigliato dalla Mezza Luna Rossa,- secondo fonti ufficiali di Baghdad - il convoglio di aiuti per Najaf del 19 agosto venne organizzato da Beppe De Santis nella tarda serata del 18, fissando l'appuntamento per la partenza alle sei del mattino successivo. Appuntamento poi slittatato alle sette e trenta. Comincia così il viaggio da Baghdad a Najaf che il giorno dopo si concluderà tragicamente con la morte dell'interprete Gareehb, la cattura e l'uccisione di Enzo Baldoni. I nuovi particolari emergono dal racconto di una fonte della Croce Rossa Italiana nella capitale irachena, raggiunta al telefono poche ore fa (ovvero nella notte tra il primo e il 2 settembre) da Reporter Associati per una lunga conversazione.
(immagine tratta dal reportage di Simone Bruno "Enzo Baldoni: con la Colombia negli occhi" www.reporterassociati.org)
Dal racconto della fonte emerge che, dopo aver consegnato gli aiuti a Najaf, gli operatori umanitari (ben dieci italiani più il personale iracheno) hanno trascorso la notte tra il 19 e il 20 agosto in una moschea di Kufa.
L'idea del capo missione, sostiene la fonte, era quella di tornare una seconda volta a Najaf la mattina del 20 e non, come invece si è detto finora, di attendere che le condizioni di sicurezza consentissero il rientro nella capitale. Ma perché - è l'interrogativo che nasce - progettare una seconda sosta a Najaf, se cibo e acqua erano già stati consegnati poche ore prima?
La risposta può essere fornita soltanto da chi ha organizzato il viaggio, ovvero De Santis che, in questi giorni, si trova in Italia. La fonte di Reporter Associati faceva parte del convoglio e resta anonima per sua esplicita richiesta ma il suo nome è conosciuto e accertato dal cronista.

LA PARTENZA
"Il convoglio di aiuti - racconta la fonte della Croce Rossa Italiana da Baghdad - era composto da cinque mezzi della Cri, tutti con le insegne della croce in evidenza sulle fiancate". Esporre questo simbolo era stato però sconsigliato dai dirigenti della Mezza Luna Rossa a Baghdad perché - era stato comunicato alla Cri - guerriglieri e gruppi armati sparano più facilmente contro chi dimostra di essere un occidentale.
"Avevamo cinque mezzi nostri più la Nissan bianca di proprietà Garheeb - prosegue la fonte - che procedeva in testa, con a bordo anche Enzo Baldoni. Non conosco però la ragione per cui fosse proprio quell'automobile ad aprire la fila".
Quante persone c'erano nella missione?
"Dieci italiani più il personale iracheno".
Tutti gli italiani dell'ospedale della Cri a Baghdad sono dunque andati a Najaf?
"No, un'altra decina dei nostri è rimasta nella capitale".

L'ESPLOSIONE
Dopo appena una trentina di chilometri avviene l'attacco. Un'esplosione danneggia un camion, a bordo del quale resta ferito un autista iracheno, che verrà ricondotto nella capitale per le cure.
"Lo scoppio - racconta la fonte della Croce Rossa Italiana - provoca danni anche all'ambulanza e rompe un vetro posteriore della Nissan di Garheeb. Nel trambusto Garheeb perde uno dei suoi tre telefoni cellulari che portava con sé insieme a una macchina fotografica". Nonostante l'attacco, il convoglio va avanti e raggiunge Najaf. "Sulla strada non incontriamo truppe americane, mentre una volta arrivati a Najaf ci troviamo in mezzo ai combattimenti: nelle strade circolavano i carri armati statunitensi".

A NAJAF
La sosta a Najaf è breve: "Poco più di un'ora, giusto il tempo di consegnare gli aiuti a certe persone".
Cosa c'era nel carico?
"Cibo, acqua e medicine".
A chi sono stati consegnati?
"Non sono in grado di rispondere", replica la fonte. "In città c'era una battaglia violentissima, con i tank dappertutto, in ogni angolo. A un certo punto Enzo e un'altra persona hanno preso la bandiera con la croce rossa per sventolarla, a piedi, e aprirci la strada".
Chi la sventolava?
"L'altra persona e Enzo era con lui". Nel frattempo, risulta da altre fonti, Garheeb scattava fotografie con la sua macchina.
Qualcuno del convoglio ha dormito a Najaf?
"No, nessuno".

LA MOSCHEA DI KUFA
"A Najaf - prosegue la fonte - siamo rimasti poco più di un'ora, poi ci siamo diretti a Kufa, dove abbiamo trascorso la notte nella moschea".
Perché fermarsi a Kufa, visto che la strada per Baghdad - risulta da testimonianze di giornalisti in quelle ore presenti nella zona - era comunque percorribile?
"La missione - spiega la fonte della Croce Rossa Italiana - doveva finire di andare a Najaf, sperando che il giorno dopo la situazione fosse più tranquilla. Ma la mattina del 20, visto che la battaglia a Najaf continuava, si è deciso che la situazione non era tranquilla e si è optato per il ritorno a Baghdad".

LA MINA (TELECOMANDATA)
"Esaminando i buchi sul terreno - racconta la fonte - abbiamo intuito che a colpire il camion, l'ambulanza e la vettura con Enzo e Garheeb fosse stata una mina telecomandata. La ragione è ovvia, d'altronde. A parte il fatto che si tratta del tipo di ordigno più usato in Iraq per gli agguati, c'è un altro fatto: se non hai il telecomandoma la mina esplode sulla pressione, corri il rischio di far saltare in aria qualche passante. Io credo invece che le persone appostate l'abbiano fatta esplodere sapendo, a causa della croce sulle fiancate, che noi eravamo occidentali".
Nessuna "talpa" nel convoglio, dunque? Lei ritiene che tutto il personale fosse affidabile?
"Ne sono convinto. Credo che gli assalitori ci abbiano scelto i pochi secondi e solo al nostro passaggio".

I CONTATTI
Lei ritiene che Baldoni avesse qualche contatto a Najaf per intervistare Al Sadr?
"Questo non lo so. So però che Baldoni e Garheeb erano già stati a Najaf con la Mezza Luna, pochi giorni prima. E so anche che Garheeb bazzicava spesso da noi in ospedale, si avvicinava per chiedere aiuti umanitari da consegnare con altre missioni. Mi risulta che fosse stato anche a Falluja".
Garheeb era iracheno?
"No, era palestinese".

LA MACCHINA FOTOGRAFICA DI BALDONI
La Mezza Luna Rossa sostiene che Enzo Baldoni lavorasse per la Croce Rossa Italiana...
"No, Enzo non lavorava per noi".
La Mezza Luna però afferma che il reporter era in possesso di una macchina fotografica ufficiale della Cri...
"No, - ribatte la fonte da Baghdad - Enzo non aveva una macchina fotografica fornita da noi, usava la sua".

IL RITORNO
La mattina del 20 il vostro convoglio riparte dunque per Baghdad, visto che a Najaf si combatteva ancora. Cosa è accaduto il 20?
"Grazie, basta così...per favore non mi faccia altre domande....la conversazione è finita..."

Marco Mostallino
m.mostallino@reporterassociati.org

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