Approfitto della messa in onda,stasera alle 21 su Raiuno,della fiction sulla storia di Marco Pantani,per buttar giù un mio personalissimo ricordo di questo uomo così forte,in bici,e così fragile,nell'anima.
Tra pochi giorni (il 14 Febbraio),ricorre l'anniversario della sua tragica morte,in quel maledetto residence di Rimini,solo come un cane,lontano da tutto e tutti,divorato dalla solitudine di una malattia infame:la dipendenza dalla droga.
A me piace però ricordarlo per le straordinarie gesta compiute in sella alla sua bici e desidero ringraziarlo pubblicamente perchè è grazie a lui se oggi mi diverto a pedalare per le strade,a macinare chilometri,ad assaporare il gusto di stare in gruppo tutti assieme per voi vedere in salita chi scatta e chi s'affanna.
E'grazie a lui che ho imparato ad amare uno sport meraviglioso come il ciclismo,fatto di gambe e sudore,di tenacia e grinta,di ascese e discese,di cambi,rapporti,catene,fughe,forature.
Voglio ricordarlo per i suoi scatti violenti,improvvisi,che ti tenevano incollato al televisore come se stessi vedendo una partita dell'Italia ai Mondiali,ma con lui sapevi che t'avrebbe fatto assistere all'impresa,alla sfrenata voglia di tagliare per primo il traguardo dell'Alpe d'Huez o del Mont Ventoux,cercando di staccare quella maledetta sagoma gialla dell' "Americano",da lui tanto odiata.
Il doping c'entra poco,per nulla direi:quando fu fermato,avrebbero dovuto mandare a casa tutti i corridori..ma presero lui e lo massacrarono.Si nascose nel silenzio di quel suo maledetto carattere,convinto di passare agli occhi della gente come un "drogato".Provò a risalire in bici..e riuscì a tornare grande dopo quel maledetto 5 giugno 1999.Sfidò al tour Armstrong,cerco di rivincerla,la Grand Boucle,partendo a 100 km dall'arrivo,un ultimo scatto al Giro d'Italia.Poi il buio.
Per molti è uno dei tanti ciclisti dopati,per tanti altri come per me,rappresenta l'essenza del ciclismo assieme alla voglia di lottare per ottenere qualcosa,salvo poi distruggersi come succede a quella gente dall'anima pura che si sente tradita da un sistema che prima lo osanna e poi gli getta fango addosso.
E'la storia di un uomo come tanti,anzi di un Pirata,con la bandana,l'orecchino e una bici che,pedalata da lui,diventava un falco.
Se l'è portata lassù,assieme alle emozioni uniche che solo lui sapeva regalarmi.
"E chissà quanto ho viaggiato, quante volte sono stato..."