Non chiedetemi quale sia il titolo perchè non lo so...

caro giebba, come mai scrivi frasi del genere?
devi sapere una cosa molto importante, al mondo la maggior parte delle persone sono egoiste e pur di non ammettere la bravura o qualsiasi cosa sia di un'altra persona mentirebbero. tu come me e gli altri compagni hai avuto la fortuna di trovare amici veri e sinceri che quando dicono una cosa spesso lo fanno con il cuore quindi, te lo chiedo per favore accetta con tanta felicità tutti i nostri complimenti perchè sono piu' che meritati..
ciao Emanuela

Se davvero meritassi i complimenti che mi fate...vabbè...


Johan Razev

tardi che mai, dunque i miei complimenti a Giebba , per il resto avete già detto tutto voi, perciò solo: continua così!

GG! La metafora iniziale è a mio avviso, la vita reale che a parere del sognatore dev' essere qualcosa di gretto e opprimente, se trova libertà e rifugio nel sogno. L' angelo solitario, anche qui dò ragione a Lorentz, è un suo alter-ego, una sua proiezione totalmente presa dal mondo dei sogni, che quindi si è distaccato dalla realtà totalmente e non la riconosce più e non riconosce nemmeno se stesso. Insomma questa è la mia interpretazione. Cmq credo che non si può cercare libertà nel sogno, la realtà la si affronta faccia a faccia e a mani nude, i sogni si coltivano ma darli per scontati e aggrapparsi ad esse in modo ossessivo è da illusi.
Il pezzo dopo, quello del vento, non capisco molto bene cosa debba significare, carpe diem forse?
Cmq rinnovo i miei complimenti bravo giebba! come sempre del resto... :poeta:

..una piccola precisazione: quando dico che non è morta non mi riferisco al fatto che io scrivo poesie (non mi considero così bravo, anzi...); mi riferivo ad altri poeti contemporanei...scusate questa piccola parentesi.
La poesia non è morta, ma non gode nemmeno di ottima salute (anche se non voglio generalizzare)...ecco, questo può essere vero.


Johan Razev

Grande Gebbo. GG.
In ogni modo il tema sulla poesia è del ministero dell'istruzione e dell'università. Non della . E non credo che se avesse dovuto lei svolgere quel tema, sarebbe arrivata a sostenere che la poesia non esiste più, come in effetti ho fatto io nel mio. Ma Gebbo mi ha dato torto.

Hai colpito nel centro...mi immedesimo molto nel protagonista di questa poesia, ma per fortuna non ho incontrato solo persone che "tentano di imprigionarmi", voi siete gli unici che, invece di opporsi, mi appoggiano...e tutto ciò è meraviglioso! Davvero! Anzi, è proprio il caso di ringraziarvi..grazie!
La poesia non è morta, la si sbaglia di grosso...
Comunque grazie Emanuela per il riferimento alla , sono proprio felice che ti sia piaciuta...il fatto, poi, che la consideri degna di essere chiamata poesia è per me motivo di gioia...va bene, dai, per questa volta non mi autodistruggerò troppo e rimarrò zitto, limitandomi a ringraziare per i tuoi complimenti! Grazie ancora!


Johan Razev

e poi la si permette di darci dei temi del cazzo come 'la poesia non esiste piu' al giorno d'oggi...'
GRANDE GIEBBA, MI è PROPRIO PIACIUTA...ti immedesimi nell'omino che parla con l'angelo o sbaglio???
cmq mi ha dato questa impressione... bella davvero, miiiittiiiicoooooooo.....................................ma vafff.....

...credevo che fosse un po' ermetica, ma ho dei critici molto bravi!
Per quanto riguarda l'ispirazione...ti do assolutamente ragione; qui, però, posterò solo gli embrioni dei miei scritti, in una specie di banco di prova per vedere se l'idea può essere buona! Il resto lo faccio da solo...
Comunque ancora grazie!

P.s. il titolo che mi suggerisci, Albe, è ottimo ma rivelerebbe un po' troppo di ciò che viene scritto...nel senso che "giovane sognatore" sono le ultime parole apposta, non voglio che si sappia come mai egli si è liberato (così rispondo anche a Forno) dalla prigione che indica come gli uomini, crescendo, perdono la voglia di sognare e rimangono incatenati a terra e, quando incontrano uno che ancora nei sogni crede, lo deridono e lo mortificano vedendo il lui, probabilmente, ciò che vorrebbero essere e che non hanno il coraggio e la forza di esse...spero di essermi spiegato...ma fra non molto devo andare dalla cugina di mia nonna e, per questo, sto scrivendo in fretta...


Johan Razev

[Modificato da Johan 15/08/2004 12.28]

Bella Gebbo, anche se forse dopo la sublime ispirazione dovresti passare alle fine riflessione, nessun artista lavora solo di ispirazione, questo è un mito nato nell'epoca romanitca. Beh, praticamente un sognatore racconta una storia a se stesso, il sua angelo come proiezione di se nell'immaginario. In realtà non so se è così, lo deduco solo dalle ultime parole, quando dice di chiamarlo col proprio nome. Però non capisco la metafora della prigione, è forse la vita? O la vita reale contrapposta a quella dei sogni, dove tutto è libertà?

[Modificato da Lorentzgang 15/08/2004 10.00]

Davvero bella. Bravo Giebba ! :applauso:

Per il titolo mi permetto di suggerire "Giovane sognatore", le ultime due parole della poesia.

Non chiedetemi nemmeno perchè l'abbia scritta o cose di questo tipo, perchè sinceramente non lo so...stavo ascoltando la canzone Flown Away di Lene Marlin e mi sono venute in mente queste cose...so che farà schifo e che sembra scritta da un pazzo, ma è stata l'ispirazione di un minuto e, come mi disse qualcuno, l'ispirazione non sempre da' buoni frutti...questo, ad esempio, mi sembra un po' acerbo...vabbè dai, vi farò leggere questa specie di poesia...a voi!
Come ho già detto non ha un titolo...

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Dammi la tua mano, angelo solitario,
Ti racconterò una storia,

Essi lo avevano tenuto a lungo,
Dentro una prigione di pietra che non è pietra,
Dietro sbarre d’acciaio che non è acciaio,
Mentre il tempo scorreva,
E gli occhi si chiusero.

Pensavano di averlo abbattuto,
Credevano di averlo reso cieco,
Sordo all’uomo che era lui,
Eppure non sapevano di essere i suoi carcerieri,
Non sapevano neppure di esserlo per loro stessi.

Ma quando ormai tutto era perduto,
Quando il vento soffiò,
Quando gli occhi che non vedono si aprirono,
Angelo solitario, sai che accadde?
Quell’uomo volò, in cielo e più in là.

Ali grandi e forti lo portarono lontano,
La pietra della prigione era distrutta,
L’acciaio delle catene spezzato,
La libertà, libertà e nient’altro,
Scollandosi di dosso ogni cosa, volò via.

E sai dove giunse?
Lo so bene, rispose l’angelo,
Qui, nella terra dei sogni…
La terra che è vicina e lontana.
Come darti torto, angelo solitario?

Oh, caro amico, disse ancora l’essere alato,
Chiamami come devo essere chiamato,
Chiamami col nome che è mio,
Che è stato mio sin dal tempo che fu,
Chiamami col tuo nome, giovane sognatore.
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Johan Razev

[Modificato da Johan 15/08/2004 0.38]