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I collaboratori di Papa Benedetto

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 01:04
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE


Il Segretario di Stato S.Em.za il Cardinale Tarcisio Bertone, nel primo anniversario del terremoto di Haiti, presiederà una celebrazione eucaristica, mercoledì 12 gennaio 2011, alle ore 16.30, nella Basilica Papale di S. Maria Maggiore.
L’iniziativa di commemorare con una Santa Messa le vittime del terribile terremoto è stata promossa dall’Ambasciatore di Haiti presso la Santa Sede e sono stati invitati a partecipare il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e gli altri Corpi diplomatici presenti a Roma.

09/01/2011 00:42
 
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Edizione quotidiana 9 gennaio 2011





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COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

Visita ad Haiti del Cardinale Robert Sarah, Presidente di Cor Unum,

ad un anno dal terremoto

10-13.01.2011



Ad un anno dal terribile terremoto di Haiti del 12 gennaio 2010, che ha provocato 250.000 morti e un milione di senzatetto, il Santo Padre Benedetto XVI invia ad Haiti il Cardinale Robert Sarah.

Il Presidente di Cor Unum porterà un messaggio del Papa e un aiuto economico alla popolazione così gravemente colpita un anno fa.

Il 10 gennaio farà visita a Léogane ad alcune Comunità religiose: le "Suore di Cristo Re", che hanno visto distrutto il proprio Ospedale; le "Petites Soeurs de Sainte-Thérèse de l’Enfant Jésus" che gestiscono un sanatorio per malati di Aids e tubercolosi; le "Compagnes de Jésus" che avevano un centro anziani e una scuola distrutti dal terremoto: qui poserà la prima pietra de l’Ecole Notre Dame des Anges. Il Cardinal Sarah a nome del Santo Padre porterà un aiuto concreto proveniente dalle offerte ricevute per il terremoto: US$ 800.000 per la ricostruzione delle scuole e US$ 400.000 per la ricostruzione delle chiese.

L’11 gennaio il Presidente di Cor Unum, accompagnato dal Sotto Segretario Mons. Segundo Tejado, incontrerà il Presidente della Repubblica René Préval e visiterà il campo sfollati di Parc Acra dove celebrerà una Santa Messa.

Il 12 gennaio leggerà il Messaggio del Papa durante la Messa di commemorazione ad un anno dal terremoto. Poi incontrerà i Vescovi, i seminaristi. Infine i responsabili delle Caritas e delle Organizzazioni internazionali di volontariato.

L’ultimo appuntamento in terra haitiana, sarà il 13 gennaio, quando celebrerà una Messa nel Convento delle Figlie di Maria "Parideans" che hanno subito la perdita di 15 religiose sotto le macerie e del ferimento grave di altre 12 sorelle.

La visita avrà anche lo scopo di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato nell’immane lavoro della fase di emergenza e di rinnovare l’impegno della Chiesa nella ricostruzione, spronando ad una nuova fase di impegno caritativo.













NOTA INFORMATIVA

Sono 178 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede. A questi vanno aggiunti l’Unione Europea ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e una Missione a carattere speciale: l’Ufficio dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
Per quanto riguarda le Organizzazioni Internazionali, la Santa Sede è presente all’ONU in qualità di "Stato osservatore"; è, inoltre, Membro di 7 Organizzazioni o Agenzie del sistema ONU, Osservatore in altre 8 e Membro o Osservatore in 5 Organizzazioni regionali.
Nel corso del 2010 è stato firmato il 6 aprile un Accordo della Santa Sede con il Land Land Niedersachsen (Germania) che modifica il § 6 dell’Allegato al Concordato del 1965 e regola la posizione giuridica di alcune scuole cattoliche gestite dalle diocesi di Hildesheim, Osnabrück e Münster; lo scambio degli Strumenti di ratifica di tale è Accordo è avvenuto il 28 giugno.
L’8 aprile è stato firmato a Sarajevo in Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia ed Erzegovina, una prima e significativa applicazione dell’Accordo di Base tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina, che fu firmato a Sarajevo il 19 aprile 2006. Lo scambio degli Strumenti di ratifica dell’Accordo firmato l’8 aprile è avvenuto in Vaticano il 14 settembre.
Il 18 maggio infine, è stato firmato un Accordo fra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo per l'erezione d'un centro di formazione per la Teologia Cattolica e per la Pedagogia della Religione presso l'Università di Amburgo.

Nel corso del secondo incontro del Gruppo Congiunto di Lavoro Vietnam - Santa Sede, che ha avuto luogo in Vaticano dal 23 al 24 giugno 2010, al fine di approfondire le relazioni tra la Santa Sede e il Vietnam, come pure i legami tra la Santa Sede e la Chiesa Cattolica locale, è stata convenuta, come primo passo, la nomina da parte del Papa di un Rappresentante non-residente della Santa Sede presso il Vietnam.
Nel 2010 in tre Paesi africani - Ciad, Malawi e Gabon - si è stabilizzata la presenza della Rappresentanza diplomatica della Santa Sede (con la presenza di Incaricati d’Affari).

11/01/2011 00:26
 
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Edizione quotidiana 10-11 gennaio 2011





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DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA, PADRE FEDERICO LOMBARDI, S.I.


Questa sera, S.Ecc.za la Signora Lamia Aly Hamada Mekhemar, Ambasciatore della Repubblica Araba di Egitto presso la Santa Sede, è stata ricevuta in Vaticano da S.Ecc.za Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede.

Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore, che si recherà al Cairo per consultazioni presso il Ministero degli Esteri egiziano, ha fatto presenti le preoccupazioni del Suo Governo nel difficile momento attuale, e ha potuto ricevere le informazioni e raccogliere gli elementi utili per riferire adeguatamente sui recenti interventi del Santo Padre, in particolare sulla libertà religiosa e sulla protezione dei cristiani nel Medio Oriente.

Sottolineando che la Santa Sede partecipa all’emozione dell’intero popolo egiziano, colpito dall’attentato di Alessandria, S.Ecc.za Mons. Mamberti ha assicurato che essa condivide pienamente la preoccupazione del Governo di "evitare l’escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose", ed apprezza gli sforzi che esso fa in tale direzione.


13/01/2011 00:27
 
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Edizione quotidiana 13 gennaio 2011





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Edizione quotidiana 14 gennaio 2011





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Padre Lombardi: Giovanni Paolo II, testimone della Misericordia
L'editoriale di padre Federico Lombardi per “Octava Dies”




ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II è stato un testimone esemplare della Misericordia di Dio, per questo la Chiesa intende celebrare con gioia la sua beatificazione nel giorno in cui egli stesso ha voluto istituire la festa della Divina Misericordia.

A dirlo è padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa vaticana, nell'ultimo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano.

“Con l’approvazione da parte del Papa del decreto su un miracolo avvenuto per intercessione del Servo di Dio Giovanni Paolo II si apre la strada per la sua beatificazione – ricorda il portavoce vaticano –. La Chiesa riconosce cioè che Karol Wojtyla ha dato una testimonianza eminente ed esemplare di vita cristiana, è un amico e un intercessore che aiuta il popolo in cammino a rivolgersi a Dio e ad incontrarlo”.

“Per quanto straordinarie, non sono quindi tanto le opere di Giovanni Paolo II ad attirare oggi la nostra attenzione, quanto la loro sorgente spirituale, la sua fede, la sua speranza, la sua carità”, spiega poi il gesuita.

“Le opere sono da ammirare proprio perché sono espressione della profondità e dell’autenticità del suo rapporto con Dio, del suo amore per Cristo e per tutte le persone umane, a cominciare dai poveri e i deboli; del suo tenero rapporto filiale con la Madre di Gesù”.

“Lo ricordiamo quindi nel suo profondo e prolungato raccoglimento in preghiera – continua –; nel suo desiderio di celebrare e annunciare Gesù redentore e salvatore dell’uomo, di farlo conoscere e amare dai giovani e da tutto il mondo; nel suo intrattenersi con affetto sui malati e i sofferenti, nel visitare i popoli più bisognosi di cibo e di giustizia; infine, nella sua paziente e verissima esperienza di personale sofferenza, di malattia vissuta nella fede, davanti a Dio e davanti a tutti noi”.

“La sua vita e il suo pontificato – aggiunge padre Lombardi – sono stati percorsi dalla passione di far conoscere al mondo intero in cui egli è vissuto - il mondo della nostra drammatica storia al trapasso dei millenni - la consolante ed entusiasmante grandezza della misericordia di Dio: di questa il mondo ha bisogno”.

“Perciò, giustamente, avremo la gioia di celebrare la beatificazione solenne nel giorno in cui egli stesso ha voluto che tutta la Chiesa rivolga il suo sguardo e la sua preghiera a questa Divina Misericordia”, conclude.

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Card. Saraiva Martins: Wojtyla, un beato per credenti e non
Il commento del porporato portoghese sulla beatificazione del Papa polacco

di Chiara Santomiero



ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “La beatificazione di Karol Wojtyla sarà un evento di grande gioia perché è stato un uomo molto amato, dai credenti ma anche dai non credenti”. E’ quanto dichiarato a ZENIT dal Cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi dal 1998 fino alla morte di Giovanni Paolo II nel 2005.

Questo venerdì la Sala Stampa vaticana ha dato notizia della promulgazione del decreto con il quale si riconosce il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Karol Wojtyla, atto che chiude l’iter verso la beatificazione annunciata per il prossimo 1° maggio in Vaticano.

Ma perché è necessario il riconoscimento di un miracolo? “Si tratta di un sigillo, così possiamo definirlo – ha affermato Saraiva Martins – che Dio pone rispetto all’operato di un uomo o di una donna che hanno dimostrato con virtù eroica la fedeltà al Vangelo”. Per alcuni “l’eroismo giunge fino al martirio a causa della fede; per la maggior parte si tratta solo di rispondere fino in fondo alla propria umanità, in qualsiasi condizione di vita”.

In altre parole “vivere l’ordinario in maniera straordinaria”. “Se avviene un miracolo grazie all’intercessione di qualcuno che viene invocato – ha spiegato Saraiva Martins – ciò significa che questi e Dio sono in comunione e questa è la santità”.

Sono molti i ricordi personali che legano il Cardinale a Papa Wojtyla, “un uomo con tratti di larga umanità che la gente ha sentito molto vicino”. Più di tutto, però “impressionava la sua forte fede”.

“Capitava – ha raccontato Saraiva Martins – che per motivi di lavoro fossi invitato a pranzo dal Papa il quale, prima di sedersi a tavola, passava nella cappella privata insieme ai suoi ospiti”. Qui “era capace di immergersi nella preghiera in maniera così profonda, totalmente preso nel suo rapporto con Dio anche solo per lo spazio di qualche minuto, che era di per se stessa una testimonianza evidente della sua santità”.



La validità giuridica dei processi canonici è stata riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con il decreto del 4 maggio 2007.

Nel giugno 2009, esaminata la relativa Positio, nove Consultori teologi del Dicastero - compreso il Promotore generale della Fede, monsignor Sandro Corradini - hanno espresso il loro parere positivo in merito all’eroicità delle virtù del Servo di Dio.

Nel novembre successivo, la Positio è stata quindi sottoposta al giudizio dei Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, che si sono espressi con sentenza affermativa.

Il 19 dicembre 2009, poi, Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto sull'eroicità delle virtù di Giovanni Paolo II, proclamandolo “Venerabile”.

Infatti, sebbene il riconoscimento di un miracolo (avvenuto solo post mortem, mai in vita) possa spianare la strada alla beatificazione – la prassi in uso dal 1975 deroga rispetto ai due miracoli previsti dal Codice di Diritto canonico del 1917 – non può tuttavia supplire a un eventuale difetto di prove sull'eroicità delle virtù.

Infine, l'11 gennaio 2011, si è tenuta la sessione ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi della congregazione delle Cause dei Santi, i quali hanno emesso un’unanime sentenza affermativa, ritenendo miracolosa la guarigione di suor Marie Pierre Simon.

14/01/2011 15:36
 
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Giovanni Paolo II verrà beatificato il primo maggio 2011
Riconosciuta come miracolosa la guarigione di suor Marie Pierre Simon



ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- A sei anni dalla morte, avvenuta il 2 aprile del 2005, Papa Giovanni Paolo II sarà beatificato il primo maggio di quest'anno, nella II Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia, durante un rito presieduto da Benedetto XVI.

Lo ha annunciato questo venerdì il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, una volta resa nota l'approvazione del decreto sul miracolo attribuito all'intercessione di Karol Wojtyla. Il miracolo in questione è legato a suor Marie Pierre Simon, religiosa dell'Institut des Petites Soeurs des Maternitès Catholiques, che il 2 giugno 2005, vicino a Aix-en-Provence, è guarita improvvisamente e in modo scientificamente inspiegabile dal morbo di Parkinson.

La causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II ha avuto la dispensa da parte di Benedetto XVI del tempo di cinque anni di attesa dopo la morte prescritti dal Diritto canonico. Lo stesso Papa polacco aveva derogato per la prima volta a questa norma, consentendo l'immediato avvio del processo canonico per madre Teresa di Calcutta, morta nel 1997 e beatificata nel 2003.

Il provvedimento della dispensa, spiega una nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana, “fu sollecitato dall’imponente fama di santità, goduta dal Papa Giovanni Paolo II in vita, in morte e dopo morte. Per il resto furono osservate integralmente le comuni disposizioni canoniche riguardanti le Cause di beatificazione e di canonizzazione”.

Il 2 aprile 2007 è iniziato il cammino del processo canonico presso la Congregazione delle Cause dei Santi che ha seguito le due tappe che scandiscono ogni causa di beatificazione: quella diocesana e quella romana.

La prima riguarda l'inchiesta che il Vescovo competente istruisce per raccogliere tutti gli scritti del Servo di Dio e tutte le testimonianze e i documenti relativi alla sua vita, alle sue attività e virtù (teologali e cardinali) o al martirio.

Mentre la seconda si svolge presso la Congregazione delle Cause dei Santi, dove gli atti di inchiesta vengono vagliati in via conclusiva ed esaminati con un meticoloso lavoro di profilo scientifico per accertare l'eroicità delle virtù, il martirio e i presunti miracoli.

Una volta giunti a Roma gli atti del processo realizzato dalla diocesi, il Postulatore - monsignor Slawomir Oder - e i suoi collaboratori – sotto la direzione del Relatore, il padre domenicano Daniel Ols – si sono incaricati di redigere e di stampare la Positio, che comprende i volumi con le prove testimoniali e documentali e tutti gli atti giuridici, gli studi e i sommari.

14/01/2011 15:37
 
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DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I., SULLA DATA DI BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II


Il Rito di Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła) avrà luogo in Vaticano, il 1° maggio 2011, II Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia, presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI.






NOTA INFORMATIVA DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI CIRCA L’ITER DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II (KAROL WOJTYŁA)

Il giorno 14 gennaio 2011, il Sommo Pontefice Benedetto XVI, durante l’Udienza concessa all’Em.mo Signor Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato lo stesso Dicastero a promulgare il Decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła). Questo atto conclude l’iter che precede il Rito della beatificazione, la cui data sarà decisa dal Santo Padre.

Com’è noto, la Causa, per Dispensa Pontificia, iniziò prima che fossero trascorsi i cinque anni dalla morte del Servo di Dio, richiesti dalla Normativa vigente. Tale provvedimento fu sollecitato dall’imponente fama di santità, goduta dal Papa Giovanni Paolo II in vita, in morte e dopo morte. Per il resto furono osservate integralmente le comuni disposizioni canoniche riguardanti le Cause di beatificazione e di canonizzazione.

Dal giugno 2005 all’aprile 2007, furono pertanto celebrate l’Inchiesta Diocesana principale romana e quelle Rogatoriali in diverse diocesi, sulla vita, sulle virtù e sulla fama di santità e di miracoli. La validità giuridica dei processi canonici fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con il Decreto del 4 maggio 2007. Nel giugno 2009, esaminata la relativa Positio, nove Consultori teologi del Dicastero diedero il loro parere positivo in merito all’eroicità delle virtù del Servo di Dio. Nel novembre successivo, seguendo l’usuale procedura, la medesima Positio fu poi sottoposta al giudizio dei Padri Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, che si espressero con sentenza affermativa.

Il 19 dicembre 2009 il Sommo Pontefice Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù.

In vista della Beatificazione del Venerabile Servo di Dio, la Postulazione della Causa presentò all’esame della Congregazione delle Cause dei Santi la guarigione dal "morbo di Parkinson" di Sr. Marie Simon Pierre Normand, religiosa dell’Institut des Petites Soeurs des Maternités Catholiques.

Come di consueto, i copiosi Atti dell’Inchiesta canonica, regolarmente istruita, unitamente alle dettagliate Perizie medico-legali, furono sottoposti all’esame scientifico della Consulta Medica del Dicastero delle Cause dei Santi il 21 ottobre 2010. I suoi Periti, dopo aver studiato con l’abituale scrupolosità le testimonianze processuali e l’intera documentazione, si espressero a favore dell’inspiegabilità scientifica della guarigione. I Consultori teologi, dopo aver preso visione delle conclusioni mediche, il 14 dicembre 2010 procedettero alla valutazione teologica del caso e, all’unanimità, riconobbero l’unicità, l’antecedenza e la coralità dell’invocazione rivolta al Servo di Dio Giovanni Paolo II, la cui intercessione era stata efficace ai fini della prodigiosa guarigione.

Infine, l’11 gennaio 2011, si è tenuta la Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, i quali hanno emesso un’unanime sentenza affermativa, ritenendo miracolosa la guarigione di Sr. Marie Pierre Simon, in quanto compiuta da Dio con modo scientificamente inspiegabile, a seguito dell’intercessione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, fiduciosamente invocato sia dalla stessa sanata sia da molti altri fedeli.

15/01/2011 00:53
 
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Edizione quotidiana 15 gennaio 2011






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Decreto di beatificazione di Giovanni Paolo II
Della Congregazione per le Cause dei Santi








CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il testo completo del decreto di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II della Congregazione per le Cause dei Santi, diffuso dalla “Radio Vaticana”.
* * *


Beatificazione: segno della profondità della fede e invito a una vita pienamente cristiana
La proclamazione di un santo o di un beato da parte della Chiesa è il frutto dell'unione di vari aspetti relativi a una persona specifica. In primo luogo, è un atto che afferma qualcosa di importante nella vita della Chiesa stessa. E' legato a un “culto”, ad esempio nei confronti della memoria della persona, al suo pieno riconoscimento nella coscienza della comunità ecclesiale, del Paese, della Chiesa universale in vari Paesi, continenti e culture. Un altro aspetto è la consapevolezza del fatto che la “presentazione sugli altari” sarà un importante segno della profondità della fede, della diffusione della fede nel percorso di vita di quella persona, e che questo segno diventerà un invito, uno stimolo per tutti noi a una vita cristiana sempre più piena e profonda. La condicio sine qua non, infine, è la santità della vita della persona, verificata durante le precise e formali procedure canoniche. Tutto ciò fornisce il materiale per la decisione del Successore di Pietro, del Papa, in vista della proclamazione di un beato o di un santo, del culto nel contesto della comunità ecclesiale e della sua liturgia.

Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato un segno chiaro ed eloquente, non solo per i cattolici, ma anche per l'opinione pubblica mondiale, per gente di ogni colore e credo. La reazione del mondo al suo stile di vita, allo sviluppo della sua missione apostolica, al modo in cui ha sopportato le sue sofferenze, alla decisione di portare avanti il suo ministero petrino fino alla fine come voleva la Provvidenza divina e infine la reazione alla sua morte, la popolarità dell'acclamazione “Santo subito!” che qualcuno ha proposto il giorno del suo funerale: tutto ciò ha solide basi nell'esperienza di aver incontrato la persona che era il Papa. I fedeli hanno sentito, hanno sperimentato che era “un uomo di Dio”, che vedeva davvero i passi concreti e i meccanismi del mondo contemporaneo “in Dio”, nella prospettiva divina, con gli occhi di un mistico che guarda solo a Dio. Era chiaramente un uomo di preghiera, al punto che è dal dinamismo della sua unione personale con Dio, dall'ascolto costante di ciò che Dio vuole dire in una situazione concreta che è derivata tutta “l'attività di Papa Giovanni Paolo II”. Chi era più vicino a lui ha potuto verificare che prima di incontrare i suoi ospiti, Capi di Stato, alti rappresentanti della Chiesa o semplici cittadini, Giovanni Paolo II si raccoglieva in preghiera secondo le intenzioni degli ospiti e dell'incontro che stava per avvenire.


1 – Il contributo di Karol Wojtyła al Concilio Vaticano II

Dopo il Vaticano II, durante i pontificati di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, il modo di presentazione, e quindi dell'autopresentazione del pontificato, è diventato piuttosto signfiicativo. In occasione del 25° anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II, il Ministro degli Esteri italiano ha pubblicato nel 2004 un libro intitolato “Andate in tutto il mondo”. Giancarlo Zizola, un “vaticanista”, ha sottolineato il fatto che “il papato si è guadagnato la cittadinanza nel regno della visibilità pubblica, rompendo il lungo periodo di marginalizzazione del culto religioso in cui era stato tenuto per decreto della società laica, in nome di una visione militante del dogma liberale della separazione tra Stato e Chiesa” (p. 17). Uno storico tedesco, il gesuita Klaus Schatz, parlando di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, ha sottolineato il significato del “pontificato in corso” – in conformità con il Vaticano II – più nel senso di un movimento missionario che come polo di unità statico. Schatz si riferisce alla maniera di interpretare la missione papale come una sfida a “confermare i fratelli nella fede” (Lc 22, 32), in un modo legato all'autorità strutturale, ma con un forte tratto spirituale e carismatico, in rapporto alla credibilità personale e radicato in Dio stesso.

Soffermiamoci un momento sul Vaticano II. Il giovane Arcivescovo di Cracovia era uno dei più attivi Padri conciliari. Diede un contributo significativo allo “Schema XIII”, che doveva diventare la Costituzione Pastorale conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo moderno, e alla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium. Grazie ai suoi studi all'estero, il Vescovo Wojtyła aveva un'esperienza concreta di evangelizzazione e della missione della Chiesa, in Europa occidentale e in altri continenti, ma soprattutto dell'ateismo totalitario in Polonia e in altri Paesi del “blocco sovietico”. Portò tutta questa esperienza nei dibattiti conciliari, che non erano sicuramente conversazioni da salotto, estremamente cortesi ma vuote di contenuti. C'era uno sforzo sostanziale e decisivo di inserire il dinamismo del Vangelo nell'entusiasmo conciliare radicato nella convizione che il cristianesimo è capace di fornire un'“anima” allo sviluppo della modernità e alla realtà del mondo sociale e culturale.

Tutto ciò doveva essere utile per preparare alle future responsabilità del Successore di Pietro. Come disse Giovanni Paolo II, aveva già nella mente la sua prima Enciclica, la Redemptor Hominis, e la portò a Roma da Cracovia. Tutto quello che doveva fare a Roma era mettere per iscritto tutte queste idee. Nell'Enciclica, c'è un ampio invito all'umanità a riscoprire la realtà della Redenzione in Cristo:

“L'uomo (...) rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore - come è stato già detto - rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso. (...) l'uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l'uomo diviene nuovamente 'espresso' e, in qualche modo, è nuovamente creato. (...) L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve 'appropriarsi' ed assimilare tutta la realtà dell'Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso” (n. 10).

“Questa unione del Cristo con l'uomo è in se stessa un mistero, dal quale nasce 'l'uomo nuovo', chiamato a partecipare alla vita di Dio117, creato nuovamente in Cristo alla pienezza della grazia e della verità (...). Questa è la forza che trasforma interiormente l'uomo, quale principio di una vita nuova che non svanisce e non passa, ma dura per la vita eterna. (...) Questa vita, promessa e offerta a ciascun uomo dal Padre in Gesù Cristo, (...) è in qualche modo compimento di quella 'sorte', che dall'eternità Dio gli ha preparato. Questa 'sorte divina' si fa via, al di sopra di tutti gli enigmi, le incognite, le tortuosità, le curve della 'sorte umana' nel mondo temporale. Se, infatti, tutto ciò porta, pur con tutta la ricchezza della vita temporale, per inevitabile necessità, alla frontiera della morte ed al traguardo della distruzione del corpo umano, appare a noi il Cristo oltre questo traguardo: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me..., non morrà in eterno” (n. 18).



2 – “Totus Tuus”, fiducia in Maria Madre di Dio

La vita di Giovanni Paolo II è stata totalmente dedicata al servizio del Signore, attraverso l'intercessione della Madre. Il suo motto era “Totus Tuus”, per il bene della Chiesa e per quello dell'uomo che è sulla via della Chiesa (Redemptor Hominis, n° 14). Questa è la “raison d’être” dei viaggi apostolici internazionali, degli incontri quotidiani con la gente, con gli incaricati delle comunità ecclesiali, con i Cardinali e i Vescovi, con i capi delle altre Chiese e delle comunità cristiane, i capi delle altre religioni e i laici. Allo stesso modo, ciò è vero per i documenti scritti del Papa e le relazioni diplomatiche della Santa Sede con gli Stati e le organizzazioni internazionali. La profonda convinzione del valore del Vaticano II – non solo della necessità, ma anche della possibilità, da parte della Chiesa, di portare il Vangelo di Cristo e di costruire su questa base l'esperienza della Chiesa come ispirazione vibrante e stimolante della visione e dei meccanismi del mondo moderno – è stata sempre la convinzione del Papa.

Nel 1989 è caduto il “muro di Berlino”, ma a livello internazionale si poteva sentire la forza distruttiva dei meccanismi commerciali e degli interessi particolari economici e ideologici, sempre più anonimi, che portavano ingiustizia e marginalizzazione a tutti i popoli – e anche di certi gruppi sociali nei Paesi sviluppati –, e in particolare si poteva percepire come la vita umana fosse sottovalutata. Nei suoi tanti viaggi apostolici internazionali nei vari continenti, il Papa ha espresso il Vangelo di Cristo e la preoccupazione della Chiesa. Lo ha scritto in modo più sistematico nelle Encicliche: Laborem Exercens, Sollicitudo Rei Socialis, Centesimus Annus, e anche Evangelium Vitae, Veritatis Splendor, Fides et Ratio, e nelle Encicliche che trattavano direttamente della vita e dell'apostolato della Chiesa, come Dominum et Vivificantem, Redemptoris Missio, Ut Unum Sint, Ecclesia de Eucharistia.


3 – La guerra in Iraq e l'“offensiva di pace”

A volte, come nel caso degli sforzi per evitare la guerra tra gli Stati Uniti e l'Iraq, c'è una vera “offensiva di pace”, non solo per salvare vite umane, ma anche per porre un freno alla crescita dell'odio e delle idee insensate sugli scontri di civiltà, o sul nuovo fenomeno del terrorismo su scala mondiale. Abbiamo quindi il discorso per il nuovo anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e l'indimenticabile febbraio 2002, con la serie di incontri del Papa con diplomatici di “prima categoria”: J. Fischer (7 febbraio), Tarek Aziz (14 febbraio), Kofi Annan (18 febbraio), Tony Blair (22 febbraio), José Maria Aznar e l'inviato di Seyyed Mohammad Khatami, guida della Repubblica Islamica dell'Iran (27 febbraio), e infine, per la situazione umanamente insostenibile, la decisione di inviare il Cardinale Etchegaray in missione speciale a Baghdad (15 febbraio) e il Cardinale Pio Laghi a Washington (3-9 marzo). Il “febbraio del Papa” terminò con l'incontro del Cardinale J.L. Tauran con i 74 ambasciatori e diplomatici di tutto il mondo; come Segretario per i Rapporti con gli Stati, il “Ministro degli Esteri” del Papa, il Cardinal Tauran rivolse un appello per evitare la guerra, e richiamò tutto ciò che il Papa aveva detto nella sua “offensiva di pace”.


4 – Il Giubileo del 2000: una realtà storica per ricordare l'avvento di Gesù di Nazareth

Il compito dell'epoca di Giovanni Paolo II si concentrava sulla pastorale e la vita della Chiesa: le visite ad limina dei Vescovi di tutto il mondo, le udienze del mercoledì e gli incontri domenicali con i fedeli per l'Angelus, le visite pastorali alle parrocchie romane. Tutto avveniva per promuovere la proclamazione di Cristo, per avvicinare a noi la Sua Persona e il fatto che “le parole che Cristo pronunciò nel momento del congedo dagli Apostoli esprimono il mistero della storia dell’uomo, di ciascuno e di tutti, il mistero della storia dell’umanità. Il battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è un’immersione nel Dio vivo”, “in Colui 'che è, che era e che viene'”. “Il battesimo è l’inizio dell’incontro, dell’unità, della comunione, per cui tutta la vita terrena è soltanto un prologo e un’introduzione; il compimento e la pienezza appartengono all’eternità. 'Passa la figura di questo mondo'. Dobbiamo quindi trovarci 'nel mondo di Dio', per raggiungere il fine, per arrivare alla pienezza della vita e della vocazione dell’uomo” (Cracovia, 10 giugno 1979).

“Proprio questa era una delle cose che stava più a cuore a Giovanni Paolo II: far comprendere con chiarezza che guardiamo a Cristo che viene; che quindi colui che è venuto è molto di più anche colui che viene, e che in questa prospettiva noi viviamo la fede rivolti al futuro. Di questo fa parte che siamo poi veramente capaci di rappresentare il messaggio della fede nuovamente dalla prospettiva di Cristo che viene” (Benedetto XVI, “Luce del mondo”).


Il Grande Giubileo di Redenzione, nel 2000, non era per Giovanni Paolo II un “pretesto” per l'azione pastorale, ma in primo luogo una realtà storica che ci ricordava l'avvento di Gesù di Nazareth e tutto ciò che questo evento storico ha portato, vale a dire Redenzione, la Testimonianza dell'Amore di Dio fino alla Croce e alla Resurrezione, la vita della Chiesa delle origini, la via della salvezza realizzata dal Salvatore con cui Egli ha introdotto la sua Chiesa come segno e strumento di unità interna con Dio e di quella della famiglia umana. Il Giubileo del 2000 ci ricorda la Terra Santa, la terra di Gesù, e Roma, il luogo dell'apostolato del Successore di Pietro, il legame dell'autenticità del messaggio e dell'unità della comunità ecclesiale. Questo messaggio è stato riformulato nelle Lettere Apostoliche Tertio Millennio Adveniente e Novo Millennio Ineunte. Per il Papa, però, ciò che contava di più era il ringraziamento personale e quello dell'intera Chiesa al nostro Signore Gesù e l'incontro nella fede con Colui che ha amato sino alla fine, che ci ha salvati e resta un segno così disperatamente necessario in un mondo che è sempre più sordo e cerca di organizzare la sua vita come se Dio non esistesse, errando così senza identità e senza significato.

5 – Attenzione ai Giovani e significato delle GMG

Giovanni Paolo II era solito valutare i risultati dei viaggi apostolici internazionali con i suoi collaboratori, per capire cosa era andato bene e vedere i cambiamenti da effettuare nei viaggi successivi. Dopo il viaggio in Polonia del 1991, il Papa notò che durante la Messa a Varsavia, nelle zone più lontane, i giovani andavano e venivano, bevevano birra o Coca cola e tornavano. “Non era, notò, come nei viaggi precedenti, c'era stato un cambiamento di mentalità nella società. Non serve guardare i 'primi posti'. I VIP sono sempre seduti allo stesso modo, ma i 'margini' sono importanti e meritano la nostra attenzione”. Si deve notare che il Papa non usava la parola “folla”: ha sempre visto e fatto attenzione alla “gente”. Era molto attento al ruolo dei laici nella vita e nella missione della Chiesa. E' piuttosto significativo che, quando era ancora cappellano universitario a Cracovia, sfruttò un breve periodo di “distensione politica” nel 1957 per organizzare – in collaborazione con l'Arcivescovo di Wroclaw, Boleslaw Kominek – un simposio nella città per più di 100 studenti universitari di tutta la Polonia (per la prima volta da decenni!) proprio sul tema “Il ruolo dei laici nella Chiesa” (ed era anni prima del Vaticano II!). In seguito, durante le vacanze estive, organizzava esercizi spirituali nella casa delle Suore orsoline dell'Unione Romana a Bado Ślaskie per un gruppo leggermente più ristretto dei partecipanti al simposio di Wroclaw, proprio per promuovere la “formazione del laicato”.

Con la creazione delle Giornate Mondiali della Gioventù, il Papa ha dato il suo sostegno a varie forme di attività dei laici nella vita e nella missione della Chiesa, aprendo così la via alle iniziative significative che hanno avuto luogo, alcuni anni dopo, durante il pontificato di Benedetto XVI: lo svolgimento, nel settembre 2010 in Corea, di un importante Congresso per i laici cattolici dell'Asia; gli incontri dei Vescovi africani, che stanno incoraggiando i laici a ricoprire posizioni di responsabilità nei campi dell'evangelizzazione e dell'attività sociale e nella sfera educativa della Chiesa; la presenza significativa dei cattolici laici nella missione continentale dell'America Latina.

Ripercorrendo il suo pontificato, Benedetto XVI sottolinea i cambi generazionali su scala mondiale, e giunge alla stessa conclusione del suo predecessore, dicendo che “i tempi sono cambiati”. Nel frattempo è giunta una nuova generazione, con nuovi problemi. La generazione della fine degli anni Sessanta, con le sue peculiarità, è arrivata e andata via. Anche quella successiva, più pragmatica, sta invecchiando. Oggi bisogna chiedersi: “Come venire a capo di un mondo che minaccia se stesso e nel quale il progresso diviene un pericolo? Non dobbiamo forse nuovamente provare a ricominciare da Dio?” (Luce del mondo). Benedetto XVI lancia così un appello “perché sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell'attività politica senza complessi d'inferiorità” (un'idea spesso ripetuta dal Papa, nella fattispecie nel Messaggio per la 46ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, 12 ottobre 2010). Egli prosegue auspicando una nuova generazione di buoni intellettuali e scienziati, attenti al fatto che “una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo” (Londra, St. Mary’s College, 17 settembre 2010); il Papa chiede una “nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile” (7 settembre 2008).


6 – La semplicità della preghiera di Giovanni Paolo II

Quando richiamiamo ciò che Giovanni Paolo II ha realizzato, i “grandi eventi” si mescolano al ricordo di semplici momenti di preghiera, che sono stati fonte di sorpresa anche per i suoi collaboratori. Ne menzionerò solo due, relativi a due momenti diversi della sua vita. Negli anni Settanta, ero cappellano degli studenti all'Università Cattolica di Lublino. All'inizio dell'anno accademico, l'allora Cardinale di Cracovia venne per partecipare all'Eucaristia nella chiesa universitaria e all'inaugurazione ufficiale della grande Sala, e per il pranzo. Dopo di ciò, il Cardinale era pronto per tornare a Cracovia. Il Rettore dell'Università, padre Krapiec, lo stava accompagnando alla macchina, ma si fermò a parlare con un altro ospite, e quando arrivarono alla macchina il Cardinale era “scomparso”! I dieci secondi di attesa sembrarono dieci secoli. Il Rettore, abituato ad avere tutto sotto controllo, non sapeva dove potesse essere andato. Mi chiese: “Dov'è Wojtyła? Il Cardinale è scomparso! Dov'è?”. Con un sorriso un po' beffardo, mi presi del tempo prima di rispondergli, tanto per prenderlo un po' in giro. Poi gli dissi: “Probabilmente è andato in chiesa”. Andammo lì, ed effettivamente trovammo il Cardinale inginocchiato in preghiera davanti alla Via Crucis.

L'altro ricordo risale al 1999, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia. Durò 13 giorni, con 22 tappe nel programma, dal nord al sud del Paese. Un programma ben al di là delle possibilità fisiche del Papa. Uno di quei giorni, il programma prevedeva la benedizione del Santuario di Lichen, l'Eucaristia a Bydgoszcz, poi un incontro con gli universitari, la liturgia del Sacro Cuore, in collegamento con la beatificazione di padre Frelichowski in un'altra città, a Toruń, e poi il ritorno a Lichen per la notte. Una giornata ben indaffarata! Dopo cena, il seguito papale andò subito a dormire, ma il Papa si chiuse nella cappella per un momento di preghiera molto lungo. Rimanemmo solo in tre: il Vescovo Chrapek, incaricato della pianificazione della visita per l'episcopato; io, come “assistente”, e il famoso Camillo Cibin, responsabile della sicurezza vaticana. Alla fine il Papa uscì dalla cappella per andare nella sua camera da letto. Cibin mi disse: “Padre Andrea, mi dia una sedia. Ma una dura, di legno, non un sofà, due tazze di caffè, caffè forte, e una mela”. Ciò doveva aiutarlo a passare tutta la notte davanti alla porta della camera dal letto del Papa, che non era del tutto chiusa, per accertarsi che il Pontefice – non solo stanco, ma anche in là con gli anni – respirasse normalmente, o nel caso avesse bisogno di aiuto. La santità personale del Papa era qualcosa che stava al di là e al di sopra della stima di cui godeva tra i suoi più stretti collaboratori, e questo è piuttosto significativo.


7 – Il testamento di Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II sapeva bene che stiamo sperimentando un momento storico molto complicato, che il Successore di Pietro ha il dovere di confermare nella fede, ma era ugualmente consapevole del fatto che l'aspetto più importante era confidare in Dio. Il testamento che scrisse nel 1979, e che modificava ogni anno, durante gli esercizi spirituali, ce ne dà una testimonianza notevole. Dal 24 febbraio al 1° marzo scrisse:

“24.II – 1.III.1980. Anche durante questi esercizi spirituali ho riflettuto sulla verità del Sacerdozio di Cristo nella prospettiva di quel Transito che per ognuno di noi è il momento della propria morte. Del congedo da questo mondo - per nascere all'altro, al mondo futuro, segno eloquente (aggiunto sopra: decisivo) è per noi la Risurrezione di Cristo. (...) I tempi, nei quali viviamo, sono indicibilmente difficili e inquieti. Difficile e tesa è diventata anche la via della Chiesa, prova caratteristica di questi tempi - tanto per i Fedeli, quanto per i Pastori. In alcuni Paesi (come p.e. in quello di cui ho letto durante gli esercizi spirituali), la Chiesa si trova in un periodo di persecuzione tale, da non essere inferiore a quelle dei primi secoli, anzi li supera per il grado della spietatezza e dell'odio. Sanguis martyrum - semen christianorum. E oltre a questo — tante persone scompaiono innocentemente, anche in questo Paese in cui viviamo...

Desidero ancora una volta totalmente affidarmi alla grazia del Signore. Egli stesso deciderà quando e come devo finire la mia vita terrena e il ministero pastorale. Nella vita e nella morte Totus Tuus mediante l'Immacolata. Accettando già ora questa morte, spero che il Cristo mi dia la grazia per l'ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua. Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli (tra essi il cuore si rivolge in modo particolare alla mia Patria terrena), utile per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio”.

Il 5 marzo 1982 aggiunse: “L'attentato alla mia vita, il 13.V.1981, in qualche modo ha confermato l'esattezza delle parole scritte nel periodo degli esercizi spirituali del 1980 (24.II – 1.III)

Tanto più profondamente sento che mi trovo totalmente nelle Mani di Dio - e resto continuamente a disposizione del mio Signore, affidandomi a Lui nella Sua Immacolata Madre (Totus Tuus)”.

E il 17 marzo dell'Anno giubilare del 2000, al n. 3: “Come ogni anno durante gli esercizi spirituali ho letto il mio testamento del 6.III.1979. Continuo a mantenere le disposizioni contenute in esso. Quello che allora, e anche durante i successivi esercizi spirituali è stato aggiunto costituisce un riflesso della difficile e tesa situazione generale, che ha marcato gli anni ottanta. Dall'autunno dell'anno 1989 questa situazione è cambiata. L'ultimo decennio del secolo passato è stato libero dalle precedenti tensioni; ciò non significa che non abbia portato con sé nuovi problemi e difficoltà. In modo particolare sia lode alla Provvidenza Divina per questo, che il periodo della così detta 'guerra fredda' è finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente” (parole sottolineate dal Papa stesso).



8 – Un aspetto essenziale del nuovo Beato: “Dio è la base di tutti i nostri sforzi”

Anche questo è un aspetto essenziale se si desidera comprendere più a fondo la personalità del nuovo Beato della Chiesa, Karol Wojtyła – Giovanni Paolo II. La base di tutti gli sforzi della nostra vita è in Dio. Siamo coperti dall'amore divino, dai risultati della Redenzione e della Salvezza, ma dobbiamo aiutare la gente a diventare profondamente radicata in Dio stesso; dobbiamo fare tutto il possibile per promuovere atteggiamenti personali e sociali radicati nella realtà di Dio. Ciò richiede pazienza, tempo e la capacità di vedere ogni cosa attraverso gli occhi di Dio.

L'ultimo, breve pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II in Polonia, più specificamente nella sua “piccola patria”, a Cracovia, Wadowice e alla Via Crucis (di Kalwaria Zebrzydowska), mostrò una determinazione, ma anche un'acuità spirituale “nel processo di maturazione nel tempo”, di modo che tutta l'umanità, soprattutto la comunità ecclesiale e cristiana, potesse comprendere più pienamente alcuni degli aspetti fondamentali della fede. Dall'inizio del suo pontificato, nel 1978, Giovanni Paolo II ha parlato spesso nelle sue omelie della misericordia di Dio. Questo è diventato il tema della sua seconda Enciclica, Dives in Misericordia, nel 1980. Era consapevole del fatto che la cultura moderna e il suo linguaggio non hanno un posto per la misericordia, trattandola come qualcosa di strano; cercano di inscrivere tutto nelle categorie della giustizia e della legge, ma ciò non basta, perché non è la realtà di Dio.


9 – Affidare il mondo alla Divina Misericordia

In seguito, il Papa ha intrapreso alcuni passi per concludere il processo di beatificazione di suor Faustina Kowalska, e la canonizzazione (2000). L'intera comunità ecclesiale è stata condotta a sentire la vicinanza di questa persona così intimamente legata al messaggio della Misericordia; ciò ha favorito lo sviluppo della questione da parte di Giovanni Paolo II, mostrando la realtà della Divina Misericordia nei molti contesti mondiali, in vari continenti, dell'umanità di oggi.

Nell'agosto 2002, infine, a Lagiewniki, dove suor Faustina visse e morì, Giovanni Paolo II affidò il mondo alla Divina Misericordia, alla fiducia illimitata in Dio Misericordioso, all'Unico che è stato fonte di ispirazione, ma anche di forza per il suo servizio come Successore di Pietro. “È lo Spirito Santo, Consolatore e Spirito di Verità, che ci conduce sulle vie della Divina Misericordia. Egli, convincendo il mondo 'quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio' (Gv 16, 8), nello stesso tempo rivela la pienezza della salvezza in Cristo. Questo convincere quanto al peccato avviene in una duplice relazione alla Croce di Cristo. Da una parte lo Spirito Santo ci permette, mediante la Croce di Cristo, di riconoscere il peccato, ogni peccato, nell’intera dimensione del male, che in sé contiene e nasconde. Dall’altra lo Spirito Santo ci permette, sempre mediante la Croce di Cristo, di vedere il peccato alla luce del mysterium pietatis, cioè dell’amore misericordioso e indulgente di Dio (cfr Dominum et vivificantem, 32). E così il 'convincere quanto al peccato' diventa al tempo stesso un convincere che il peccato può essere rimesso e l’uomo può di nuovo corrispondere alla dignità di figlio prediletto di Dio. La Croce, infatti, 'è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo [ÿ]. La Croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo' (Dives in misericordia, 8). Questa verità verrà sempre ricordata dalla pietra angolare di questo Santuario, prelevata dal monte Calvario, in un certo modo dal di sotto della Croce sulla quale Gesù Cristo ha vinto il peccato e la morte. (...) Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione della misericordia. Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti occorre la grazia della misericordia a placare le menti e i cuori, e a far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità. Perciò oggi, in questo Santuario, voglio solennemente affidare il mondo alla Divina Misericordia. Lo faccio con il desiderio ardente che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, qui proclamato mediante Santa Faustina, giunga a tutti gli abitanti della terra e ne riempia i cuori di speranza. Tale messaggio si diffonda da questo luogo nell'intera nostra amata Patria e nel mondo. Si compia la salda promessa del Signore Gesù: da qui deve uscire 'la scintilla che preparerà il mondo alla sua ultima venuta'” (Omelia a Lagiewniki, 17 agosto 2002).


In questo modo, gli ultimi mesi della vita di Papa Giovanni Paolo II, caratterizzati dalla sofferenza, portano a compimento il suo pontificato.

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]




15/01/2011 15:34
 
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AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

Possessi cardinalizi


L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione delle Prese di Possesso che avranno luogo nei prossimi giorni:

Sabato 22 gennaio 2011, alle ore 18.30, l’Em.mo Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, prenderà possesso del Titolo di Santa Maria Odigitria dei Siciliani, Via del Tritone, 82.

Sabato 22 gennaio 2011, alle ore 18, l’Em.mo Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa, prenderà possesso del Titolo di Santa Maria "Regina Pacis" in Ostia mare, Piazza Regina Pacis, 13.

Domenica 23 gennaio 2011, alle ore 11, l’Em.mo Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, prenderà possesso della Diaconia di San Giorgio in Velabro, Via del Velabro, 19.

Domenica 30 gennaio 2011, alle ore 11.30, l’Em.mo Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", prenderà possesso della Diaconia di San Giovanni Bosco in Via Tuscolana, Viale dei Salesiani, 9.






COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: L'ORDINARIATO PERSONALE DI NOSTRA SIGNORA DI WALSINGHAM IN INGHILTERRA E GALLES

In conformità con le disposizioni della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus di Papa Benedetto XVI del 4 novembre 2009 e dopo accurata consultazione con la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha eretto in data odierna un Ordinariato Personale nel territorio d'Inghilterra e Galles per quei gruppi di pastori e fedeli anglicani che hanno espresso il loro desiderio di entrare nella piena visibile comunione con la Chiesa Cattolica. Il Decreto che istituisce l’Ordinariato specifica che esso sarà denominato Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham e avrà come patrono il Beato John Henry Newman.

Un Ordinariato Personale è una struttura canonica che consente una riunione in forma corporativa, così da permettere a coloro che erano anglicani di entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica, conservando elementi del loro caratteristico patrimonio anglicano. Con tale struttura, la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus mira a comporre da un lato l’intento di salvaguardare, all'interno della Chiesa Cattolica, le venerande tradizioni liturgiche, spirituali e pastorali anglicane e, dall’altro, il fatto che questi nuovi gruppi ed i rispettivi pastori siano pienamente integrati nella Chiesa Cattolica.

Per ragioni dottrinali, la Chiesa non ammette in alcun caso l'ordinazione episcopale di uomini sposati. Nondimeno, la Costituzione Apostolica prevede, a certe condizioni, l'ordinazione come sacerdoti cattolici di ministri sposati già anglicani. Oggi, nella Cattedrale di Westminster a Londra, S.E.R. Mons. Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, ha ordinato sacerdoti cattolici tre ex-vescovi anglicani: il Rev. Andrew Burnham, il Rev. Keith Newton e il Rev. John Broadhurst.

Ancora, in data odierna, Papa Benedetto XVI ha nominato il Rev. Keith Newton quale primo Ordinario dell'Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham. Il Rev. Newton, unitamente al Rev. Burnham e al Rev. Broadhurst, curerà la preparazione catechetica dei primi gruppi di anglicani in Inghilterra e Galles, che a Pasqua saranno ricevuti nella Chiesa Cattolica insieme ai loro pastori, così come l'accompagnamento dei ministri che si stanno preparando ad essere ordinati al sacerdozio cattolico, attorno a Pentecoste.

La normativa di questa nuova struttura è coerente con l'impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorità per la Chiesa Cattolica. L'iniziativa che ha portato alla pubblicazione della Costituzione Apostolica e all'erezione del suddetto Ordinariato Personale è venuta da diversi gruppi di Anglicani, che hanno dichiarato di condividere la comune fede cattolica così come espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica e di riconoscere il ministero petrino come voluto da Cristo stesso per la Chiesa. Per essi è giunto il momento di esprimere tale unità implicita nella forma visibile della piena comunione.







HOLY SEE PRESS OFFICE STATEMENT ABOUT THE PERSONAL ORDINARIATE OF OUR LADY OF WALSINGHAM IN ENGLAND AND WALES

In accordance with the provisions of the Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus of Pope Benedict XVI (November 4, 2009) and after careful consultation with the Catholic Bishops Conference of England and Wales, the Congregation for the Doctrine of the Faith has today erected a Personal Ordinariate within the territory of England and Wales for those groups of Anglican clergy and faithful who have expressed their desire to enter into full visible communion with the Catholic Church. The Decree of Erection specifies that the Ordinariate will be known as the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham and will be placed under the patronage of Blessed John Henry Newman.

A Personal Ordinariate is a canonical structure that provides for corporate reunion in such a way that allows former Anglicans to enter full communion with the Catholic Church while preserving elements of their distinctive Anglican patrimony. With this structure, the Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus seeks to balance on the one hand the concern to preserve the worthy Anglican liturgical, spiritual and pastoral traditions and, on the other hand, the concern that these groups and their clergy will be fully integrated into the Catholic Church.

For doctrinal reasons the Church does not, in any circumstances, allow the ordination of married men as Bishops. However, the Apostolic Constitution does provide, under certain conditions, for the ordination as Catholic priests of former Anglican married clergy. Today at Westminster Cathedral in London, the Most Reverend Vincent Nichols, Archbishop of Westminster, ordained to the Catholic priesthood three former Anglican Bishops: Reverend Andrew Burnham, Reverend Keith Newton, and Reverend John Broadhurst.

Also today Pope Benedict XVI has nominated Reverend Keith Newton as the first Ordinary of the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham. Together with Reverend Burnham and Reverend Broadhurst, Reverend Newton will oversee the catechetical preparation of the first groups of Anglicans in England and Wales who will be received into the Catholic Church together with their pastors at Easter, and to accompany the clergy preparing for ordination to the Catholic priesthood around Pentecost.

The provision of this new structure is consistent with the commitment to ecumenical dialogue, which continues to be a priority for the Catholic Church. The initiative leading to the publication of the Apostolic Constitution and the erection of this Personal Ordinariate came from a number of different groups of Anglicans who have declared that they share the common Catholic faith as it is expressed in the Catechism of the Catholic Church and accept the Petrine ministry as something Christ willed for the Church. For them, the time has now come to express this implicit unity in the visible form of full communion.










EREZIONE DI ORDINARIATO PERSONALE DI OUR LADY OF WALSINGHAM E NOMINA DEL PRIMO ORDINARIO

In data 15 gennaio 2011, la Congregazione per la Dottrina della Fede, a norma della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, ha eretto l’Ordinariato Personale di Our Lady of Walsingham nel territorio della Conferenza Episcopale dell’Inghilterra e Galles.

Nel contempo, il Santo Padre ha nominato primo Ordinario il Rev. Keith Newton.

Rev. Keith Newton
Il Rev. Keith Newton è nato a Liverpool, Regno Unito, il 10 aprile 1952, secondo di due fratelli, è sposato con Gill Donnison dal 25 agosto 1973 ed ha tre figli.
Ha frequentato dapprima la Alsop High School di Liverpool tra il 1963 e il 1970, intraprendendo successivamente gli studi di Teologia al King's College dell'Università di Londra tra il 1970 e il 1973, dove ha conseguito il grado di Bachelor of Divinity e gli è stato poi conferito il titolo di Associate of King's College. Ottenuto il "Post Graduate Certificate of Education" presso il Christ Church College di Canterbury nel 1974, ha proseguito la formazione in vista del sacerdozio nella Chiesa d'Inghilterra al St. Augustine's College di Canterbury.
Ordinato diacono nel 1975 e presbitero nel 1976 per la diocesi anglicana di Chelmsford, ha svolto come primo incarico quello di vicario parrocchiale nella chiesa di St. Mary a Great Ilford. Nel 1978 è stato nominato parroco all'interno del Wimbledon Team Ministry nella diocesi anglicana di Southwark. Dal 1985 al 1991 si è posto a servizio della diocesi di Southern Malawi, nella Provincia anglicana dell'Africa Centrale. Tra il 1986 e il 1991 è stato decano nella Cattedrale di St. Paul a Blantyre, in Malawi. È rientrato nel Regno Unito nel 1991, nella diocesi anglicana di Bristol, ed è stato parroco a Knowle dal 1992 al 2002, nella parrocchia di Holy Nativity.
È stato ordinato Vescovo anglicano il 7 marzo 2002 dall'Arcivescovo di Canterbury, George Carey, svolgendo dal 2002 al 2010 il ministero di Suffragan Bishop of Richborough e l'incarico di Provincial Episcopal Visitor nella Provincia di Canterbury.
Assieme alla moglie, è stato accolto nella piena comunione con la Chiesa Cattolica nella Cattedrale di Westminster il 1° gennaio 2011 da parte di S.E. Mons. Alan Hopes.


Reverend Keith Newton
Reverend Keith Newton was born in Liverpool, United Kingdom, on April 10, 1952, the younger of two brothers. He married Gill Donnison on August 25, 1973 and they have three children.
He was educated at Alsop High School, Liverpool 1963-1970 and went on to read Theology at King’s College in the University of London 1970-73 where he was awarded the degree of Bachelor of Divinity and was made an Associate of Kings College. He gained a Post Graduate Certificate of Education from Christ Church College Canterbury 1974 and continued formation for the Anglican priesthood at St Augustine’s College Canterbury.
He was ordained deacon 1975 and priest 1976 for the Anglican Diocese of Chelmsford and he served his first appointment as curate at St Mary’s, Great Ilford. In 1978 he was appointed a Vicar in the Wimbledon Team Ministry in the Anglican Diocese of Southwark. From 1985-1991 he served in the Diocese of Southern Malawi in the Anglican Province of Central Africa; from 1986-1991 he was the Dean of St Paul’s Cathedral Blantyre, Malawi. In 1991 he returned to the United Kingdom and ministered in the Anglican Diocese of Bristol as Vicar of Holy Nativity, Knowle 1992-2002.
He was ordained bishop on 7th March 2002 by the Archbishop of Canterbury, the Most Revd George Carey, to serve as Suffragan Bishop of Richborough and Provincial Episcopal Visitor in the Province of Canterbury 2002-2010.
He and his wife were received into the full Communion of the Catholic Church at Westminster Cathedral by Bishop Alan Hopes on 1st January 2011.

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