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I collaboratori di Papa Benedetto

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 01:04
18/05/2006 08:05
 
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Internet? Fa aumentare il terrorismo
Di Paolo Luigi Rodari (del 13/05/2006 @ 10:48:23, in Il Tempo, linkato 79 volte)
Per il Vaticano le religioni possono dare un importante contributo nella lotta al terrorismo. Infatti, se gli Stati riuscissero ad attuare una maggiore cooperazione anche in campo religioso, si potrebbe dare una scossa positiva alla costruzione di ponti tra culture e civiltà. Lo ha sostenuto l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, monsignor Celestino Migliore, il quale, intervenendo l’altro ieri alla 60ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, ha voluto anche indicare l’utilizzo di internet e di altri media come una delle cause del vertiginoso aumento degli attentati nel mondo.Internet, infatti, ha reso il terrorismo un fenomeno transnazionale che chiede una soluzione forte e globalmente coordinata.
Il Vaticano ha voluto offrire una sua linea d’intervento alla lotta al terrorismo, i cui continui focolai in varie parti del mondo preoccupano e non poco anche Benedetto XVI. L’idea è quella di provare a coinvolgere le varie religioni del mondo in una politica di pace. Anche laddove gli scontri e gli attentati avvengono per motivi palesemente religiosi o comunque culturali, se si riuscisse a fare sentire le varie fazioni in campo parte integrante del processo di pace, forse le cose potrebbero cambiare in meglio. Sarebbe, in sostanza, una pace promossa dall’interno dello scontro, e non imposta con prove di forza esterne.
Migliore, nel suo interevento, dopo aver ribadito il principio della negazione di «ogni tipo di giustificazione morale ai terroristi», ha chiesto che siano le Nazioni Unite a spingere le religioni a dare il loro importante contributo a favore del pluralismo, del dialogo e della comprensione delle differenze culturali, affermando il valore della reciprocità tra le fedi.
Esplicito il sostegno alla Risoluzione 1624 del Consiglio di Sicurezza, laddove si condanna, senza mezzi termini, chi incoraggia il terrorismo ed anche chi giustifica o esalta gli atti terroristici, facendone «un’apologia». In questa logica è stato ribadito quel principio di negare ogni valore morale o giustificazione agli atti terroristici che fu oggetto, nel gennaio del 2002, dell’incontro interreligioso voluto ad Assisi da Giovanni Paolo II. Come allora, anche l’altro ieri il Vaticano ha ricordato come anche se spesso, all’origine del terrorismo, vi sono fenomeni di «esclusione sociale, politica ed economica», ciò non può rendere lecito il fenomeno.
Le religioni, oltre a dover negare giustificazioni etiche al terrorismo, «secondo le loro caratteristiche proprie - è Migliore a parlare -, sono chiamate a creare, incrementare e promuovere le precondizioni di ogni incontro, di ogni dialogo e di ogni comprensione del pluralismo e delle differenze culturali.
18/05/2006 08:06
 
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I vescovi: siamo in sintonia con Napolitano
Di Paolo Luigi Rodari (del 17/05/2006 @ 11:53:34, in Il Tempo, linkato 5 volte)
Non c’è un’agenda della Cei per il governo, la Chiesa però ribadisce quali sono le sue priorità riproponendo principi già indicati da Benedetto XVI come «non negoziabili»: la difesa della vita, la salvaguardia della famiglia e l’annesso problema della denatalità, la necessità di garantire un’effettiva libertà educativa che non è solo «un problema di parità scolastica ma anche di altre agenzie educative», i problemi legati al meridione. È quanto ha voluto puntualizzare ieri pomeriggio monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, intervenendo in una conferenza stampa a margine dei lavori della 56esima assemblea generale dei vescovi italiani in corso in Vaticano.
Si tratta di principi da sempre difesi dalla Chiesa e che comunque, anche se non dettano una vera e propria agenda per il governo Prodi, senz’altro sono un invito alla riflessione soprattutto per quelle anime più laiciste della colazione di maggioranza che con forza, durante la campagna elettorale, hanno cercato consenso in un elettorato poco propenso a riconoscersi nelle parole della Chiesa.
Betori, riprendendo le parole che l’altro ieri erano state pronunciate dal presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, ha anche annunciato che la Chiesa non prenderà posizione in merito al prossimo referendum sulla riforma costituzionale e ha quindi confermato che sui temi che stanno a cuore alla Chiesa i vescovi esprimono «attenzioni e preoccupazioni» ma non si può parlare certo «di un programma di governo, perchè la Chiesa non dà un programma nè detta un’agenda, ma raccomanda da sempre queste attenzioni».
Alla maggioranza di governo come anche all’opposizione, la Chiesa italiana ha riproposto, come già aveva più volte sottolineato in altri interventi lo stesso Ruini, la necessità che venga posto in essere un dialogo effettivo in nome dell’interesse generale del paese. E in questo senso, i vescovi si sentono in piena sintonia con quanto affermato l’altro ieri dal neo capo dello Stato Giorgio Napolitano e con quanto, in altre occasioni, aveva affermato Carlo Azeglio Ciampi.
Il discorso di Napolitano è piaciuto ai vescovi oltre per il suo richiamo al dialogo anche per altre tre sottolineature: il riconoscimento del ruolo della Chiesa, del valore pubblico della sua azione e il valore dato alle radici cristiane sia in rapporto al nostro paese che all’Europa. Già ieri Ruini aveva sottolineato come il patrimonio dell’identità e dei valori cristiani non è un fatto del passato, da omaggiare e ricordare come una reliquia. È invece - hanno spiegato ieri mattina i vescovi in una breve nota diffusa sull’agenzia Sir - «un elemento assolutamente strategico, in cui l’affermazione dei valori cristiani diventa affermazione dei più elementari e concreti valori umani, che laicamente tutti possono riconoscere, sostenere e promuovere».
Quanto al meridione, secondo Betori «serve attenzione alle agenzie educative, come la scuola, per la quale occorre una effettiva parità». Si tratta di una «sfida decisiva per l’Italia». «Ci sono tutte le energie per vincerla ma servono più proposte e una maggiore comunione delle Chiese per fare voce comune come è accaduto dopo i recenti fatti che hanno visto la diocesi di Locri colpita». «Queste - ha aggiunto Betori - sono le preoccupazioni dei vescovi e non il programma di un governo». Rispondendo alle domande dei giornalisti, circa la richiesta di un gesto di clemenza da parte dei vescovi italiani, Betori ha affermato che «a riguardo non esiste una strategia della Cei. Essa rappresenta una delle attese.
L’attenzione alle condizioni dei detenuti nelle carceri, tuttavia, non deve essere disgiunta da quella verso i familiari delle vittime della violenza e dalla tutela della sicurezza di tutti i cittadini». Non è mancato un riferimento allo scandalo del calcio che evidenzia, per Betori, «un deficit di eticità che accomuna molti aspetti della nostra società» e al Codice da Vinci, «un’occasione per investire sulla formazione». «Fa male - ha concluso Betori - l’approssimazione con cui i media danno informazioni sulle origini del cristianesimo. Ci sono persone che ne parlano senza avere nessuna conoscenza e titolo».
18/05/2006 13:31
 
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LOL
Ahahah ragazze,mi fate morire dal ridere!Siete fortissime! [SM=g27811] [SM=x40798] [SM=x40798]
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18/05/2006 20:55
 
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1 domanda alle fan di Cioccio
Perchè il Segretario del Papa l'hanno definito 'particolare' e non 'personale'? Non ci vedo nulla di strano se gioca a tennis o scia! Del resto, anche GP2 era un uomo sportivo! [SM=g27833] [SM=g27833] [SM=g27833]


Antony la Salernitana [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]
18/05/2006 22:36
 
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Re: 1 domanda alle fan di Cioccio

Scritto da: josie '86 18/05/2006 20.55
Perchè il Segretario del Papa l'hanno definito 'particolare' e non 'personale'? IM]


Dunque, Josie, per quanto ne so io, 'particolare' è qualunque segretario (non necessariamente 'papale') che segue molto da vicino il suo 'datore di lavoro', occupandosi di molteplici aspetti della sua attività, filtrando visite ed appuntamenti (e gestendo anche quel pochissimo tempo libero a disposizione)...anche il cardinal Dziwisz era 'segretario particolare' di GPII, e di certo non giocava a tennis ( [SM=g27828] )...

[Modificato da Sybella 18/05/2006 23.13]

19/05/2006 01:21
 
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Personale e particolare sono perfettamente sinonimi,riferiti al tipo di segretario al servizio del Papa o di un Cardinale.
Non c'è nessuna allusione alle attività sportive o di altro tipo praticate dal suddetto segretario. [SM=g27821]

[Modificato da RATZGIRL 19/05/2006 1.21]

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19/05/2006 09:30
 
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Grazie Syb e RATZ X le risposte!!! ^__^
Credevo kè 'particolare' alludesse al fatto di essere sportivo, ma adesso kè so kè quest'aggettivo è sinonimo di 'personale'... [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819]

Cmq devo dire kè Cioccio già di X sè è PARTICOLARE [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27816] Forse Maddy e Anna mi hanno capito [SM=g27820]: [SM=g27820]: [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=x40791] [SM=x40791]


Vabbè mi disconnetto sennò ARIVENO LI CENSURATORI!!! [SM=x40791] [SM=x40791] [SM=x40791]


Antony la Salernitana [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]
19/05/2006 09:32
 
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Re: Grazie Syb e RATZ X le risposte!!! ^__^

Scritto da: josie '86 19/05/2006 9.30
Cmq devo dire kè Cioccio già di X sè è PARTICOLARE [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27816] Forse Maddy e Anna mi hanno capito



...Oops...ti abbiamo capita tutte!!! [SM=g27811] ...e, in una certa qual misura, condividiamo!!! [SM=x40791]
Syb
20/05/2006 01:23
 
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LA CHIESA È TUTTA UN BLOG

Si moltiplicano i diari online curati da vaticanisti di tutto il mondo. Per fare analisi, ma anche molto gossip. Papa Joseph Ratzinger fa il pieno di blog. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i diari online: indiscrezioni e gossip sono il piatto forte della «controinformazione» vaticana, ma non mancano analisi e riflessioni spirituali. Gli ultimi nati sono il blog di Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della sera (www.luigiaccattoli.it/blog/), e quello di Diego Contreras, docente all’ateneo dell’Opus Dei, su come la Chiesa viene trattata dai media (www.laiglesiaenlaprensa.com/). John Allen, corrispondente del National catholic reporter e commentatore della Cnn, cura un diario quotidiano sulla Curia romana molto letto anche nei sacri palazzi (nationalcatholicreporter.org/word/).
Per tenere d’occhio la Chiesa latinoamericana è utile il blog del peruviano Alejandro Bermudez, «Catholic outsider». Aggiornatissimo e tagliente sulle vicende della Chiesa spagnola e non solo è il blog «Rumore degli angeli» (blogs. periodistadigital.com/ religion.php). «Settimo cielo» è il diario del vaticanista Sandro Magister. Ma la Santa sede non vuole rimanere indietro: nel 2007 un nuovo sito ospiterà blog e commenti sulla vita della Chiesa.
20/05/2006 23:55
 
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21/05/2006 01:25
 
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Re:

Scritto da: emma3 20/05/2006 23.55




Ohhhhhhhhhh [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837]
RATZI FOREVER

Suor RATZGIRL
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21/05/2006 12:51
 
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Re: Re:

Scritto da: RATZGIRL 21/05/2006 1.25
Ohhhhhhhhhh [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=g27837]


Ohhhhh...che [SM=g27836] splendore [SM=g27836] , questa premiata ditta B16 & GG....
Sybella

[Modificato da Sybella 21/05/2006 12.52]

23/05/2006 15:37
 
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Jos & Geo











23/05/2006 18:32
 
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Notizia su un Co. (collaboratore....?)

Visto che questa sezione non riguarda solamente Cioccio (anche se prevalentemente è così... [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] ) mi pare appropriato postare qui questa curiosa notizia apparsa ieri su internet...leggete un po' cosa è successo....


L'ORGANISTA PAPALE TRUFFATO DA UN FALSO SUCCESSORE

Un giovane andrebbe in giro per il mondo a fare concerti


All'organista del Papa, il maestro James Edward Goettsche, i dubbi sono iniziati a venire quando ha ricevuto telefonate ed e-mail dei suoi amici che gli facevano le condoglianze per la sua morte. Fino ad allore gli erano giunte strane voci sulla sua sostituzione all'organo di San Pietro ma non le aveva prese in considerazioni. A quel punto, però, si è interessato alla faccenda ed ha scoperto che su un sito americano un giovane organista italiano, Massimiliano Muzzi, si spacciava per organista del Papa sostenendo di essere stato appena nominato direttamente da Benedetto XVI.

A raccontarlo è lo stesso Goettsche, che torna così su una notizia lanciata dal sito statunitense Catholic News Service. "E' stato un tiro molto, molto basso", dice il maestro raggiunto telefonicamente da Apcom. "Sul sito del suo agente era scritto che Muzzi era l'organista pontificio in Vaticano e alla Basilica di San Pietro e che Benedetto XVI lo aveva nominato per sua iniziativa. C'era anche scritto che era uno dei migliori organisti di questa epoca". Ma i dettagli curiosi non finiscono qui. Secondo il sito - che appartiene all'agente del giovane organista - Muzzi gira il mondo con un passaporto diplomatico vaticano e ogni mattina suona alle sette nella cappella papale. Non solo: nel sito, racconta Goettsche, erano pubblicate alcune foto di Muzzi con gli spartiti in mano che posa davanti all'organo centrale di San Pietro (chiuso a chiave), davanti ad un organo di una cappella (aperto perché in quel momento c'erano i lavori) e vicini all'altare papale.

Il maestro Goettsche ha prima contattato l'agente del giovane Muzzi e poi il Vaticano. Dopo mesi di pressioni, il manager americano si è convinto a verificare i fatti. "Ha portato i documenti che gli aveva consegnato Muzzi, che dovevano essere fotocopie di originali della Segreteria di Stato, alla nunziatura apostolica negli Usa. Da lì i documenti sono stati mandati in Vaticano, dove sono stati dichiarati completamente falsi". L'ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo pontefice, racconta Goettsche, ha diffuso il 22 aprile una prima smentita, e il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della basilica di San Pietro, ha confermato la rettifica con una nota del 24 aprile.

Ora Goettsche tira le fila di una brutta vicenda. "Mi hanno consigliato di intentare causa per danno d'immagine", dice. "Io per ora ho presoun avvocato in Germania", un paese frequentato - insieme a Stati Uniti e Nuova Zelanda - da Muzzi. Goettsche spiega che "non ho mai frequentato" il giovane organista (sui siti tedeschi è scritto che è nato nel 1972 ed ha preso la passione per l'organo dal padre), ma ricorda che "forse siamo stati ad una cena dieci anni fa". Certo è che Goettsche non è l'unico deluso. "Molti organisti - dice - si sono offesi" per quella che sembra una truffa a tutti gli effetti. E il Papa? "Non so se il Papa lo è venuto a sapere - risponde l'rganista delle celebrazioni liturgiche del sommo pontefice - ma spero di no, ha altro di cui occuparsi".

[Il tipo, ho controllato su internet, tiene effettivamente concerti in tutta Italia e in diverse parti d'Europa.... [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] ]

23/05/2006 18:43
 
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Dall'India un secco no a Benedetto XVI
India, leader del Bjp polemizza col Papa: “ingiustificata l’accusa di intolleranza religiosa”

Rajnath Singh, presidente del più grande Partito nazionalista indiano, risponde alla preoccupazione del Papa per le leggi anti-conversione in India. “Sono le conversioni che vanno contro la laicità dello Stato, non le leggi che le vietano”



Polemica replica di Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party [Bjp, maggior partito politico indiano, di impronta nazional–fondamentalista ndr] alle affermazioni di Benedetto XVI sulle leggi anticonversioni in India. In una lettera al Papa, Rajnath Singh afferma che i commenti papali sono "ingiustificati" ed hanno “addolorato tutti gli indiani”.

Il riferimento è al discorso che il Papa ha rivolto il 18 maggio scorso al nuovo ambasciatore dell’India presso la Santa Sede, Amitava Tripathi, in occasione della presentazione delle lettere di credenziale di quest’ultimo. Benedetto XVI ha definito infatti “preoccupanti” i segni “di intolleranza religiosa” che si registrano in alcuni Stati indiani, nei quali a volte emerge “il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa”.

Questo, ha sottolineato il Papa, non è soltanto “incostituzionale” e da rifiutarsi “fermamente”, ma anche “contrario ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India, che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici”.

“Le leggi indiane – risponde Singh nella sua lettera alla Santa Sede – non sono contrarie al carattere laico della nazione e sono state approvate in completo accordo alla nostra Costituzione. Esse sono passate anche al vaglio della Corte Suprema, che ne ha eliminato ogni riferimento ad eventuali interpretazioni fraudolente del termine conversione”.

“Ha addolorato tutti noi – aggiunge il leader politico – il riferimento all’intolleranza religiosa fatto al nostro ambasciatore e la richiesta di eliminare le leggi anti-conversione. Sono le conversioni, infatti, le vere attività che vanno contro la laicità della nazione e non le leggi che le proibiscono”.

Stesso sdegno per il ministero indiano degli Esteri che in un comunicato stampa diramato il 22 maggio dichiara, in riferimento ai commenti del Papa: "E' universalmente riconosciuto che l'India e' un Paese democratico e laico in cui i fedeli di tutte le religioni godono di pari diritti".

Ancora meno diplomatiche le proteste di alcuni gruppi di fondamentalisti indù del Madhya Pradesh, che sabato 20 maggio hanno bruciato delle fotografie di Benedetto XVI per protesta contro la sua “interferenza negli affari interni dell’India”.


24/05/2006 02:01
 
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....la replica di Muzzi
MUZZI SI DIFENDE: MAI DETTO DI ESSERE ORGANISTA PAPALE

'Responsabile è l'agente americano, ha riscritto curriculum'

Si scusa con il Vaticano, ma ribadisce di essere "assolutamente non responsabile" dell'equivoco creato da un organizzatore di concerti americano contro il quale sta valutando di procedere a un'azione legale. La precisazione è di Massimiliano Muzzi, che - a quanto riferito dal sito Catholic New Service e confermato ad Apcom dall'organista ufficiale del Papa, James Edward Gottsche - si sarebbe spacciato come organista di Benedetto XVI, titolo che spetta a Goettsche dal 1989.

"Gia' il 21 e 22 aprile scorso", spiega una nota del suo legale, Muzzi "aveva diffidato per iscritto l'organizzatore di concerti americano Phillip Truckenbroad a scrivere sul proprio sito, nella parte dedicata a Muzzi, 'organista del Vaticano' ed altre informazioni completamente inventate. Tutto questo è documentabile. Infatti, dopo un giorno dalla messa in linea del sito, Muzzi si era accorto che il proprio curriculum era stato completamente riscritto per renderlo forse 'più interessante'". Il 22 aprile l'organizzatore americano toglieva dal proprio sito la pagina web ed il 24 aprile Muzzi inviava un fax a Gottsche "informandolo e scusandosi dell'accaduto con una successiva amichevole e chiarificatoria conversazione telefonica". La nota precisa anche che "il Sig. Truckenbroad non è l'agente di Massimiliano Muzzi" e che "il curriculum di Muzzi non ha bisogno di falsita'". "Pur scusandosi nuovamente con il Vaticano", Muzzi si dichiara infine "assolutamente non responsabile anche perché - precisa - il gesto non avrebbe avuto senso. Non si escludono azioni legali nei confronti del Sig. Truckenbroad e di quanti abbiano contribuito a queste azioni diffamatorie", conclude la nota.

A quanto riferito da Goettsche, l'ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo pontefice aveva diffuso il 22 aprile una prima smentita dell'equivoco, e il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della basilica di San Pietro, aveva confermato la rettifica con una nota del 24 aprile.
24/05/2006 11:00
 
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Ma guarda 1 pò...
Anke gli organisti usurpatori ci si mettono!!!??? [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] Meno male kè questo qui ha avuto il coraggio di scusarsi cn il Vaticano [SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
24/05/2006 15:03
 
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La “teologia delle religioni” di Joseph Ratzinger


Intervista al professor Joan-Andreu Rocha Scarpetta

CITTÀ DEL VATICANO, martedì, 23 maggio 2006 (ZENIT.org).- Dopo poco più di un anno di pontificato di Benedetto XVI, ZENIT ha voluto approfondire il suo pensiero sulla cosiddetta “teologia delle religioni”.


In questa intervista, Joan-Andreu Rocha, professore di Teologia delle religioni ed ecumenismo presso la Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, dove dirige il Master in Chiesa, Ecumenismo e Religioni, racconta come l’allora teologo Ratzinger vedeva le religioni in rapporto al Cristianesimo e in che misura continua da Pontefice con questa visione inclusiva che riconosce i valori presenti nelle altre religioni.

Si può parlare di una “teologia delle religioni” propria del Cardinale Joseph Ratzinger?

Rocha: Più che di una “teologia delle religioni” propria di Joseph Ratzinger, si può parlare di un Ratzinger teologo delle religioni. Già come giovane professore di teologia a Frisinga e Bonn, il futuro Benedetto XVI insegnava storia delle religioni e filosofia della religione. Sottolineava l’importanza delle religioni nel cammino di preparazione del Cristianesimo, come una progressiva realizzazione delle promesse di Dio nel corso della storia della salvezza.

La sua valutazione di queste tradizioni religiose si fonda sul principio del Regno di Dio: la Chiesa è depositaria dei mezzi per proclamare e rendere presente il Regno di Dio, ma non ne possiede il monopolio, perché il Regno va al di là della Chiesa.

La caratteristica principale di questo Regno è l’amore. Dov’è amore fraterno, lì si rende presente il Regno di Dio e si porta a compimento la legge naturale, per mezzo della grazia salvifica di Dio. Questo pensiero si fonda soprattutto sulla dimensione naturale della persona umana e sulla sua capacità razionale, che è oggetto dell’amore di Dio.

Non bisogna dimenticare che il teologo Ratzinger vive da vicino l’evoluzione di ciò che oggi chiamiamo la teologia delle religioni, che si sviluppa nell’ambito del rapporto tra tre elementi diversi: la riflessione teologica propriamente detta (che comprende la teologia delle religioni alla luce della teologia della grazia, l’ecclesiologia e la teologia della salvezza o soteriologia); il mandato missionario della Chiesa che implica la proclamazione del Vangelo al mondo intero; e il riconoscimento dei valori umani presenti in tutte le civiltà nelle quali si trovano le diverse religioni del mondo.

Sulla base di questa triplice tensione, formata dalla riflessione teologica, dalla missione e dal valore delle culture, nasce e si sviluppa il vero dialogo interreligioso.

Occorre precisare che la teologia delle religioni è una disciplina che si occupa della valutazione teologica delle religioni non cristiane, da non confondere con il dialogo interreligioso. Allo stato attuale, essa presenta tre tendenze: quella esclusivista (che non riconosce alcun valore alle religioni non cristiane), quella pluralista (che dà a tutte le religioni un valore eguale) e quella inclusivista (che dà la supremazia della verità salvifica a Cristo, ma riconosce i valori presenti nelle altre religioni). Quest’ultima è la linea accettata dal Magistero della Chiesa.

Quale era l’impostazione suggerita dal teologo Ratzinger per un avvicinamento alle altre religioni?

Rocha: Il teologo bavarese insisteva su un avvicinamento alle religioni fondato sulla teologia della storia, in cui fosse superata la riduzione delle religioni a pura esperienza (misticismo) o a una conoscenza puramente razionale (illuminismo). Sono queste, in definitiva, le grandi tentazioni dell’essere umano: il relativismo che vede tutto eguale e indifferenziato, o la ragione presentata come opposta alla religione.

Anni dopo, di fronte all’evoluzione della teologia delle religioni e in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il teologo Ratzinger perfeziona il suo pensiero. Insiste sull’importanza della verità come fondamento dell’incontro tra le religioni e sottolinea ancora di più l’importanza del fatto storico e salvifico rappresentato dalla rivelazione di Cristo. La dichiarazione Dominus Iesus (del 2000) è, in questo senso, un forte appello, di fronte alla dissoluzione dell’evento salvifico di Cristo, in un contesto di crescente pluralismo religioso. Cristo, per i cristiani, non è un illustre personaggio religioso come tanti altri, ma è l’unico Salvatore.

Benedetto XVI insiste soprattutto sul legame con le altre religioni monoteiste. Quale valore dà il Papa alle altre religioni?

Rocha: Il principio fondamentale che regge il pensiero del Santo Padre in questo senso è che di fronte a Dio tutti gli uomini hanno la stessa dignità, indipendentemente dal popolo, dalla cultura o dalla religione di appartenenza. A partire da qui si delinea la prospettiva di una teologia della storia che vede le religioni non cristiane come precursori del Cristianesimo. Ma egli insiste sul diverso valore delle religioni.

Per questo le religioni monoteiste occupano un posto particolare. E, tra queste, l’ebraismo ricopre un ruolo preminente. Soprattutto per la stretta relazione tra l’Antico e il Nuovo Testamento, per le radici spirituali comuni e per il suo ricco patrimonio di fede nell’unico Dio, che ha stabilito la sua alleanza con il popolo eletto, gli ha rivelato i suoi comandamenti e gli ha insegnato la speranza nelle promesse messianiche.

Riguardo l’Islam, l’altra religione monoteista, il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della comune filiazione in Abramo e il comune servizio ai valori morali fondamentali.

In ogni caso, il Santo Padre tiene fermo il suo pensiero teologico soprattutto per quanto riguarda la specificità della verità cristiana rivelata in Gesù Cristo. L’arroganza non è quella di credere che Dio ha donato la verità ai cristiani, ma quella del relativismo che arriva a dire che Dio non può farci questo dono. Da qui la sua frase “la verità non può avere altra arma se non se stessa”.

Lei avverte un cambiamento, rispetto a Giovanni Paolo II, nel modo di vedere le altre religioni?

Rocha: Bisogna ricordare che la storia della cosiddetta “teologia delle religioni” è abbastanza giovane come disciplina nell’ambito della teologia cattolica.

Storicamente vi sono stati momenti di avvicinamento alle altre religioni e ai loro valori. Penso ad esempio ai tentativi di un Matteo Ricci (1552-1610) in Cina o di un Roberto Nobili (1577-1656) in India, o alla visione di una “pace tra le religioni” di Nicola Cusano (1401-1464). Ma sarà solo con il Concilio Vaticano II che la Chiesa stabilirà formalmente il paradigma di ciò che abbiamo poi chiamato “teologia delle religioni”.

Le fondamenta di questa dottrina si trovano nella dichiarazione Nostra Aetate sulle relazioni della Chiesa con le altre religioni non cristiane (del 1965). Da allora la teologia delle religioni si è sviluppata tra momenti di grande entusiasmo, ma anche al ritmo di un cauto discernimento.

Credo che Giovanni Paolo II abbia compiuto un inusitato avvicinamento alle altre religioni, soprattutto attraverso gesti concreti e molto significativi come la visita alla Sinagoga di Roma (1986) o la visita alla Moschea di Damasco (2001), e soprattutto con gli incontri di Assisi del 1986 e del 2002. Questo approccio alle diverse religioni del mondo ha avuto un valore profondamente simbolico ed ha contribuito a far cadere molti pregiudizi.

Ma oltre ai gesti simbolici occorre continuare a consolidare una riflessione teologica che alla fine è quella che determina un vero dialogo.

Con Benedetto XVI si stanno approfondendo gli elementi teologici che sicuramente non avranno una ripercussione mediatica così notevole come i gesti, ma consentiranno di stabilire chiaramente i principi di una teologia delle religioni (e quindi di un dialogo interreligioso) che evitino sia un esclusivismo ad oltranza, sia un relativismo di fondo.

L’inclusivismo che caratterizza la teologia cattolica delle religioni (che sostiene l’unicità e l’universalità della salvezza in Gesù Cristo, riconoscendo nelle religioni un valore imperfetto) troverà sicuramente nel pontificato di Benedetto XVI uno sviluppo perspicace e solido.




26/05/2006 08:38
 
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Monsignor Negri: "Sbagliato cedere sulle coppie di fatto"
Di Paolo Luigi Rodari (del 25/05/2006 @ 09:51:15, in Il Tempo, linkato 15 volte)
L’“assordante silenzio” dei vescovi italiani “denunciato” dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, in merito al dibattito da tempo presente in Italia circa quel campo «eticamente così delicato» - come lo ha definito lo stesso Cossiga - dei nuovi diritti civili, viene oggi interrotto da un vescovo appartenente alla conferenza episcopale italiana. Si tratta di monsignor Luigi Negri il quale, oltre che pastore e guida di una piccola ma importante diocesi, quella di San Marino Montefeltro, è anche docente di storia della filosofia e introduzione alla teologia nella facoltà di scienze dell’educazione dell’università cattolica di Milano.
Monsignor Negri, cosa dovrebbe dire la Chiesa a seguito delle parole della Bindi sui Pacs secondo le quali sarebbe opportuno non relegare nella clandestinità, rispetto all’ordinamento giuridico, le persone che affidano i propri progetti di vita a forme diverse di convivenza?
«Mi preme rifarmi innanzitutto alle parole più volte pronunciate sia da Benedetto XVI che dal cardinale Camillo Ruini. Entrambi hanno ricordato quei valori innegabili che, come ho scritto anche io in svariati messaggi inviati alla diocesi che mi è affidata, sono riconducibili a tre: vita, famiglia ed educazione. È quanto mai necessario difendere la vita dal concepimento fino al suo termine naturale, senza concedere nessun diritto alla manipolazione. È necessario difendere la famiglia che la natura ha voluto fosse eterosessuale, fondata sulla paternità e sulla maternità, aperta alla fecondazione. È necessario favorire la responsabilità civile e sociale dei genitori che insieme devono imparare ad educare i propri figli ad essere parte attiva della società. Se inversamente si pensa che la società possa essere fondata anche su altri valori, e cioè che altri valori possano essere riconosciuti oltre quelli appena spiegati - ad esempio le coppie di fatto formate da persone anche di diverso sesso che stanno assieme per stabilità d’impegno o da persone dello stesso sesso che decidono di convivere -, allora purtroppo si decide di proporre un altro tipo di società che io non ritengo sia giusto favorire».
È un po’ quello che lei sosteneva in un suo messaggio inviato alla diocesi lo scorso 10 maggio circa la necessità che, innanzitutto e prima d’altro, venga promossa una cultura della vita?
«La Chiesa professa l’assoluta positività della vita, dal suo primo esserci, pieno di un valore assoluto fino alla sua inevitabile e misteriosa conclusione: la vita della persona è di Dio, non è nella disponibilità di nessun altro, ma solo di Dio. Cultura della vita significa anche centralità della persona ed il riconoscimento del suo protagonismo culturale e morale; significa centralità della famiglia in cui ogni persona nasce e matura la propria personalità. Questa famiglia, che noi professiamo insieme cellula fondamentale della Chiesa e della società, è dotata di diritti inalienabili: alla libertà culturale e religiosa, alla libertà della generazione, alla libertà di educazione, dell’aggregazione sociale, dell’intrapresa culturale, sociale ed economica. Sono questi i diritti che spero lo Stato promuova».
Le coppie di fatto non hanno diritto all’esistenza?
«Non ho detto questo. Ognuno è libero di dire quello che vuole e di proporre le idee che ritiene più opportune per la propria esistenza ed anche di perseguirle. Ma io ritengo - ed ciò che contesto a coloro che vorrebbero riconoscere giuridicamente i Pacs - che sia sbagliato che i diritti soggettivi delle persone diventino automaticamente diritti civili. Perché così facendo si crea un’altra società che io non credo sia opportuno creare. E la Chiesa fa bene a dire - e deve dirlo con voce sempre più forte - quale sia il modello di società che ha in mente».
Perché i vescovi pubblicamente parlano così poco di questi temi?
«Questo non lo so. So che le parole del Papa e di Ruini sono sempre puntuali e precise. Forse anche tanti altri vescovi dicono la loro, ma magari vengono ripresi poco dai giornali».
L’Osservatore Romano ha criticato le parole del ministro della sanità Livia Turco la quale aveva aperto alla possibile promozione, nel rispetto della legge 194, della pillola abortiva RU486 come metodica alternativa all’aborto chirurgico. Cosa ne pensa?
«Concedere alle donne la possibilità di utilizzare a piacimento la pillola abortiva RU486 è una gravita assoluta».
Perché?
«È stato sufficientemente dimostrato da studi qualificati come la pillola sia tutt’altro che positiva per le donne: è come porre nella vita delle donne che ne vogliono fare uso una bomba ad orologeria».
In che senso?
«Nel senso che la pillola è risultata di fatto - nessuno, o meglio soltanto in pochi, ne parlano ma è così - una minaccia alla vita delle donne. Decine di donne sono decedute per emorragia negli Stati Uniti dopo averla presa. Si conoscono casi di donne che hanno preso la pillola magari all’ospedale e poi sull’autobus tornando a casa sono morte per emorragia. Se venisse introdotta la possibilità che chiunque possa prendere la pillola quando e come vuole, sarebbe un problema innanzitutto da un punto di vista dell’incolumità di quelle stesse persone che decidono di assumerla. La cosa più drammatica, comunque, è che si faccia passare la pillola RU486 come una medicina incontestabile scientificamente e addirittura neutrale».
La Chiesa cosa deve dire in questo caso?
«La Chiesa deve dire chiaramente che la pillola è una forma abortiva e se lo Stato la promuove compie un’azione scorretta innanzitutto dal punto di vista scientifico».
26/05/2006 08:40
 
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"La Turco vuole omicidi più veloci"
Di Paolo Luigi Rodari (del 24/05/2006 @ 10:17:09, in Il Tempo, linkato 12 volte)
L’Osservatore Romano è sconcertato. Lo era l’altro ieri dopo le aperture ai Pacs espresse dal neo ministro della famiglia Rosy Bindi. Lo era ieri, dopo le parole espresse da un altro neo ministro del centro sinistra, Livia Turco della Sanità, che ha dichiarato - sono parole riportate sul quotidiano ufficioso della Santa Sede - «di essere favorevole alla sperimentazione della pillola Ru486, il farmaco che provoca l’aborto.
Certo, l’Osservatore Romano non riporta ufficialmente il pensiero della Santa Sede - non tutti gli articoli vengono rivisti dalla segreteria di stato ed anzi la stessa segreteria lascia una certa autonomia al direttore Mario Agnes -, eppure la seconda puntualizzazione in due giorni effettuata nei confronti di due ministri del nuovo governo testimonia la particolare attenzione con la quale l’azione della colazione del centro sinistra viene guardata Oltretevere.
L’Osservatore Romano non ha usato ieri mezze parole. Si è rivolto direttamente ai neo ministri del governo Prodi e ha chiesto loro di avere un po’ di cautela soprattutto quando in ballo vi sono materie così delicate. «Nessuna novità scientifica è arrivata rispetto a questo che è diventato ormai un “omicidio a cuor leggero”- ha scritto l’Osservatore riferendosi alle parole della Turco sulla Ru486 -: si tratta - continua il quotidiano - solo di dare alla donna la possibilità di scegliersi l’arma. Semmai un’arma più veloce dà all’omicida la consolazione di non pensarci su più di tanto. Per non parlare poi dell’uso di un farmaco che da abortivo si può facilmente trasformare per le sue caratteristiche in contraccettivo. E a poco serve assicurare che la sperimentazione avverrà nello spirito della legge 194». «La richiesta di cautela - conclude L’Osservatore - dovrebbe essere accolta almeno per non ferire la sensibilità di chi non ha in merito la stessa opinione del ministro. Su temi come questi, invece di esercitare subito la tanto agognata potestà politica, occorrerebbe verificare le diverse sensibilità dei governanti».
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