18/11/2008 18:26 |
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| | | OFFLINE | Post: 231 | Registrato il: 26/10/2006
| Utente Junior | |
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elyna.luna, 16/11/2008 17.13:
cosi contrari all'eutanasia.. allora è giusto lasciar soffrire una persona che è DESTINATA a morire?
Anche noi siamo destinati a morire, non mi pare che ne siamo esenti.OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR
IN HOC SIGNUM VINCES
IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
"O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
"Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
"Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
"Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco) |
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18/11/2008 23:59 |
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| | | OFFLINE | Post: 658 | Registrato il: 13/08/2006
| Utente Senior | |
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proRatzinger, 18/11/2008 18.26:
Anche noi siamo destinati a morire, non mi pare che ne siamo esenti.
la morte è l'unica cosa certa in questa vita.. e lei ha chiesto di non essere tenuta in vita con le macchine.. non ci vedo niente di male..
... Per diecimila anni tenemmo il fuoco acceso, il nostro spirito vive in una danza senza tempo.. I nostri corpi sono i nostri sacri altari, noi non abbiamo fede nel divino.. Noi lo sperimentiamo con la pratica... Veniamo chiamate... Streghe..
"...Raccontaci delle segrete schiere del male, o Cimone..."
"Guai a pronunciare forte i loro nomi, che profanerebbero labbra mortali, perchè uscirono da scellerate tenebre per assalire i cieli, ma furono respinte dalla rabbia degli angeli...."
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13/01/2009 21:04 |
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| | | OFFLINE | Post: 10.723 | Registrato il: 17/06/2005
| Utente Gold | |
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I rabbini: "Con Benedetto XVI cancellati 50 anni di dialogo"
Papa, l'accusa del rabbino di Venezia
"Con lui cancellati 50 anni di dialogo"
ROMA - Con Benedetto XVI, la Chiesa sta cancellando i suoi ultimi "cinquanta anni di storia" nel dialogo tra ebraismo e cattolicesimo: a lanciare la critica è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, che - in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli", ha spiegato i motivi che hanno portato il rabbinato italiano a non partecipare alla prossima Giornata sull'ebraismo, indetta per il 17 gennaio dalla Confrenza episcopale italiana.
Repubblica online
Speriamo sia uno scherzo di pessimo gusto!
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13/01/2009 21:11 |
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| | | OFFLINE | Post: 10.724 | Registrato il: 17/06/2005
| Utente Gold | |
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Giornata dell'ebraismo: «Le ragioni del nostro no»
Rav Elia Enrico Richetti
Rabbino capo di Venezia
Il primo passo per un dialogo autentico è mettersi in ascolto delle ragioni dell'altro. Con tale convinzione, che anima la linea editoriale della nostra rivista, ospitiamo volentieri il commento del rabbino Richetti.
L'Assemblea dei rabbini d'Italia ha comunicato che, almeno per quest'anno, non vi sarà collaborazione fra le Comunità ebraiche d'Italia e le istituzioni cattoliche per la celebrazione della Giornata dell'ebraismo (17 gennaio). È la logica conseguenza di un momento particolare che sta vivendo il dialogo interconfessionale oggi, momento i cui segni hanno cominciato a manifestarsi quando il Papa, liberalizzando la messa in latino, ha indicato nel Messale tridentino il modulo da seguire. In quella formulazione, nelle preghiere del Venerdì Santo è contenuta una preghiera che auspica la conversione degli ebrei alla «verità» della Chiesa e alla fede nel ruolo salvifico di Gesù. A onor del vero, quella preghiera, che nella prima formulazione definiva gli ebrei «perfidi», ossia «fuori dalla fede» e ciechi, era già stata «saltata» (ma mai abolita) da Giovanni XXIII. Benedetto XVI l'ha espurgata dai termini più offensivi e l'ha reintrodotta.
Fin dal primo momento, l'Assemblea dei rabbini d'Italia ha preso una pausa di riflessione, sospendendo temporaneamente gli incontri interreligiosi. I mesi successivi sono stati caratterizzati da un susseguirsi di contatti, incontri e mediazioni con diversi esponenti, anche ad alto livello, del mondo ecclesiastico, alcuni dei quali si sono dimostrati sinceramente preoccupati per il futuro di un dialogo che stava procedendo in maniera fruttuosa e che registrava un allargarsi del senso di rispetto e di pari dignità delle fedi.
Purtroppo, i risultati si sono dimostrati deludenti. Si sono registrate reazioni «offese» da parte di alte gerarchie vaticane: «Come si permettono gli ebrei di giudicare in che modo un cristiano deve pregare? Forse che la Chiesa si permette di espungere dal rituale delle preghiere ebraiche alcune espressioni che possono essere interpretate come anticristiane?». Altri prelati hanno ritenuto che l'atteggiamento dei rabbini italiani fosse dettato da una «ipersensibilità» ebraica ai tentativi di proselitismo, ipersensibilità non giustificata dai fatti. Invece, e questa è stata la risposta più o meno ufficiale (una risposta della Conferenza episcopale, sia pure sollecitata, è mancata), gli ebrei non hanno niente da temere: la speranza espressa dalla preghiera «Pro Judaeis» è «puramente escatologica», è una speranza relativa alla «fine dei tempi» e non invita a fare proselitismo attivo (peraltro già vietato da Paolo VI).
Queste risposte non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità. Non si tratta, quindi, di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all'altro come creatura di Dio. Se a ciò aggiungiamo le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perché in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa. In quest'ottica, l'interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità.
È vero, la Chiesa non si permette di correggere le preghiere ebraiche (anche se un tempo la censura ecclesiastica è stata alquanto attiva). Ma è da dire che le preghiere che qualcuno vuole interpretare come anticristiane sono in realtà contro «coloro che si inchinano agli idoli» e contro «i calunniatori e gli eretici». Perché dei cristiani dovrebbero sentirsi presi di mira? Che cosa pensano di se stessi?
È vero, non sta agli ebrei insegnare ai cristiani come devono pregare o che cosa devono pensare, e nessuno fra gli ebrei o i rabbini italiani pretende di farlo. Ma è chiaro che dialogare vuol dire rispettare ognuno il diritto dell'altro ad essere se stesso, cogliere la possibilità di imparare qualcosa dalla sensibilità dell'altro, qualcosa che mi può arricchire. Quando l'idea di dialogo come rispetto (non come sincretismo e non come prevaricazione) sarà ripristinata, i rabbini italiani saranno sempre pronti a svolgere il ruolo che hanno svolto negli ultimi cinquant'anni.
© FCSF - Popoli
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14/01/2009 01:31 |
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| | | OFFLINE | Post: 8.040 | Registrato il: 22/08/2006
| Utente Master | |
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Da Petrus
Dialogo interreligioso, ennesimo attacco del mondo ebraico contro il Papa: “Con lui si cancellano gli ultimi cinquant’anni di storia della Chiesa”
CITTA’ DEL VATICANO - Con le recenti dichiarazioni di Benedetto XVI sull'impossibilità di un dialogo interreligioso, "è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa", secondo il rabbino capo di Venezia Elia Enrico Richetti. "L'assemblea dei rabbini d'Italia ha comunicato che, almeno per quest'anno, non vi sarà collaborazione fra le Comunità ebraiche d'Italia e le istituzioni cattoliche per la celebrazione della Giornata dell'ebraismo (17 gennaio)", ricorda Richetti in un commento pubblicato dalla rivista gesuita 'Popoli'. "E' la logica conseguenza di un momento particolare che sta vivendo il dialogo interconfessionale oggi, momento i cui segni hanno cominciato a manifestarsi quando il Papa, liberalizzando la messa in latino, ha indicato nel Messale tridentino il modulo da seguire. In quella formulazione, nelle preghiere del Venerdì Santo è contenuta una preghiera che auspica la conversione degli ebrei alla 'verità' della Chiesa e alla fede nel ruolo salvifico di Gesù. A onor del vero, quella preghiera, che nella prima formulazione definiva gli ebrei 'perfidi', ossia 'fuori dalla fede' e ciechi, era già stata 'saltata' (ma mai abolita) da Giovanni XXIII. Benedetto XVI l'ha espurgata dai termini più offensivi e l'ha reintrodotta". "I mesi successivi sono stati caratterizzati da un susseguirsi di contatti, incontri e mediazioni con diversi esponenti, anche ad alto livello, del mondo ecclesiastico, alcuni dei quali si sono dimostrati sinceramente preoccupati per il futuro di un dialogo che stava procedendo in maniera fruttuosa e che registrava un allargarsi del senso di rispetto e di pari dignità delle fedi", prosegue il rabbino capo di Venezia. "Purtroppo, i risultati si sono dimostrati deludenti". Le risposte fornite nel corso dei mesi dal Vaticano "non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità", spiega il rabbino. "Non si tratta, quindi, di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all'altro come creatura di Dio. Se a ciò - prosegue Richetti - aggiungiamo le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perché in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa. In quest'ottica, l'interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità".
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14/01/2009 16:20 |
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| | | OFFLINE | Post: 8.049 | Registrato il: 22/08/2006
| Utente Master | |
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“Bus atei”, Genova apripista
Dopo gli Stati Uniti, l’Australia, l’Inghilterra e la Spagna, anche in Italia arrivano i `bus atei´. Precisamente - e non a caso - a Genova, sede arcivescovile del capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco.
Dal prossimo 4 febbraio nel capoluogo ligure lo slogan «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno», firmata Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaas), farà bella mostra su due bus, al posto delle tradizionali insegne pubblicitarie.
«La campagna è una specie di sfida atea in casa di Bagnasco», ha dichiarato Raffaele Carcano, segretario generale Uaar: «Dopo le polemiche sul gay pride di Genova, reo di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l`Uaar ha deciso di riprendersi un po` di par condicio. E di fare pubblicità all`incredulità».
Proprio in questi giorni un’iniziativa simile sta `viaggiando´ per le strade di Londra: «There`s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life» (Probabilmente non c’è nessun Dio. Adesso smettila di preoccuparti e goditi la vita), si legge sui famosi autobus rossi a due piani.
LA REAZIONE DELLA CURIA
«Evitare la contrapposizione» e «ricercare il dialogo»: risponde così don Gianfranco Calabrese, direttore dell’ufficio catechistico della Diocesi di Genova alla notizia dell’avvio della campagna, promossa dall’UAAR, a favore dell’ateismo e come «sfida» al presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. «Ci sono modi e modi di esprimere sia la tolleranza che l’intolleranza - ha spiegato don Calabrese - e la ricerca della tolleranza è sempre il dialogo» mentre «la contrapposizione è sempre intolleranza». «Simili atteggiamenti di contrapposizione frontale - ha aggiunto - anzichè aiutare il dialogo portano a delle contrapposizioni».
Don Calabrese ha poi continuato spiegando che anche la data scelta per il Gay Pride di Genova è un modo per attaccare la Chiesa cattolica. «Collocare appositamente» questo appuntamento «in un momento significativo e tradizionale per la Chiesa», in una data, quella del Corpus Domini, «che fa parte di un calendario consolidato - ha affermato - è quasi cercare lo scontro per lo scontro». Al contrario, ha aggiunto don Calabrese - «da parte del cardinale Bagnasco c’è sempre stata la ricerca del dialogo». «Bagnasco, infatti - ha aggiunto don Calabrese - non ha mai detto che non si doveva tenere il Gay Pride» ma aveva semplicemente chiesto di «evitare sovrapposizioni» delle due date.
DON GALLO
L’iniziativa dei `bus atei´, che partirà anche in Italia, e precisamente a Genova, dal prossimo 4 febbraio - «è interessante, stimola altri a meditare, a riflettere e a rispondere senza offese o insulti». E´ il commento di don Andrea Gallo, all’idea lanciata dall’Unione atei asgnostici italiani.
«Non la prenderei come una crociata di cattiveria, di malizie, o di desiderio di persecuzione della chiesa, o addirittura verso il presidente della Cei - prosegue don Gallo - ma è creatività e mi piacerebbe rispondere agli organizzatori che Dio invece esiste, ma non sei tu. E allora: rilassati, cerchiamolo insieme tra gli ultimi, lo dico anche a me stesso». Salirebbe don Gallo, prete rosso e di frontiera, su questi bus? «Certo, non mi scandalizzo per una frase - conclude - quando non c’è un’offesa, una volgarità, allora cerchiamo un dialogo. Rispondo cercando di ascoltare e di dialogare».
Fonte ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2009/01/12/1102009621910-bus-atei-geno...
E su MSN le foto dei bus che già circolano all'estero:
events.it.msn.com/notizie/bus-atei.aspx?cp-documentid=...
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15/01/2009 16:59 |
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| | | OFFLINE | Post: 8.068 | Registrato il: 22/08/2006
| Utente Master | |
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+PetaloNero+, 14/01/2009 16.20:
“Bus atei”, Genova apripista
Dopo gli Stati Uniti, l’Australia, l’Inghilterra e la Spagna, anche in Italia arrivano i `bus atei´. Precisamente - e non a caso - a Genova, sede arcivescovile del capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco.
Dal prossimo 4 febbraio nel capoluogo ligure lo slogan «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno», firmata Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaas), farà bella mostra su due bus, al posto delle tradizionali insegne pubblicitarie.
«La campagna è una specie di sfida atea in casa di Bagnasco», ha dichiarato Raffaele Carcano, segretario generale Uaar: «Dopo le polemiche sul gay pride di Genova, reo di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l`Uaar ha deciso di riprendersi un po` di par condicio. E di fare pubblicità all`incredulità».
Proprio in questi giorni un’iniziativa simile sta `viaggiando´ per le strade di Londra: «There`s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life» (Probabilmente non c’è nessun Dio. Adesso smettila di preoccuparti e goditi la vita), si legge sui famosi autobus rossi a due piani.
LA REAZIONE DELLA CURIA
«Evitare la contrapposizione» e «ricercare il dialogo»: risponde così don Gianfranco Calabrese, direttore dell’ufficio catechistico della Diocesi di Genova alla notizia dell’avvio della campagna, promossa dall’UAAR, a favore dell’ateismo e come «sfida» al presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. «Ci sono modi e modi di esprimere sia la tolleranza che l’intolleranza - ha spiegato don Calabrese - e la ricerca della tolleranza è sempre il dialogo» mentre «la contrapposizione è sempre intolleranza». «Simili atteggiamenti di contrapposizione frontale - ha aggiunto - anzichè aiutare il dialogo portano a delle contrapposizioni».
Don Calabrese ha poi continuato spiegando che anche la data scelta per il Gay Pride di Genova è un modo per attaccare la Chiesa cattolica. «Collocare appositamente» questo appuntamento «in un momento significativo e tradizionale per la Chiesa», in una data, quella del Corpus Domini, «che fa parte di un calendario consolidato - ha affermato - è quasi cercare lo scontro per lo scontro». Al contrario, ha aggiunto don Calabrese - «da parte del cardinale Bagnasco c’è sempre stata la ricerca del dialogo». «Bagnasco, infatti - ha aggiunto don Calabrese - non ha mai detto che non si doveva tenere il Gay Pride» ma aveva semplicemente chiesto di «evitare sovrapposizioni» delle due date.
DON GALLO
L’iniziativa dei `bus atei´, che partirà anche in Italia, e precisamente a Genova, dal prossimo 4 febbraio - «è interessante, stimola altri a meditare, a riflettere e a rispondere senza offese o insulti». E´ il commento di don Andrea Gallo, all’idea lanciata dall’Unione atei asgnostici italiani.
«Non la prenderei come una crociata di cattiveria, di malizie, o di desiderio di persecuzione della chiesa, o addirittura verso il presidente della Cei - prosegue don Gallo - ma è creatività e mi piacerebbe rispondere agli organizzatori che Dio invece esiste, ma non sei tu. E allora: rilassati, cerchiamolo insieme tra gli ultimi, lo dico anche a me stesso». Salirebbe don Gallo, prete rosso e di frontiera, su questi bus? «Certo, non mi scandalizzo per una frase - conclude - quando non c’è un’offesa, una volgarità, allora cerchiamo un dialogo. Rispondo cercando di ascoltare e di dialogare».
Fonte ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2009/01/12/1102009621910-bus-atei-geno...
E su MSN le foto dei bus che già circolano all'estero:
events.it.msn.com/notizie/bus-atei.aspx?cp-documentid=...
Cosa ne pensate di questa cosa? In fondo è un insulto non solo alla religione cattolica ma a tutte le religioni per le quali esiste un Dio...
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15/01/2009 22:59 |
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| | | OFFLINE | Post: 4.768 | Registrato il: 15/06/2005
| Utente Master | |
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+PetaloNero+, 15/01/2009 16.59:
Cosa ne pensate di questa cosa? In fondo è un insulto non solo alla religione cattolica ma a tutte le religioni per le quali esiste un Dio...
L'ateismo è un punto di arrivo di un percorso intellettuale: ci si arriva meditando, leggendo, studiando, e prendendo posizione.
Non si diventa atei perchè c'è la pubblicità sull'autobus, come quella che invita a comprare al supermercato.
Inoltre, se il testo dell'appello inglese è ironico e più "logico" (Dio probabilmente non esiste), quello dell'Uaar è supponente e non fa presa: fa sorridere chi già non è credente, lascia perplesse le persone comuni, non scalfisce i credenti. La fede vera non si basa sul "bisogno" di Dio.
Ma soprattutto, penso che i soldi spesi per una simile pagliacciata potevano essere spesi meglio per una causa umanitaria, al fine di propagandare un'"etica senza fede" che poi dovrebbe essere il cavallo di battaglia dell'ateismo.
Gli atei si piccano di essere degli intellettuali: se fanno pubblicità come i piazzisti, allora sono alla frutta.
E ci tengo a sottolineare che la mia critica è assolutamente LAICA.
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14/07/2009 02:03 |
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| | | OFFLINE | Post: 9.577 | Registrato il: 22/08/2006
| Utente Master | |
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Da Petrus
L’Onorevole Merlo denuncia una serie di offese del Tg3 al Santo Padre
CITTA’ DEL VATICANO - "Conosciamo da tempo la correttezza, l'equilibrio e il senso di responsabilita' che caratterizzano il Tg3 e, in particolare, del suo attuale direttore Di Bella. Stupiscono, al riguardo, le parole contenute nel servizio andato in onda (Domenica 12 Luglio 2009, ndr), durante l’edizione delle 19.00 del Tg3, dove, parlando delle vacanze del Pontefice, si e' detto testualmente che 'il Papa va in vacanza e ci saranno anche 2 gatti… che gli strapperanno un sorriso, almeno quanto i proverbiali quattro gatti, forse un po' di piu', che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare ancora le sue parole'. E nel frattempo, scorrevano le immagini di piazza San Pietro. Ora, senza interferire minimamente nell'autonomia editoriale del giornale e senza alcuna polemica di natura confessionale, e' singolare ed inconsueto che una testata importante come il Tg3 scivoli in questa anacronistica, e volgare, deriva anticlericale. Un errore o un costume? Non mi pare, al riguardo, che un servizio del genere rientri tra i canoni che presiedono ad un corretto uso del servizio pubblico". Lo dice l'Onorevole Giorgio Merlo, Pd, vice presidente Commissione di Vigilanza Rai.
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