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Sul concetto di vita.

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2005 15:31
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credo che la ragazza si esprima così perchè non le è stato raccontato altro di come si viveva una volta e perchè ha di fronte solo i suoi genitori e i suoi nonni; io credo che una volta le donne stessero molto peggio e vi dico perchè: quando i genitori della mia bisnonna morirono a distanza di due anni l'una dall'altro la mia bisnonna le sue sorelle e il fratellino più piccolo erano minorenni perchè la maggiore età era raggiunta non a 18 ma a 21 anni, ma quella che importa è che per costume tutti i beni venivano lasciati al primogenito maschio e le femmine avevano solo il diritto di abitazione fino al matrimonio; quindi per prima cosa mia nonna con fratello e sorelle fu messa sotto un tutore che mangiò loro un quarto della casa di famiglia e alcune madie in montagna, per seconda cosa se suo fratello si fosse impuntato le sorelle non sarebbero state proprietarie di nulla, cosa che per fortuna non avvenne; ma l'importante è che se la maggiore età fosse stata a 18 anni e se non vi vosse stata poca considerazione delle done, forse mia nonna sarebbe riuscita a non perdere la sua casa di famiglia, quindi tale ragazza non tiene conto dei tanti progressi del femminismo, compreso il diritto al voto che vorrei ricordare che per le donne arriva solo il 2 Giugno 1946 in italia grazie al referendum Repubblica monarchia.
riguardo ai problemi amorosi credo che le sue parole siano spinte da una grande delusione e quindi non la venga a menare agli altri e non ponga questioni etiche su" era meglio una volta" solo è stata mollata britalmente dal suo moroso o se vorrebbe una vita più semplice perchè le posso mandare l'indirizzo di una famiglia mormone oppure peggio ancosa di mussulmani praticanti che se lo scorda di scoprirsi la testa
In conclusione Viva il femminismo che ha liberato le donne e noi possiamo guardarle e parlarci senza aver paura di offendere qualcuno come i genitori o il fratello di lei, ma possiamo discutere e raffrontare i nostri pensieri prima di scegliere una compagna per la vita!! viva il femminismo perchè le donne sono libere di attaccare bottone con qualcuno senza apparire impertineti o scostumate!!

P.S. Cosiglio la lettura di Ibsen: "Casa di Bambola" per leggere cosa una donna è arrivata a fare per amore dela marito e quale dolore ha dovuto subire per il solo fatto di essere Donna e non uomo perchè non poteva far scoprire ciò che la turbava.... è molto toccante leggetelo!!! e cestinate i pensieri di questa ragazza puritana, depressa e piena di paturnie insopportabili!!!!!

Libertà va cercando ch'è sì cara
come sa chi per lei vita rifiuta (Purg. I, 71-72)

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28/08/2005 20:43
 
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Ok, ho capito, ma non credo sia come dici tu.
Prima lascio parlare te, magari ho frainteso.


"è un po' come avviene nella vita di tutti noi,
quando si ha tanta scelta si è più selettivi,
quando si ha meno scelta ci si adatta di più a quel che c'è...
siamo un po' tutti folletti trombatori della ryan air"

Vera Guido
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28/08/2005 20:42
 
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Non ho capito.
Ora vado a mangiare...
Poi Forno mi spieghi[SM=x346169]


"è un po' come avviene nella vita di tutti noi,
quando si ha tanta scelta si è più selettivi,
quando si ha meno scelta ci si adatta di più a quel che c'è...
siamo un po' tutti folletti trombatori della ryan air"

Vera Guido
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28/08/2005 13:33
 
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i tuoi si sono incontrati su un albero???[SM=x346099] non era tanto più facile una volta...


per altro lo scritto è interessante, certo, per capire che cosa voglia dire bisognerebbe rileggerlo tre o quattro volte e riscriverlo... non vorrei che qualcuno leggendolo pensasse che un tempo essendo i rapporti più "semplici" come dice lei, anche se intende più convenzionali, li reputasse meno autentici. e al contrario quelli di oggi essendo come dice lei più liberi, e credo che "liberi" sia una parola troppo nobile per dire emnacipati e forse più che altro, per come li descrive lei, dissoluti, siano meno autentici.
non lo credo affatto e non è così. anzi, penso sia più vero il contrario eposso spiegare perchè, ma dopo. ora vado a mangiare.
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28/08/2005 12:58
 
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Nel racconto ci sono molte verità, e a mio modestissimo parere, ci sono anche delle gran coglionate.
Purtroppo ormai esiste il tipo di uomo di cui parla la ragazza, manca l'uomo sentimentale e soprattutto mancano i facili rapporti di una volta.
Anche i miei si sono incontrati su un albero a una festa, si sono fatti presentare da un loro amico, e si sono sposati, nonostante 10 anni di differenza.
Sono pienamente d'accordo sull'impossibilità delle facili relazioni di oggi, non parlo per esperienze personali, ma parlo in generale, ma continuerò dopo, ora vado a mangiare....


"è un po' come avviene nella vita di tutti noi,
quando si ha tanta scelta si è più selettivi,
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Vera Guido
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28/08/2005 11:45
 
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postero' uno scritto di una ragazza che mi ha molto colpito.Tanto per capire cosa ci aspetta..o portebbe aspettarci...

Se una cosa ho imparato in ventinove anni di vita, è che le favole non esistono.
Non solo, ma i rapporti umani che la letteratura e la fantasia vorrebbero idilliaci e che la religione declama come santi e retti, in realtà si vanno incasinando sempre di più.
Cento, cinquanta, ma anche solo trenta anni fa le dinamiche erano molto più semplici, lineari.
Che abbia incasinato tutto il femminismo?

Mio nonno e mia nonna si videro per la prima volta in chiesa. Lei aveva quattordici anni e in testa il foulard nuovo, dono di compleanno. Si guardarono da lontano e all’uscita sul sagrato, un conoscente comune presentò i loro genitori. Non loro, badate. Ma i genitori.
Dopo tre giorni, alla porta di casa dei miei bisnonni si presentò, bello come il sole, mio nonno per fare “veglia”. Chiacchiere in presenza dei genitori, seduti magari vicini, senza toccarsi.
E così vissero felici e contenti.

Mio padre e mia madre si sono conosciuti quando lei aveva sedici anni. Lui passava sotto la sua terrazza per andare al lavoro e lei, guarda il caso, sbatteva sempre i tappeti occhieggiando al suo passaggio. E così, sbatti oggi, sbatti domani, un giorno lui le fece un timido saluto. E dopo una settimana la invitò a prendere un gelato.
E così vissero felici e contenti.
Almeno spero.

La nostra epoca ha buttato all’aria le convenzioni sociali, gli schemi in cui i nostri avi erano imprigionati, i costrutti, le sovrastrutture lasciandoci liberi.
Libertà sessuale, libertà di costumi.
Solo che questa libertà fa paura.
Siamo così liberi di poterci esprimere, che abbiamo paura di farlo.Senza legacci, senza freni, senza catene… e ora?
E siamo davvero liberi come pensiamo di essere? Oppure la nostra è una libertà fatua, frutto di una illusione creata dalle pagine dei giornali patinati?

Oggi tutto è dannatamente complicato, specie se si passa una certa soglia di età.
Magari potesse essere come per mio nipote, per il quale "fidanzarsi" vuol dire semplicemente che quella bimba con le codine bionde ti permette di tenerle la mano a ricreazione.
E non voglio fare il solito discorso sessista sulla poca volontà e/o capacità dei maschi in una relazione specie se si è girata la boa dei trenta.
O meglio, non solo.
Perchè passati i trenta (o avvicinandocisi) tutto cambia dannatamente.

Uomini e donne, tutti siamo pieni di paure.
Cerchiamo la persona giusta, ma siamo annegati dalle fobie.
La persona giusta, poi, deve avere così tante caratteristiche che alla fine nemmeno Superman passa l'esame: bello, intelligente, colto, deve leggere ciò che ci piace e ragionare come noi. Oltre a 1258 altre qualità, chiaro.
Questo, ovvio, finchè non arriva come una porta in faccia l'innamoramento.
Se arriva.
Ed questa la più grande paura.
La paura di innamorarsi e di perdere il controllo.
Paura di perdere la libertà, l’indipendenza. Il nostro spazio.
Paura di fare la fine dei nostri genitori, a guardare Panariello il sabato sera sul divano, contandoci le rughe a vicenda.
Di buttarci, di esprimere i nostri sentimenti.
Paura di un rifiuto, che di certo farebbe poco figo.
Di farci conoscere, perché magari non ci sentiamo perfetti. E non lo siamo, Dio ce ne scampi e liberi.
Di mettere il nostro cuore nelle mani di un’altra persona.

Ci riempiamo la vita di mille interessi, novità, impegni per nasconderci meglio dietro una agenda fitta e spessa, magari infarcita di tanti bigliettini. Corso d'inglese, palestra, yoga, incontri letterari, latino americano. Impegni, impegni, impegni sempre di corsa, che fermarsi a pensare fa male.

Gli uomini non sanno fare più gli uomini.
Hanno paura a prendere l’iniziativa, devono essere rassicurati, stanno bene tra di loro. Niente complicazioni ed andiamo a giocare a calcetto.
Una trombata? Sì può fare, ma poi te ne torni a casa tua, "sì sì ti chiamo io".
Incomunicabilità.
Vorrei, ma non voglio.
Boh.
Non so.
E' un momento difficile per me.

Mi ci metto anche io nel mare della paranoia, con il mio guardare continuamente Sex & The City (complici i dvd che "regala" Tv Sorrisi e Canzoni) e sperare che un po' della sconsideratezza di Carrie mi entri nelle vene e che la sua sorte sia un po' la mia.
Ma sono matta già da sola, senza che la televisione ci metta il suo. Ho paura di modificare il mio stato di cose, ma ho anche paura che mi sveglierò una mattina alle soglie della menopausa con una gatta cicciona come compagnia.

Come era più facile il mondo quando bastava andare in chiesa!

"Che sciagura mi può mai aspettare?Non c'è deserto, precipizio o oceano che io non sia pronta ad attraversare con te" -Madame Bovary-
C'è solo una cosa al mondo più bella di una bella donna, una donna bella e intelligente. R.M.


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ed pè anche una selezione di un articolo ben più lungo. ed è pure interessante. coperchi[SM=x346178].
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09/03/2005 19:59
 
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[SM=g27811]

"Che sciagura mi può mai aspettare?Non c'è deserto, precipizio o oceano che io non sia pronta ad attraversare con te" -Madame Bovary-
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comunque l'ho letto anch'io.
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Solo Albertopoteva avere una forza di volontà di cosi' ampie dimensioni da poter leggere quell'articolo....
mi ritiro prima ancora di iniziarlo
sono una fallita...[SM=x346084]

"Che sciagura mi può mai aspettare?Non c'è deserto, precipizio o oceano che io non sia pronta ad attraversare con te" -Madame Bovary-
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Questo spiega molte cose.. [SM=x346169]

CAMPIONI DEL MONDO!!!



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strano, a me pare così interessante... sarà perchè ho sostituito la lettura di questo a manzoni...
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25/02/2005 19:42
 
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Ho superato non del tutto indenne la lettura di questo articolo. Scusami Forno, ma è veramente palloso... mi ha stroncato.

CAMPIONI DEL MONDO!!!



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24/02/2005 21:51
 
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la parte più stimolante è verso la fine, ma temo che a questa discussione non ripospenderà mai nessuno. farà la fine delle teorie di auriti di Ciuima.[SM=x346148]
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24/02/2005 21:37
 
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un interessante trafiletto di un interessante articolo sui virus...

La domanda, in apparenza semplice, che i miei studenti mi pongono spesso — se i virus sono vivi oppure no — probabilmente ha messo a dura prova una risposta semplice nel corso di tutti questi anni, perché solleva un punto di fondamentale importanza: che cos’è, di preciso, che definisce la «vita»? il concetto di «vita» sfugge a una precisa definizione scientifica; tuttavia, la maggior parte di coloro che sono coinvolti in tale di battito non avrà dubbi nel concordare che l’idea di vita comprende alcune qualità precise, oltre alla capacità di un organismo di replicarsi. Un’entità vivente, per esempio, si trova in uno stato i cui limiti estremi sono dati dalla vita e dalla morte. Anche per gli organismi viventi si ritiene sia necessario un certo grado di autonomia biochimica, che svolga le attività metaboliche da cui si originano sia le molecole che l’energia necessaria a sostenere l’organismo. Questo livello di autonomia risulta essenziale per molte definizioni. In ogni caso, i virus conducono un’esistenza parassitica nei confronti, essenzialmente, di tutti gli aspetti biomolecolari della vita. In altre parole, dipendono dalla cellula ospite per quanto ti- guarda le componenti essenziali e l’energia necessaria alla sintesi degli acidi nucleici, per la sintesi proteica, per l’assemblaggio delle diverse unità e il loro trasporto, ma anche per tutte le altre attività di natura biochimica che consentono loro di moltiplicar si e di diffondersi nell’organismo. Ma allora, si potrebbe concludere che, sebbene questi processi siano soggetti a direttive di origine virale, i virus sono semplicemente dei parassiti inanimati dei sistemi metabolici viventi. Tuttavia, fra ciò che è senz’alcun dubbio vivo e ciò che altrettanto inequivocabilmente non lo è, esiste una gamma di situazioni intermedie. Una roccia non è viva. Neppure una membrana metabolica mente attiva, privata del suo corredo genetico e della capacità di propagarsi, lo è. Un batterio, invece, è decisamente vivo: nonostante sia un organismo unicellulare, è in grado di produrre energia, molecole necessarie al proprio sostentamento, e anche di riprodursi. Ma che dire di un seme? Potremmo anche non considerano vivo, eppure, in questo suo stato non vitale, esso mantiene il ptenziale da cui può sgorgare la vita, un potenziale che il seme possiede come risultato di qualcosa che, un tempo, era inequivocabilmente vivo. Inoltre, i semi possono essere distrutti. Per questo aspetto, i virus somigliano ai semi più di quanto non somiglino alle cellule viventi: possiedono un certo potenziale che può essere spento, ma non raggiungono alcuna condizione di vita più autonoma. Un altro modo di concepire la vita è considerarla alla stregua di una proprietà imprevista di un insieme di elementi indubbia mente non viventi. Sia la vita che la coscienza sono esempi di sistemi complessi imprevisti, ciascuno dei quali, per raggiungere il proprio stato, richiede la presenza di un livello critico di complessità o di interazione. Un neurone, isolato o persino all’interno di una rete nervosa, non è consapevole: perché ci sia consapevolezza deve essere presente la complessità del cervello intero. E tutta via, anche un cervello umano intatto può essere biologicamente vivo ma incapace di consapevolezza, in quella condizione che conosciamo con il nome di «coma». Analogamente, di per sé non sono vivi né i geni cellulari isolati, né quelli virali né tanto meno le proteine. La cellula enucleata è analoga allo stato di morte cerebrale, in quanto priva di una complessità critica complessiva. Neppure un virus è in grado di raggiungere una complessità critica. Dunque, la vita stessa è una condizione imprevista e complessa, che, tuttavia, è composta dagli stessi elementi basilari essenziali che formano un virus. Visti in quest’ottica, dunque, e sebbene non siano completamente vivi, i virus possono essere considerati più che semplice materia inerte: tendono alla vita.
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