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Art Litteram Diario di poesia *Officina della poesia * Nicola Imbraguglio
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cambiamo un po'... :-)

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2004 20:10
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21/03/2004 17:09

Leggiamo oggi una poesia filosofica, un genere poco praticato nella letteratura italiana, ma che con questo autore, Tommaso Campanella, raggiunge dei risultati molto alti ed interessanti sia dal punto di vista letterario e stilistico che di approfondimento meditativo.

Campanella (1586-1639), monaco domenicano calabrese, nel suo pensiero filosofico si rifà alla tradizione magica ed escatologica medievale, innestandola su elementi platonici, ermetici e naturalistici cinquecenteschi. Scrive varie opere in prosa fra cui, la più nota, l'utopia sociale della "Città del sole".
Nelle lettura delle poesie di Campanella è molto intreressante osservare come l'autore riesca a fondere una espressione lucida del proprio pensiero filosofico con un stile accurato e gradevole. Importante è inoltre ricordare che Campanella rimane comunque, nonstante le influenze del passato sul suo pensiero, autore seicentesco e barocco che aderisce in pieno alle tendenze estetiche del secolo, sperimentando un linguaggio poetico concettoso e ricco di metafore.

Il sonetto qui di seguito rappresenta il Proemio della raccolta di Campanella.

Buona lettura!!![SM=g27823]



==================

Io, che nacqui dal Senno e di Sofia,
sagace amante del ben, vero e bello,
il mondo vaneggiante a sé rubello
richiamo al latte della madre mia.

Essa mi nutre, al suo marito pia,
e mi trasfonde seco, agile e snello,
dentro ogni tutto, ed antico e novello,
perché conoscitor e fabbro io sia.

Se tutto il mondo è come casa nostra,
fuggite, amici, le seconde scuole,
ch'un dito, un grano ed un detal ve 'l mostra.

Se avanzano le cose le parole,
doglia, superbia e l'ignoranza vostra
stemprate al fuoco ch'io rubbai dal Sole.

==================
Sesso: Maschile
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21/03/2004 23:41

Comincio io :-)
Alla faccia del cambiamento Nausica[SM=g27824]
Cambiamo proprio genere e periodo, ma ci provo lo stesso sfruttando le mie piccole conoscenze in materia.

In quest'opera l'autore ha voluto trasmettere al lettore, l'enfasi e il procedere della propria vita, attraverso immagini, della propria madre, delle scuole con l'ausilio di molte metafore.

Da una prima rapida lettura del testo, si evince quanto da te evidenziato nell'introduzione al componimento.
L'uso da parte dell'autore di metafore per descrivere concetti e pensieri.

Gia al primo verso si possono leggere almeno due metafore:

"Io, che nacqui dal Senno e di Sofia"

Senno, inteso come intelligenza superiore, non a caso scritto in maiuscolo.
Intuisco che l'altra metafora sia racchiusa in "Sofia", ma non riesco a spiegarne il contenuto.


Procedendo nella lettura, nella seconda quartina del sonetto,

"Essa mi nutre, al suo marito pia,
e mi trasfonde seco, agile e snello,
dentro ogni tutto, ed antico e novello,
perché conoscitor e fabbro io sia."

c'è come una sorta di ringraziamento alla madre per averlo messo al mondo, per averlo reso così ricco e positivo nei confronti del mondo (agile e snello) e per averlo reso allo stesso tempo allievo e maestro (conoscitor e fabbro).


Per quanto concerne la prima terzina del componimento, altre metafore a mio avviso sono presenti.

"Se tutto il mondo è come casa nostra,
fuggite, amici, le seconde scuole,
ch'un dito, un grano ed un detal ve 'l mostra."

una su tutte è "le scuole seconde", intese come non scuole vere e proprie, ma come una sorta di apprendimento superiore, derivante dagli insegnamenti della vita o addirittura da insegnamenti religiosi.


Nella terzina che chiude il sonetto:

"Se avanzano le cose le parole,
doglia, superbia e l'ignoranza vostra
stemprate al fuoco ch'io rubbai dal Sole."

il poeta vuol simboleggiare quanto le parole spesso non riescano a descrivere appieno l'essenza di ciò che ci circonda e se al contrario si crede ciò, la superbia e l'ignoranza diventerebbero padroni e andrebbero stemperate al fuoco della vita (Sole).


Spero di essere riuscito a commentare e ad analizzare approfonditamente questo testo, che devo ammettere ho dovuto leggere almeno una decina di volte prima di spingermi nello scritto appena terminato.

Attendo impaziente il tuo verbo, Nausica cara [SM=g27822]



...un abbraccio, Sal.





Sesso: Femminile
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22/03/2004 11:53

commento e rettifica per Sal
Carissima Nausica, non potevi farmi più felice, Campanella è un autore straordinario, che apre la grande ricerca filosofica a cavallo tra ‘500 e ‘600 in Italia. Questo noto e bellissimo sonetto che apre la raccolta delle poesie di Campanella è un esempio del suo mondo lirico.
Mi dispiace contestare benevolmente il commento di Sal, non vorrei, ma ci sono alcune imprecisioni specificatamente sul concetto di madre, di scuole e di altri concetti. Vediamoli.
Siamo di fronte ad un sonetto innanzitutto, nei primi due versi Campanella proclama con passione la sua vocazione poetica, che nasce dall’intelligenza (Senno) e dalla Saggezza (Sofia), in armonia con i tre aspetti del creato il Bene, la Verità, la Bellezza, i tre aspetti nei quali è chiara la presenza di colui che ha creato.
Terzo verso, Campanella indica lo scopo della sua arte, richiamare espressamente il mondo ribelle e vaneggiante alla grande lezione che Sofia (sua madre metaforica, la saggezza, la conoscenza) gli ha insegnato.
(vv.5-8) Sofia, grande madre, come tale, nutre di sè il poeta, fedele all’intelletto, lo nutre trasferendogli la forza per agire, “conoscitor e fabbro io sia”, la conoscenza e l’azione non devono mai separarsi, l’una deve seguire all’altra.
vv.9-11 è l’incitamento alla lotta contro le false scuole, i seminatori delle idee errate, le idee che non nascono dalla conoscenza della natura, bensì dagli scritti degli uomini, qui possiamo osservare alcuni principi controriformistici presenti in Campanella. Interessante in questi versi il concetto espresso dal poeta, dal più piccolo si può risalire al tutto, un dito, un grano, un ditale, allo stesso modo casa nostra si può rapportare a tutta la realtà, dal singolo al tutto, nulla cambia, per questo la lotta contro le false idee deve partire dal singolo per pervenire alla generalità.
vv.12-14 dalla prima terzina che spingeva all’azione , arriviamo a questa seconda terzina dove il tono si fa più dolce, e il poeta ci spinge ad eliminare le scorie e il sovrappiù nel nostro rapportarci agli altri, il dolore, la superbia e l’ignoranza, e con un bellissimo verbo imperativo “Stemprate”, ci invita ancora oggi a dissipare queste inutili scorie nello stesso fuoco che egli rubò dal Sole, e quindi la filosofia, la parola filosofica.
E’ uno splendido esempio di sonetto filosofico, complesso nel ritmo e nei significati metaforici, naturalmente sarebbe necessario premettere il terreno su cui si sviluppa tutta la poesia di Campanella, ma sarebbe assai lungo, tuttavia in questo sonetto troviamo molto del suo mondo poetico, della sua utopia volta a modificare un mondo.
Ciao, scusa Sal.
Giusy
Sesso: Maschile
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22/03/2004 15:34

Carissima Giusy,
mi fa davvero felice trovare in te un'estimatrice dell'arte e del pensiero del Seicento (epoca che io amo molto)[SM=g27823] ... devo dire sinceramente che temevo che questa proposta non avrebbe riscosso molto entusiasmo[SM=g27825], ma la tua lettura così precisa mi smentisce positivamente! (e mi solleva dal ruolo ingrato di essere sempre io a correggere Sal, ché poi sembra che ce l'abbia con lui[SM=g27822])

A Sal riconosco un grando coraggio nel rompere il ghiaccio su un testo abbstanza ostico come questo [SM=g27823] ... ma in fondo non si può rimanere sempre rintanati fra ciò che si conosce e si capisce bene, il bello è mettersi alla prova su un terreno nuovo e stimolante... e poi non è poesia solo il "male di vivere" del '900!!! [SM=g27822]

A presto
Nausica

[Modificato da Nausica17 22/03/2004 15.37]

Sesso: Maschile
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22/03/2004 18:41

Questa poesia di Tommaso Campanella mi dà delle sensazioni positive in ordine alle convinzioni che esprime.

Accurate, competenti analisi sono state già svolte, perciò esimendomi da esse (forse!) farò meno brutte figure![SM=g27817] Così posso divagare nel discorso con osservazioni e riflessioni mie personali.

L’autore-filosofo sembra, secondo la mia opinione, (oltre a quanto, s’intende, già dottamente rilevato[SM=g27811] ) ammonire dal pericolo di separare artificiosamente le componenti personali e naturali di mente-anima-materia. E’ proprio, a mio parere, ciò che accade oggi, dove molto spesso si è tutto corpo (pensiamo alla cura spropositata dell’immagine del sé corporeo), oppure, tutta mente (tutto è ridotto a parole, sofismi, dialettica), oppure ancora tutto anima (errato, ma già è meglio). L’intelligenza e la conoscenza (unitamente al nostro io materiale) devono invece sinergicamente impegnarsi per la conoscenza del mondo, esso stesso materiale-spirituale, al fine di cogliere nel Non-io tracce di Bene e senso di Esistenza. Cara Nausica ed esimie di lei colleghe filosofe,
siate indulgenti con quanto vado favellando![SM=g27822]

La persona si eleva a Dio e può giungere a Dio nella sua assoluta inscindibilità corpo-anima.
Secondo la dottrina cristiana, tra l’altro il corpo che non è una casuale appendice, ma dono di Dio, risorgerà e si riunirà all’anima seguendone i destini eterni.[SM=g27817]

Con il suddetto ragionare intendo dire, concordando in qualche modo con Campanella, che nella Natura possiamo trovare tracce di Dio e del nostro destino. D’altra parte ciò forse spiega perché i poeti dialoghino spesso con il sole, le stelle, la luna… Non è che essi siano biologicamente vivi, ma sono una traccia della bellezza, dell’intelligenza, dell’Amore di Dio.

Sal ed io accetteremo umilmente ogni dovuta correzione![SM=g27823]

Ciao. Massimo[SM=g27823]

[Modificato da Massimo DM 22/03/2004 18.42]

Sesso: Maschile
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23/03/2004 22:51

Per Giusy
Non devi assolutamente scusarti per avermi corretto, sono aperto ad ogni tipo di critica, ci mancherebbe se così non fosse [SM=g27823]
Sono qui per imparare continuamente e se una critica può colmare una mia lacuna io, umilmente come giustamente dice Massimo, l'accetto[SM=g27824]

Per questo cara Giusy io ti ringrazio [SM=g27836]


...un abbraccio, Sal.
Sesso: Femminile
OFFLINE
24/03/2004 10:42

Sono d'accordo con te Nausica, il seicento è stato un secolo affascinante,non solo nella poesia ma nell'arte è stato un secolo di svolta, basti pensare a Caravaggio, la mia grande passione è la storia dell'arte, e il secolo del barocco è per uno storico dell'arte un nucleo meraviglioso, il luogo dove la fantasia e il tragico si sono incontrati, perciò non potevi farmi regalo più grande che proporre un sonetto come quello di Campanella!
Bello il commento di Massimo, complimenti!
Ciao Sal,un salutone.
Giusy
Sesso: Femminile
OFFLINE
24/03/2004 13:31

Cè provo!
Ignorante in materia, ma molto curiosa, oso anch’io. Mi stuzzicava l’idea, quasi come una sfida, di capire o meglio comprendere il testo sicuramente m’avrebbe lasciato una perla che avrei messo nel mio forziere. Sono qui, naturalmente per ultima! Non ho voluto leggere i vostri commenti che, sicuramente saranno eccellenti, per capire dove e come sarei arrivata.

Grande figura, per l’autore, la madre che gli’insegna sia con l’esempio sia con la lettura la grande capacità di cogliere l’essenza delle cose passate e presenti, farle proprie e cesellarle con cura e senso estetico anche se tale rielaborazione deve passare per il fuoco del tormento, ed i duri colpi della vita. Se tutti hanno la fortuna d’essere coscienti dell’importanza della figura materna è inutile frequentare le scuole che non t’insegnano a vedere “oltre” mostrando solo la parte superficiale, la punta della piramide molto piccola. Se si continua a non voler capire la vera natura delle cose che viene da dentro come un parto materno ma si cercano le risposte al di fuori, si continuerà a bruciare d’un fuoco che è ben diverso da quello che s’acquisisce con la consapevolezza della vera fonte della conoscenza. Io il Sole lo leggo come l’Anima dell’universo. Vorrei infine cogliere anche, ed azzardo, una metafora: la madre si potrebbe intendere anche come “ la natura”.

Bene oserei dire che è tutto e chiedo venia se ho distorto il vero senso dell’opera ora vado a rileggermi Campanella, ma soprattutto leggo le vostre osservazioni. Chiedo a tutti di continuare ad essere presenti soprattutto a NAUSICA.

Ciao
Antonella

Attendo considerazione[SM=g27823] [SM=g27823]
Sesso: Femminile
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24/03/2004 13:51

Cara Giusy
Non vale!!!!
Tu sei preparatissima [SM=g27822] [SM=g27822] Mi sa che, come al solito, ho fatto una figuraccia [SM=g27828] !
Bhe, alla prossima mi preparo......forse

Ciao
Antonella
Sesso: Maschile
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24/03/2004 15:08

Cara Antonella,
ti ringrazio per la tua lettura e mi fa molto piacere che anche tu abbia colto la sfida di metterti alla prova su questo testo. [SM=g27823]
Certo che continuerò ad essere presente (e questa è una minaccia[SM=g27822])!! per quanto i mille impegni personali me lo consentono! Alle prossime sfide!

Cara Giusy,
Se ho pensato al Seicento non è un caso... anch'io coltivo un grande passione per la storia dell'arte e nel corso dei miei studi ho lavorato in particolare su questo secolo[SM=g27823]

Grazie a tutti e alla prossima
Nausica

Sesso: Femminile
OFFLINE
24/03/2004 15:26

mmhhhh che mattone!!!
E' bello tornare sui banchi di scuola con la libertà di scegliere cosa studiare!!!Tommmaso Campanella geniale per la sua utopia ma in quanto a poesia....a me non piace e non riesco neanche a commentare;grazieNausica e Giusy per questa originale opportunità di ripasso. e di quel cè provo di Antonellat che vogliamo dire??[SM=g27824] [SM=g27811]
Sesso: Femminile
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24/03/2004 15:35

mmhhhh che mattone!!!
E' bello tornare sui banchi di scuola con la libertà di scegliere cosa studiare!!!Tommmaso Campanella geniale per la sua utopia ma in quanto a poesia....a me non piace e non riesco neanche a commentare;grazieNausica e Giusy per questa originale opportunità di ripasso. e di quel cè provo di Antonellat che vogliamo dire??[SM=g27824] [SM=g27811]
Sesso: Maschile
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05/10/2004 20:10

Re: con un ritardo di sei mesi, ma... (coraggio!)

Scritto da: Nausica17 21/03/2004 17.09
Leggiamo oggi una poesia filosofica, un genere poco praticato nella letteratura italiana, ma che con questo autore, Tommaso Campanella, raggiunge dei risultati molto alti ed interessanti sia dal punto di vista letterario e stilistico che di approfondimento meditativo.

Campanella (1586-1639), monaco domenicano calabrese, nel suo pensiero filosofico si rifà alla tradizione magica ed escatologica medievale, innestandola su elementi platonici, ermetici e naturalistici cinquecenteschi. Scrive varie opere in prosa fra cui, la più nota, l'utopia sociale della "Città del sole".
Nelle lettura delle poesie di Campanella è molto intreressante osservare come l'autore riesca a fondere una espressione lucida del proprio pensiero filosofico con un stile accurato e gradevole. Importante è inoltre ricordare che Campanella rimane comunque, nonstante le influenze del passato sul suo pensiero, autore seicentesco e barocco che aderisce in pieno alle tendenze estetiche del secolo, sperimentando un linguaggio poetico concettoso e ricco di metafore.

Il sonetto qui di seguito rappresenta il Proemio della raccolta di Campanella.

Buona lettura!!![SM=g27823]



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Io, che nacqui dal Senno e di Sofia,
sagace amante del ben, vero e bello,
il mondo vaneggiante a sé rubello
richiamo al latte della madre mia.

Essa mi nutre, al suo marito pia,
e mi trasfonde seco, agile e snello,
dentro ogni tutto, ed antico e novello,
perché conoscitor e fabbro io sia.

Se tutto il mondo è come casa nostra,
fuggite, amici, le seconde scuole,
ch'un dito, un grano ed un detal ve 'l mostra.

Se avanzano le cose le parole,
doglia, superbia e l'ignoranza vostra
stemprate al fuoco ch'io rubbai dal Sole.

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Per cominciare: colgo un’idea di ‘madre’ ambigua in questo mirabile sonetto di Tommaso…
Il quale – devo dire – al tempo del liceo non mi piaceva perché monaco e, per giunta, domenicano. Successivamente l’ho rivisitato, il Campanella… E qua e là vi ho colto cose che mi son pure servite (ma dialetticamente) per la mia teoria tridimensionale: di interpretazione – cioè – di me, della vita e del mondo… (E già tutto sta, d’altra parte, nel mio sito.)
Il suo sonetto – questo che ci è stato qui proposto – lo snodo e dispiego nel modo seguente.
Io, Tommaso, che nacqui dal Senno (ovvero intelligente, naturalmente/costituzionalmente intelligente) e divenuto sagace amante del bene di Sofia – che è vero e bello per necessità e definizione – riporto/vorrei il mondo, che mi pare vaneggi e si ribelli a se stesso, al buon latte sano e biologico di mia madre (che forse sta lì proprio il mio merito d’essere nato come son nato e divenuto come son divenuto).
Difatti come mia madre, fedele/pia consorte di mio padre, mi nutrì i primi mesi ed anni di mia vita, allo steso modo mi nutrì successivamente Sofia – la conoscenza vera, l’intelligenza saggia – anch’essa coniugata/quasi consorte (virtualmente) di quel Senno di cui vi ho detto sopra.
E Sofia mi porta con sé dovunque – questa mia seconda madre putativa! E mi travasa in ogni cosa antica e nuova. E lo fa perché diventi conoscitore e fabbro: cioè conosca le cose che già sono e ne costruisca di nuove che ancora non sono – eh sì, conoscenza e creatività insieme!
Se tutto questo mondo infame fosse come casa nostra, come son io e mia madre e mio padre – naturali e/o putativi che siano – fuggireste, amici miei (voi in particolare che vi ho nel cuore!) le scuole che sapete e che vi accolgono: prime per ufficialità e decoro, ma seconde…no, ultime per qualità e spessore. Sapete – un dito, cioè una mano/le mani nostre, le nostre mani che sanno fare arte; e il grano, ovvero il nutrimento che ci dà la terra; e un ditale/un semplice ditale per dire oggetto utile, e con lui tutti gli altri strumenti che usiamo quotidianamente – tutto/ogni cosa ve lo dimostra: amici, diffidate delle scuole che bazzicate, che son seconde in tutto!
Perché se poi le parole – come succede – sopravanzano le cose (le parole son troppe – voglio dire – rispetto alle cose che significano, le quali invece sono poche) e si fa un gran parlare sempre, un gran discutere sempre di parole, allora vi potrebbe succedere, anzi vi succederà senz’altro che il dolore che provate, nelle sue infinite gradazioni e l’ignoranza che vi ottenebra (eh, quella sì – l’ignoranza!) ma soprattutto la vostra superbia, che vi rode e logora, tutto stemperiate al fuoco che io – novello Prometeo – ho rubato al Sole. (E voi sapete cosa intendo… Forse Dio!)

euro roscini
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