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I collaboratori di Papa Benedetto

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 01:04
03/09/2006 14:47
 
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Georg Senior....
Mentre il fratello si appresta a partire per la sua Baviera, ecco il fratello che presiede alla benedizione del terreno dove si svolgerà la messa il giorno 12 settembre!!!

03/09/2006 18:41
 
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DA DOMANI SUMMIT RELIGIONI, 20 ANNI DOPO PAPA WOJTYLA


Lo spirito di Assisi, vent'anni dopo, soffia ancora. Non ci sarà Papa Ratzinger a 'benedire' la Giornata mondiale di preghiera fra le diverse religioni a 20 anni esatti da quella voluta da Giovanni Paolo II. Ma il Vaticano sbarcherà nella cittadina umbra con una delegazione di alto profilo, mentre Benedetto XVI invierà un messaggio di saluto ai numerosi partecipanti della due giorni che si aprirà domani.

All'incontro, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio in concomitanza con il ventennale dalla Giornata voluta da Wojtyla nel 1986, parteciperanno numerosi esponenti del mondo cattolico, ebraico, buddista, esperti, politici e studiosi che discuteranno - attraverso ben 16 panel tematici - sul ruolo della religione per superare il conflitto di civiltà che sta attanagliando il mondo e su come riportare pace in un pianeta afflitto da numerosi conflitti.

A chiudere la manifestazione, nella cittadella della pace arriverà anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che martedì presiederà alla cerimonia finale che prevede la firma dell'Appello di pace 2006.

"Per un mondo di pace. Religioni e culture in dialogo": questo il titolo della due giorni che si aprirà domani mattina, alle 9.30, con il saluto del vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino e la relazione del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso. Tra gli interventi previsti in apertura anche quelli di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio (considerata l'Onu di Trastevere), dell'opinionista Arrigo Levi e del rabbinio capo di Israele, Yona Metzger. Ma ci sarà anche il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Abune Paulos e il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaorè.

Nel pomeriggio, a partire dalle 16,30, si terranno i primi 8 panel. Sarà quello dedicato al "Futuro del Libano" quello che desta maggiore attenzione. Interverranno il consigliere politico del Gran Mufti del Libano, Mohammed Sammak, il ministro della cultura libanese, Tarek Mitri, l'arcivescovo maronita di Beirut, Paul Matar. Sarà invece il cardinale Jozef Glemp, arcivescovo di Varsavia e Primate di Polonia, a presidere la sessione su "Assisi: 1986-2006". Insieme a lui ci saranno Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia e padre Giulio Berrettoni, ex custode del Sacro Convento dei francescani di Assisi. "La laicità: una questione per credenti e laici" sarà il tema del terzo panel presieduto dal vescovo di Terni, Vincenzo Paglia. Atteso l'intervento del ministro dell'Interno Giuliano Amato, che discuterà sul tema insieme al Priore di Bose, Enzo Bianchi, a Gad Lerner e Arrigo Levi.

Ad Assisi si parlerà anche di 'Eurafrica: un futuro necessario' con il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Abuine Paulos, l'arcivescovo di Cotonou, in Benin, Marcel Honorat Leon Agboton e l'ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta. Previste poi discussioni su "La famiglia e le religioni" (con intervento del cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Metropolita ortodosso del Patriarcato ecumenico Emmanuel e del vescovo Luterano Jurgen Johannesdotter); su "Desiderio di Dio, domanda di pace" (con la presenza di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, con l'arcivescovo ortodosso del Patriarcato di Alessandria Seraphim e con l'abate di Montserrat, Josep Maria Soler). Sul tema "Civiltà del convivere in un tempo di guerra" interverranno il Nunzio in Italia, monsignor Paolo Romeo, il vescovo melkita in Israele, Elias Chacour e Israel Singer, del World Jewish Congress. Infine, l'ultimo panel si concentrerà su "Pace e solidarietà, la costruzione possibile".
03/09/2006 19:19
 
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Re: Georg Senior....

Scritto da: Ratzigirl 03/09/2006 14.47
Mentre il fratello si appresta a partire per la sua Baviera, ecco il fratello che presiede alla benedizione del terreno dove si svolgerà la messa il giorno 12 settembre!!!




Che simpaticone!!! [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
06/09/2006 08:52
 
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Georg Gaenswein 2


Mons. Georg Gänswein (2). Il segretario del papa risponde alle domande dei bambini

di Barbara Marino/ 06/09/2006

I bambini fanno le domande migliori. Qual è il numero di telefono del papa? Come fa Benedetto XVI a sapere che Dio esiste? Recentemente monsignor Gänswein, segretario particolare del papa, ha risposto alle domande di bimbi bavaresi.

Continua dalla prima parte: Un segretario del papa che non ti aspetti

Inizialmente il monsignore aveva promesso di rispondere alle dieci domande più belle: in fondo, l’uomo di fiducia del papa ha tanto da fare in Vaticano. Ma quando i bambini e le bambine hanno posto oltre 150 domande straordinarie, "don Giorgio", come viene affettuosamente chiamato in Italia, ha portato questo numero a 19. Solo la domanda spiritosa su che cosa il papa indossi sotto l’abito bianco non ha ricevuto risposta.

La sera di venerdì 28 luglio, l’edizione online del quotidiano regionale Mittelbayerische Zeitung ha pubblicato le 19 risposte date da monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del papa, alle domande poste dai bambini delle elementari della diocesi di Regensburg.

Thomas Gruber, della classe 4a degli Domspatzen di Pielenhofen, ha interessi piuttosto diversi. Dichiara di avere due problemi di coscienza molto differenti: Che cosa fa il papa dinanzi a un problema quando non sa cosa fare? Gänswein: "Per tutte le questioni difficili, il Santo Padre si consulta con i suoi collaboratori più stretti; i problemi e le preoccupazioni le porta anche dinanzi a Dio nella preghiera, chiedendogli aiuto e sostegno. Dopo avere riflettuto e pregato intensamente, alla fine prende la decisione". Il monsignore però non è in grado di rispondere alla domanda di Thomas sulla media dei voti che aveva il papa al termine del quarto anno di elementari: "Purtroppo non lo so, ma sono convinto che era eccellente".

Veronika di Dietfurt (provincia di Neumarkt), otto anni, propone tre belle domande. Vuole sapere se il papa qualche volta ha nostalgia di casa. Monsignor Gänswein: "Certamente pensa spesso alla sua bella terra bavarese. Di solito, in agosto e dopo Natale andava qualche giorno nella sua casa a Pentling. Ora non può più visitare regolarmente la sua patria, e questo certamente gli manca". La curiosa Veronika chiede anche se il papa legge solo libri colti o magari anche qualche romanzo. "Il tempo è talmente poco che il Santo Padre non ce la fa proprio a leggere dei romanzi, ma i libri colti li legge di certo". Il segretario particolare non sa nemmeno quando è stata l’ultima volta che Benedetto XVI ha pianto. "Questo non lo so", ha infatti risposto mons. Gänswein.

Julia Schmid, della classe 2a della scuola elementare di Dietfurt, e la piccola Selina Fischer, di Hausen (provincia di Kelheim), si preoccupano del fatto che il papa si potrebbe sentire solo: Perché il papa non ha moglie? Gänswein: "I sacerdoti cattolici, quindi anche il papa, vivono nel celibato ‘per il regno dei cieli’; questo significa che rinunciano di loro volontà a sposarsi e ad avere una famiglia propria. È quindi una rinuncia per un bene superiore. Non è nulla di negativo. Al contrario: viene fatto per amore di Gesù".

Matthias di Dietfurt, otto anni, ha una domanda sull’elezione del papa il 19 aprile 2005. Vuole sapere se il papa è stato contento di essere stato eletto. A questa domanda, spiega mons. Gänswein, ha già risposto il papa stesso: "Il Santo Padre una volta ha spiegato come si è sentito quando i cardinali nella Cappella Sistina lo hanno eletto papa; quando ‘ha visto la scure cadere su di sé’, ha detto, si è sentito profondamente spaventato. Nel frattempo si è riconciliato con quanto è accaduto, perché ha riconosciuto in ciò la volontà di Dio".

Andreas Schönberger, sei anni, di Kleinwinklarn (provincia di Schwandorf), ha una domanda riguardante la moda. Vuole sapere perché il papa indossa scarpe rosse. Gänswein: "È una cosa che riguarda la pratica liturgica della Chiesa, quindi i diversi colori delle vesti che il sacerdote indossa durante la Santa Messa. Come si sa, il colore cambia a seconda delle occasioni. In passato per il papa cambiava anche il colore delle scarpe: se la veste liturgica era verde, allora le scarpe erano verdi; con le vesti rosse, anche le scarpe erano rosse. Le scarpe e le vesti liturgiche avevano lo stesso colore. Però nel corso del tempo il rosso si è imposto per le scarpe, e così ad oggi il papa porta scarpe di colore rosso (scuro)".

Nella stessa direzione va anche le domande di Eliana Abele, sette anni, di Barbing (provincia di Regensburg), e di Michael, Florian, Klaus e Stefan della 5b del liceo di Berching (provincia Neumarkt) e di Matthias Meier, otto anni, di Dietfurt: Perché il papa spesso indossa un berretto bianco? Gänswein: "Il berretto bianco è uno zucchetto e in latino si chiama ‘pileolus’. Quello del papa è bianco perché indossa un abito bianco; l’abito è detto ‘talare’: zucchetto bianco con abito bianco. Lo zucchetto fa parte delle vesti normali e viene tolto solo dinanzi al Santissimo Sacramento. Anche i vescovi portano degli zucchetti, ma i loro sono viola, poiché portano un talare viola; e quello dei cardinali è porpora, perché il loro abito è color porpora. L’abito e lo zucchetto sono quindi dello stesso colore".

Particolarmente premurose si mostrano, all’inizio delle vacanze estive, Julia Führbach, classe 3a della scuola di Alteglofsheim (provincia di Regensburg), e tutta la classa 2b della scuola elementare di Dietfurt (provincia di Neumarkt): Anche il papa va in vacanza? Gänswein: "Sì, fino a pochi giorni fa è stato per due settimane nelle splendide Alpi nel Nord dell’Italia, vicinissimo al monte più alto d’Europa, il Monte Bianco. Lì si è ripreso dagli strapazzi e dalle fatiche dei mesi passati. Tuttavia il riposo è abbastanza limitato, poiché ogni giorno riceve notizie sugli eventi più importanti nella Chiesa e nel mondo, e questo comporta del lavoro anche durante le vacanze".

Ramona Hendlmeier, della terza elementare di Alteglofsheim, domanda: Quante lingue parla il papa? Gänswein: "Il Santo Padre conosce diverse lingue. Oltre al tedesco, che è la sua lingua madre, la lingua che parla quotidianamente è l’italiano, poiché l’italiano è la lingua in cui si lavora in Vaticano. Durante i numerosi incontri quotidiani con cardinali, vescovi, capi di stato e di governo e con le altre personalità di tutto il mondo che vengono in visita dal papa, molto spesso deve parlare inglese o francese".

Anja, anche lei della terza elementare, pone la domanda fondamentale: "Come fa il papa a sapere che Dio esiste?". Gänswein: "Perché Dio stesso si è manifestato, si è rivelato. Per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo ha parlato con noi. Attraverso la preghiera il Santo Padre, come ogni cristiano, rimane costantemente in contatto con Dio".

Christina Allkofer, compagna di classe di Anja, vuole sapere: Perché il papa porta l’anello del pescatore? Gänswein: "L’anello del pescatore in realtà è un sigillo con cui in passato venivano sigillati, ossia autenticati, documenti importanti, carte importanti. In fondo, però, l’anello del pescatore risale al bel passo evangelico in cui Gesù promette a Pietro e agli altri discepoli che diventeranno ‘pescatori di uomini’. Gesù intende con questo che dovranno guidare le persone a Lui. L’anello serve però anche a rafforzare il papa nella sua fedeltà a Gesù e a ricordargli la sua responsabilità per la Chiesa".

Dominic Schmidt, classe 4a dei Domspatzen di Pielenhofen, ha una domanda molto difficile: Il papa è mai stato deluso da Dio? Gänswein: "Questa domanda forse non è posta in maniera del tutto corretta. Posso rimanere deluso dal comportamento delle persone o di me stesso, ma non da Dio. Non possiamo essere delusi da Dio, perché Dio non può essere inserito in una categoria umana. Può darsi che sul momento non si riesca a capire il suo agire, che non si comprenda il senso di un avvenimento piuttosto che di un’altro, sicché si rimane stupefatti, a volte perfino sconcertati. Ma se confidiamo fermamente in Dio, allora pian piano ci vengono dischiusi gli occhi per riconoscere il suo agire".

Tino Rudolf Spieß, anche lui della quarta classe dei Domspatzen, si preoccupa che il rapporto tra Benedetto XVI e il fratello più grande Georg, che vive proprio a Regensburg, possa risentire dell’elezione a papa. Il papa va a trovare spesso suo fratello? Gänswein: "Questo adesso non è più possibile. Ma accade il contrario: suo fratello lo viene a trovare spesso a Roma o nella residenza estiva di Castel Gandolfo". Lukas Merkl, compagno di classe di Tino insiste: Il papa ha tempo per festeggiare con il fratello la Pasqua e il Natale? Gänswein: "Il Santo Padre ha festeggiato Pasqua e Natale in Vaticano, suo fratello a Regensburg. Poi, dopo Natale suo fratello è venuto in visita a Roma".

Philipp Stumpe, un altro ragazzo dei Domspatzen, anche lui della quarta classe, domanda interessato: Il papa è contento di venire in visita a Regensburg? Gänswein: "Sì, molto!".

Josef Wendl, un altro dei Domspatzen, sta evidentemente già programmando altre visite del papa. La sua domanda: Dopo la visita a settembre, quando tornerà il papa a Regensburg la prossima volta? Gänswein: "Gli inviti in effetti non mancano, ma accoglierli è un po’ più complicato. Ci vorrà ancora un po’ di tempo ...".

Ludwig-Maximilian Wolf, della classe 4a di Pielenhofen, evidentemente desidera parlare con Benedetto XVI di qualcosa di personale. Vuole sapere una cosa che interesserebbe anche a tanti altri: Qual è il numero di telefono del papa? Mons. Gänswein purtroppo deve passare: "Se lo rivelo, poi il telefono squilla giorno e notte e il Santo Padre non riesce più a stare tranquillo".



Sempre a fianco di Benedetto XVI.
Francesca


06/09/2006 23:22
 
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Re: Re: Georg Senior....

Scritto da: josie '86 03/09/2006 19.19


Che simpaticone!!! [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]




E BRAVO ZIO GEORG!!!!!!!!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=x40799] [SM=x40799]
06/09/2006 23:58
 
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La sfida dei Cristiani venuti dall’Islam (parte I)


Intervista a Giorgio Paolucci, caporedattore di “Avvenire”

RIMINI, mercoledì, 6 settembre 2006.- Lunedì 21 agosto, Giorgio Paolucci ha presentato al Meeting di Rimini il libro scritto insieme a Camille Eid “I cristiani venuti dall’Islam” (Piemme, 220 pagine 12,90 Euro) nell’ambito dell'incontro "Islam e Occidente, la sfida della libertà religiosa".

Il volume raccoglie le testimonianze di musulmani residenti in Italia, che anche a rischio della propria incolumità dopo aver incontrato il fascino del cristianesimo si sono convertiti e hanno ricevuto il battesimo.

Per approfondire un tema di così scottante attualità, ZENIT ha intervistato Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore, nonché caporedattore del quotidiano dell’episcopato italiano “Avvenire”.

“Il libro – ha spiegato Paolucci – è il tentativo di portare alla luce un iceberg. Mentre gli occidentali che si convertono all’islam sono piuttosto noti, vanno in televisione, sono ospiti dei programmi più visti, sono presidenti delle associazioni islamiche più famose e non hanno problemi di visibilità, noi siamo andati a cercare le persone che, per la natura stessa della loro esperienza, hanno problemi a far conoscere cosa gli è capitato, anche se sono molto contenti di quanto gli è accaduto”.

“Si tratta dei musulmani convertiti al cristianesimo – ha continuato il giornalista –, persone che, per questa loro libera scelta, vanno incontro a discriminazioni e minacce, in alcuni Paesi islamici perdono i diritti civili e rischiano la pena di morte, vengono respinti dagli stessi familiari e amici perché accusati di apostasia”.

Una inchiesta delicata e pericolosa

Paolucci: Il primo problema è stato trovare i convertiti dall’islam al cristianesimo. Tutti hanno sentito parlare di Abdul Rahman, il 41enne afgano che rischiava la pena di morte nel marzo di quest’anno perché accusato di apostasia e che ora vive in Italia, salvato da una mobilitazione internazionale. Quando si è verificato il suo caso, per 15 giorni tutti i giornali in Italia, in Europa e nel mondo hanno parlato del problema dell’apostasia e della condanna a morte che l’islam prevede per chi si converte ad altra religione. Il nostro compito era quello di andare a conoscere le storie ed i volti di queste persone, facendo capire che la questione non riguarda paesi lontani come l’Afghanistan, ma anche l’Europa e l’Italia.

Perché ci riguarda?

Paolucci: Uno dei frutti dell’immigrazione è che l’Islam è tra noi. Essendo tra noi lo è in tutta la sua complessità, compreso il grande nodo della libertà religiosa, nodo che i paesi islamici e le relative comunità sparse per il mondo non hanno ancora sciolto. Volevamo fare un libro che approfondisse le implicazioni teologiche, giuridiche e dell’apostasia e delle relative condanne, ma che lo facesse attraverso dei percorsi umani, cercando di capire come può accadere che persone amino così tanto Gesù da rischiare persecuzioni e pena di morte.

Nel 1995 è uscito anche in Italia il libro di Jean Pierre Gaudeul “Vengono dall’Islam, chiamati da Cristo” (Emi, Bologna 1995) il cui obiettivo era quello di analizzare le storie da un punto di vista teologico. A noi invece interessavano le storie per intero. Ci abbiamo messo due anni a trovarle, perché è molto difficile convincere le persone a parlare, organizzare i racconti in modo che rimanga l’essenza, cambiando i connotati per ragioni di sicurezza…. Alla fine abbiamo trovato trenta storie, alcune raccontate personalmente, altre raccolte per telefono o per internet, altre ancora recuperate da alcuni rari articoli della stampa italiana.

Nell’introduzione al libro il gesuita egiziano Samir Khalil Samir, docente di storia della cultura araba e islamologia all’Università Sait-Joseph di Beirut, affronta il problema dell’apostasia. Potrebbe illustrarci i risultati della sua analisi?

Paolucci: Secondo Khalil Samir dallo studio del Corano non risulta che ci sia una pena di morte per gli apostati. Ci sono 14 sure in cui si parla delle punizioni dell’apostata, ma solo in una di queste si fa riferimento al tipo di punizione, e cioè “l’apostata sarà punito con una punizione in questo mondo e nell’altro mondo”. Nel passaggio che dice “in questo mondo” non viene specificato come, mentre il Corano in genere è molto specifico sulle pene, perché se rubi deve essere amputata la mano, se sei adultero vieni punito con cento frustate ecc. Samir sottolinea quindi che il fatto che gli apostati vengano condannati a morte secondo il codice penale di Arabia Saudita, Iran, Sudan, Yemen Mauritania e Afghanistan, non deriva da una prescrizione coranica.

Se questo è vero gli integralisti islamici che dicono bisogna uccidere gli apostati, non parlano a nome del Corano. Questo fatto è importante non solo per i musulmani che si convertono al cristianesimo, ma per il fatto che l’apostasia è diventata negli ultimi trenta anni lo strumento principale per eliminare gli avversari politici. Molto spesso i Fratelli musulmani e altri gruppi accusano i loro avversari politici di apostasia e quindi non è più un problema religioso ma una tecnica di eliminazione dell’opposizione. L’analisi condotta da Samir su questo argomento è rivoluzionaria e si spera che sollevi un dibattito interno all’Islam.

Quanti sono in Italia i convertiti dall’islam al cristianesimo?

Paolucci: Dati precisi non ce ne sono. Per quanto riguarda la nostra inchiesta possiamo testimoniare di alcune centinaia di convertiti, provenienti da paesi del nord Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia. Diversi sono stati battezzati in Italia, altri battezzati nel loro paese e poi sono venuti ad abitare in Italia. Altri battezzati in un paese terzo poi arrivati in Italia.

Dalle storie che abbiamo raccolto risulta che ci sono domande che sono nel cuore di ogni persona: il senso della vita, la felicità, l’amore, l’amicizia, cosa c’è dopo la morte. Alcune delle persone che abbiamo conosciuto non trovavano una risposta soddisfacente nel Corano e nell’educazione islamica che avevano ricevuto, nel contempo hanno incontrato delle testimonianze affascinanti di cristiani, loro amici, colleghi di lavoro, vicini di casa, insegnanti, che sono state l’inizio di una risposta diversa da quella coranica musulmana. Le diverse esperienze hanno fatto scattare l’idea che forse era il Cristianesimo, Gesù, e non il Corano, la cosa che stavano cercando per realizzare il loro percorso umano.

Fonte: www.zenit.org


08/09/2006 19:09
 
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Intervista al Cardinal Sepe
"Ma gli ispettorati del lavoro ora sono rimasti senza fondi"



Sotto l'ala di Giovanni Paolo II, in Vaticano Crescenzio Sepe era una superpotenza. Prima assessore della segreteria di Stato, poi regista dei grandi eventi papali, infine cardinale e 'papa rosso', prefetto della congregazione 'de Propaganda Fide' per l'evangelizzazione dei popoli, con autorità su più di mille diocesi in Asia e nel sud del mondo. Fosse stato eletto papa un latinoamericano, molti vaticinavano per lui un altro balzo all'insù, a segretario di Stato e numero due della Chiesa mondiale. Ma Benedetto XVI ha disposto diversamente. L'ha rimandato nella terra dove è nato 63 anni fa, sotto il Vesuvio. Da due mesi Sepe è arcivescovo di Napoli.

Eminenza, a Roma lei si occupava del mondo, ora solo di una città. Troppo poco?
"Niente affatto. 'Il tutto è nel frammento', sosteneva il grande teologo Von Balthasar in un suo famoso libro. Ogni diocesi del mondo è terra di missione, da evangelizzare e rievangelizzare. E Napoli lo è nel suo modo particolare".

Con la camorra, le bande giovanili, il crimine diffuso?

"Basta già questo a caratterizzare Napoli come terra di frontiera. È una città terribilmente inquinata. Ma quel che è peggio è che non sempre nei suoi cittadini c'è una coscienza forte capace di reagire al degrado. Aveva ragione Giovanni Paolo II, quando arrivò qui in visita, a denunciare la mancanza di una cultura di legalità. Qui il grande crimine si ramifica in mille rivoli illegali che segnano la vita di tutti i giorni. I giovani crescono diseducati al senso civico. La solidarietà, invece che sostenere chi fa del bene, si salda attorno a chi agisce male".

È quello che papa Karol Wojtyla chiamava "peccato sociale"?
"Quando i comportamenti cattivi si fanno crosta, diventano strutture di peccato che determinano un modo di vivere contrario alla vera socialità. C'è un solo modo per rovesciare questo stato di cose: risvegliare le coscienze perché ciascuno si faccia agente del proprio riscatto".

Si aspetta questo dai pubblici amministratori?
"Tutti vi si devono impegnare, ciascuno per la sua parte. Come vescovo, il mio compito è di predicare il Vangelo, ma la fede non è qualcosa di intimistico. È fede vera se forma l'uomo integrale e si concretizza nel sociale. Quando vedo l'enorme sporcizia che deturpa il volto della città, mi viene naturale ammonire dal pulpito che non si può essere puliti dentro se si è sporchi fuori".

Ma vede anche aspetti positivi, nella città, su cui far leva?
"Certamente, e li sto toccando con mano ogni giorno. Anzitutto c'è nei napoletani un forte senso del sacro. La pietà popolare è molto diffusa e coinvolge anche chi va poco a messa. Dovunque io mi muova, alla Sanità, al Carmine, nei quartieri anche più degradati, mi accolgono con festosità straordinaria. Sparano mortaretti, mi chiamano, invocano: 'A Madonna c'accumpagna'. E poi c'è un forte senso della famiglia. Il dolore e la gioia di ciascuno sono il dolore e la gioia di tutti. I napoletani sono molto ospitali. Gli immigrati cinesi, filippini, africani, polacchi sono tutti ben accolti. È questo il terreno buono sul quale lavorare, perchè la città non produca zizzania ma grano".

Il giorno del suo ingresso a Napoli, il 1 luglio, lei ha baciato la terra a Scampia dove trionfano droga e camorra. Perché?
"Un programma non l'ho ancora elaborato, ma con i miei primi atti ho voluto lanciare dei segnali. Come il Buon Samaritano mi piego sulle ferite della città. A Scampia avevano persino rubato il calice della chiesa: gliene ho portato in dono uno nuovo. Erano rimasti senza parroco e prontamente ho mandato là due giovani sacerdoti. Il giorno dopo il mio ingresso in diocesi sono andato all'ospedale Santobono a visitare i bambini ammalati. Poi sono andato a trovare i carcerati, a Poggioreale. Il mio posto è vicino ai sofferenti, ai disgraziati, ai poveri. La gente si aspetta da me non parole ma gesti concreti".
09/09/2006 01:16
 
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Il segreto di Frère Roger Da 33 anni convertito alla religione cattolica



Un segreto custodito gelosamente per 33 lunghi anni, per non distruggere la missione di una vita: Frère Roger, il fondatore della Comunità ecumenica di Taizè, aveva abbandonato la confessione protestante per aderire al cattolicesimo nel 1972. Ma non aveva mai potuto o voluto dirlo pubblicamente, per timore della reazione di parte delle chiese impegnate nel suo progetto: troppo forte sarebbe stato il contraccolpo ad una scelta di campo così netta. In Vaticano la storia circolava già da tempo e trovò una quasi conferma il giorno dei funerali di Wojtyla,
quando il frate protestante ha ricevuto la comunione dall'allora cardinale Ratzinger. Il motivo era lo stesso: non complicare il processo di dialogo tra i fratelli separati che il Concilio Vaticano II aveva indicato come una delle grandi sfide del cattolicesimo del terzo millennio.
A rivelare, o almeno a confermare ufficialmente, la conversione del frate svizzero è stato l'ex arcivescovo di Autun, la città francese nella cui diocesi si trova Taizè e nella quale Frère Roger ha operato per molti decenni.
Frère Roger Schutz nel 1972 aveva 58 anni, e dal 1940 guidava la sua comunità che professava la pace e il dialogo in un'Europa che si dilaniava nella guerra. Dopo la professione di fede si scelse di mantenere il silenzio, nel più classico nicodemismo. Il segreto è stato custodito dal diretto interessato fino all'ultimo momento della vita, quando una pugnalata di una seguace con sospette turbe mentali pose fine ai suoi giorni terreni.
10/09/2006 14:10
 
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Padre Jaeger smonta la "fatwa" antisionista del patriarca Sabbah



Il 22 agosto il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah - assieme ai capi del patriarcato siro-ortodosso, della Chiesa anglicana e della Chiesa luterana in Terra Santa - ha emesso una dichiarazione di condanna del "sionismo cristiano".

Il "sionismo cristiano" è una corrente interna al protestantesimo evangelical americano, di stampo apocalittico, che vede nella vittoria di Israele un segno voluto da Dio per gli ultimi tempi.

Ma a leggere la dichiarazione, l'attacco al "sionismo cristiano" è solo un pretesto. Il vero bersaglio è Israele, posto come sinonimo di "colonizzazione, apartheid e imperialismo". Non una parola sulle responsabilità arabe.

Non stupisce, quindi, che la dichiarazione di Sabbah abbia fatto inalberare un ebreo, israeliano, cristiano e sionista a tutto tondo come padre David-Maria A. Jaeger, il dotto ed energico francescano che è da anni il principale negoziatore per la Santa Sede dei rapporti con lo stato d'Israele.

In una nota pubblicata sul sito www.terrasanta.net della Custodia di Terra Santa, Jaeger smonta dalle fondamenta la dichiarazione di Sabbah.Mostra che il "sionismo cristiano" non ha niente a che vedere col vero sionismo su cui si fonda lo stato d'Israele. Il sionismo autentico non solo non va respinto, ma va apprezzato e sostenuto con convinzione anche dai cristiani.
10/09/2006 21:35
 
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Parla il vescovo Johannesdotter: un giorno anche i protestanti potrebbero partecipare al Conclave

“Pontefici come questo e Wojtyla andrebbero bene anche a noi luterani”


di marco politi

“Io ho un sogno. Che venga un giorno in cui noi tutti, luterani e cattolici, anglicani e ortodossi eleggiamo insieme il Papa” . Il sogno ecumenico, espresso con le parole che non sono mai state ascoltate dalla bocca di un seguace di Martin Lutero,è del vescovo protestante tedesco Juergen Johannesdotter, esperto di questioni ecumeniche per la conferenza episcopale evangelica di Germania (Ekd) e co-presidente della commissione bilaterale luterana-anglicana.
Benedetto XVI celebrerà dopodomani a Ratisbona un rito ecumenico e il riconoscimento del vescovo luterano rivela quante aspettative si sono concentrate sul suo pontificato. Johannersdotter, vescovo di Schaumburg-Lippe, ha incontrato Papa Ratzinger dieci giorni fa e all’uscita dell’udienza gli è venuto spontaneo esprimere il suo “sogno, che ha voluto raccontare al convegno interreligioso di Sant’Egidio ad Assisi. “Papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – ci conferma – non avrei avuto difficoltà ad eleggerli”.

Vescovo Johannesdotter, vuol dire che per il luterani il Papato non è più un tabù?
“Sicuramente un papato modificato. Però per me, e anche per altri vescovi luterani, è concepibile una nuova struttura del ministero papale come portavoce della Cristianità mondiale”

Tutto sembra partito dal pontificato di Giovanni Paolo II. E’ così?
“Pur essendo consapevoli di ciò che ci separava, abbiamo colto la sua profonda religiosità e umanità e molti cristiani luterani hanno sentito e accettato Giovanni Paolo II come un Padre della Fede. Capivamo che era mosso dalla nostalgia per l’unità, ma non un’unità che esige una specie di ritorno all’ovile, bensì un’unità rafforzata attraverso Cristo e come luterani noi siamo molto cristocentrici e questo ci unisce anche con Benedetto XVI”.

Significa che anche per i protestanti l’idea stessa del ruolo papale come ministero dell’unità diventa importante nell’epoca contemporanea?
“Con tutta la varietà che ci caratterizza non mi sento di parlare a nome del protestantesimo. Però proprio l’esempio di Giovanni Paolo II ci ha fatto avvertire che questa speciale funzione papale dischiude molte possibilità, che non riscontriamo di per sé nella molteplicità delle singole Chiese.
Certamente nella concezione evangelica l’ufficio papale dovrebbe accompagnarsi al riconoscimento di un maggiore pluralismo. In ogni caso il vescovo luterano di Baviera, Friedrich, che è capo della conferenza dei vescovi evangelici di Germania, ha già detto una volta che nella cristianità mondiale potrebbe esserci un’istanza dirigente”.

Come luterano riesce ad immaginarsela davvero?
“Naturalmente noi luterani pensiamo in prima battuta piuttosto ad un sinodo, ma sono certo che questo problema lo dovremmo riesaminare sempre di nuovo. Giovanni Paolo II ci ha fatto capire che un’istanza del genere conta molto per rappresentare le posizioni cristiane del mondo di oggi. Sarebbe anche la personificazione delle della memoria delle parole pronunciate da Gesù Cristo: un unum sint. Noi sappiamo che questa unità è costituita da Cristo, è lui che la garantisce. Ma al tempo stresso per gli uomini di oggi è anche importante vedere la raffigurazione di questa unità".

Lei sottolinea, tuttavia, che il ruolo papale andrebbe modificato
“Sono convinto che non può essere una persona sola che spiega per gli altri e agli altri che cosa è unità. Deve essere un’istanza in cui noi tutti ci sentiamo a casa. Perciò il ministero papale dovrà modificarsi, ma questo lo ha già riconosciuto Giovanni Paolo II e lo riconosce anche Benedetto XVI”.

Lei ha detto che avrebbe dato il suo voto anche al papabile Ratzinger
“Il rispetto che circonda Giovanni Paolo II, lo nutriamo anche per Benedetto XVI. Quando è uscito il libro del professor Ratzinger sull’Introduzione al Cristianesimo un noto teologo evangelico, Helmut Tielecke, ha dichiarato: Dovete leggere quest’opera. A parte qualche pagina su Maria, è del tutto un libro evangelico. Le posizioni di Ratzinger come papa, cardinale e professore sono molto stimolanti e incoraggianti per il dialogo ecumenico e rappresentano per noi una sfida positiva”.

Guardando al futuro, lei è ottimista?
“Un po’ ottimista”.

la repubblica 10 settembre 2006
11/09/2006 01:08
 
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il più bello del Vaticano...

...senza nulla togliere a Cioccio...ma devo comunque segnalare che anche Bertone, da giovane, non aveva niente da invidiare...

11/09/2006 06:42
 
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OH Dio.... Cadinale Bertone chi potrebbe imaginare...un divo! [SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27820]:
11/09/2006 11:07
 
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Re: il più bello del Vaticano...

Scritto da: Ratzigirl 11/09/2006 1.08

...senza nulla togliere a Cioccio...ma devo comunque segnalare che anche Bertone, da giovane, non aveva niente da invidiare...




Hai racione.... [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819] ma il mio cuoricino l'ha cià occupato qualcun altro... [SM=x40793] [SM=x40793] [SM=x40793] [SM=x40793]
"Shemà Israel,Adonai elohenu,Adonai ehad"

11/09/2006 13:07
 
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Gruppo di “Lefebvriani” si riconcilia con Roma e crea l’Istituto del Buon Pastore
ROMA, lunedì, 11 settembre 2006 (www.zenit.org).- Cinque sacerdoti e seminaristi, per la maggior parte appartenuti alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre, sono tornati alla piena comunione con la Chiesa cattolica ed hanno fondato l’Istituto del Buon Pastore.

Questa nuova società di vita apostolica di diritto pontificio è stata eretta l’8 settembre a Roma. Ne fanno parte persone che intendono celebrare la liturgia secondo il rito in vigore nella Chiesa latina fino al 1962.

L’Istituto riunisce presbiteri che desiderano “esercitare il loro sacerdozio nella Tradizione dottrinale e liturgica della Santa Chiesa Cattolica Romana”, ha spiegato in un comunicato il Cardinale Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux, dove l’Istituto sarà presente.

Il 2 luglio 1988 Giovanni Paolo II constatò nella lettera apostolica “Ecclesia Dei” che l’“illegittima” ordinazione di quattro Vescovi nella Fraternità da parte di monsignor Lefebvre (30 giugno 1988) costituiva “un atto scismatico”.

Quell’ordinazione stroncò il tentativo di accordo tra la Santa Sede e la Fraternità, portato avanti a nome di Giovanni Paolo II dal Cardinale Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Monsignor Lefebvre è morto il 25 marzo 1991; gli è succeduto alla guida della Fraternità uno dei Vescovi ordinati, monsignor Bernard Fellay.

“Dall’inizio del suo pontificato, Papa Benedetto XVI ha manifestato la sua preoccupazione per un ritorno alla piena comunione di quanti hanno seguito monsignor Lefebvre ed ha voluto compiere gesti di accoglienza”, afferma il porporato nel comunicato.

Il Cardinal Ricard, che è anche Presidente della Conferenza Episcopale Francese, spiega che “il Papa stesso ha preso la decisione di erigere questo nuovo Istituto. In questa decisione c’è la volontà di proporre un’esperienza di riconciliazione e di comunione che si dovrà affermare e approfondire con i fatti. Per questo motivo, gli statuti di questo Istituto sono approvati ‘ad experimentum’ per un periodo di cinque anni”.

“Condividiamo profondamente questa preoccupazione del Papa per la riconciliazione e la comunione, e accogliamo in modo filiale la sua decisione”, osserva il porporato, che è anche membro della Commissione Pontificia “Ecclesia Dei”, creata da Giovanni Paolo II per favorire la piena comunione ecclesiale di sacerdoti, seminaristi, comunità e religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da monsignor Lefebvre, che desiderano rimanere uniti al successore di Pietro nella Chiesa cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche.

Il Presidente di questa Commissione è il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione vaticana per il Clero.

L’Arcivescovo di Bordeaux informa che ora ci sarà una “convenzione” tra l’Istituto e l’Arcidiocesi per stabilire le modalità della sua presenza in quest’ultima.

Secondo il Cardinale, serve “tutto un lavoro di pacificazione, riconciliazione e comunione, perché la violenza ha caratterizzato fino agli ultimi mesi i rapporti di vari membri di questo Istituto con la Chiesa diocesana. Ciascuno dovrà fare la sua parte”.

Nel 2002 il Cardinal Ricard ha chiesto al comune di Bordeaux di non assegnare più ad un sacerdote di questo nuovo Istituto la chiesa di Sant’Eloy, situata in questa città, che il chierico occupava dal 2001. La notizia ha suscitato molto clamore sui mezzi di comunicazione.

Il Vescovo Bernard Fellay, Superiore della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, ha emesso l’8 settembre un comunicato in cui si oppone all’accordo raggiunto da questo Istituto, ritenendo che si tratti di “una soluzione comunitarista in cui la Messa tridentina rimarrebbe confinata ad uno statuto particolare”.

La Fraternità di San Pio X ha organizzato una campagna che ha come obiettivo quello di offrire ad ottobre a Benedetto XVI “un milione di rosari per la liberazione totale della Messa tradizionale”.

Altri seguaci di monsignor Lefebvre si sono già riconciliati con Roma, come nel caso dell’Amministrazione Apostolica Personale “San Giovanni Maria Vianney” di Campos (Brasile), nata da un gruppo guidato dal Vescovo Licínio Rangel, consacrato da tre Vescovi ordinati illecitamente da monsignor Lefebvre.

Il suo ritorno nel seno della Chiesa cattolica ha avuto luogo il 18 gennaio 2002, nel corso di una cerimonia presieduta dal Cardinal Castrillón.



18/09/2006 14:52
 
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Bertone Simpaticone!!!
Si, si, comprendo....però diciamolo: è proprio un gran simpaticone!!!

18/09/2006 18:57
 
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Re: Bertone Simpaticone!!!

Scritto da: Ratzigirl 18/09/2006 14.52
Si, si, comprendo....però diciamolo: è proprio un gran simpaticone!!!




Già!!! Con questo bimbo in braccio Tarci è proprio un simpaticone!!! [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]
18/09/2006 21:02
 
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Re: Re: Bertone Simpaticone!!!

Scritto da: josie '86 18/09/2006 18.57


Già!!! Con questo bimbo in braccio Tarci è proprio un simpaticone!!! [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]



Ahahah,ank'io lo kiamo Tarci [SM=g27824] [SM=g27824] Cià,è davvero togo,mi sta proprio simpatico!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
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19/09/2006 03:05
 
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Tarci è veramente simpaticone [SM=g27822] [SM=g27822]
Cioccio archivescovo di Monaco e Frissinga [SM=g27833] [SM=g27833] [SM=g27816] [SM=g27824]
en.wikipedia.org/wiki/Georg_G%C3%A4nswein
20/09/2006 17:08
 
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Georg Gänswein and others ...
Ciao a tutti,

posto qui un articolo de L'Espresso di questa settimana:

Due principesse e un trasloco mancato

Dentro la curia vaticana l'opposizione a Benedetto XVI si esprime in varie forme e ha più attori. Tra questi vi sono gli anziani diplomatici di carriera Achille Silvestrini e Pio Laghi, i quali hanno preso malissimo la promozione a segretario di stato di un cardinale come Tarcisio Bertone, che non appartiene alla loro schiera. Sia Bertone che la coppia Silvestrini-Laghi hanno buoni agganci con la carta stampata, e su giornali diversi: il che accresce il rumore.

Alla fronda dei diplomatici dà valore aggiunto il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato uscente. Prima che il papa nominasse Bertone come suo successore, contava di restare in carica fino al compimento degli 80 anni, alla fine del 2007. E ora che è stato congedato non si decide a lasciar libera la dimora che nel Palazzo Apostolico spetta al primo collaboratore del papa. Un nuovo appartamento Sodano l'aveva già pronto da tre anni nel Collegio Etiopico, dentro le mura vaticane, ma all'improvviso ha voluto aggiungervi altre due stanze e per questo ha rinviato di altri mesi il trasloco. Bertone l'ha presa con fair play: ha detto che la Torre di San Giovanni, dove andrà provvisoriamente ad abitare, gli piace. Intanto Sodano ha piazzato un suo segretario, Piero Pioppo, all'Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana, rinverdendo per lui la carica in disuso di 'prelato assistente'.

Inoltre c'è il gossip che avvolge il segretario di Benedetto XVI, don Georg Gänswein, e le nobili convertite che godrebbero dell'amicizia del papa: le principesse Alessandra Borghese e Gloria von Thurn und Taxis, di Ratisbona. In realtà don Georg è un muro invalicabile a difesa della privacy del papa, molto più del suo predecessore e rivale Josef Clemens, che invano aspira di ritornare al fianco di Ratzinger come prefetto della casa pontificia.

© L' Espresso No. 37 / 21-09-2006

Andrea M.

[Modificato da @Andrea M.@ 20/09/2006 17.09]

[Modificato da @Andrea M.@ 20/09/2006 17.12]

21/09/2006 00:42
 
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Belgrado, cattolici e ortodossi continuano a dialogare


di Simona Santi/ 21/09/2006 (www.korazym.org)

Procede a porte chiuse l'incontro della commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che si è aperto ieri a Belgrado e si concluderà il prossimo 25 settembre. Nella capitale della Serbia sono riunite le delegazioni guidate dal cardinal Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani, e dal metropolita di Pergamo Ioannis.

Nel recente viaggio in Baviera, Benedetto XVI si è riferito all'incontro di Belgrado con un auspicio. "Io spero e prego - ha detto il papa - che questi colloqui portino frutti e che la comunione con il Dio vivente che ci unisce, come la comunione tra noi nella fede, si approfondiscano e maturino fino a quell'unità piena, dalla quale il mondo può riconoscere che Gesù Cristo è veramente l'inviato di Dio, il Figlio di Dio, il salvatore del mondo". Da parte sua il patriarca russo Alessio II ha auspicato in un recente messaggio al neosegretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone: "È mia convinzione che la comune posizione delle nostre Chiese nei confronti di molte sfide odierne è un solido fondamento per la nostra comune testimonianza dei valori cristiani di fronte ad un mondo che ne ha così bisogno oggi".

I contatti tra ortodossi e cattolici, e, in particolar modo, tra Vaticano e Patriarcato di Mosca e di tutte le Russie, si sono moltiplicati con l'ascesa di Papa Ratzinger al soglio pontificio. Come indicato da un comunicato diffuso di recente dal dicastero vaticano guidato dal cardinal Kasper, la riunione in Serbia si ripromette di "approfondire il dibattito su due questioni tra loro connesse e centrali per le relazioni tra le due Chiese, il primato del Vescovo di Roma ed il tema de 'l'uniatismò, come anche altre questioni che permangono aperte". Per 'uniatismo a Mosca si intendono, spregiativamente, i cristiani - che vivono ad esempio in Ucraina - "uniti" alla Chiesa cattolica.

Intanto, parallelamente ai lavori teologici della commissione teologica, sono previste una serie di liturgie celebrate in comune. Il 21 settembre i 29 membri cattolici che partecipano alla plenaria assisteranno alla liturgia ortodossa nella 'Festa della Natività della Madre di Diò e sabato 23 settembre i membri ortodossi parteciperanno alla messa nella Cattedrale cattolica di Belgrado. Domenica 24 settembre, poi, i membri cattolici parteciperanno alla liturgia celebrata dagli ortodossi.

[SM=x40792] [SM=x40792] [SM=x40792]







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