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Eresie ed eretici nella storia

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2007 12:02
25/04/2007 14:08
 
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Nestorio di Costantinopoli (ca.381- ca. 451)


Nestorio, il fondatore del nestorianesimo, nacque in Germanicia, in Siria, nel 381 ca. e studiò alla scuola di Teodoro di Mopsuestia ad Antiochia, prendendo i voti ed entrando successivamente nel monastero di Euprepio, vicino ad Antiochia.
Nell'Aprile 428 N. fu scelto dall'imperatore Teodosio II (408-450) per diventare Patriarca di Costantinopoli come successore di Sisinnio, in un momento di lotta per la successione al seggio da parte dei due presbiteri, Filippo e Proclo.
La scelta, comunque, dell'imperatore di favorire un altro uomo della scuola di Antiochia, dopo San Giovanni Crisostomo, non fu una delle più felici: anche il Santo ebbe un patriarcato molto tribolato, culminato con il suo esilio decretato nel sinodo di Ad Quercum (la Quercia, sobborgo di Costantinopoli) nel 403, in seguito alle losche manovre del suo nemico Teofilo di Alessandria.
N. prese a cuore il suo compito e s'impegnò nella lotta contro i vari eretici imperanti al tempo e presenti nella sua diocesi: ariani, macedoniani, quartodecimani, apollinaristi e novaziani.
Nei confronti dei pelagiani mantenne un atteggiamento neutrale, anzi protesse i profughi, come Giuliano di Eclano e Celestio, che si erano rifugiati a Costantinopoli.
Alla fine dello stesso 428, però, esplose il caso sul termine Theotòkos. Infatti, il presbitero Anastasio, un protetto di N., ricusò il titolo di Theotòkos (in greco, Madre di Dio), utilizzato nei sermoni di Proclo per la venerazione della Vergine Maria.
Proclo del resto stava soltanto seguendo le dottrine del Concilio di Nicea, dove era stata affermata la consustanzialità di Cristo e Dio Padre, e conseguentemente, era opinione diffusa che la madre di Cristo fosse anche madre di Dio.
Anastasio e N., invece, provenivano dalla scuola antiochena di Diodoro di Tarso e di Teodoro di Mopsuestia, dove si tendeva a dare maggiore peso alla natura umana di Cristo: per N. era inconcepibile, quindi, che una donna avesse potuto generare Dio, che era eterno. In alternativa propose il termine Christotòkos, Madre di Cristo oppure Theodòchos, Che riceve Dio.
Inoltre, il termine Theotòkos, per N., poteva significare che la natura umana di Cristo era stata annullata da quella divina. Egli era, infatti, convinto che esistessero due persone separate nel Cristo incarnato, l'uno Divino e l'altro umano, cioè le due nature erano solo congiunte, mentre negò che ci fosse un'unione ipostatica fra le due nature, come affermato dalla scuola alessandrina.
I primi a protestare furono Eusebio, successivamente diventato vescovo di Dorilea e i due ex pretendenti al seggio di patriarca, Filippo e, ovviamente, Proclo, parte in causa.
Il tutto arrivò all'orecchio del vescovo d'Alessandria, San Cirillo, nipote di quel Teofilo, nemico giurato di San Giovanni Crisostomo, e, come lo zio, ambizioso e geloso del prestigio goduto dagli esponenti della scuola d'Antiochia e dal patriarca di Costantinopoli, come appunto N.
Cirillo provvide immediatamente ad informare Papa San Celestino I (422-432) con uno scritto, in cui, rischiando un apollinarismo latente, contestò la dottrina nestoriana, accusando N. e il suo maestro, Teodoro, di duofisismo, in pratica di sostenere la doppia natura di Cristo.
Tutta la situazione non era particolarmente favorevole a N. per varie ragioni:
Già da tempo le sedi di Alessandria e Roma si erano unite contro il potere e prestigio delle sedi di Costantinopoli e Antiochia.
Cirillo aveva dalla sua parte le due donne più potenti dell'impero: la sorella dell'imperatore, Pulcheria e la moglie Eudossia.
Circolava uno scritto anti-nestoriano (De incarnatione Domini contra Nestorium) di Giovanni Cassiano, tenuto in gran considerazione in Occidente.
La protezione data da N. ai pelagiani, residenti in città, non deponeva molto a suo favore.
Oltretutto il carattere, non proprio facile, di N. non aiutava certo la ricerca di una mediazione.

Comunque il papa convocò un sinodo per l'agosto del 430, che condannò N. e diede mandato a Cirillo di notificare la condanna a N. L'alessandrino, però, prevaricò l'incarico ricevuto, stendendo di sua iniziativa un elenco di 12 anatemi, che inviò a N., facendo intendere che la sottomissione alla decisione papale comportasse la sottoscrizione di questo documento.
N., stizzito, contestò la cosa, rielaborando un controdocumento in 12 punti e chiedendo all'imperatore Teodosio II che il dibattito fosse portato in un concilio plenario, che fu effettivamente convocato ad Efeso per il giugno 431.
Tuttavia l'intero andamento del concilio fu sfalsato da una serie di eventi:
L'arrivo in massa degli alleati di Cirillo il 22 giugno, che, senza attendere la controparte, confermarono la scomunica a N.
Gli atti di violenza della popolazione, aizzata da Memnone d'Efeso, alleato di Cirillo.
L'arrivo il 24 giugno di Giovanni d'Antiochia e dei vescovi favorevoli a N., che annullarono la sentenza e controscomunicarono Cirillo e Memnone.
L'arrivo dei delegati occidentali il 10 luglio, che permise a Cirillo di riaprire i lavori, confermando la scomunica precedente e aggiungendoci i nomi di Giovanni d'Antiochia e dei suoi seguaci.
I tentennamenti dell'imperatore a dare ragione all'una o all'altra parte, con palesi tentativi di corruzione in atto.
Infine l'intervento del comes Giovanni, inviato dell'imperatore, che fece arrestare N., Cirillo e Memnone e dichiarare sciolto il concilio.
L'errore successivo di N. fu quello di abbandonare il campo, ritirandosi nel suo antico monastero di Eupreprio, mentre Cirillo, scatenatissimo, riuscì a diventare un po' più diplomatico, trovando, nel 433, una formula di compromesso, che portasse Giovanni di Antiochia dalla sua parte e isolasse N.
Quest'ultimo fu definitivamente condannato dall'imperatore nel 435 all'esilio nell'oasi di El Kharga, nella Tebaide, la zona attorno a Tebe, nell'Alto Egitto, dove, spesso sottoposto a violenze fisiche, morì infelice e dimenticato nel 451 ca.
I vescovi, che non accettarono la formula di compromesso del 433, costituirono gradualmente una Chiesa Nestoriana separata.
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