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il futuro????

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2004 01:13
23/11/2004 01:13
 
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Il futuro postberlusconiano
di PAUL GINSBORG
da "l'Unità"

Al Convitto della Calza, proprio in quella parte della vecchia Firenze che guarda diritto verso Roma, oggi alle 15.30 avrà luogo un dibattito del titolo: «È possibile una sinistra nuova?». Organizzato da varie associazioni della società civile fiorentina, con ospiti come Alberto Asor Rosa, Rossanna Rossanda, Giuseppe Chiarante, Gianpaolo Patta, Marcello Buiatti, Lisa Clark e Don Alessandro Santoro, il dibattito costituisce uno dei primi tentativi di discutere in modo serio delle prospettive di una sinistra nuova, una sinistra che cresce nella società ma non trova finora un’adeguata rappresentanza politica.
Più di diciotto mesi fa Michele Salvati scrisse un articolo su la Repubblica, auspicando una riorganizzazione e semplificazione del centro-sinistra: da una parte un riformismo moderato, dall’altra uno più radicale. Inizialmente, la sua proposta non ha ottenuto una grande accoglienza. Recentemente due fattori hanno contribuito a dare nuovo impeto alla proposta.
Uno di essi è che i partiti che si riconoscono nel progetto del riformismo moderato hanno fatto il primo, seppure esitante, passo verso la formazione di una federazione fra di loro. Il secondo, e altamente significativo fattore è invece l’idea lanciata da Romano Prodi di una Grande Alleanza Democratica fra tutte le forze del centrosinistra per sconfiggere il governo di Berlusconi.
A me sembra che l’idea prodiana della Grande Alleanza contenga, almeno potenzialmente, due innovazioni significative. L’accento non è più sulla definizione dei partiti moderati come una “avanguardia” che col tempo tirerà necessariamente tutto il resto del centro-sinistra sulle loro posizioni ma, piuttosto, sull’alleanza tra forze che pur avendo pesi diversi hanno pari dignità, e che devono trovare modi per lavorare insieme sia prima che dopo il 2006. In secondo luogo l’Alleanza offre la possibilità - e non di più - di aprire la politica alle energie e al contributo della società civile italiana, una società civile che si è mobilitata nel 2002 in un modo straordinario, ma che da allora ha trovato scarsa risposta dalla classe politica alle sue richieste per un modo diverso e più aperto di fare politica.
Non può sfuggire all’attenzione di nessuno che ambedue queste iniziative - quelle della federazione dell’Ulivo e della Grande Alleanza Democratica - sono arrivate dalle forze moderate del centro-sinistra.
E le forze del riformismo radicale italiano, che fine hanno fatto? Proprio quando sono chiamati a giocare un ruolo importantissimo nel futuro del paese, sembrano di essere afflitti da un immobilismo strisciante. Ma la storia, che in certi momenti sembra di avere una pazienza infinita, in altri è spietata con quelli che esitano. Divise come sono in partiti diversi (grossi e piccoli) e dominate da reciproche diffidenze, le forze politiche del riformismo radicale potranno offrire solo un debole contributo alla delicata e cruciale fase in cui ci troviamo.
In gioco non è solo la sconfitta dell’attuale governo, ma la ricostruzione post-berlusconiana. A differenza del 1945 non ci sono edifici rovinati, fame e morte. Ma c’è un Paese che cade sempre più basso in tutti gli indici comparativi delle nazioni del mondo, una devastazione istituzionale operata sempre più in profondità, un vuoto culturale disperante dopo anni di monopolio di una televisione pubblicitaria.
Forse vale la pena davvero darci da fare a creare le condizioni per una sinistra nuova, che possa contribuire con voce ferma e innovativa a sconfiggere il governo Berlusconi e a creare una diversa modernità italiana.



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