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I collaboratori di Papa Benedetto

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 01:04
08/10/2006 15:01
 
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Fiorello show fa la parodia di Don Georg


MILANO Il segretario particolare di Papa Ratzinger, Don Georg Genswein, sarà il prossimo bersaglio di Fiorello in un'imitazione. La proporrà nella nuova edizione di "Viva Radio Due", la trasmissione di culto che riparte lunedì prossimo alle 13.40. Insieme a Marco Baldini lo shoman scherzerà sul religioso che assomiglia al divo George Clooney...




chissà cosa ne verrà fuori!!!!


08/10/2006 20:03
 
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Re:

Scritto da: -danich- 08/10/2006 15.01
Fiorello show fa la parodia di Don Georg


MILANO Il segretario particolare di Papa Ratzinger, Don Georg Genswein, sarà il prossimo bersaglio di Fiorello in un'imitazione. La proporrà nella nuova edizione di "Viva Radio Due", la trasmissione di culto che riparte lunedì prossimo alle 13.40. Insieme a Marco Baldini lo shoman scherzerà sul religioso che assomiglia al divo George Clooney...




chissà cosa ne verrà fuori!!!!





A parte che Cioccio assomiglia a padre Ralph di "Uccelli di Rovo", credo che questa imitazione la trasmetteranno per la radio...Quindi si tratta di un'imitazione vocale, non travestimento... [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791]
09/10/2006 09:44
 
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Re: Re:

Scritto da: josie '86 08/10/2006 20.03


A parte che Cioccio assomiglia a padre Ralph di "Uccelli di Rovo", credo che questa imitazione la trasmetteranno per la radio...Quindi si tratta di un'imitazione vocale, non travestimento... [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791]




Peccato che non ho mai sentito parlare don georg quindi non potrò sapere quanto realmente Fiorello sarà in grado di imitarlo!






09/10/2006 10:57
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: -danich- 09/10/2006 9.44



Peccato che non ho mai sentito parlare don georg quindi non potrò sapere quanto realmente Fiorello sarà in grado di imitarlo!









Neanch'io ho avuto modo di ascoltare la sua voce, però devo dire che Fiorello come imita le voci potrebbe essere sullo stesso piano di Massimo Lopez, nel senso che le imita quasi perfettamente. Basti pensare alle voci di Califano, Giovanni Muciaccia di "Art attack"... [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791]
09/10/2006 12:00
 
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GG Interview with Vatican Radio ...
Hello everyone,

I would like to advise you that the interview GG did with Vatican Radio (German section) recently is still around ... alas - it is in German.

Here is the link (also for audio):

www.oecumene.radiovaticana.org/TED/Articolo.asp?c=89375

But I have to say that apart from one incident in Munich I have never really heard him speak Italian ... so it perhaps be interesting what the two comedians make of him ...

But since I do not live in Italy I do not have access to Italian radio I will not be able to hear it anyway ... but I did watch their show yesterday evening on Rai Uno (via satellite) and considered it quite funny ...

Andrea M.

[Modificato da @Andrea M.@ 09/10/2006 12.03]

09/10/2006 12:54
 
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Hi Andrea
It is indeed possible to listen to their show!

There is a live stream available over at www.radio.rai.it/radio2

I'm also looking forward to the show, although I won't be able to understand most of it:(

[Modificato da pami100 09/10/2006 12.56]

09/10/2006 22:21
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: -danich- 09/10/2006 9.44



Peccato che non ho mai sentito parlare don georg quindi non potrò sapere quanto realmente Fiorello sarà in grado di imitarlo!









Cià...neanche io l'ho mai sentito aprire bocca..mah,sono curiosa! [SM=g27818] [SM=g27818] Ma dove Cioccio somiglia a George Clooney??? [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] Sono diversissimi!! [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27818] [SM=g27818]
"Shemà Israel,Adonai elohenu,Adonai ehad"

10/10/2006 10:25
 
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possibile
che nessuno mai abbia incontrato don GG? Ma di sicuro lo avrete visto alle udienze o cerimonie varie che frequentate così spesso(ho letto i vs. racconti sul web! Carucci!). Solo una di voi lo ha incrociato per strada? E in occasioni pubbliche come è? Simpa o "solo" bello?
Mah... a me, che lo posso vedere solo in tv, sembra che si agiti un po' troppo, che sia sempre teso... ditemi voi!
10/10/2006 15:23
 
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Re: possibile

Scritto da: delfino.rosa 10/10/2006 10.25
che nessuno mai abbia incontrato don GG? Ma di sicuro lo avrete visto alle udienze o cerimonie varie che frequentate così spesso(ho letto i vs. racconti sul web! Carucci!). Solo una di voi lo ha incrociato per strada? E in occasioni pubbliche come è? Simpa o "solo" bello?
Mah... a me, che lo posso vedere solo in tv, sembra che si agiti un po' troppo, che sia sempre teso... ditemi voi!



Io ho avuto occasione di vederlo a piazza San Pietro ai Vespri di Pentecoste, però stava girato di spalle [SM=g27826] [SM=g27828] ...Però credo che in televisione abbia sì uno sguardo teso, ma sorridente...Mia madre ha ascoltato a Radio Maria (o in TV, non ricordo) che Cioccio potrebbe ricalcare le orme di Ratzinger in quanto anche lui è un teologo alla maniera ratzingheriana. [SM=g27822] [SM=g27822] [SM=g27822]
10/10/2006 18:12
 
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EUROPA/FED.RUSSA

Conclusa l’Assemblea plenaria dei Presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa svoltasi per la prima volta a San Pietroburgo: eletta la nuova Presidenza


San Pietroburgo (Agenzia Fides) - Per la prima volta nella storia, i Presidenti delle 34 Conferenze Episcopali d’Europa, riuniti nel CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), si sono incontrati in Russia, a San Pietroburgo, dal 4 all’8 ottobre 2006. “Siamo venuti qui da tutta l’Europa per esprimere ai cattolici che vivono in questo grande paese la nostra più viva comunione e amicizia” ha detto Mons. Amédée Grab, Presidente uscente del CCEE, aprendo i lavori. Nel suo Messaggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha auspicato che l’incontro “incoraggi la testimonianza ed il contributo che la Chiesa cattolica, in fraterna collaborazione con le altre confessioni cristiane, offre all’identità ed al bene comune dell’Europa, quale avanguardia di autentico umanesimo e messaggera di quella pace giusta e duratura, che solo Cristo può donare”. Il Patriarca Alexij II ha affermato nella sua lettera ai partecipanti: “Spero sinceramente che questa assemblea del CCEE sia un’altra tappa nello sviluppo della collaborazione tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica nell’affermazione dei valori cristiani che sono così richiesti nel mondo moderno”.
Durante l'Assemblea plenaria è stata eletta la nuova Presidenza CCEE per il quinquennio 2006-2011. Presidente è stato eletto il Cardinale Pèter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Primate dell’Ungheria; Vice-Presidenti sono stati eletti i Cardinali Josip Bozanic, Arcivescovo di Zagabria (Croazia) e Jean Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia).
Sulla situazione della religione e della Chiesa in Russia hanno preso la parola Sua Ecc. Mons. Joseph Werth, Vescovo della diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici della Federazione Russa, che ha testimoniato come il sangue dei martiri abbia segnato la storia della Chiesa in Russia del XX secolo. “Il futuro della Russia e della sua rinascita spirituale dipendono dalle condizioni e possibilità della Chiesa. Dobbiamo approfittare di questo momento storico donatoci da Dio” ha detto Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, Arcivescovo Metropolita dell'Arcidiocesi della Madre di Dio di Mosca. Oggi vi sono in Russia circa 250 organizzazioni cattoliche ufficiali, di cui 225 sono parrocchie. Circa 270 sacerdoti lavorano in Russia, ma solo il 10% è russo. Il numero dei cattolici è di circa 600.000 (alcune indagini rivelano che potrebbe trattarsi anche dell’ 1% della popolazione, il che significa circa 1.400.000). L’Arciprete Vsevolod Chaplin del Patriarcato di Mosca ha sottolineato come stia crescendo in Russia l’interesse per la religione e la spiritualità anche fra i giovani. Durante i tempi della persecuzione era forte la collaborazione ecumenica. In tempi più recenti sono emerse difficoltà, ma questo non deve bloccare il dialogo. E’ possibile approfondire la collaborazione su temi di comune interesse come i valori cristiani, la famiglia, i giovani.
L’elezione della nuova Presidenza del CCEE ha offerto l’occasione per una riflessione sul servizio del CCEE che nel 2006 compie 35 anni. L’Europa vive un tempo di forte transizione che richiede di rimanere saldi nella fede e di ascoltare attentamente “cosa lo Spirito dice alle Chiese”. Si percepisce l’urgenza e l’attesa di una riscoperta della fede cristiana e di un nuovo annuncio della novità del Vangelo. Emerge sempre più la necessità di una voce comune dei Vescovi europei davanti ad alcune sfide storiche: il fenomeno migratorio, il rapporto fra le religioni, specie con i musulmani, la famiglia, le problematiche etiche legate alla vita.
Sul tema della pastorale vocazionale e della figura del sacerdote è stato rilevato che l’occidente ha donato nel passato numerosissime vocazioni e molti missionari al mondo, ora però vive una crisi seria. Il giovane dell’Europa occidentale è segnato da un lato da situazioni familiari rotte, dall’isolamento, dal soggettivismo, dalla mancanza di guide, dal primato delle emozioni, dalla rinuncia a scelte definitive, dalla difficoltà ad accettare che esista il dolore; d’altro lato è un giovane che ricerca radicalità, ideali, autenticità, amore personale a Gesù Cristo. Tra gli altri temi affrontati dalla Plenaria: matrimonio e famiglia, il cammino ecumenico e la responsabilità dell’Europa nei confronti degli altri continenti. (S.L.) (Agenzia Fides 10/9/2006, righe 46, parole 648)

Links:
Per ulteriori informazioni
www.ccee.ch


10/10/2006 20:30
 
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Da Radio Vaticana

La gioia della Chiesa per il Sinodo indetto dal Papa sul tema della Parola di Dio: il commento del card. Martini

(10 ottobre 2006 - RV) “Solo chi si pone innanzitutto in ascolto” della Parola di Dio “può poi diventarne annunciatore” perché quella che si deve insegnare non è una “propria sapienza, ma la sapienza di Dio”. E’ quanto più volte ribadito da Benedetto XVI, che nei giorni scorsi ha indetto la Dodicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. L’assemblea sinodale si svolgerà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre del 2008. Il Papa invita tutti i fedeli alla lettura assidua della Bibbia perché, come dice San Girolamo, “chi ignora le Sacre Scritture ignora Cristo”. Ma come ha accolto la convocazione di questo Sinodo il cardinale Carlo Maria Martini, definito da Benedetto XVI “un vero maestro della Lectio divina? Ascoltiamo l’arcivescovo emerito di Milano al microfono di Fabio Colagrande:


**********
R. – Questa convocazione desta in me una grande gioia, perchè mi ricordo che fin dai primi Sinodi universali cui ho partecipato come arcivescovo di Milano, dall’inizio degli anni ’80 - quando ci chiedevano alla fine del Sinodo: “su quale argomento proponete che si tenga il prossimo Sinodo?” - io ho sempre insistito sul tema della Parola di Dio. Quindi, ho sempre desiderato che diventasse argomento di un Sinodo. Finalmente vedo che Papa Benedetto XVI ha esaudito questo mio voto, che ho espresso anche in tante altre occasioni pubbliche. Sono molto contento, quindi, di questa scelta del Papa e credo che ne verranno grandi vantaggi per la Chiesa.

D. – Eminenza, in che modo la Parola di Dio può essere un mezzo privilegiato per il rinnovamento della Chiesa?

R. – La Chiesa nasce dalla Parola di Dio, il cui significato ultimo è il Verbo stesso di Dio e il Verbo incarnato, Gesù Cristo. E’ la Parola dei profeti, la Parola degli apostoli e, infine, la Parola scritta della Bibbia. La Chiesa nasce da questa Parola e quindi si rinnova, si rigenera, ogni volta che ritorna a questa Parola. In particolare, la Parola della Scrittura è proprio nelle mani della Chiesa, perchè la Chiesa vi attinga largamente e perchè si rinnovi a questo contatto. Infatti, questa Parola di Dio che ci porta alla volontà di Dio stesso, il desiderio di Dio di comunicarsi a noi, ci dice anche qual è il piano di Dio, che cosa vuole Dio da noi, cosa vuole dalla Chiesa, qual è il nostro dovere, qual è il nostro futuro. Quindi, la Chiesa continuamente si rinnova abbeverandosi alla fonte della Parola di Dio, così come si rinnova nutrendosi dell’Eucaristia.

D. – Quindi, lei crede che sia arrivato il momento in cui la Chiesa debba tornare ad abbeverarsi alla Parola?

R. – Sì, certamente. Questo lo diceva già il Concilio Vaticano II, che ci ha esortato a nutrirci più ampiamente della Parola di Dio - ciò è avvenuto anche con il rinnovamento liturgico – ma ha esortato anche tutti i laici a nutrirsi quotidianamente della Parola e ad imparare a pregare dalla Parola. Questo dobbiamo continuamente metterlo in pratica, perchè ci vuole molto tempo affinché si attui questo desiderio del Concilio.


D. - Il Sinodo si svolgerà nell’ottobre del 2008, ma lei, che più volte aveva auspicato un incontro su questo tema, già immagina delle indicazioni pastorali che potrebbero sorgere da questo incontro, da questo confronto?

R. – Bisogna vedere quali domande porrà più concretamente il Papa. Mi pare, però, che in ogni caso, partire dalla Dei Verbum, che è stato il documento fondamentale sul quale la Chiesa ha espresso la sua convinzione riguardante la Parola di Dio, sarà certamente importante per questo Sinodo. Soprattutto mi parrebbe molto bello esaminare attentamente il capitolo sesto della Dei Verbum, cioè quel capitolo che dice che cosa fa la Chiesa con la Parola di Dio, come la Chiesa si nutre di essa nella teologia, nella catechesi, nella liturgia e poi soprattutto quel passo che ha già ricordato varie volte Papa Benedetto XVI, che parla della Parola di Dio nella vita dei cristiani, che devono imparare a meditare sulla Parola con quella che è chiamata oggi la Lectio divina, cioè l’accostamento orante alla Parola di Dio, per imparare a pregare a partire da essa. Su tutto questo il Sinodo dovrà interrogarsi, dovrà chiedere come abbiamo messo in pratica la Dei Verbum, come viviamo nelle nostre comunità la Lectio divina. Quindi, credo che sarà certamente un momento molto importante, per la storia e la vita della Chiesa.
11/10/2006 09:11
 
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voce
su www.ezboard.com "The Pope Benedict XVI" Pami100 (a pagina 65 del forum, ultimo messaggio "About that video") segnala una serie di filmati su GG: youtube.com/profile?user=pami100.
Si dovrebbe sentire anche la voce di don Georg. Buona visione e buon ascolto!
11/10/2006 15:05
 
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Quell'empio patto tra il Kgb e il Papa buono

di antonio socci

Il Cremlino (o il Kgb) si "infiltrò" al Concilio Vaticano II legando le mani alla Chiesa su una questione capitale, con gravi conseguenze per i cattolici negli anni successivi (conseguenze che arrivano fino ad oggi che siamo alla vigilia del convegno ecclesiale di Verona). Non è una spy story, è una vicenda che deve essere ancora raccontata dettagliatamente e compresa. Vediamola. Giovanni XXIII annuncia il Concilio Vaticano II il 25 gennaio 1959. Inizia la preparazione. Papa Roncalli desidera avere al Concilio la presenza di rappresentanti della Chiesa ortodossa russa. Nel 1961 approfitta di un viaggio in Russia di Ettore Bernabei per far arrivare al metropolita Rodzinski tale richiesta. Naturalmente la Chiesa Ortodossa non può decidere nulla. È del tutto controllata dal Cremlino e dal Kgb. Il regime coglie dunque l'occasione per porre una condizione: che il Concilio si astenga dal condannare l'ideologia marxista e i sistemi comunisti. Il Vaticano spedisce a Mosca il 27 settembre 1961 monsignor Willebrands a dare garanzie e nell'agosto 1962 a Metz, in Francia, il cardinale Tisserant, decano del Sacro Collegio, per conto della Santa Sede, e il metropolita Nicodemo, per conto della Chiesa Ortodossa, stipulano l'accordo: il Concilio non parlerà di comunismo. Molto tempo dopo fu Romano Amerio a scriverne nel suo volume "Iota unum", dove, sulla base di testimonianze dirette, precisò che «l'iniziativa dei colloqui fu presa personalmente da Giovanni XXIII dietro suggerimento del cardinal Montini e che Tisserant "ha ricevuto degli ordini formali, tanto per firmare l'accordo che per sorvegliarne l'esatta esecuzione durante il Concilio"». In effetti durante quell'Assise accadde l'incredibile. Quando fu depositata una petizione, firmata da 450 padri conciliari, nella quale si chiedeva la condanna esplicita e rinnovata del comunismo, anziché essere messa ai voti fu "insabbiata". La Segreteria del Concilio si nascose dietro incredibili scuse. Fu un'autentica e clamorosa violazione della legalità conciliare. L'impegno scritto ma ancora più grave fu l'impegno sottoscritto dal Vaticano: di fatto, su richiesta di un regime persecutore e sanguinario, per ottenere un piatto di lenticchie (due osservatori russo-ortodossi ben controllati dal Kgb) si accettò di legare le mani al Concilio, di compromettere la libertà morale della Chiesa. Infischiandosene della "Chiesa del silenzio". Nel 1938 Pio XI con la Divini Redemptoris aveva definito il comunismo «un flagello satanico». Scriveva: «il comunismo è intrinsecamente malvagio e nessuno che voglia salvare la civiltà cristiana deve collaborare con esso in qualsiasi impresa». Era dunque una questione dottrinale, ma anche pastorale. Il Concilio infatti non era di tipo dogmatico, ma pastorale. Dunque per sua natura doveva parlare della Chiesa nel mondo contemporaneo. Arrivava 50 anni dopo la rivoluzione bolscevica, dopo il più immane macello di cristiani della storia della Chiesa, mentre il comunismo aveva appena divorato mezza Europa (e aveva appena soffocato nel sangue la rivolta d'Ungheria), mentre aveva conquistato la Cina facendo carneficine orrende, mentre era arrivato in Corea, a Cuba - provocando una grave crisi internazionale - e divampava in Vietnam. Perfino l'Italia si era appena salvata da questo "flagello", ma si era avuta egualmente una lunga scia di sangue (come dimostrano i libri di Gianpaolo Pansa) con un immenso martirio di sacerdoti nel Centro Italia. In questa situazione in cui Kruscev, al potere a Mosca, aveva addirittura rilanciato la persecuzione anticristiana in Russia, mentre tanti vescovi e preti erano in carcere, il Concilio viene imbavagliato, non può occuparsi del comunismo e accade - osserva Amerio che «negli Atti non se ne trova nemmeno il vocabolo che tanto spesseggiava nei documenti papali sino a quel momento. La grande Assemblea si pronunciò specificatamente sul totalitarismo, sul capitalismo, sul colonialismo, ma celò il suo giudizio sul comunismo dentro il giudizio generico sulle ideologie totalitarie». Misericordia e severità, Papa Roncalli nel solenne discorso di apertura, dando implicitamente un pesante giudizio sui predecessori, affermò: «La Chiesa preferisce oggi far uso della medicina della misericordia, invece che dell'arma della severità» e proporre «insegnamenti piuttosto che condanne». Dunque non più censure e scomuniche per nessuno, solo che nel frattempo, sotto il pontificato del "Papa buono", si ricominciava a perseguitare ferocemente padre Pio. Ma per il comunismo nessuna condanna. Roncalli aggiunse, nel suo beato ottimismo: «Non già che manchino dottrine fallaci, opinioni e concetti pericolosi (...) ma (...) ormai gli uomini da se stessi sembra siano propensi a condannarli». A parte il "talento profetico" che qui Papa Roncalli dimostra (di lì a poco scoppia il '68 e il mondo intero si ubriaca di ideologie terrificanti), a prendere alla lettera quelle parole del Papa si dedurrebbe che non c'è più bisogno della Chiesa Madre e Maestra, visto che gli uomini sanno camminare "da se stessi". Che effetto produsse questa abdicazione, questa decisione di non illuminare i cristiani su cui, di lì a poco, si sarebbe abbattuto il '68? Disastroso. Dieci anni dopo il Concilio, Paolo VI esterna pubblicamente la sua disperata sensazione che la Chiesa stia subendo i colpi dell' "autodemolizione" e «che da qualche parte sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Ma chi aveva aperto la porta? Ancora Paolo VI dolorosamente confessò: «L'apertura al mondo è diventata una vera e propria invasione del pensiero secolare nella Chiesa. Siamo stati forse troppo deboli ed imprudenti». L'arrivo di Paolo VI. Roncalli aveva tuonato contro i "profeti di sventura" (ce l'aveva con il messaggio della Madonna a Fatima, che metteva in guardia proprio dal comunismo) e fece lui le sue euforiche "profezie" di «una nuova primavera della Chiesa», «una nuova Pentecoste». È arrivato l'inverno gelido e buio. Pochi anni dopo Paolo VI, anche lui un tempo ottimista, fece questo bilancio: «Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio». Proprio dai primi anni Sessanta, Pio XII era stato attaccato, in modo furibondo, perché - a dire dei critici - non avrebbe formulato condanne chiare e pubbliche del nazismo durante la guerra (cosa peraltro non vera). Invece Giovanni XXIII, che pattuì col Cremlino quel "silenzio" sul comunismo, viene esaltato da decenni come grande papa del dialogo. Eppure il fatto era trapelato. Il 16 gennaio 1963 "France Nouvelle", organo dei comunisti francesi, ne aveva scritto trionfalmente come un successo del "sistema socialista mondiale". Il Vaticano - riferiva quel giornale - «ha preso l'impegno che nel Concilio non ci sarebbe stato alcun attacco diretto contro il regime comunista». E anche il quotidiano cattolico La Croix, il 15 febbraio 1963, informava che erano state «date garanzie» sulla natura "apolitica" del Concilio. Eppure nessuno denunciò il fatto. Probabilmente è proprio da questo "silenzio" del Concilio che nel mondo cattolico è diventato prevalente un pensiero di tipo non cattolico. E la Chiesa italiana, al convegno di Verona, si troverà ancora alle prese con le conseguenze drammatiche di quell'errore. Cosa concluderne? Si attribuisce a Pio XII una battuta formidabile, fra il serio e il faceto, ma profondamente vera: «La prova che la Chiesa è un'opera divina è che neanche gli ecclesiastici sono riusciti a distruggerla». www.antoniosocci.it

libero, 11 ottobre 2006
12/10/2006 10:18
 
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Una chicca per le fan di Cioccio

13/10/2006 09:59
 
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grazie emma
antonio socci ha fatto un'ottima analisi della crisi postconciliare.
socci pero' dovrebbe fare un passo avanti e non prendersela unicamente con giovanni xxiii.
ci sono stati altri silenzi sia sul comunismo che sull'islam, in nome di un fantomatico dialogo, eppure nessuno ne parla.
per quanto riguarda l'islam, stiamo vedendo in queste settimane gli effetti di questi silenzi, mentre, per quanto riguarda il comunismo, mi permetto di segnalare un articolo de "il corriere" sul profilo dell'allora cardinale ratzinger che di peli sulla lingua non ne ha mai avuti:


«La bontà implica anche la capacità di dire no».

Non avesse già un suo motto sotto lo stemma cardinalizio («cooperatores veritatis») vita, opere e carattere di Joseph Ratzinger potrebbero sintetizzarsi così. Spiega il cardinale: «Una bontà che lascia correre in tutto non fa bene all' altro». L' uomo non ha mai «lasciato correre». Le sue posizioni sono sempre nette come lo sguardo azzurro e il taglio dei capelli candidi. Forse perché il Prefetto per la Congregazione per la dottrina della fede non ha avuto inizi facili e ha preteso molto da se stesso.

Nasce il 16 aprile 1927 in una famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, certo non ricchi. Suo padre è commissario di gendarmeria e per un breve periodo le difficoltà economiche fanno del genitore il suo insegnante. Un rapporto padre-figlio che segna un' esistenza: la chiave dei «no» magari è lì. Joseph diventa sacerdote nel 1951, si laurea in teologia a Frisinga, poi insegna a Bonn, quindi a Münster e a Tubinga, negli anni bollenti intorno al ' 68. Uno dei suoi colleghi professori si chiama Hans Küng, che nel 1979 verrà privato del diritto di insegnare «per conto della Chiesa». Tra i due i rapporti sono buoni. Poi precipitano. Nel 2000, quando il cardinale firmerà il documento «Dominus Jesus» in cui sosterrà che «solo nella Chiesa cattolica c' è la salvezza eterna» suscitando l' ira degli evangelici, Küng dirà: «La dichiarazione dell' ex Sant' Uffizio è un miscuglio di arretratezza medievale e mania di grandezza».

Tra gli allievi di Ratzinger a Tubinga c' è invece il brasiliano Leonardo Boff: anni dopo l' insegnante romperà clamorosamente con l' allievo, diventato capofila di una teologia della liberazione che il Prefetto intende stroncare. Nel 1962 approda a Roma come consulente teologico del cardinal Frings al Concilio Vaticano II e diventa, a 35 anni, quasi una star del settore. Nel 1969 è ordinario di Dogmatica a Ratisbona, nel 1977 arrivano da Paolo VI il cardinalato e la guida della diocesi di Monaco. Ma è Giovanni Paolo II a trasformarlo, nel 1981, nell' uomo-chiave dell' ortodossia e della teologia. A fare di lui il «cardinal no» dell' immaginario collettivo. I no sono innumerevoli, dal 1981 a oggi. No al sacerdozio delle donne. No al matrimonio dei preti. No all' omosessualità. Dice: «Io non sono il Grande Inquisitore né mi sento una Cassandra». Infatti ama argomentare e difendere i suoi no sempre nel nome di quella che per lui è la verità citata nel motto cardinalizio. Prendiamo quel no al comunismo, pronunciato nel 1984, quando la caduta del muro di Berlino è ancora lontanissima: «Una vergogna del nostro tempo, i regimi comunisti arrivati al potere in nome della liberazione dell' uomo».

Mezzo Est minaccia di rompere i rapporti diplomatici con la Santa Sede, il Segretario di Stato Agostino Casaroli quasi si dimette. Poi tutto rientra, Ratzinger si assume in toto la paternità delle sue affermazioni.


Anni dopo arriverà un no anche al capitalismo selvaggio del dopo-comunismo, in perfetta linea con Giovanni Paolo II: «Il crollo del comunismo non certifica automaticamente la bontà del capitalismo. Occorre combinare la libertà del mercato col senso di responsabilità dell' uno verso l' altro». Tesi ripetuta, a scanso di equivoci, in più di un' occasione pubblica. Sul no al sacerdozio femminile ecco un passo del documento firmato nel luglio 2002, quando un vescovo scismatico ordina sette «sacerdotesse» su una motonave sul Danubio: «Simulazione di un sacramento, invalida e nulla, costituisce un grave delitto contro la divina costituzione della Chiesa». L' omosessualità è «disordine oggettivo»: la Chiesa deve «accogliere con rispetto, compassione e delicatezza» le persone omosessuali ma - attenzione! - «richiamandole a vivere in castità».

Per questo nel 2003 il cardinale chiede a tutti i parlamentari cattolici del mondo di non votare leggi favorevoli alle nozze di coppie gay: «Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale». Al cardinale non piace molto nemmeno il rock. Così spiega in un suo saggio nel febbraio 2001: «È espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano». Ratzinger si preoccupa immensamente, soprattutto negli ultimi anni, della Chiesa («una barca che fa acqua»). Ecco il drammatico passaggio del commento all' ultima Via Crucis del Venerdì Santo che un Wojtyla ormai morente gli affida: «Quanta sporcizia c' è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza». Lo ripete nella veglia pasquale: «Svegliamoci dal nostro cristianesimo stanco, privo di slancio». Parte della crisi, per Ratzinger, si deve all' eccesso di «creatività» di alcuni sacerdoti che trasformano le messe in show.

Il suo disamore per la riforma liturgica di Paolo VI è noto: «Si fece a pezzi l' edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con materiale dell' antico... Riforma intrapresa troppo frettolosamente e spesso limitata all' esteriorità». Anche qui c' è una ragione ben precisa: il sacerdote, nel nuovo rito, guarda i fedeli. In questo modo «la comunità non è più rivolta verso il sole che sorge, cioè verso Cristo, ma si chiude in se stessa». E anche la croce, ora posta di solito su un lato, dovrebbe «trovarsi al centro dell' altare ed essere il punto cui si rivolgono lo sguardo tanto del sacerdote che della comunità orante». La forma è sostanza, insomma, per Ratzinger. Soprattutto quando c' è di mezzo una Chiesa che «fa acqua».

C'è poi il Ratzinger dialogante, per esempio col mondo laico. Risale all' ottobre scorso un suo confronto pubblico con Ernesto Galli Della Loggia: il cardinale ascolta con attenzione il professore. Ma resta della sua granitica opinione: «Il laicismo non può essere una religione universale, è parziale, non risponde alle domande dell' uomo». Ugualmente c' è il Prefetto pronto ad ammettere gli errori storici: «I roghi degli eretici sono una colpa che ci fa pensare e deve guidarci al pentimento», l' Olocausto ebbe «una certa insufficiente resistenza da parte di cristiani per colpa dell' eredità antigiudaica presente nell' anima di non pochi». Negli ultimi tempi il cardinale mette in discussione anche l' eccessivo verticismo dell' organizzazione del papato: «Si può pensare a forum sovraregionali, a livello continentale, che si facciano carico di funzioni svolte da Roma».

La personalità ratzingeriana è dunque fortissima. E la gente avverte istintivamente il suo carisma. Ecco la scena vista ieri mattina verso le 13. Ratzinger raggiunge il suo appartamento a piedi dal Vaticano dopo l' omaggio alla salma del Pontefice. La folla lo riconosce. A Porta Angelica si fa silenzio assoluto. Il cardinale comincia a benedire, fedele per fedele, avvicinando le sue mani alle teste. Un paio di donne hanno le lacrime agli occhi.

Paolo Conti


(da "il corriere" del 20 aprile 2005)


a parte alcune frasi fatte, vorrei evidenziare il passaggio sul comunismo con un ratzinger che si assume in pieno le proprie responsabilita' e rivendica la bonta' del suo pensiero.
questo e' parlare chiaro...cio' che piu' mi fa piacere e' che, da papa, ratzi non ha mai abdicato al suo coraggio di dire sempre e comunque la verita'.
ogni papa dovrebbe poter rivendicare questa forza [SM=g27811]

13/10/2006 14:07
 
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Re: Una chicca per le fan di Cioccio

Scritto da: josie '86 12/10/2006 10.18




E di Papino!! [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836]
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13/10/2006 22:12
 
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Re: grazie emma

Scritto da: ratzi.lella 13/10/2006 9.59
antonio socci ha fatto un'ottima analisi della crisi postconciliare.
socci pero' dovrebbe fare un passo avanti e non prendersela unicamente con giovanni xxiii.
ci sono stati altri silenzi sia sul comunismo che sull'islam, in nome di un fantomatico dialogo, eppure nessuno ne parla.
per quanto riguarda l'islam, stiamo vedendo in queste settimane gli effetti di questi silenzi, mentre, per quanto riguarda il comunismo, mi permetto di segnalare un articolo de "il corriere" sul profilo dell'allora cardinale ratzinger che di peli sulla lingua non ne ha mai avuti:


«La bontà implica anche la capacità di dire no».

Non avesse già un suo motto sotto lo stemma cardinalizio («cooperatores veritatis») vita, opere e carattere di Joseph Ratzinger potrebbero sintetizzarsi così. Spiega il cardinale: «Una bontà che lascia correre in tutto non fa bene all' altro». L' uomo non ha mai «lasciato correre». Le sue posizioni sono sempre nette come lo sguardo azzurro e il taglio dei capelli candidi. Forse perché il Prefetto per la Congregazione per la dottrina della fede non ha avuto inizi facili e ha preteso molto da se stesso.

Nasce il 16 aprile 1927 in una famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, certo non ricchi. Suo padre è commissario di gendarmeria e per un breve periodo le difficoltà economiche fanno del genitore il suo insegnante. Un rapporto padre-figlio che segna un' esistenza: la chiave dei «no» magari è lì. Joseph diventa sacerdote nel 1951, si laurea in teologia a Frisinga, poi insegna a Bonn, quindi a Münster e a Tubinga, negli anni bollenti intorno al ' 68. Uno dei suoi colleghi professori si chiama Hans Küng, che nel 1979 verrà privato del diritto di insegnare «per conto della Chiesa». Tra i due i rapporti sono buoni. Poi precipitano. Nel 2000, quando il cardinale firmerà il documento «Dominus Jesus» in cui sosterrà che «solo nella Chiesa cattolica c' è la salvezza eterna» suscitando l' ira degli evangelici, Küng dirà: «La dichiarazione dell' ex Sant' Uffizio è un miscuglio di arretratezza medievale e mania di grandezza».

Tra gli allievi di Ratzinger a Tubinga c' è invece il brasiliano Leonardo Boff: anni dopo l' insegnante romperà clamorosamente con l' allievo, diventato capofila di una teologia della liberazione che il Prefetto intende stroncare. Nel 1962 approda a Roma come consulente teologico del cardinal Frings al Concilio Vaticano II e diventa, a 35 anni, quasi una star del settore. Nel 1969 è ordinario di Dogmatica a Ratisbona, nel 1977 arrivano da Paolo VI il cardinalato e la guida della diocesi di Monaco. Ma è Giovanni Paolo II a trasformarlo, nel 1981, nell' uomo-chiave dell' ortodossia e della teologia. A fare di lui il «cardinal no» dell' immaginario collettivo. I no sono innumerevoli, dal 1981 a oggi. No al sacerdozio delle donne. No al matrimonio dei preti. No all' omosessualità. Dice: «Io non sono il Grande Inquisitore né mi sento una Cassandra». Infatti ama argomentare e difendere i suoi no sempre nel nome di quella che per lui è la verità citata nel motto cardinalizio. Prendiamo quel no al comunismo, pronunciato nel 1984, quando la caduta del muro di Berlino è ancora lontanissima: «Una vergogna del nostro tempo, i regimi comunisti arrivati al potere in nome della liberazione dell' uomo».

Mezzo Est minaccia di rompere i rapporti diplomatici con la Santa Sede, il Segretario di Stato Agostino Casaroli quasi si dimette. Poi tutto rientra, Ratzinger si assume in toto la paternità delle sue affermazioni.


Anni dopo arriverà un no anche al capitalismo selvaggio del dopo-comunismo, in perfetta linea con Giovanni Paolo II: «Il crollo del comunismo non certifica automaticamente la bontà del capitalismo. Occorre combinare la libertà del mercato col senso di responsabilità dell' uno verso l' altro». Tesi ripetuta, a scanso di equivoci, in più di un' occasione pubblica. Sul no al sacerdozio femminile ecco un passo del documento firmato nel luglio 2002, quando un vescovo scismatico ordina sette «sacerdotesse» su una motonave sul Danubio: «Simulazione di un sacramento, invalida e nulla, costituisce un grave delitto contro la divina costituzione della Chiesa». L' omosessualità è «disordine oggettivo»: la Chiesa deve «accogliere con rispetto, compassione e delicatezza» le persone omosessuali ma - attenzione! - «richiamandole a vivere in castità».

Per questo nel 2003 il cardinale chiede a tutti i parlamentari cattolici del mondo di non votare leggi favorevoli alle nozze di coppie gay: «Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale». Al cardinale non piace molto nemmeno il rock. Così spiega in un suo saggio nel febbraio 2001: «È espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano». Ratzinger si preoccupa immensamente, soprattutto negli ultimi anni, della Chiesa («una barca che fa acqua»). Ecco il drammatico passaggio del commento all' ultima Via Crucis del Venerdì Santo che un Wojtyla ormai morente gli affida: «Quanta sporcizia c' è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza». Lo ripete nella veglia pasquale: «Svegliamoci dal nostro cristianesimo stanco, privo di slancio». Parte della crisi, per Ratzinger, si deve all' eccesso di «creatività» di alcuni sacerdoti che trasformano le messe in show.

Il suo disamore per la riforma liturgica di Paolo VI è noto: «Si fece a pezzi l' edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con materiale dell' antico... Riforma intrapresa troppo frettolosamente e spesso limitata all' esteriorità». Anche qui c' è una ragione ben precisa: il sacerdote, nel nuovo rito, guarda i fedeli. In questo modo «la comunità non è più rivolta verso il sole che sorge, cioè verso Cristo, ma si chiude in se stessa». E anche la croce, ora posta di solito su un lato, dovrebbe «trovarsi al centro dell' altare ed essere il punto cui si rivolgono lo sguardo tanto del sacerdote che della comunità orante». La forma è sostanza, insomma, per Ratzinger. Soprattutto quando c' è di mezzo una Chiesa che «fa acqua».

C'è poi il Ratzinger dialogante, per esempio col mondo laico. Risale all' ottobre scorso un suo confronto pubblico con Ernesto Galli Della Loggia: il cardinale ascolta con attenzione il professore. Ma resta della sua granitica opinione: «Il laicismo non può essere una religione universale, è parziale, non risponde alle domande dell' uomo». Ugualmente c' è il Prefetto pronto ad ammettere gli errori storici: «I roghi degli eretici sono una colpa che ci fa pensare e deve guidarci al pentimento», l' Olocausto ebbe «una certa insufficiente resistenza da parte di cristiani per colpa dell' eredità antigiudaica presente nell' anima di non pochi». Negli ultimi tempi il cardinale mette in discussione anche l' eccessivo verticismo dell' organizzazione del papato: «Si può pensare a forum sovraregionali, a livello continentale, che si facciano carico di funzioni svolte da Roma».

La personalità ratzingeriana è dunque fortissima. E la gente avverte istintivamente il suo carisma. Ecco la scena vista ieri mattina verso le 13. Ratzinger raggiunge il suo appartamento a piedi dal Vaticano dopo l' omaggio alla salma del Pontefice. La folla lo riconosce. A Porta Angelica si fa silenzio assoluto. Il cardinale comincia a benedire, fedele per fedele, avvicinando le sue mani alle teste. Un paio di donne hanno le lacrime agli occhi.

Paolo Conti


(da "il corriere" del 20 aprile 2005)


a parte alcune frasi fatte, vorrei evidenziare il passaggio sul comunismo con un ratzinger che si assume in pieno le proprie responsabilita' e rivendica la bonta' del suo pensiero.
questo e' parlare chiaro...cio' che piu' mi fa piacere e' che, da papa, ratzi non ha mai abdicato al suo coraggio di dire sempre e comunque la verita'.
ogni papa dovrebbe poter rivendicare questa forza [SM=g27811]




GRAZIE PER QUESTO ARTICOLO........ GIA' QUESTA E' LA COSA CHE MI PICE DI PIU' FRA LE ALTRE DI RATZI NON TIRARSI MAI INDIETRO PARLARE DIRETTAMENTE ANCHE A COSTO DI PROVOCARE UN TERREMOTO OVVIAMENTE A FIN DI BENE!!!!!!!! ECCO PERCHE' E'MSCOMODO ED ANTIPATICO CHIUNQUE VA AL SODO DI UNA QUALSIASI QUESTIONE IN MODO DIRETTO, SCHIETTO E SINCERO E' SCOMODO ED ANTIPATICO!!!!!!!! INVECE..................
IO TI VOGLIO BENE COSI' CARO BENEDETTO!!!!!!!!!!!!!!
SEI GRANDE [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
14/10/2006 10:19
 
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eehehehhehehehe
cara euge, hai proprio centrato il punto.
a volte mi ritrovo, triste, a pensare alla sofferenza che certa stampa e certi prelati devono dare al papa con il loro cinismo o con la loro cattiveria. poi, pero', rileggo l'omelia del papa alla commissione teologica e mi rendo conto che ratzi sa di non avere scelta: si mette in gioco in prima persona e si assume tutta la responsabilita' delle proprie idee.
troppo comodo nascondersi dietro a qualche cardinale...
15/10/2006 14:18
 
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Re: eehehehhehehehe

Scritto da: ratzi.lella 14/10/2006 10.19
cara euge, hai proprio centrato il punto.
a volte mi ritrovo, triste, a pensare alla sofferenza che certa stampa e certi prelati devono dare al papa con il loro cinismo o con la loro cattiveria. poi, pero', rileggo l'omelia del papa alla commissione teologica e mi rendo conto che ratzi sa di non avere scelta: si mette in gioco in prima persona e si assume tutta la responsabilita' delle proprie idee.
troppo comodo nascondersi dietro a qualche cardinale...



CARA LELLA NASCONDERSI DIETRO UN CARDINALE E' COMODO E NON SI CORRONO RISCHI E SOPRATTUTTO TUTTI TI APPLAUDONO, TI OSANNANO, TI AMANO???!!!!! IO SINCERAMENTE NON SAPREI CHE FARMENE DI UN TIPO COSI' [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27825] [SM=g27812]
RATZI FOR EVER [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
16/10/2006 10:37
 
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Il Card. Ivan Dias presiede la Concelebrazione Eucaristica «De Spiritu Sancto» per l'inaugurazione dell'Anno Accademico della Pontificia Università Urbaniana: “non basta studiare sui libri o nelle aule di scuola, ma bisogna vivere alla scuola dell'unico maestro, il Signore Gesù Cristo”

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Sono davvero lieto di celebrare con voi per la prima volta come Gran Cancelliere dell'Università Urbaniana questa solenne liturgia eucaristica, per invocare lo Spirito Santo all'inizio del nuovo anno accademico. Sento nella vostra presenza vibrare la Chiesa universale che con le sue diverse lingue si rivolge nella lode e nel rendimento di grazie al Padre per mezzo di Gesù Cristo. Sento la gioia di essere parte della famiglia urbaniana, che nella più grande famiglia di Propaganda Fide allarga le sue braccia sul mondo intero perché l'annuncio di Cristo morto e risorto giung! a fino agli estremi confini della terra.” Con queste parole il Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana, ha iniziato l’omelia durante la Santa Messa «De Spiritu Sancto» celebrata nella Cappella del Pontificio Collegio Urbano in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 2006-2007 della Pontificia Università Urbaniana. La solenne Concelebrazione Eucaristica si è svolta nella mattina di giovedì 12 ottobre.
Commentando il brano del Vangelo di Giovanni (13, 1-17) proclamato nella Messa, il Cardinale ha detto che questo passo “ci indica con estrema chiarezza il cuore del mistero di amore di Gesù Cristo e dell'intera vita cristiana. Egli, il Figlio di Dio, «sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». Un amore strano, sorprendente quello del Signore, un amore fino alla fine, cioè estremo.”
Gesù vuole indicarci che l'unica vittoria sul male e sulla morte è l'amore. “Anche in quest'ora Gesù non si è piegato a vivere per sé, non è fuggito davanti al male, non ha accettato la legittima difesa dei suoi compagni, non si è difeso…Quello di Gesù sembra un amore senza forza, impotente. Sì, vivere quell'amore non è facile, non è immediato, non è un sentimento”. Il Card. Dias ha quindi richiamato l’enciclica Deus caritas est, che spiega “la scelta di un uomo, figlio di Dio, che non ha voluto salvare se stesso e ha dato la sua vita vivendo per gli altri. Questo è stato il senso della sua vita e della sua morte, seme di resurrezione”.
Anche oggi, quando “si fa fatica a guardare al male e al dolore, Gesù sofferente, povero, si china su di noi per purificarci dall'arroganza dell'amore per noi stessi... Oggi in Gesù povero vediamo i tanti poveri del mondo, i disprezzati, i miseri, i condannati... Quante volte siamo stati avari con loro, ci siamo impauriti e siamo fuggiti davanti al loro dolore, non ci siamo abbassati per sollevarli dalla loro sofferenza e aiutarli nel bisogno, per consolarli nel dolore, o abbiamo pensato di essere noi i poveri.. Il Signore ci insegna a fermarci, a chinarci... Infatti è Gesù il povero che ci fa ricchi. Di lui ci dobbiamo prendere cura, lui dobbiamo seguire e ascoltare. Ma il paradosso è proprio questo: è lui che si prende cura di noi, ci purifica e ci guarisce e ci insegna e servire. Il servizio è una grande libertà per amare.”
Il Cardinale ha poi invitato a riflettere su come vivere questo amore: “Forse talvolta anche chi come noi è chiamato a seguire Gesù in modo particolare, rischia di non ascoltare Dio che parla, perché si innalza, si crede maestro, e smette di essere discepolo. Solo nell'obbedienza e nell'ascolto della voce di Dio, da cui nasce la fede, si inizia a capire. Non abbiamo altra beatitudine, altra felicità che questa… Mettiamo in pratica questo Vangelo di amore, di benevolenza, di compassione, per continuare la nostra lotta contro le potenze del male facendo il bene, perché dalla nostra vita, qui all'Università e ovunque siamo e saremo, possano sgorgare energie di amore e di bene per noi e per il mondo intero”.
Concludendo la sua omelia, il Cardinale ha invitato a non inseguire “la gloria effimera di questo mondo”, e ad indicare a tutti il segreto della vita cristiana, “non basta studiare sui libri o nelle aule di scuola, ma bisogna vivere alla scuola dell'unico maestro, il Signore Gesù Cristo”.

(S.L.) (Agenzia Fides 13/10/2006; righe 44, parole 679)


Links:

Il testo integrale dell’omelia del Card. Dias

www.fides.org/ita/vita_chiesa/cardinale_urbaniana.doc


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