Quello che mi manca...

...grazie per i complimenti! Ma sono certo di non meritarli...
Spero, però, che un giorno il mio sogno di diventare un grande scrittore si realizzi; grazie ragazzi per il vostro supporto!

§Johan Razev§

[Modificato da Johan 29/04/2004 14.49]

Davvero! Bravo Giebba! Questo componimento è veramente bello! Alla fine, secondo un mio modestissimo parere, credo che la poesia debba rimanere così com'è, senza variazioni. Certo, la divisione in ottave nonchè un ordine ritmico, renderebbero il componimento a tutti gli effetti una tipica poesia, con tutti i suoi schemi tradizionali; ma la semplicità del linguaggio rende il pezzo in questione immediato e trasmette con efficacia i sentimenti dell' autore all' istante. Infatti rendendola più "magistrale" inserendo i canoni tipici della poesia le farebbero perdere quest' immediatezza che mi ha immediatamente colpito (non è una specie di poliptoto questo?). Inoltre credo che comunque lo scritto non sia completamente privo di uno schema ritmico; infatti il ripetersi del tema "quel che mi manca" o "mi manca", dà l' idea di un ritmo incalzante, con in certi punti "pause" di riflessione (ad esempio la parte "io mi chiedo ecc...), giusto per non lasciare il lettore in uno stato di "climax" troppo a lungo...
Bravo Giebba! Non sai quant' invidio il tuo modo di scrivere, davvero (dato che non so scrivere...)!

...Albe, anzi mi ha fatto molto piacere! Magari fossi a quel livello ma non credo...io, però, voglio arrivarci!

§Johan Razev§

[Modificato da Johan 27/04/2004 19.08]

Ops, credo di aver dato origine ad un po di confusione ...

Ci tengo a precisare che il mio intervento non voleva confrontare o paragonare Giebba a Leopardi. A parte che non credo di conoscere a sufficienza le opere del poeta nè tantomeno lo stile di Giebba, comunque ho solo detto che per la sensibilità nell'esposizione e per i temi trattati il brano scritto da Giebba mi ricordava abbastanza la poesia "A Silvia".

Tutto qui. :clava:

...quelle lodi!! Lo so benissimo di non essere Leopardi (ed, in effetti, non voglio esserlo...)!!

§Johan Razev§

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Scritto da: Johan 26/04/2004 21.37
...basta così! Mi state dando meriti che non mi riconosco...davvero, grazie! Ma non credo di meritarmi queste lodi.

§Johan Razev§

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Ehi! Aspetta!! Tu NON sei Leopardi

...basta così! Mi state dando meriti che non mi riconosco...davvero, grazie! Ma non credo di meritarmi queste lodi.

§Johan Razev§

Concordo sul fatto che Leopardi sia stato un genio assoluto, un po' meno per quanto riguarda le analogie con Giebba. Infatti se è vero che entrambi trattano temi analoghi con rara abilità, arrivano a conclusioni antitetiche. Il Verza conclude con una grande vena di ottimismo che in fondo lo caratterizza, mentre il Leopardi, come definisce perfettamente il Fornari, ha una visione decisamente più sfiduciata.

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Scritto da: Lupo Cima 25/04/2004 21.38
OT è una sigla che significa Off Topic (fuori argomento)

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SBAGLIATO! vuol dire Off Thread

Cmq Leopardi è LO Poeta.

OT è una sigla che significa Off Topic (fuori argomento)

che Leopardi fosse un genio, al punto che mi venne di definirlo il Mozart della poesia. Benchè di Leopardi non sappia gran che.
In effetti non è proprio corretto definirlo pessimista come primo giudizio, ma non credo che fosse ottimista. Forse un attributo più convincente è sfiduciato. E deluso. Forse. E' meglio che non mi sbilanci, sono troppo ignorante e non saprei neppure giustificarli.

Ma cosa vuol dire "OT", sarà una delle vostre sigle che mi sono sempre arcane.
Mi pare però corretto quello che pensa Schiavo, le donne hanno un amore più utilitaristico.

Leopardi è un mago... quanto lo adoro...

Silvia , rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Questi versi modestamente me li sono imparati praticamente a memoria.
In ogni caso il testo di Giebba riprende alcuni temi di Leopardi come la sua tristezza profonda, sottile e toccante (NON PROVATE A DIRE CHE LEOPARDI E' PESSIMISTA SENNO' VI LEGNO!)

Cmq per continuare un secondo il discorso sulle donne sono anche io del parere che le donne abbiano un sentimento diverso (ma non meno profondo) dell'amore, io credo che una donna non riesca a vivere l'esperienza amorosa come un puro piacere disinteressato come facciamo noi (infatti a noi uomini spesso non fa differenza che donna amiamo, basta che sia donna e che l'amiamo). A differenza, credo che una donna si innamora di un uomo solo se quello le da l'impressione di essere un uomo "riuscito" e non una persona "inutile" (l'ho spiegato malissimo ma ora non ho voglia di approfondire, anche perchè è OT)

Neanch'io sono un grande conoscitore di Leopardi, ma sulla base di ciò che ricordo dalle medie e dal biennio, mi sembra che la composizione "A Silvia" abbia alcuni punti in comune con il passo del Giebba. E' solo un mio parere, non vuol dire che debba essere giusto.

Riporto qui la poesia "A Silvia": a me sembra che i temi trattati non siano molto differenti, tenendo anche conto che Leopardi non scrive in prosa.

Silvia , rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedivi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d'amore.
Anche peria fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovanezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell'età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

qusto racconto è davvero profondo e ben scritto, chi conosce Giebba lo sa che è un fenomeno in questo. Non saprei se però si esprima meglio in prosa o poesia (ci vuole un confronto, quindi attendiamo un tuo testo poetico Giebba, magari quelli dati alla prof.Tedeschi l'anno scorso ).
Invero non vedo non vedo molte somiglianze con Leopardi, sopratutto nella sostanza, anche se non nego che qualche cosa vi sia.

per quali temi ricorda Leopardi chiedo.
Io resto del parere che le donne abbiano un concetto dell'amore diverso, anzi, meno profondo, e pertanto non siano in grado di scrivere poesie sincere. Spero vogliate farmi cambiare idea proponendomene una.