Lettera dal fronte...

Secondariamente, devo dire che probabilmente è stata una cosa inconscia perchè una lettera dal fronte io l'ho sempre voluta scrivere...e la storia di quell'amico di Tolkien l'ho sentita un annetto fa...quindi, probabilmente, ha avuto un certo peso mentre scrivevo questa lettera. Ma l'idea di una persona che scrive una lettera alla sua persona amata..sapendo che,probabilmente, non la rivedrà mai più...è una delle cose che più mi toccano...e lo fanno da molto, molto tempo.
Mille grazie!!


§Johan Razev§

finalmente ho avuto tempo per leggere la tua lettera di cui me ne avevano parlato così bene, ed effettivamente è molto toccante. Per caso ti sei ispirato a quello che mi hai raccontato ieri al Freesbie sull'amico di Tolkien che dopo aver scritto una lettera è andato a fare la sentinella ed è morto?

Cavolo! Scusami, credevo di avertelo detto!! Il post era solo "una formalità"!!


§Johan Razev§

eheh, è che è scritta in modo piuttosto verosimile...

Ah, adesso lo so.

...mi fanno davvero piacere le vostre parole!
Landia ringrazia.
City Ghebbo ringrazia.
Giovanni Verza ringrazia.


§Johan Razev§

Ancora complimento a Landia..

oh... forse solo Ciuima nol sapeva, se non glielo avete detto...

...ma scriviamolo comunque. L'ho scritta io questa lettera. In effetti non vi ho nemmeno mentito quando dissi che non l'ho scritta io, questo perchè, metaforicamente, è stato Ludovico Solo a scriverla, per mano mia...e quando ho detto "è vera", nemmeno in questo caso ho mentito, dovete interpretarla letteralmente: è vera, nel senso stesso della parola.
Anche questa è fatta...

P.s. Mi sta tornando voglia di continuare il racconto sul viaggio del tempo! Ora vado a rileggere l'ultimo capitolo!


§Johan Razev§

Bellissima come storia, molto commovente.
Dove l'hai letta?

Oddio Gebba..questa lettera è commovente come poche.
Quanto amore esce da quelle parole...
qualsiasi cosa scritta da me in questo momento risulterebbe banale, quindi preferisco tacere e ripensare a cio' che ho appena letto..
Fantastica.

molto bella, veramente toccante. complimenti a chi l'ha scritta.

[Modificato da Lorentzgang 06/03/2005 19.53]

Non sono stato io a scriverla...è vera.

Lettera del soldato Ludovico Solo, scritta il giorno 22 settembre del 1916 al fronte:

Cara Speranza,
Sono trascorse tre settimane dall’ultima volta che ti scrissi una lettera, perdonami per questo ma i giorni passati sono stati molto duri. Terribili, credimi. Ma ora sono qui, penna alla mano, illuminato da una fioca lanterna da campo, a grattare su un foglio di carta le parole che stai leggendo. E’ buffo, è davvero buffo il fatto di non trovare la maniera di cominciare sapendo già quella di concludere, è buffo perché ho passato tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti, tutti i secondi che ci dividono a pensarti e sono mille e più le cose che devo dirti, e tra le esplosioni, attraverso il sibilare dei proiettili ho intrecciato più e più volte questi miei pensieri dando loro una forma, imprimendoli in una lettera immaginaria che ancora è nella mia testa e che non riesco a tradurre in realtà. Fra tutti i pensieri, però, ve ne è uno che si innalza al di sopra degli altri: ti amo. Il mio amore per te è tale che ho tentato di mettere tutto il mio impegno nella lotta contro la morte, contro la guerra, e solo perché volevo tornare a casa, un giorno. Non puoi sapere quanto mi manchi. La scorsa notte ho pianto mentre guardavo il cielo trapuntato di tutte quelle stelle con le quali noi giocavamo d’estate, ricordi? Inventavamo storie per ognuna di esse, vedevamo principi e principesse, draghi e fate, chi avrebbe mai creduto, allora, che avremmo dovuto affrontare la guerra e, a causa di questa, vedere divise le nostre strade?
Ti amo. Te lo voglio dire ancora. E credo nel tuo amore e solo per questo il mio cuore regge le sferzate che gli vengono rivolte contro. Ho dovuto affrontare la morte più e più volte, e l’ho io pure guidata verso le sue vittime…
Ho visto morire molti dei miei commilitoni, alcuni dei quali io stesso conoscevo e, fra questi ultimi, anche alcuni che io consideravo amici. Non è giusto! Qualunque sia la motivazione che ha portato a questo, non è giusto che tutte queste persone debbano morire per una causa non loro. Tutti hanno perduto i loro sogni, perché è triste vedere come si guardi all’esercito solo come una macchina da guerra, non si comprende che questa macchina è composta da ingranaggi umani, ognuno con una sua storia, con la sua speranza di vivere. Chi guida le guerre e non le combatte non capisce. Io sì. Perché vivo in mezzo alla guerra e vivo in mezzo ai combattenti che danno vita ad essa. A tal proposito, ho assistito, qualche giorno fa, ad una scena che mi ha colpito nel profondo. Era l’alba e, come tutte le mattine da martedì scorso a questa parte, eravamo in trincea ad attendere l’orda nemica giungere da un momento all’altro. Emanuele, un mio commilitone, era a pochi metri dalla mia posizione e stava sorridendo mentre fissava un foglio, aveva ricevuto una lettera. In guerra ognuno anela un po’ di appoggio in qualunque situazione e, per questo, nonostante non gli avessi mai parlato in quel momento gli chiesi che cose vi era scritto in quella missiva e perché sorridesse quando si era al limitare della battaglia. Lui mi guardò con uno sguardo dal quale traspariva una contentezza sincera, una felicità finalmente arrivata. Mi rispose soltanto: “Sono padre”. E, dagli occhi, sul suo viso cominciarono a scendere lacrime di gioia. Ho visto la morte, te lo dissi, mio dolce amore, ma ho assistito anche al trionfo della vita. Vorrei tornare a casa, lo vorrei con tutto il cuore. E, forse, un giorno di nuovo sarò a casa.
Fra pochi minuti dovrò andare a montare la guardia, in questa fredda notte di settembre, quando la foglia comincia ad arrossire ed il passero canta più piano.
Ho visto tanti eroi cadere sul campo e mi rattrista sapere che la più parte di essi non verrà ricordata, nonostante fossero ampiamente meritevoli di ciò, morti in mezzo ad un mare di morti.
Vorrei che tutto finisse presto, piccola mia. Vorrei che tutto questo non fosse altro che uno di quegli incubi dal quale mi sveglio, trovando nuovamente, accanto a me, la mia dolce Speranza. Ed allora comincerei a baciarti ed accarezzarti, all’infinito, perché mai basta ad un innamorato il guardare colei che ama, mai smetterebbe di sfiorare le sue labbra ed il suo viso. Ora lo so, più che mai. La guerra mi ha tolto ogni cosa, ho capito che non bisognerebbe mai considerare la vita in anni, ma in giorni, anzi, in attimi. Ho sprecato troppo tempo, quando avrei potuto vivere con te tutto il tempo che ci veniva concesso prima che il fiume nel quale ci siamo tuffati venisse ostacolato da questo Masso mortale, contro la nostra volontà.
Ora guardo gli anni passati con nostalgia e mi sono passati, e mi passano dinanzi agli occhi miliardi di volte. Allungo la mano ma non riesco a prenderli. Il passato non c’è più e temo il futuro, mentre nel presente non trovo alcuna consolazione. Che cosa mi resta? Solo la prospettiva del futuro, anzi, la speranza in un futuro.
Ma è, in realtà, per questo che ti sto scrivendo questa lettera.
Quando non si vogliono dare brutte notizie si gira intorno all’argomento tentando di trovare un passaggio secondario, più morbido, per arrivare, in fine, alla vera conclusione.
Ebbene, non ho trovato alcuna via e non voglio comunque lasciarti senza spiegarti ogni cosa.
Ti amo, mi dispiace di non avertelo detto un numero sufficiente di volte, ti prego, tieni questa lettera al sicuro e leggila tutte le volte che mi vorrai ricordare, tutte le volte che mi vorrai vedere. Perché non credo che vi sarà un’occasione per guardarci negli occhi ed il mio respiro non diverrà tuo, ed il tuo il mio.
Se in questo momento il tuo sguardo giungesse fino a me, avresti dinanzi agli occhi un uomo distrutto dal dolore. Sto tremando e non vedo nemmeno più ciò che sto scrivendo, le lacrime offuscano la mia vista. Le tre settimane passate la guerra si è voltata a nostro sfavore e siamo come assediati in questa trincea di fango. Ad ogni attacco perdiamo molti uomini, troppi uomini, e le nostre linee, per questo, si rompono in fretta. Non abbiamo possibilità di vittoria, siamo sconfitti e lo sappiamo. Ma continuiamo a combattere, per noi stessi e per coloro che amiamo.
Ecco, è arrivata la sentinella a cui devo dare il cambio. Avrei ancora tante cose da dirti, cose che non usciranno mai dalla mia bocca o dalla mia penna e che non arriveranno mai alle tue orecchie o ai tuoi occhi. Eppure tu mi conosci come nessun altro, perciò confido che arrivino comunque al tuo cuore.
Ti amo ancora come sempre,
Ludovico

Questa lettera è stata rinvenuta nel taschino dell'uniforme del soldato che l’ha scritta, ci è stato riferito che è morto mentre cercava di salvare un suo compagno d’armi, Emanuele Mancini.
Speranza Gherardi, la donna amata dal soldato Solo, non si è mai sposata ed ha preso il nome di Speranza Solo.


§Johan Razev§

[Modificato da Johan 06/03/2005 20.04]