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Eresie ed eretici nella storia

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2007 12:02
29/03/2006 14:50
 
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Non sono un esperto e quindi chiedo lumi.

Ma qui più che di teologia mi pare che si tratti di politica della liberazione. Non vedo cosa c'entri Dio.

Il problema, o meglio la tragedia, della povertà delle masse sudamericane (ma anche di tutte le altre che abitano il mondo), a mio modo di vedere è un problema politico. E politicamente va risolto.
Se poi qualcuno vuole prendere a scusa la religione per avviare un qualche tipo di lotta armata o guerra... beh, che si accomodi. Lo hanno già fatto in tanti nella storia.

Scusate questo mio sfogo a caldo e, forse, affrettato.
Mi impegno a documentarmi meglio, e se potete darmi una mano in tal senso, fatemi sapere.

"Wait for me now. I will be there for you. This I will vow if you still want me to. But it won't be, this I have always known. And in the dark, there's no one to pray for me now...."
30/03/2006 14:09
 
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Re: Solo un appunto prima di andare...a studiare...!!

Scritto da: Ratzigirl 29/03/2006 0.58
L'altro punto è il concetto che povero va bene e ricco va male.
Il concetto andrebbe un secondo analizzato

.


Dall’impressione che ho avuto leggendo l’articolo di Frei Betto mi sembra che questo sia infatti uno dei punti chiave, nel senso che i teologi della liberazione tendono a costruire un Gesù di parte, che ama solo i poveri (e qui intendo proprio i poveri nel senso di indigenti) e non ama i ricchi (anche qui, ricchi di beni materiali). Ora, se è vero che Gesù ha amato soprattutto i poveri e ha detto che è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago piuttosto che un ricco vada in Paradiso, resta il fatto che Lui è il Salvatore di tutta l’umanità e che non possiamo noi su questa terra arrogarci il diritto di dividere l’umanità in una metà amata e una non amata da Gesù.




Riflettevo tempo fa su come tutti vivremmo molto meglio senza l'angoscia di un mondo regolato dal denaro.Se tutti fossimo uniti sotto l'unica bandiera della fratellanza, dove, ognuno vive mettendo a disposizione degli altri quello che ha e vicevers(un po' comunista come pensiero?).



Non è affatto un pensiero comunista secondo me. Il comunismo prevede: lotta di classe, distruzione della borghesia e instaurazione della c.d. “dittatura proletaria”, dove lo Stato decide in via assoluta come gestire ogni ricchezza e mezzi di produzione. Tu parli di atteggiamento di fratellanza, ognuno spontaneamente divide con gli altri ciò che possiede, mi pare molto diverso... [SM=g27829] [SM=g27817]





Un buon cristiano, abbiente, che ha tutto il necessario (ed anche di più, e soprattutto, vive nel superfluo, senta la necessità di dare parte del suo superfluo e trasformarlo in necessario)....questa è la dottrina morale che tutti, anche coloro che nella vita sono stati più fortunati dovrebbero accettare e fare propria.



Sulla distinzione fra necessario e superfluo si innesca purtroppo un meccanismo perverso, nel senso che più abbiamo e più vogliamo, quindi quello che abbiamo e di cui impariamo ad apprezzare i vantaggi finisce col sembrarci necessario e irrinunciabile, anche perché nel frattempo il mercato ha già lanciato qualche altro prodotto superfluo da farci desiderare spacciandolo per necessario. Credo che bisognerebbe domandarci: tra tutti i beni materiali di cui siamo circondati, che cosa è veramente necessario e cosa è superfluo? Qualche tempo fa ho visto in libreria la copertina di un libro, di cui purtroppo ho perso autore e titolo, che si apre con questa frase: “siamo ricchi in proporzione al numero delle cose di cui sappiamo fare a meno”. [SM=g27821]




Capisco, il movente, ma non capisco come, oltre la rabbia per una situazione ingiusta, si vada a calpestare altre vite in nome di un cristianesimo sbagliato: non si può gridare alla lotta armata per conquistare il pane.Una vita non ne giustifica un'altra.



Guarda, io posso anche arrivare a capire che un popolo esasperato, oppresso e affamato da un tiranno (o da un’oligarchia di tiranni) a un certo punto faccia una rivoluzione armata, ma che non si giustifichino queste lotte politiche con il Vangelo alla mano … [SM=g27818]


Quanto poi riguardo al fatto ortodosso che non sia importante credere in Gesù, ma al messaggio che egli manda, è questa, da sola, una mancanza di comprensione dell'intero messaggio di Gesù.
Gesù non era un politico.Giuda lo sperava, ed è per questo che lo ha tradito.Sperava che con la sua venuta avrebbe liberato il popolo di Israele dalla supremazia romana, che lo avrebbe reso indipendente. Invece Gesù non fa politica, non dà guadagni terreni, nè beni materiali, a coloro che lo seguono.
E' per questo che Giuda lo consegna ai suoi assassini, perchè Gesù ha tradito il suo ideale politico.Ma lo ripeto, e concludo: Gesù, non era un politico.E chi non capisce questo, non può dirsi cristiano.



Quoto! [SM=g27811]
30/03/2006 18:55
 
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Breve sintesi
Dal sito di wikipedia ecco un sunto dei contenuti della teologia della liberazione; naturalmente è solo un piccolissimo punto di partenza ... [SM=g27821]

"La Teologia della Liberazione nasce in America latina verso la fine degli anni '60 a partire dalla riflessione teologica che vuole il messaggio di Gesù Cristo come strumento sociale di liberazione delle masse dalla povertà e dall'oppressione.Il nuovo messaggio teologico era spinto dalla constatazione che per emanciparsi dai regimi oppressivi presenti in America Latina, occorresse fare ricorso al metodo marxista di analisi della realtà, ma senza tralasciare la parte spirituale caratteristica di quei popoli. Una parte del clero si era quindi accorta che le due componenti avrebbero potuto tranquillamente convivere e funzionare assieme, se l'una rinunciava al suo aspetto ideologico e l'altra ad alcuni suoi aspetti dogmatici.

Il termine "Teologia della Liberazione" viene utilizzato per la prima volta nel 1971 dal sacerdote e teologo peruviano Gustavo Gutiérrez. I maggiori esponenti della teologia della liberazione, oltre a Gutiérrez, sono i sacerdoti Ignacio Ellacuría (assassinato nel 1989 in El Salvador per la sua opposizione alla guerra) e Leonardo Boff. Quest'ultimo ha lasciato il ministero dopo che le sue pubblicazioni sono state investigate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.

Un primo appoggio ufficiale della Chiesa Cattolica a questo movimento viene dato nel 1968 dal CELAM, il consiglio episcopale latino-americano, riunitosi a Medellìn, in Colombia, a seguito del quale nascono le CEB (Comunità Ecclesiali di Base).

Verso la fine degli anni '70 il movimento cominciò a subire delle critiche da parte del clero conservatore e dalla gerarchia cattolica che vedevano la necessità di purificare alcune forme estreme della corrente teologica della liberazione poiché ritenute mutuate da diverse correnti del pensiero marxista e incompatibili con la fede cattolica.

Nel 1986 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblica il documento Libertatis Coscientia in cui sostanzialmente viene presentata la possibilità di una corretta interpretazione del concetto espresso dalla teologia della liberazione".

[Modificato da Discipula 30/03/2006 18.56]

30/03/2006 19:00
 
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Teologia della liberazione e CDF

Questo invece è il link al testo dell'istruzione LIBERTATIS NUNTIUS che la CDF allora guidata da Joseph Ratzinger ha emanato nel 1984 su alcuni aspetti della teologia della liberazione.
30/03/2006 23:56
 
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Dositeo e Marcione
Dositeo (I secolo)



Dositeo, un samaritano contemporaneo o addirittura precedente a Simon Mago, formò una setta gnostico-giudaica, secondo alcuni autori, prima dell'era cristiana, e quindi non classificabile come eretico della Cristianità.
Origene pensò che Dositeo (discepolo di Giovanni Battista, secondo Clemente Alessandrino) facesse parte di quella schiera di falsi profeti imperversanti durante il periodo di Gesù, ma è probabile che confondesse due persone con lo stesso nome.
I suoi seguaci, con il nome di dositeani (Dusitamya o Dostân), pare siano sopravvissuti in Egitto fino al X secolo.


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Marcione (ca. 85- ca. 160)


Marcione di Sinope
La vita
Marcione era figlio del vescovo di Sinope della provincia del Ponto, nato, secondo la maggior parte degli autori, nel 85 ca. (ma secondo altri nel 100 o addiritura nel 110).
In età adulta diventò alquanto benestante, facendo l'armatore e, grazie alla sua vita di castità e ascetismo, fu nominato vescovo.
Tuttavia fu scomunicato dal suo stesso padre, probabilmente per le sue idee religiose, rimanendo priva d'ogni fondamento una versione piccante, riportata da Epifanio, di un'infatuazione di M. per una giovane vergine.
Nel 140, M. si recò a Roma, giungendo nel periodo di sede vacante tra Papa Igino (136-140) e Papa Pio I (140-155), e cercando di entrare nella comunità cristiana locale, anche per mezzo di generose elargizioni: donò, infatti, l'enorme cifra di 200.000 sesterzi, denaro che però gli fu restituito quando si rese concreto il suo definitivo strappo dalla Chiesa Cattolica.
Egli, infatti, diede luogo al primo scisma nella storia del Cristianesimo nel 144: la sua chiesa dei marcioniti organizzata e strutturata, ebbe il suo massimo splendore durante il papato di Aniceto (155-166), e continuò, con una certa risonanza, fino al VI secolo, soprattutto nella parte orientale dell'impero.
M. ebbe, in seguito, molti allievi degni di nota, tra i quali spiccò Apelle e morì, probabilmente, nel 160.


La dottrina
Dal punto di vista dottrinale, M., oppositore del mondo giudaico, negò l'importanza per i cristiani del Vecchio Testamento e propugnò il concetto dualista di due Dei, il Dio del Vecchio Testamento (che peraltro egli totalmente rigettava), vendicativo e terribile Demiurgo creatore del mondo, e il Dio del Nuovo Testamento, descritto dal Cristo come buono e misericordioso e che aveva mandato Suo Figlio per riscattare il genere umano.
Inoltre M. riteneva che tutta la materia fosse male e seguì la dottrina del Docetismo, in cui il corpo di Cristo era del tutto immateriale in contrasto con i Cattolici, che credevano nella totale incarnazione del Cristo.
In ciò M. si avvicinò alle posizioni del gnostico Cerdo, sebbene, d'altra parte, M. non si possa definire totalmente un gnostico, in quanto la salvezza per lui non derivava dalla gnosi, ma dalla grazia.


I testi canonici per i marcioniti
Per M., gli unici testi canonici accettati furono 10 delle lettere di S.Paolo (escludendo le pastorali) e una forma abbreviata del Vangelo di Luca (mancante di parti come, ad esempio la nascita di Gesù).
30/03/2006 23:59
 
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Apelle & Taziano ed encraiti
Apelle (II secolo)



Apelle fu il fondatore di una setta gnostica del II secolo, di cui si ha notizia dagli scritti di Tertulliano ed Eusebio.
A. fu allievo di Marcione, di cui seguì gli insegnamenti a Roma, successivamente si recò ad Alessandria, diventando allievo di Filomena, teologa gnostica, di cui scrisse e pubblicò la dottrina. Come la sua maestra, A. cercò di mediare le posizioni dualiste di Marcione con quelle cattoliche.
Infatti come Marcione, A. rigettò l'importanza del Vecchio Testamento per i cristiani in un suo lavoro dal titolo Eullogismoi, ma contrariamente al suo maestro, rifiutò il concetto dualista di due Dei, l'uno del Vecchio Testamento, vendicativo e terribile, l'altro del Nuovo Testamento, buono e misericordioso.
Inoltre, mentre Marcione propugnava l'eresia del Docetismo, in cui il corpo di Cristo era del tutto immateriale in contrasto con i Cattolici, che credevano nella totale incarnazione del Cristo, A. propose, a riguardo, una forma intermedia, in cui il corpo di Cristo era formato di materiale stellare o sostanza divina.
Curiosamente questo concetto venne successivamente ripreso nel XVI secolo dai Mennoniti.

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Taziano ed encratiti (120 - ca.175)


Taziano era un siriano convertito al Cristianesimo da San Giustino martire (m. ca. 165) tra il 150 ed il 165.
Nel 172, egli diventò il capo della setta degli encratiti, il cui nome deriva dal greco èncrateis (continenza).
Questa era una setta gnostica, probabilmente influenzata dai sethiani, che riteneva Satana fosse il figlio del Demiurgo, Ialdabaoth, creatore del mondo materiale, e che egli, dopo la caduta, avesse, sotto forma di serpente, creato la vite (perciò gli E. rifiutavano il vino), tentando Adamo ed Eva.
Lo spirito buono doveva, secondo gli E., essere liberato dal corpo malvagio e, perciò, per accelerare questo processo, essi aborrivano il matrimonio, la procreazione ed il consumo di carne.



Le opere
T. scrisse un Discorso ai greci, un'opera in 42 capitoli, in cui attaccò il mondo pagano ed ellenistico, ed un Diatessaron, tentativo di fusione dei quattro vangeli in un continuo narrativo, molto popolare nei paesi di lingua siriaca fino al Medioevo, nonostante i tentativi del Cristianesimo di sopprimerlo.
31/03/2006 00:02
 
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Basilide

Basilide (nato prima del 120 - m.ca.140)


Originario di Alessandria d'Egitto, Basilide fu uno dei massimi esponenti dello gnosticismo.
Si sa pochissimo della sua vita, se non che B. ebbe un figlio, Isidoro, suo seguace e che B. studiò con un tale Glauco, il quale proclamava di essere stato allievo di San Pietro in persona e di aver appreso da quest'ultimo gli insegnamenti segreti di Cristo.


La dottrina
B. predicò che la Mente (nous) era nata da un primordiale “non-essere”, dal nome mistico di Abrasax (ma, secondo altri autori, semplicemente “senza nome”), che dalla Mente era nata la Ragione (logos), da questa la Prudenza (phronesis), madre di Saggezza (sophia) e Forza (dynamis) ed infine dalla Prudenza e dalla Forza erano nati gli arcangeli. Questi, moltiplicandosi, avevano formato i 365 cieli, ciascuno dei quali corrispondeva ad un ordine angelico.
L'ultimo dei cieli era popolato da angeli, creatori del mondo materiale e protettori delle principali nazioni. Infatti il più potente di essi, Yahweh, fu considerato il Dio dei Giudei.
Per rimediare alla situazione, il Padre “non-essere e senza nome” mandò in terra il Suo Primogenito, Nous (da noi conosciuto come Cristo).
Il Cristo, però, fu messo solo in croce apparentemente, perché in realtà fu Simone Cireneo, sotto le sembianze di Gesù, ad essere crocefisso. A sua volta il Cristo, travestito da Simone, si fece beffe dei suoi carnefici e quindi ritornò al Padre. Questa fu una delle prime rielaborazione del concetto docetico, (dal greco dokéin, apparire).
Secondo B., la salvezza era un problema dell'anima: era vero che essa poteva trovare la pace nella preghiera, ma ciò significava anche che il corpo poteva soddisfare liberamente tutti i suoi desideri sensuali, da qui l'accusa di immoralità rivolta ai Basilidiani dai cattolici.
Il Basilidianismo sopravvisse fino alla fine del IV secolo, ma la sua dottrina fu gradualmente soppiantata negli ambienti gnostici dalla forma propugnata da Valentino.


Le opere
B. scrisse un'Exegetica in 24 volumi sui Vangeli ed un Vangelo secondo Basilide, ma tutte le sue opere furono bruciate dai cattolici e le conoscenze che abbiamo su di lui derivano dai testi scritti dai Padri della Chiesa, suoi detrattori.
Secondo uno di questi, S. Ippolito, B. si poteva definire un panteista evoluzionistico.
01/04/2006 01:12
 
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Saturnino
Saturnino (o Saturnilo) (1° 1/2 II secolo)


Saturnino visse e predicò ad Antiochia nella prima metà del II secolo come successore di Menandro.
Prendendo spunto da un passaggio del Vangelo di Giovanni (1:18): Dio nessuno l'ha mai veduto, il Dio unigenito che è nel seno del Padre, egli ne ha parlato, S. affermò che il Padre, essendo non visibile, era sconosciuto.
Egli aveva creato un mondo di angeli ed arcangeli, dei quali sette malvagi angeli avevano, a loro volta, creato il mondo materiale e l'uomo, che era rimasto un essere strisciante, finché il Padre non gli aveva inviato una scintilla divina.
Il più potente di questi angeli malvagi fu Yahweh, ed il Padre mandò in terra il Cristo per distruggerlo.
Il Cristo, però, venne in terra solo in apparenza (Docetismo), per trasmetterci un concetto di salvezza, implicante la liberazione degli spiriti umani dai loro corpi, in cui sono prigionieri ed il ritorno a Dio.
Saturnino, quindi, rifiutò tutto ciò che era materiale, conducendo una vita ascetica praticando l'assoluta castità ed il celibato.
01/04/2006 01:15
 
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Valentino
Valentino (prima del 135 - ca. 165)



La vita

Valentino fu un famoso teologo gnostico, grande avversario della neonata Chiesa Cristiana e fondatore della setta dei Valentiniani.
Nacque a Cartagine, ma si trasferì da giovane ad Alessandria d'Egitto, dove studiò con un tale Teodas, che proclamava di essere stato allievo degli Apostoli e dai quali aveva appreso gli insegnamenti segreti di Cristo.
Ad Alessandria, V. insegnò, ma successivamente si spostò a Roma, dove operò come diacono. Ad un certo punto, pare che la sua popolarità fosse così elevata da essere stato addiritura in lizza per diventare Vescovo di Roma (in altre parole, un potenziale Papa gnostico!), ma successivamente, secondo Tertulliano, amareggiato per la mancata elezione, intraprese con decisione la strada gnostica a tal punto che fu scomunicato nel 143, sotto il papato di Pio I (140-155).
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cipro, dove morì probabilmente nel 165 (o, secondo altri autori, nel 180).


La dottrina
La sua dottrina, una complessa fusione sincretica tra neoplatonismo, religioni giudaica e cristiana, gnosi dei sethiani ed encratismo, partiva da un Eone maschile (Autopator {auto-padre} o Abisso) ed uno femminile (Silenzio), dalla cui unione nacquero Intelletto e Verità, e, via via, a cascata tutta una serie di eoni, prima otto (Ogdoade) nati dalla fusione di due Tetradi (quattro eoni), poi dieci (Decade), infine dodici (Dodecade), che, tutti insieme, concorrevano a formare il Pleroma (pienezza).
Il mondo visibile e gli uomini sarebbero stati creati dall'ostile demiurgo Achamoth, re del mondo psichico celeste (il cosiddetto settimo cielo o Ebdomade). Achamoth era stato, a sua volta, generato dall'eone Sophia, l'ultima della Dodecade, espulsa dal Pleroma.
Gli uomini si dividevano in:
Ilici o terreni,
Psichici che credevano nel Demiurgo, ma ignoravano l'esistenza di un mondo spirituale superiore a lui, e
Pneumatici o spirituali, che erano dotati, a loro insaputa, della scintilla divina
(pneuma).
Per portare ai pneumatici la conoscenza (gnosi) della loro potenzialità inespressa, fu inviato sulla terra l'eone Cristo, incarnatosi al momento del battesimo nell'uomo Gesù, da cui si allontanò al momento della crocefissione.
Quindi, poiché era apparso, o sembrato, agli uomini che il Cristo fosse stato crocefisso ed invece ciò era solo un'illusione, questo concetto, comune a molti gnostici, fu denominato docetismo, dal greco dokéin, cioè apparire.
Ciò per quanto concerne la salvezza dei pneumatici o spirituali: gli psichici potevano invece, attraverso la fede e le opere, ambire al massimo al regno psichico celeste del Demiurgo, mentre, purtroppo, per gli ilici non c'era speranza di salvezza.


Le opere
Sono stati attribuiti a V. molti dei testi ritrovati a Nag Hammadi nel 1945/6, come il Vangelo della Verità, il Vangelo di Filippo, la lettera a Regino ed il noto Tractatus tripartitus (Trattato sulle tre nature: spirituale, terrena e psichica).


I Valentiniani
I seguaci di V., molto attivi, predicavano metodi per liberare il proprio pneuma, sia attraverso lo studio di testi sacri e gnostici, che mediante cerimonie, come la “camera nuziale” e la “redenzione”, il cui significato interiore è andato purtroppo perduto.
Tra i principali discepoli di Valentino si ricordano Marco, Eracleone e Tolomeo e perfino il famoso filosofo e teologo Origene ne fu molto influenzato.
Tuttavia, entro la fine del III secolo, i seguaci dello gnosticismo valentiniano furono gradualmente riassorbiti dal crescente cattolicesimo ortodosso oppure confluirono nel Manicheismo.
01/04/2006 01:17
 
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Tolomeo


Tolomeo (II secolo)



Allievo del maestro gnostico Valentino, Tolomeo successe a lui come capo della scuola romana di gnosticismo valentiniana. Non si conoscono particolari della sua vita.


Il pensiero
T. rielaborò il sistema valentiniano, stemperò la forte impronta dualistica dando maggior valore all'elemento psichico e al Vecchio Testamento, ciò per permettere una più facile accettazione delle idee gnostiche da parte della Chiesa Cattolica.In pratica, T. variò e integrò i seguenti punti:


Il Demiurgo non era così ostile, ma tutto sommato benevolo.
Cristo aveva un'anima (pneuma) e un corpo psichico: questo fatto permetteva di estendere la possibilità di salvezza anche agli uomini psichici, cioè a tutti i cristiani comuni.
Dopo la crocefissione, il Cristo abbandonò apparentemente il suo corpo materiale sulla croce
(una variante del Docetismo), il Cristo spirituale tornò nell'ogdoade e quello psichico sedette a destra del Demiurgo nell'ebdomade (vedi Valentino).


Le opere
L'unico documento scritto da Tolomeo, che sia sfuggito all'eliminazione da parte dei cattolici ortodossi nel IV secolo, era la Lettera a Flora, (riportata da Epifanio) in cui T. spiegò ad una nobile cristiana, per l'appunto di nome Flora, la dottrina gnostica, riducendo al minimo la spiegazione mitologica (formazione del Pleroma) e affermando che la legge mosaica (quella dettata da Mosè) era divisa in tre parti: la prima dovuta al Demiurgo (non il demonio, ma neanche il Dio supremo), la seconda dovuta a Mosè e la terza compilata dagli anziani.
Si conosce anche, attraverso Ireneo, un commento di T. sul prologo del Vangelo secondo Giovanni, molto più deciso nel proporre i punti salienti della dottrina gnostica.
03/04/2006 02:17
 
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Marco (maestro gnostico) ( ½ II secolo)



Marco era un maestro gnostico della scuola di Valentino ed attivo nella Gallia meridionale, e si autoproclamò profeta e mago.
Secondo Sant'Ireneo (ca. 140-200), M. frequentava le signore ricche e nobili dell'alta società, con il pretesto di farle partecipi della sua grazia, ma con il principale scopo di sedurle.
Sempre secondo Ireneo ed anche Epifanio, M., inoltre, eseguiva una complessa cerimonia di trasformazione di un miscuglio di vino ed acqua in un liquido di colore porpora, che diceva essere il sangue della grazia. Analogamente ad altri gruppi gnostici, la miscela probabilmente conteneva minuscole quantità di sperma o sangue mestruale, intesi come l'essenza dei generi umani.
Detta cerimonia fu condannata dalla maggioranza degli gnostici e aborrita dai giudeo-cristiani, per la legge ebraica di divieto di consumo di sangue

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Eracleone (maestro gnostico) (attivo 145-180) ed Eracleoniti



Eracleone fu un maestro gnostico della scuola italiana dei Valentiniani e fondatore della scuola degli Eracleoniti.


Il pensiero
Secondo la filosofia di E., riprendendo un concetto di Valentino, gli uomini sono terreni, giacché discendono da Adamo, mentre la natura psichica è data dal Demiurgo solo ad alcuni uomini terreni e quella spirituale è donata da Sophia solo ad alcuni psichici.
E. distingueva tre periodi nelle sacre scritture, corrispondenti a queste tre fasi dell'uomo:
Periodo ilico (o terreno) nel V.T. da Adamo a Mosè,
Periodo psichico, da Mosè da Cristo,
Periodo spirituale (o pneumatico) nel N.T.


Le opere
E. scrisse un commentario ai Vangeli di Giovanni e di Luca e alcuni autori attribuiscono a lui il Tractatus tripartitus (Trattato sulle tre nature: spirituale, terrena e psichica), ritrovato a Nag Hammadi, sebbene la maggior parte dei critici attribuisca questo trattato a Valentino.

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06/04/2006 00:34
 
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Bardesane
Bardesane (o Bar Daisan) (154-222)



La vita
Bardesane fu un letterato (nel senso di poeta, astrologo e filosofo) siriano, nato a Edessa da genitori parti o persiani, e chiamato Bar Daisan (cioè figlio del Daisan, il fiume di Edessa).
Grazie alla sua condizione sociale elevata, B. fu educato da giovane assieme al futuro re Abgar IX di Edessa, cosa che gli permise di occupare un posto di rilievo quando l'amico di gioventù ascese al trono nel 179.
Abgar IX e B. s'impegnarono a diffondere il Cristianesimo nel regno, combattendo nello stesso tempo le eresie marcionita e gnostico-valentiniana, e così Abgar ebbe la possibilità di diventare il primo re cristiano della storia.
Tuttavia, in seguito, B. si mise a mischiare pericolosamente la dottrina cristiana con le sue conoscenze orientali, precedentemente acquisite, come l'astrologia, fondando una nuova setta: questo fu la fine del regno di Edessa, poiché l'imperatore romano Caracalla (211-217), prendendo a pretesto i disordini fatti scoppiati ad Edessa dai cristiani ortodossi, invase lo stato nel 216 e portò Abgar incatenato a Roma.
B. riuscì a fuggire in Armenia, dove cercò di continuare la diffusione della sua setta, ma con scarsi successi e morì ad Edessa nel 222.


La dottrina
La dottrina di B., come si diceva, era una strana miscela di dottrina cristiana e astrologia babilonese. Infatti, B. credeva in un Dio onnipotente, che aveva creato il mondo come una miscela di bene e di male, di luce e di oscurità. Tutte le cose, anche le inanimate, erano dotate di certo grado di libertà ed in esse la luce avrebbe dovuto combattere contro l'oscurità. Questo mondo aveva una vita di sei mila anni, al termine dei quali sarebbe stato soppiantato da un mondo fatto di solo bene.
B. credeva che il Sole, la Luna e i pianeti fossero esseri viventi, predestinate da Dio a comandare questo mondo, quindi, anche se l'uomo fosse dotato di libero arbitrio, poteva essere influenzato negativamente dalle stelle.
B., inoltre, negò la Resurrezione di Cristo, attribuendo al Suo corpo il dono dell'incorruttibilità.


Le opere
La produzione letteraria di B. fu vastissima, ma la maggior parte è andata perduta.
I più noti, segnalati da vari autori cristiani (Teodoreto, Epifanio, Eusebio), sono:
Dialoghi contro Marcione e Valentino
Dialogo sul destino
Libro di salmi
Soprattutto i suoi salmi ebbero una straordinaria popolarità tra i suoi concittadini per intere generazioni.


I seguaci
I seguaci di B., ad incominciare dal figlio Armonio, aggiunsero ogni sorta di variante alla dottrina originaria, dalla metempsicosi al Docetismo a riti sessuali basati sul principio che il Sole e la Luna fossero principi maschili e femminili.
In ogni caso, la setta di B. fu ben radicata nel territorio e, nonostante una forte confluenza nel nascente manicheismo, furono segnalate presenze di seguaci fedeli alla linea dottrinale originale perfino nel XII secolo
06/04/2006 22:07
 
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Da Rapporto sulla fede

"La teologia della liberazione, nelle sue forme che si rifanno al marxismo, non è affatto un prodotto autoctono, indigeno dell'america latina o di altre zone sottosviluppate dove sarebbe nata e cresciuta quasi spontaneamente, per opera del popolo. Si tratta in realtà, almeno all'origine, di una creazione di intellettuali; e di intellettuali nati o formati nell'occidente opulento: europei sono i teologi che l'hanno iniziata, europei - o allevati nelle università europee - sono i teologi che la fanno crescere in Sud America. Dietro lo spagnolo e il portoghese di quella predicazione si intravvede in realtà il tedesco, il francese, l'anglo-americano".
"Ciò che è inaccettabile teologicamente e pericoloso socialmente è questo miscuglio tra Bibbia, Cristologia, politica, sociologia, economia. Non si può abusare della scrittura e della teologia per assolutizzare, sacralizzare una teoria sull'ordinamento socio-politico. Questo, per sua natura, è sempre relativo. Se invece si sacralizza la rivoluzione - mescolando Dio, Cristo, ideologie - si crea un fanatismo entusiastico che può portare alle ingiustizie e alle oppressioni peggiori, rovesciando nei fatti ciò che in teoria si proponeva. Colpisce dolorosamente poi - in sacerdoti, in teologi! - questa illusione così poco cristiana di potere creare un uomo e un mondo nuovi, non col chiamare ciascuno a conversione, ma agendo solo sulle strutture sociali ed economiche. E' il peccato personale che è in realtà alla base anche delle strutture sociali ingiuste. E' sulla radice, non sul tronco e i rami dell'albero dell'ingiustizia che bisognerebbe lavorare se si vuole davvero una società più umana. Sono verità cristiane fondamentali, eppure respinte con disprezzo come "alienanti", "spiritualiste".

Joseph Ratzinger
10/04/2006 01:54
 
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Carpocrate di Alessandria (m.ca.138)




Carpocrate era un filosofo alessandrino gnostico, discepolo di Cerinto e fondatore della scuola gnostica detta, per l'appunto, carpocraziana. Si sa pochissimo della sua vita, se non che predicò sotto l'imperatore Adriano (117-138) e che ebbe un figlio, di nome Epifane (o Epifanio) suo successore nella diffusione della dottrina paterna. Le scarse notizie su C. derivano da una lettera attribuita a Epifane e da un testo di Ireneo di Lione.



La dottrina
C., come il suo maestro Cerinto, predicava che il mondo era stato creato da angeli inferiori o decaduti, chiamati demoni, che copulando con gli angeli, avevano generato gli esseri umani ed il mondo materiale.
Le anime degli uomini erano state intrappolate da questi demoni nei corpi e sottoposte a sofferenze per secoli e secoli, mediante continue e inconcludenti reincarnazioni.
Gesù Cristo, venuto al mondo, secondo C., come tutti gli altri esseri umani, aveva la conoscenza (gnosi) dell'unica maniera di sfuggire alla prigione terrena: in pratica disprezzare le leggi della società del suo tempo, terminando così la tirannia delle inibizioni imposte dal nostro mondo.
Perciò soltanto accettando passivamente i desideri (un concetto molto simile a quello di Basilide), le anime umane potevano risalire al cielo. Altrimenti dovevano essere rimandate in un altro corpo, perché mancava ancora qualcosa nella loro libertà, come riferiva Ireneo.
Conseguentemente i carpocraziani praticavano il libertinaggio e il rifiuto del matrimonio, l'abolizione dei ranghi sociali e la messa in comune dei propri beni (una forma di comunismo ante litteram), ed erano dediti alle arti magiche e alla preparazione di filtri d'amore, sempre secondo Ireneo.
Questo comportamento dei carpocraziani scandalizzò sia diversi maestri gnostici di altre scuole che, ovviamente, gli ortodossi cristiani, i quali riuscirono a distruggere quasi tutti i documenti scritti della setta.
Tuttavia lo gnosticismo di C. riuscì a sopravvivere fino al IV secolo.
10/04/2006 01:56
 
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Seziani (o sethiani) (II secolo)




I seziani furono i seguaci di una corrente (di cui s'ignora il nome del caposcuola) di pensiero gnostico, che attribuiva il ruolo di Salvatore a Seth, il terzo figlio di Adamo, dopo Caino ed Abele.


Le opere
Si tendono a far risalire alla gnosi seziana diversi dei testi scoperti a Nag Hammadi nel 1945, e in particolare Le tre stele di Seth, L'ipostasi degli arconti, Il Vangelo apocrifo di Giovanni ed Il Vangelo degli Egiziani.


La dottrina
I s., come molti altri gnostici, credevano che il mondo non fosse stato creato da Dio, ma dagli eoni o angeli (entità incorporee), formanti tutti insieme il Pleroma. L'ultima degli eoni, Sophia (la Saggezza) o Madre Divina, aveva generato sette figli, Ildabaot, Iao, Sabaoth, Adonai, Elohim, Astaphain e Horaios: essi avevano creato l'uomo a loro immagine e somiglianza.
Dopo che Adamo era caduto nel peccato e Caino aveva ucciso Abele, la Madre Divina aveva deciso di mandare Seth come Salvatore dotato della scintilla spirituale divina, la cui missione era di liberare l'elemento spirituale degli uomini, intrappolato nel mondo materiale.
Cristo era l'ultimo discendente di Seth, o forse Seth stesso, tornato per portare la conoscenza
(gnosi) della salvezza, contenuta in un libro segreto e insegnata solo agli iniziati.
Infine i s. avevano rielaborato un'originale forma di docetismo, cioè rifiutavano la dottrina che Cristo fosse stato crocefisso e che fosse risorto in senso materiale, in quanto la natura di Cristo, apparsa successivamente ai discepoli, era in realtà puro spirito.
10/04/2006 01:57
 
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Ofiti (o Naasseni) (II secolo)




Gli ofiti, o naaseni (dal greco òphis e dall'ebraico nâhâsh: serpente) rappresentano una scuola (di cui non si conosce il capostipite) di pensiero gnostico, molto popolare nel II secolo, al limite del Cristianesimo tant'è che alcuni autori sono più propensi a classificarli come gnostici pagani o ebraizzanti.


La dottrina
La dottrina gnostica degli o. originava dal Padre di Tutti o Primo Uomo, che aveva emanato il Pensiero o Figlio o Secondo Uomo. A quel punto era comparso l'Agape o Spirito Santo o Prima Donna. Questa trinità aveva generato Cristo e sua sorella Sophia (Saggezza), ma uno dei figli di Sophia, il demiurgo Ialdabaoth si era ribellato creando il mondo materiale e l'uomo.
Egli, identificato come Yahweh nel Vecchio Testamento, aveva messo i primi uomini, Adamo ed Eva, nell'Eden e preteso di essere venerato da loro. Tuttavia il serpente, citato nella Genesi (3,1), secondo gli o., era stato mandato da Sophia per convincere gli uomini ad assaggiare il frutto proibito della conoscenza per rendersi conto di livelli divini ben superiori di quello del loro creatore.
Inoltre Sophia, all'insaputa di Ialdabaoth, aveva instillato la scintilla divina negli uomini, i quali quindi, anche dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre, avevano mantenuto, in maniera latente, la conoscenza della loro origine nel Padre di Tutti, ma non ne erano consapevoli a causa delle manovre intenzionalmente distraenti del demiurgo.
Per accendere questa scintilla e portare la conoscenza, Cristo, impietositosi dello stato degli uomini sotto la tirannia di Ialdabaoth, decise di scendere sotto forma di Gesù.
Gli o., dunque, veneravano il serpente, primo latore della conoscenza (gnosi) e, come i cainiti, esaltavano tutti i personaggi del Vecchio Testamento, che apparivano come nemici di Yahweh, cioè di Ialdabaoth e per questo furono perseguitati dai cristiani come blasfemi
.


Le opere
Direttamente agli o. vengono fatti risalire la Predica dei Naasseni e il Diagramma degli ofiti: quest'ultimo, composto prima del 150, è andato perduto, ma è stato ben descritto dal filosofo pagano Celso (che considerava gli o. come una setta cristiana) e dal famoso scrittore e teologo Origene, come rappresentazione della complessa cosmogonia degli o.
10/04/2006 01:58
 
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Cainiti e Quintillianiti (II secolo)




Una setta gnostica estremista, che, similmente ad altre sette gnostiche, credeva che il Dio (o Demiurgo) del Vecchio Testamento fosse malvagio e ostile all'umanità.
Perciò i c. veneravano tutti i personaggi della Bibbia, oppositori del Creatore, come Esaù, Cam, gli abitanti di Sodoma e Gomorra, Giuda e soprattutto Caino (da cui il nome della setta), l'eone decaduto per colpa di sua madre Sophia (Eva) e quindi il personaggio depositario della gnosi.
Per quanto concerneva Giuda, l'altro importante riferimento dei c., nel loro testo sacro, il Vangelo di Giuda, era spiegato come l'Apostolo avesse la conoscenza (gnosi) del metodo per la salvezza degli uomini e come avesse tradito Gesù, poiché credeva che Cristo fosse un agente del Demiurgo malvagio
.
Un'altra scuola di pensiero dei c. credeva, invece, che il Demiurgo volesse impedire il sacrificio e la sofferenza di Gesù, per rendere vano il Suo intervento come Salvatore: il ruolo, quindi, di Guida era fondamentale per aiutare a catturare e successivamente crocefiggere Gesù, da cui si deduce che, secondo questo contorto pensiero, i c. consideravano l'Apostolo un eroe!
I c., inoltre, come altri gnostici (Basilide, Carpocrate) credevano che fosse possibile ottenere la salvezza passando attraverso ogni sorta di esperienza, anche sessuale.
A riguardo i c. assumevano un forte atteggiamento antinomistico, praticando, cioè, tutti gli atti proibiti dal Decalogo redatto da Mosè, profeta da loro disprezzato, ed in tale senso fu particolarmente attivo un cainita di nome Quintill, che in Africa fondò la setta detta dei Quintillianiti.
10/04/2006 01:59
 
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Seleuciani (o Ermeoniti o Prolinianiti) (III - IV secolo)



I seguaci di questa setta gnostica, attiva in Galizia nel III - IV secolo e fondata da Seleuco, con i discepoli Ermia e Proclino, praticavano un dualismo estremo. Tutte le notizie che abbiamo su questa setta vengono da Filastrio (Liber Dicersarum Hacreseon).

La dottrina
I seleuciani accettavano che Dio fosse incorporeo, ma erano convinti che la materia fosse eterna quanto Dio: entrambi, secondo loro, erano generatori del Male, una posizione molto radicale nel panorama gnostico.
-Nella loro dottrina, il leitmotiv ricorrente era il fuoco:
Gli uomini erano stati creati non da Dio, ma dagli angeli, da elementi materiali, il fuoco e l'aria.
-Cristo non sedeva alla destra del Padre perché aveva lasciato il Suo corpo nel sole (fuoco).
-I s. rifiutavano il battesimo perché il Vangelo di Matteo (3,11), riferendo le parole di S. Giovanni Battista, citava testualmente Colui che viene dopo di me …. vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Il mondo attuale era l'inferno
.


Questa setta ebbe molti punti in comune e probabilmente fu la fonte di ispirazione di un'altra setta quasi identica, quella degli Ermeoniti o Prolinianiti, fondata da un certo Ermogene.
10/04/2006 02:02
 
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Mani (216-277) e manicheismo

Mani



La vita
Mani nacque, secondo la tradizione, il 25 Aprile 216 nel villaggio di Mardinu, vicino a Seleucia (Ctesiphon) sul fiume Tigri in Babilonia.
Man, il cui significato in aramaico è “l'illustre”, era probabilmente un titolo onorifico, piuttosto che un nome proprio. Il suo vero nome è sconosciuto, anche se alcune fonti riportano Shuraik.
La famiglia era d'origini nobili persiane ed il padre, Fâtâk (o Pattak) Bâbâk era nato ad Ectabana, mentre per il nome della madre, anch'essa d'origini nobili, le varie fonti riportano Mes, Utâchîm, Marmarjam e Karossa.
Poco dopo la nascita di M., il padre abbandonò la madre e, portando il piccolo con sé, si ritirò in una comunità religiosa di elcasaiti o, secondo altre fonti, di encratiti o di mandei.
All'età di 12 anni, M. ebbe una visione: fu visitato da un angelo di nome El-Tawan (o Al-Tawn), suo gemello nell'aspetto e nel nome (infatti, el tawan significa letteralmente il gemello).
El-Tawan lo istruì sulla sua missione sulla terra, ma gli disse anche di pazientare per almeno 12 anni, prima di rivelarsi al mondo. E, infatti, dopo una seconda visita di El-Tawan, M., all'età di 24 anni, si recò in Persia ed iniziò a predicare il giorno dell'incoronazione dell'imperatore persiano Shapur I, il 20 Marzo 242 (data sacra per i Manichei), proclamandosi “l'apostolo del vero Dio”.
Ben presto M. entrò in conflitto con i Magi, i sacerdoti dello Zoroastrismo, religione di stato della Persia a quei tempi, e fu esiliato.
Tuttavia, quest'evento sfortunato risultò essere vincente per la diffusione del manicheismo nel mondo: infatti, durante i suoi viaggi in Turkmenistan, India e Cina, M. predicò e fece molti adepti e discepoli, fondando ovunque comunità manichee. In Cina fu molto popolare e conosciuto dai taoisti come “Moni Jiao”.
Dopo molti anni, egli tornò in Persia, dove poté predicare sotto la protezione dell'imperatrice Nadhira e del principe Peroz, fratello dell'imperatore. Nonostante ciò, fu imprigionato in seguito alle congiure dei suoi mortali nemici, la casta dei Magi, e liberato solo dopo la morte dell'imperatore nel 274.
Salì allora al trono il figlio di Shapur, Ormuzd I, che era sì favorevole a M., ma che regnò solo per un anno.
Il successore, Bahram I, sobillato dai soliti Magi, fece imprigionare e torturare M. per 30 giorni, al termine dei quali egli morì o crocefisso o frustato a morte o soffocato dalle sue stesse catene (le fonti non concordano sulle cause della morte).
Dopo la morte, M. fu decapitato e la sua testa esposta su una picca vicina alle porte della città. Sembra che anche il suo corpo fosse stato impagliato ed esposto al pubblico ludibrio.
La data tradizionalmente accettata per la sua morte è il 3 Marzo 277.


La dottrina
La complessissima dottrina di M., un sincretismo tra Cristianesimo, Buddismo, Mazdeismo e Gnosticismo, era basata sul principio dualista del confronto tra il Bene ed il Male, tema caro alle sette gnostiche, soprattutto quella di Valentino, i cui adepti confluirono, nei secoli successivi, nel Manicheismo.
La cosmogonia manichea si fondava, quindi, sulla contrapposizione tra:
Il regno del Bene, comandato da Dio- Padre di Grandezza (megethos) - il quale si manifestava attraverso quattro persone (tetraposopon): Tempo, Luce, Forza, e Bontà. All'infuori di Dio, esistevano i Suoi cinque tabernacoli o eoni: Intelligenza, Ragione, Pensiero, Riflessione e Volontà oppure, secondo altri testi, Longanimità, Conoscenza, Ragione, Discrezione e Comprensione. Il Suo regno si espandeva in tutte le direzioni e l'unica limitazione era il regno del Male.
Il regno del Male, comandato dal Principe delle Tenebre, i cui eoni erano Fiato pestilente, Vento ardente, Oscurità, Nebbia e Fuoco distruggente oppure Pozzi avvelenati, Colonne di fumo, Profondità abissali, Paludi fetide e Pilastri di fuoco. Il Principe, inoltre, si manifestava sotto forma di un'incarnazione, Satana, un mostro metà pesce, metà uccello, con quattro zampe e testa di leone.
In seguito ad una catastrofe primordiale, il regno delle Tenebre aveva invaso quello del Bene, gettando nel panico gli eoni: il Padre aveva deciso allora di creare una prima emanazione, la Madre di Vita, che, a sua volta, creò il Primo Uomo (protanthropos).
Anche il Primo Uomo aveva i suoi cinque elementi da opporre a quelli del Male: Aria pura, Vento rinfrescante, Luce brillante, Acque che donano la vita e Fuoco riscaldante, ma fu ugualmente sopraffatto dal Principe delle Tenebre. Sconfitto, il Primo Uomo invocò il Padre, che creò la seconda emanazione, lo Spirito di Vita, con le sue cinque personalità: Ornamento di splendore, Re dell'onore, Luce, Re della gloria e Supporto, i quali discesero nel reame delle tenebre e salvarono il Primo Uomo dal suo degrado.
Il Padre, allora, creò la Sua terza emanazione, il Messaggero, che emanò a sua volta dodici vergini: Maestà, Saggezza, Vittoria, Persuasione, Purezza, Verità, Fede, Pazienza, Rettitudine, Bontà, Giustizia e Luce. Questo Messaggero dimorava nel Sole e le vergini gli ruotavano intorno: una chiara allegoria dello zodiaco.
Dalla lotta tra il Messaggero e i figli delle tenebre nacquero due bambini, Adamo ed Eva, che avevano intrappolati in se i germi della luce. Le potenze del Bene mandarono allora il Salvatore o il Gesù celeste (M. rifiutava il concetto di Gesù terreno), personificazione della Luce cosmica, il quale risvegliò Adamo e gli fece vedere il Regno del Bene ed assaggiare i frutti dell'albero della vita. Adamo pianse e maledisse il suo destino: da allora, secondo M., l'uomo doveva cercare di purificarsi, dominando i desideri carnali per elevarsi al Regno del Bene.



Organizzazione e rituali
I manichei erano divisi in pochi “Perfetti”, molto assomiglianti ai monaci buddisti e molti “Uditori” o catecumeni.
I “Perfetti” non potevano avere alcuna proprietà, mangiare carne o bere vino, avere rapporti sessuali, svolgere qualsiasi attività lavorativa, praticare la magia o altre religioni.
Erano tenuti a rispettare i tre sigilli (signacula), e cioè:
Il sigillo della bocca, che proibiva parole impure e cibi impuri, come la carne o il vino. Solo la verdura e la frutta erano permesse.
Il sigillo delle mani, che proibiva qualsiasi lavoro manuale, anche la raccolta della frutta.
Il sigillo del seno, che proibiva i pensieri malvagi ed il matrimonio, nel senso della procreazione. I manichei pensavano, infatti, che era male continuare la propagazione della razza umana, perché ciò significava un continuo imprigionamento della Luce nella materia.
Gli “Uditori” erano invece tenuti al rispetto dei dieci Comandamenti di M., che condannavano l'idolatria, la menzogna, l'avarizia, l'uccisione, la fornicazione, il furto, l'inganno, la magia, l'ipocrisia e l'indifferenza religiosa. Inoltre essi dovevano badare al mantenimento dei Perfetti, pregare quattro volte al giorno e digiunare in giorni ben precisi. Potevano, comunque, sperare nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime, per rinascere “Perfetti”.
Gli unici sacramenti previsti erano il battesimo e il consolamentum, o consolazione, una specie d'imposizione delle mani.


I manichei
Nonostante le violente persecuzioni degli imperatori persiani e romani (Valentiniano nel 372, Teodosio nel 382, Giustino e Giustiniano nel VI secolo emisero decreti contro la setta), il Manicheismo si diffuse in vaste parti del mondo: ad est della Persia diversi popoli della Cina occidentale (la regione dello Xinjiang dove si crede la setta sia sopravvissuta fino al XVII secolo), India e Tibet si convertirono: addirittura gli Uigùri, tribù del Turkmenistan, adottarono, nel 763, il Manicheismo come religione di stato fino al XV secolo.
Ad ovest e sud della Persia, il Manicheismo si diffuse in Siria, Egitto e Africa settentrionale, dove l'esponente più famoso fu Fausto di Milevi, ma soprattutto dove Sant'Agostino (353-430) aderì alla setta per ben nove anni prima di convertirsi al Cristianesimo e combattere successivamente, in maniera feroce, la sua antica religione.
La punta massima della diffusione del M. avvenne verso la fine del IV secolo, dopo del quale la setta iniziò lentamente a declinare anche sotto l'attacco sistematico del Cristianesimo ad ovest e dell'Islamismo a sud ed est. Come già detto, si mantenne per lungo tempo solo in alcune zone dell'Asia centrale.
Tuttavia, sebbene non sia ancora stata dimostrata la connessione, il M. indubbiamente influenzò tutta una serie di eresie dualiste dei secoli successivi, come i Pauliciani, i Bogomili, e i Catari. Questi ultimi, nel Medioevo, erano chiamati “Manichei” dai Cristiani.


I testi
Sebbene nulla sia arrivato a noi integralmente, dai frammenti si capisce che la produzione letteraria manichea fu particolarmente copiosa. Si conoscono:
Shapurakan, escatologia manichea in tre capitoli, dedicata al principe Peroz.

Altri testi vari, attribuiti direttamente a M. stesso o agli autori d'ispirazione manichea, come l'ignoto scrittore del pezzo letterario, l'Inno della Perla.
11/04/2006 18:55
 
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Riguardo il Ciclo di Pilato
Ho postato, nella discussione Vangeli apocrifi, il ciclo di Pilato; leggendo attentamente, nel capitolo della morte di Pilato, si nota che alla fine cita un luogo dove sarebbero stati gettati i resti di Pilato.TRattasi, secondo studi recenti del Lago dei Quattro Cantoni, vicino al quale ci sarebbe un Monte Pilatus. Se qualcuno tra noi potesse confermarci questa notizia, e conoscesse alcune tradizioni interessanti è gentilmente pregato di metterci al corrente
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