pensieri di un appassionato

Non sono mai stato tifoso di ciclismo fino al giorno in cui, mi trovavo a Madonna di Campiglio, e la tv mi ha dato notizia della morte di Pantani. Non lo avevo mai seguito nelle sue imprese, ma da allora ho cominciato a documentarmi sulla sua vita e sulle sue straordinarie scalate (ciclistiche e non).
Oggi sono un ciclista appassionato, di montagne ne ho scalate tante e come Marco non mi sono mai arreso difronte a sforzi sovrumani … ovviamente a livelli ben diversi da quelli professionistici.
Si è parlato tanto del pirata, ho sentito tante baggianate dette da persone completamente ignoranti in materia, pronte a etichettare come drogato un atleta puro nelle sua essenza.
E’ un dato di fatto che non è mai stato trovato positivo all’EPO. La maggioranza della gente quando è stato fermato per 15 giorni al giro d’Italia per rischi alla salute causa ematocrito alto, era convinta che lo avessero eliminato perchè drogato con chissà quale sostanza.
Quel farabutto di Guarignello ha ordinato l’analisi sul midollo spinale del cadavere del campione e non è stata trovata nessuna traccia di sostanze dopanti.
Dopato o non dopato, è un dato di fatto che era il migliore. E’ innegabile che fosse anticapico a non poche persone. E’ stato il classico capro espiatorio, per dare fine a questa terribile afflizione che è il doping, per salvaguardare quel mondo parallelo, che è il calcio, loro si che sono atleti per bene, che certo non hanno bisogno di bucarsi le vene e prendere pastiglie …
Andate a chiedere a Totti se è mai stato svegliato alle tre di notte dai “vampiri” per un controllo antidoping.
Soldi, businnes! E’ questa la ricetta che fa girare lo sport professionistico oltre a tutto il mondo. E in questo contesto c’è l’ipocrisia di istituzioni linde e perfette nell’applicare in modo democratico le leggi, perealtro colme di lacune colossali, e manipolare l’opinione pubblica attraverso i media.
Cocaina, crack, la “sostanza” come la chiamava Pantani. Cosa terribile, specie se assunta da una persona maniaco-depressa.
Ma facciamo un passo indietro. Chi? Nella sua giovinezza, in compagnia di amici, non ha mai preso una sbronza? Fumato una canna e magari provato a sgniffare? Tutti lo abbiamo fatto! Per ridere, per divertirsi, per “sballare”. Per tanti, compreso Marco, ciò avveniva occasionalmente. Era un ragazzo come tanti, che amava divertirsi (per di più romagnolo, con i locali notturni più famosi d’Italia a due passi da casa). Sono convinto che Armstrong non avrebbe vinto 6 Tour se qualche entità malefica sconosciuta non avesse perpetrato in modo così geniale la sua disfatta. “Mi sono rialzato tante volte, ma questa volta non mi rialzo più!”
Per sua sfortuna non ha saputo darsi pace, la cocaina ha fatto il resto … consegnandolo prematuramente alla leggenda!