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ENCICLICA Deus Charitas Est

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2007 14:36
26/01/2006 19:34
 
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News!!!
Per la prima volta, un’enciclica del Papa anche nei supermercati


La prima enciclica di Papa Benedetto XVI, “Deus caritas est”, è uscita anche in un’edizione speciale destinata, oltre che al consueto canale delle librerie italiane, a tutti i supermercati e ipermercati, librerie dei centri commerciali, autogrill e aeroporti.

Con un formato più grande e rilegato, il libro sarà pubblicato in coedizione da Libreria Editrice Vaticana (LEV), Cantagalli e San Paolo, gli editori italiani che fino ad oggi hanno in catalogo almeno due libri di Benedetto XVI nella versione originale (non tradotta).

L'edizione hardcover dell'enciclica (pagine 112, formato 14 x 21,5 cm, € 7,00) sarà distribuita dalla Diffusione San Paolo, società di promozione e distribuzione del gruppo San Paolo, che posizionerà il volume in oltre 4000 punti vendita tra grande distribuzione e librerie, affiancando così la diffusione nel tradizionale circuito delle librerie, laiche e cattoliche, e nelle edicole (edizione LEV allegata a Famiglia Cristiana).

Un comunicato stampa pubblicato dai tre editori spiega che con questa iniziativa si cerca “la massima divulgazione possibile del testo di Benedetto XVI destinato ai credenti e a tutti gli uomini di buona volontà”.
26/01/2006 23:55
 
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Re:

Scritto da: emma3 26/01/2006 19.15
Recensioni

A parte il solito Manifesto (il pastore tedesco bla, bla, bla...il copyright sull'enciclica bla, bla, bla...questo Papa che parla d'amore ma rifiuta l'abbraccio dei fedeli e ieri San Paolo era vuota di fedeli, addetti stampa e politici importanti = snobbato...



San Paolo era vuota di fedeli?? Ma sono pazzi o scemi?? [SM=g27826]
27/01/2006 06:47
 
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caro manifesto...
...capisco che il successo di papa ratzi ti bruci ma non attaccarlo sul numero dei fedeli perche' toppi in partenza.
tutti i telegiornali (tranne il tg5) hanno mostrato le immagini di san paolo fuori le mura (quindi i giornalisti non hanno snobbato il papa). non c'erano politici? ma come!!! non siete contenti che ratzi non si mischi con la politica?
27/01/2006 12:32
 
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Articolo di Livia Turco
Ragazzi, che nevicata qui nella pianura padana!! Brrr...

Volevo postarvi il link a un articolo della diessina Livia Turco a positivo commento dell'enciclica di Ratzi. Eccolo
qui, è tratto dal sito dell'Unità, sembra che ormai ci sia solo il Manifesto a schierarsi apertamente contro ... [SM=g27829]
27/01/2006 22:30
 
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Re: caro manifesto...

Scritto da: ratzi.lella 27/01/2006 6.47
...capisco che il successo di papa ratzi ti bruci ma non attaccarlo sul numero dei fedeli perche' toppi in partenza.
tutti i telegiornali (tranne il tg5) hanno mostrato le immagini di san paolo fuori le mura (quindi i giornalisti non hanno snobbato il papa). non c'erano politici? ma come!!! non siete contenti che ratzi non si mischi con la politica?


Il TG5 di mercoledì NON HA DETTO UNA PAROLA sulla pubblicazione dell'enciclica! Strano perché, a mio giudizio, i servizi sul Papa sono migliori di quelli del TG1! [SM=g27833]
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
27/01/2006 23:37
 
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News sull'enciclica:
'DEUS CARITAS EST', LA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI, SARA’ PRESENTATA IL 23 FEBBRAIO



ROMA - (27 Gennaio, h. 15.00) - Il 23 febbraio nella basilica lateranense, l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra e lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli offriranno una lettura della prima lettera enciclica di Benedetto XVI resa nota mercoledì 25 gennaio, dal titolo “Deus caritas est”. Ad annunciarlo è stato il cardinale vicario Camillo Ruini in una lettera inviata ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i fedeli laici proprio nel giorno in cui veniva diffuso il testo del Pontefice dedicato all’amore cristiano. «A nome dell’intera diocesi e di ciascuno di voi – scrive – desidero ringraziare il Papa per questo grande dono e chiedo a ogni comunità cristiana di leggere e meditare l’enciclica». Quindi, dando l’appuntamento per giovedì 23 febbraio alle 19.30 in San Giovanni in Laterano, il cardinale aggiunge ancora: «Desidero invitare particolarmente i membri dei Consigli pastorali, i catechisti, gli operatori pastorali e gli educatori parrocchiali, gli insegnanti di religione, le famiglie, i giovani e quanti a vario titolo - anche non strettamente appartenenti alla comunità ecclesiale - desiderino conoscere ed approfondire i grandi temi affrontati nell’Enciclica».
28/01/2006 14:05
 
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Finalmente questo nostro amato Papa ha deciso di parlare con questa enciclica di uno dei temi più legato a luoghi comuni.... cioè il luogo comune che l'amore cristiano sia e debba essere slegato dalla corporeità e dall'eros...
finalmente viene sottolineato che non è così...
semmai l'amore cristiano prevede un giusto, sensato ed equilibrato uso della corporeità e dell'eros...

il discorso della mortificazione della carne è dovuto solamente ad un fatto... quando noi esseri umani, che per nostra condizione siamo molto deboli, ci facciamo trascinare troppo verso questa corporeità rischiamo di tralasciare la parte principale che è quella dello spirito e di noi stessi, il nostro corpo è parte di noi stessi, ma siamo noi a doverlo dirigere e non lui a dirigere tutta la nostra persona... in questo senso la mortificazione della carne è un "ricordare" al nostro corpo che non è lui solo a comandare e che A volte deve passare in secondo piano per lasciare spazio a ciò che è più importante...

anch'io amo particolarmente il monachesimo benedettino, Benedetto da Norcia scrive una regla molto esigente (se la leggiamo con attenzione vediamo però che era un profondo conoscitore dell'uomo e che certi eccessi a volte sono necessari)... Benedetto non odia il mondo che abbandona, anzi, lo abbandona proprio perchè gli piace, perchè lo ama, lo ama talmente tanto che rischia di dimenticare il resto ed allora fa il sacrificio di allontanarsi un po' da esso per coltivare quello che è l'obiettivo di ogni cristiano, la sequela Christi... nell'umiltà, prima virtù del seguace di Gesù....
Maratzinger
28/01/2006 15:59
 
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ciao mara
molto belle le tue considerazioni [SM=g27828]

sull'enciclica riporto di seguito un articolo apparso su "la gazzetta del mezzogiorno" di oggi:

La «sorpresa» di Benedetto XVI

Chi pensava che l'enciclica Deus Caritas est fosse impregnata di moralismo sessuale, dovrà ricredersi. Non solo Benedetto XVI non è un reazionario, ma non è neppure un bacchettone (come certa superficiale pubblicistica aveva lasciato intendere al momento della sua elezione a Sommo Pontefice). Papa Ratzinger non è un inquisitore: non scomunica l'eros, (che sottintende il desiderio sessuale), ma lo accosta al concetto di agape, che significa donarsi alla persona amata. Nessuna demonizzazione della carne, («Secondo Nietzsche il cristianesimo avrebbe dato veleno all'eros, ma si sbagliava») che però diventa mercificazione e degradazione quando ignora lo spirito, cioè l'altro principio cardine della vita amorosa di coppia. Concetti, questi di Ratzinger, peraltro già presenti nel libro «Amore e responsabilità» del suo predecessore Karol Wojtyla (1920-2005). Chi si aspettava un altro forte richiamo contro il relativismo etico-culturale (quella singolare pretesa in base alla quale tutte le idee si equivalgono, in un'incredibile omologazione-massificazione di valori e disvalori), forse sarà rimasto sorpreso. Ma il Papa non ha voltato pagina, non ha dimenticato i suoi richiami contro il relativismo e, soprattutto, contro l'indifferentismo. E neppure - pensiamo - il Santo Padre arretrerà nei moniti ad un'Europa spesso smarrita in un sincretismo di tradizioni, innovazioni e culture nichilistiche, che già in passato avevano determinato il declino di prestigiose civiltà. Se Benedetto XVI non ha voluto rimarcare alcuni contenuti degli scritti e delle omelie del cardinale Joseph Ratzinger, è solo perché - pensiamo - la prima enciclica deve rappresentare la cornice del dipinto, più che il dipinto stesso, deve indicare le linee guida del Pontificato più che un programma di governo. Il Papa non è un primo ministro che illustra il suo piano d'azione, chiedendo il voto di fiducia all'assemblea. Il Papa indica princìpi e mete ai fedeli, spiega il modo di essere della cattolicità. C'è chi dice, dopo aver letto la prima enciclica di Benedetto XVI, che il testo costituisca una sorta di presa di distanza dai cosiddetti teo-con, laddove si legge che «la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile». Ma il Papa non è mai stato un teo-con. Non ha mai sognato revival di crociate contro i neopagani, né ha mai vagheggiato propositi neotemporalistici, né ha mai palesato vocazioni interventistiche (Invece ha ricordato: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»). A leggere e rileggere le pagine di Deus Caritas est, la separazione tra Stato e Chiesa non può essere più netta. Ma se la Chiesa non deve fare politica, lo Stato non può e non deve fare tutto. Sta qui, nei limiti della sfera statale, il significato della seconda parte dell'enciclica, che pur senza citarla testualmente si riferisce alla massima «succisa virescit» (solo gli alberi potati crescono più rigogliosamente»), una metafora utilizzata dal suo autore, Benedetto da Norcia (480-547), per sottolineare la necessità di ridurre sempre l'invadenza del Potere. Il Potere, cioè lo Stato, va potato continuamente. Pena, secondo l'enciclica di Benedetto XVI, la trasformazione dello Stato in «un'istanza burocratica che non può assicurare l'essenziale di cui l'uomo ha bisogno». Il principio di sussidiarietà - lo Stato e i pubblici poteri intervengano solo quando le famiglie non riescano a procedere da sole - è lo strumento più adatto per architettare una società, per coniugare libertà della persona e carità, cioè amore nei confronti dei deboli e di coloro che ne hanno bisogno. Nell'enciclica Papa Ratzinger si occupa anche del marxismo. Una volta lo giudica «un sogno svanito», un'altra volta lo definisce «una filosofia disumana». Parole assai più nette rispetto a quelle dello scrittore inglese Gilbert K. Chesterton (1874-1936), secondo cui le lezioni di Karl Marx (1818-1883) erano «verità cristiane impazzite». Benedetto XVI riconosce che il marxismo si fonda sull'obiettivo della giustizia e citando Sant'Agostino (354-430 dopo Cristo) scrive che «uno Stato che non fosse retto dalla giustizia si ridurrebbe ad una banda di ladri». Ma è sul concetto di carità che le strade divergono. Per il marxismo - argomenta il Papa - i poveri «non avrebbero bisogno di opere di carità, bensì di giustizia, perché le opere di carità contribuirebbero al mantenimento delle condizioni esistenti di ingiustizia». E' tutta qui, secondo il Pontefice, la «disumanità» di quella filosofia, nel fatto di anteporre la Causa, il Costruttivismo e l'obiettivo del Potere, alla necessità di offrire risposte quotidiane e immediate a chi soffre. Il marxismo - osserva Papa Ratzinger - prometteva un mondo migliore attraverso la collettivizzazione dei mezzi di produzione e di scambio, ma il sogno è svanito perché quel progetto è fallito. Fallito nella realtà. Il collettivismo è fallito, verrebbe da aggiungere sulla scia delle frasi di Benedetto XVI riservate al ruolo dello Stato, perché ha preteso di confondersi, di identificarsi con lo Stato, con il Potere assoluto. Idem è accaduto per tutte le altre filosofie che hanno fatto dello Stato un mito infallibile. Il Papa-teologo non sale in cattedra per compilare pagelle a destra e a manca. Ma se c'è un filo conduttore che, come un fiume carsico, fluente e invisibile, attraversa la sua prima enciclica, ecco, esso va individuato nella repulsione di ogni ideologismo, di ogni fanatismo, di ogni fondamentalismo. Sottintesa, quindi, la condanna dell'integralismo islamico. Come di tutti gli altri integralismi. Una lezione di laicità, oltre che di cristianità.
30/01/2006 21:25
 
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Chiara Lubich commenta l’Enciclica “Dio è amore”

Dal sito www.zenit.org

Un nuova speranza per il mondo, secondo la fondatrice dei “Focolarini”



ROMA, domenica, 29 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento scritto da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari (www.focolare.org), sulla prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”.



* * *



“Dio è amore". Quale gratitudine per Papa Benedetto XVI sin dall'annuncio del titolo della sua prima enciclica! Ha acceso in noi una speranza: che il grande annuncio "Dio è amore", che la parola "amore", riportata al suo "splendore originario", dilaghino all'infinito, come quando si butta un sasso nell'acqua e si formano cerchi sempre più ampi. L'interesse dei media, ancor prima della sua presentazione e tanto più
ora, lo fa prevedere.

"Dio è Amore" è di certo la Parola che Gesù vuol dire oggi, in questo nuovo millennio. Sì, l'amore è iscritto nella natura stessa della Chiesa, come scrive il Papa. All'eredità della sua ricchissima storia, in questi ultimi decenni si sono aggiunti nuovi carismi suscitati dallo Spirito. Di bocca in bocca, avvalorato dalla testimonianza, l'annuncio "Dio è amore! Dio ti ama così come sei", ha trasformato la vita di milioni di persone.

Per noi è stata una luce - balenata nell'ora più buia della storia, il secondo conflitto mondiale - che ha illuminato tutto il Vangelo, facendoci scoprire che Gesù non aveva temuto di pronunciare la parola amore. Anzi capivamo che proprio l'amore è il cuore del Suo annuncio, è, sì, "la potenza creatrice primordiale che muove l'universo", muove la nostra piccola storia personale, come la grande storia del mondo.

Sono certa che l'enciclica del Papa susciterà un'eco spontanea da tutta la Chiesa e oltre: se vivere l'amore non si limita all'aiuto concreto del prossimo, ma spinge anche a "comunicare agli altri l'amore di Dio che noi stessi abbiamo ricevuto", emergerà la ricchezza di quell'amore vissuto spesso con eroismo, nel silenzio, all'interno delle famiglie, nei Parlamenti e nelle fabbriche, nelle università e nei quartieri, nelle aree più depresse del mondo, e tra chi ha impresso sul proprio volto, il volto stesso dell'Uomo-Dio che grida l'abbandono del Padre.

Si renderà così "visibile in qualche modo il Dio vivente", la sua azione nel nostro tempo, come auspicato da Benedetto XVI. E Dio, riscoperto Amore, attirerà il mondo.



[P.S. Spero che l'articolo non sia già stato postato, nel qual caso mi scuso]



30/01/2006 22:30
 
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ENCICLICA RATZOSA
Ieri ho cominciato a leggere l'enciclica, e posso dire ke la trovo SPLENDIDA, chiara e profondamente semplice e diretta, di facile comprensione.

ps: fino a 1 anno fa (precisamente fino al 19 aprile!)non avrei mai pensato di leggere un'enciclica, nè di interessarmi tanto alla teologia.
Ci ho riflettuto parecchio, e dopo accurate visite mediche sono giunta alla conclusione che sono stata contagiata dall'incurabile (ma chi lo vuol guarire?)virus della RATZINGERITE. [SM=g27828] [SM=g27817]
COME SONO FELICE DI ESSERMI AMMALATA!!! [SM=x40799] [SM=x40799]
[SM=x40800] [SM=x40801] [SM=x40794] [SM=x40794] [SM=x40794]
31/01/2006 02:02
 
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Mara: - con mio stupore - mi pare che non ci voglia essere "mortificazione", ma semmai il riconoscimento di una comune matrice in ogni forma amore (ovviamente "lecita" dal vostro punto vista)


Qualche altro commento personale su questa eccellente enciclica?

[Modificato da astrodanzante 31/01/2006 2.03]

31/01/2006 09:44
 
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bello l'esordio del Papa
E' un'enciclica veramente perfetta che finalmente spazza via i pregiudizi assurdi sul Papa (grande inquisitore, sessuofobo ecc.) e spiega al meglio la teologia di Ratzinger, intrisa d'amore, di compassione e di slancio verso il prossimo.
La prima parte è stupenda, per la seconda aspetto di avere un pomeriggio libero per leggermela per bene.
Saluti
31/01/2006 13:41
 
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benvenuta mariagrazia
sii la benvenuta fra noi [SM=g27811]
sono sicura che ti troverai bene [SM=x40791]

intanto grandi notizie sull'enciclica:

ENCICLICA/ BOOM DI VENDITE PER 'DIO E' AMORE',GIA' 500 MILA COPIE

Città del Vaticano, 31 gen. (Apcom) - Vendite da record per la prima enciclica di Papa Ratzinger, "Dio è amore". Ad una settimana dall'uscita sono già state vendute 500 mile copie della prima Lettera del pontificato di Benedetto XVI.

"Dio è amore" è giunto già alla terza ristampa. In vendita in sette lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e latino), a comprare il testo sono stati principalmente gli italiani. A seguire, maggiore vendita per l'edizione inglese e spagnola.

E' pronta anche l'edizione rilegata di "Dio è amore", che uscirà, in prima ristampa, in 65mila copie. Per le altre lingue, invece, si attende comunicazione dalle Conferenze episcopali del Paese richiedente.
31/01/2006 14:08
 
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re: boom di vendite

che dire, cara Lella (la miglior addetta-stampa del forum [SM=g27828] )

a noi questa notizia

FA TANTO PIACERE [SM=x40790]

Perchè chi ritiene può anche criticarla ma prima di farlo

è doveroso leggerla

[SM=x40792]
31/01/2006 18:55
 
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L’enciclica ''Dio è amore'' di Benedetto XVI è un inno alla bellezza

Il teologo ortodosso Olivier Clément, in un’intervista su Avvenire: il papa dimostra che la possibilità della pienezza dell’amore si trova nella tradizione cristiana. "È l'uomo nella sua interezza, cioè come corpo, anima e spirito, che deve amare".

L’eros sulla scala di Giacobbe
Intervista di Daniele Zappalà
con il teologo ortodosso Olivier Clément




«La prima parte dell'enciclica è assolutamente magnifica e sono davvero entusiasta di questo testo molto profondo, ricco di sfumature, che riprende gli aspetti diversi della realtà dell'amore mostrandone l'unità profonda». Per il grande teologo ortodosso Olivier Clément, la lettura di Deus caritas est è stata pienamente gratificante. Anche per le qualità letterarie di un'enciclica «molto semplice, molto chiara, precisa e rigorosa allo stesso tempo».


Professor Clément, inizialmente, lo sguardo dell'enciclica abbraccia a volo d'uccello le diverse accezioni attuali dell'amore. Che pensa di quest'abbrivio?

«L'enciclica ricorda opportunamente che il termine amore è utilizzato in un campo semantico oggi molto vasto. Poi, si domanda subito in modo cruciale se esiste un'unità profonda dietro queste espressioni contemporanee. Tutto lo sviluppo successivo mostra che si tratta di una stessa realtà, ma colta dall'uomo a livelli diversi. Il vecchio vocabolario greco - eros, philia, agape - torna così a mostrare tutto il suo interesse e la sua eloquenza».

L'unità profonda dell'amore è difesa fino a negare piena dignità a un amore puramente spirituale che discredita il ruolo del corpo …

«Il testo mostra che è sempre l'uomo nella sua interezza, cioè come corpo, anima e spirito, che deve amare. Non si può opporre un amore puramente spirituale, che sarebbe quasi una forma di vanità e forse d'orgoglio, a un amore carnale da respingere e da rigettare. L'uomo ama e dovrebbe amare con tutto il suo essere. Non si possono contrapporre eros e agape. L'eros, quando non si riduce a esso stesso e a un uso strumentale della corporeità, quando cresce e si approfondisce, scopre l'esistenza dell'altro e si mescola per così dire all'agape. L'altro non è più solo un mezzo del piacere o dell'estasi. Diventa qualcuno d'altro che si deve servire con un atteggiamento che può all'estremo divenire sacrificale. È uno degli aspetti assolutamente geniali di quest'enciclica tanto fine e rigorosa».

Per trattare dello scambio d'amore fra cielo e terra che precede e accompagna quello fra gli uomini, l'enciclica ricorda l'immagine veterotestamentaria della scala di Giacobbe. Che impressione le ha lasciato questo passaggio?




«Quest'immagine della scala di Giacobbe in cui gli angeli scendono e salgono in modo simultaneo è fondamentale per ogni cristiano. Si tratta di un approccio al tema dello scambio molto preciso e profondo, capace di coprire tutte le forme dell'amore fino a quello del tutto sublimato che continua nondimeno a investire l'uomo nella sua interezza. Non si può scomporre l'uomo in pezzi distinti e non si può fare nulla del genere neppure con l'amore. C'è un'unità originaria dell'amore, l'amore di Dio per l'uomo, che l'uomo può riflettere e trasmettere amando il prossimo. Non possiamo amare in profondità l'altro senza immergerci simultaneamente nell'amore di Dio per l'uomo, dunque nel mistero del Cristo e nella contemplazione. La contemplazione nutre la nostra capacità di amare in tutti i sensi del termine, compreso l'eros che trova la sua pienezza nell'immagine del matrimonio».

Proprio trattando dell'amore coniugale a immagine di quello divino, l'enciclica sottolinea che questo legame non trova quasi paralleli fuori dalla letteratura biblica. Una rivendicazione della forza originale della concezione cristiana dell'amore?

«Certamente. È nella tradizione cristiana che si trova questa pienezza possibile, questa pienezza d'amore che ci è offerta e che viene da Dio. È essa che ci coglie e ci rende capaci a nostra volta di muoverci in questa realtà. In modo molto più umile, beninteso».

Cosa pensa della frequenza di citazioni e immagini tratte dall'Antico Testamento?

«Sono rimasto molto colpito da quest'aspetto, anche perché rivela in modo limpido l'unità fra i due Testamenti. Diventa chiaro anche che non è possibile separare del tutto il cristianesimo dal giudaismo. Allo stesso tempo, ciò che il giudaismo elabora nel quadro di un popolo, si estende nel cri stianesimo all'umanità intera».

In che senso, questa compresenza di Antico e Nuovo Testamento può essere considerata importante oggi?

«È un elemento molto importante e mi pare che quest'enciclica metta le cose al loro posto. Essa situa il cristianesimo rispetto al giudaismo che è stato come la sua culla. Al contempo, viene chiarito il contributo direi quasi di tutte le grandi tradizioni umane alla concezione dell'eros, mostrando la parzialità di questi apporti rispetto alla pienezza di un eros inseparabile dall'agape. Senza dimenticare la philìa, che esprime più l'amicizia, ricordata in passaggi molto efficaci dell'enciclica».

Sant'Agostino è citato più di una volta. Qual è il posto della teologia agostiniana in quest'enciclica?

«L'influenza di Agostino è certamente importante. In particolare, c'è una frase determinante di Agostino, citata e non lungamente sviluppata nell'enciclica, secondo cui l'amore è un'espressione, un riflesso, un'immagine della Trinità».

Che impressione generale le ha lasciato la prima lettura?

«Una grande gioia. Confesso che in generale lo stile delle encicliche mi è un po' estraneo. Ma mi sono del tutto trovato come a casa mia in questa prima parte. Più volte, mi sono semplicemente detto: com'è bello e vero, è proprio così! ».


31/01/2006 20:01
 
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Re:

Scritto da: astrodanzante 31/01/2006 2.02
Mara: - con mio stupore - mi pare che non ci voglia essere "mortificazione", ma semmai il riconoscimento di una comune matrice in ogni forma amore (ovviamente "lecita" dal vostro punto vista)

[Modificato da astrodanzante 31/01/2006 2.03]





...ehm, si, mi ero lasciato trasportare dal discorso sul monachesimo ed il termine mortificazione (della carne) era preso da quel contesto e non dall'enciclica... termine che, se non è più usato, non è cosa "da medioevo", ma va compresa proprio nel senso che dicevo...
D'altra parte ciò che dice Benedetto XVI (non solo nell'enciclica) non sono cose nuove, è che era da un po' che non se ne parlava in termini chiari e comprensibili per l'oggi... e io ero uno che aspettava questo da tempo (per questo poi mi capita di richiamare altro parlando di ciò che dice il Papa)

[Modificato da Maratzinger 31/01/2006 20.03]

Maratzinger
31/01/2006 20:47
 
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Comunque nemmeno stasera Giuliano Ferrara parla dell'enciclica speriamo che non passi in cavalleria!!!!!
Molto bella la puntata di Porta a Porta non me lo aspettavo adesso passera' un'altra enciclica prima che Vespa riparli di Beppe!!!!!!!!!!!!
[SM=g27816] [SM=g27816]
31/01/2006 22:11
 
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“Care lettrici e lettori di Famiglia Cristiana...”
Presentazione della “Deus Caritas Est” scritta dal papa per il numero 6/2006 di Famiglia Cristiana, in vendita dal 1 febbraio con allegata l’enciclica

di Benedetto XVI


Sono lieto che Famiglia Cristiana vi invii a casa il testo della mia enciclica e dia a me la possibilità di accompagnarla con poche parole che vogliono facilitare l’accostamento alla lettura.

All’inizio, infatti, il testo può apparire un po’ difficile e teorico. Quando, però, ci si inoltra nella lettura risulta evidente che io ho solo voluto rispondere a un paio di domande molto concrete per la vita cristiana.

La prima domanda è la seguente: si può davvero amare Dio? E ancora: l’amore può essere imposto? Non è un sentimento che abbiamo o non abbiamo?

La risposta alla prima domanda è: sì, possiamo amare Dio, dato che Egli non è rimasto in una distanza irraggiungibile, ma è entrato ed entra nella nostra vita. Viene verso di noi, verso ciascuno di noi, nei sacramenti attraverso i quali opera nella nostra esistenza; con la fede della Chiesa, attraverso la quale si rivolge a noi; facendoci incontrare uomini, che sono da lui toccati, e trasmettono la sua luce; con le disposizioni attraverso le quali interviene nella nostra vita; con i segni della creazione, che ci ha donato. Egli non ci ha solo offerto l’amore, bensì lo ha vissuto per primo e bussa in tanti modi al nostro cuore per suscitare il nostro amore di risposta. L’amore non è solo un sentimento, vi appartengono anche la volontà e l’intelligenza. Con la sua parola, Dio si rivolge alla nostra intelligenza, alla nostra volontà e al nostro sentimento di modo che possiamo imparare ad amarlo “con tutto il cuore e tutta l’anima”. L’amore, infatti, non lo troviamo già bello e pronto, ma cresce; per così dire noi possiamo impararlo lentamente in modo che sempre più esso abbracci tutte le nostre forze e ci apra la strada per una vita retta.

La seconda domanda è la seguente: possiamo davvero amare il “prossimo”, che ci è estraneo o addirittura antipatico?

Sì, lo possiamo, se siamo amici di Dio. Se siamo amici di Cristo e in questo modo ci diventa sempre più chiaro che egli ci ha amato e ci ama, benché spesso noi distogliamo da lui il nostro sguardo e viviamo seguendo altri orientamenti. Se però la sua amicizia diventerà, a poco a poco, per noi importante e incisiva, allora cominceremo a voler bene a coloro ai quali lui vuole bene e che hanno bisogno del mio aiuto. Egli vuole che noi diventiamo amici dei suoi amici e noi lo possiamo se gli siamo interiormente vicini.

Da ultimo vi è la domanda: con i suoi comandamenti e i suoi divieti la Chiesa non ci rende amara la gioia dell’eros, dell’essere amati, che ci spinge all’altro e vuole diventare unione?

Nell’enciclica ho cercato di dimostrare che la promessa più profonda dell’eros può maturare solo quando non cerchiamo di afferrare la felicità repentina. Al contrario troviamo insieme la pazienza di scoprire sempre più l’altro nel profondo, nella totalità di corpo e anima, di modo che da ultimo la felicità dell’altro diventi più importante della mia. Allora non si vuole più solo prendere, ma donare e proprio in questa liberazione dall’io l’uomo trova sé stesso e diviene colmo di gioia. Nell’enciclica parlo di un percorso di purificazioni e maturazioni necessario perché la vera promessa dell’eros possa adempiersi. Il linguaggio della tradizione l’ha chiamato “educazione alla castità”, che, da ultimo, non significa altro che l’apprendimento dell’amore intero nella pazienza della crescita e della maturazione.
* * *

Nella seconda parte si parla della carità, il servizio d’amore comunitario della Chiesa per tutti coloro che soffrono nel corpo o nell’anima e hanno bisogno del dono dell’amore.

Qui si presentano anzitutto due domande: la Chiesa non può lasciare questo servizio alle altre organizzazioni filantropiche che si formano in molti modi?

Ecco la risposta: no, la Chiesa non lo può fare. Essa deve praticare l’amore per il prossimo anche come comunità, altrimenti annuncia il Dio dell’amore in modo incompleto e insufficiente.

La seconda domanda: non bisognerebbe piuttosto tendere a un ordine della giustizia in cui non vi sono più i bisognosi e per questo la carità diventa superflua?

Ecco la risposta: indubbiamente il fine della politica è creare un giusto ordinamento della società, in cui a ciascuno viene riconosciuto il suo e nessuno soffre di miseria. In questo senso, la giustizia è il vero scopo della politica, così come lo è la pace che non può esistere senza giustizia. Di sua natura la Chiesa non fa politica in prima persona, bensì rispetta l’autonomia dello Stato e del suo ordinamento. La ricerca di questo ordinamento della giustizia spetta alla ragione comune, così come la politica è interesse di tutti i cittadini. Spesso, però, la ragione è accecata da interessi e dalla volontà di potere. La fede serve a purificare la ragione, perché possa vedere e decidere correttamente. È compito allora della Chiesa di guarire la ragione e di rafforzare la volontà di bene. In questo senso – senza fare essa stessa politica – la Chiesa partecipa appassionatamente alla battaglia per la giustizia. Ai cristiani impegnati nelle professioni pubbliche spetta nell’agire politico di aprire sempre nuove strade alla giustizia.

Questa, però, è solo la prima metà della risposta alla nostra domanda. La seconda metà, che a me sta particolarmente a cuore nell’enciclica, dice: la giustizia non può mai rendere superfluo l’amore. Al di là della giustizia, l’uomo avrà sempre bisogno di amore, che solo dà un’anima alla giustizia. In un mondo talmente ferito come lo sperimentiamo ai nostri giorni, non c’è davvero bisogno di dimostrare quanto detto. Il mondo si aspetta la testimonianza dell’amore cristiano che ci viene ispirato dalla fede. Nel nostro mondo, spesso così buio, con questo amore brilla la luce di Dio.

__________
31.1.2006


da: www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=45299
01/02/2006 15:54
 
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grazie per la lettera a famiglia cristiana
aspetto di comprare il giornale domani perche' all'interno c'e' un bel servizio con foto di ratzi.
chiedetemi come lo so ehehehehhehehe
oggi, al tg1 delle 13, è accaduto un fatto eccezionale che portera' neve in abbondanza [SM=g27828] : de carli ha fatto un bellissimo servizio sull'udienza di stamattina e sull'enciclica, parlando anche del boom di vendite [SM=g27811]
sono esterefatta!!! per una volta diamo a de carli cio' che è di de carli: BRAVO!!!
a proposito di vendite:


ENCICLICA/ FELTRINELLI,'DIO E' AMORE' TERZO POSTO IN CLASSIFICA
Oggi esce anche nella versione rilegata

Città del Vaticano, 1 feb. (Apcom) - "Deus caritas est", la prima enciclica di Papa Benedetto XVI, rompe un "tabù librario" ed entra nella classifica dei libri delal settimana della "Feltrinelli". Posizionata al terzo posto, l'enciclica che è stata presentata mercoledì scorso, esce oggi in tutta Italia anche nell'edizione rilegata a 7 euro.

Intanto, è già boom di vendite: in una sola settimana sono state già 500mila le copie vendute. 'Dio è amore', è infatti, giunta alla terza ristampa, non solo nella versione in lingua italiana, ma anche nelle altre lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese).
03/02/2006 14:18
 
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L'Enciclica: quando la fede incontra la ragione
Articolo di Bruno Fasani tratto dal sito www.gvonline.it


Stupisce la capacità di Benedetto XVI di seminare parole “pesanti”, con la leggerezza felpata dei fiocchi di neve.Parole che, attraverso la persuasione degli argomenti, lambiscono la ragione, non per ottenerne un’arrendevolezza di maniera, ma per portare ad una condivisione di intelligenze.
Quasi uno scenario laico, in cui le menti possono spaziare e ritrovarsi a prescindere dalla fede, a riprova che la fede, pur avendo spazi di esplorazione più grandi della ragione, non è mai contro di essa.
Papa Ratzinger ci consegna la sua prima enciclica “Dio è amore”, per dirci la verità essenziale del fatto cristiano, così come Gesù ce l’ha rivelata, ma anche per mettere in guardia il mondo da coloro che, strumentalizzando Dio, sono tentati di usare le religioni in movimenti di violenza e di vendetta (nr. 1).
La tentazione di andare col pensiero al fondamentalismo islamico o induista potrebbe risultare la cosa più ovvia, ma sarebbe una lettura riduttiva. Fare di Dio un’ideologia mondana, fino a far trionfare il valore del sabato su quello dell’amore per l’uomo, è un rischio che si insinua come un filo rosso, dentro i percorsi di ogni religione. Quando il tradizionalismo delle forme diventa soverchiante, quando la morale diventa un codice che non concede spazi di misericordia, quando la passione per il passato diventa più forte dell’amore per l’uomo in situazione, tutto questo allontana dal Dio vero e ci consegna, come idolatri, alla freddezza delle pietre e alle tradizioni degli uomini.
Una ragione in più per invocare amore. Parola nobile, purché se ne afferri la dimensione vera, evitando le tante caricature, sotto le quali il mondo la sta seppellendo. Un amore che non disdegna l’eros, la passione della creatura per le creature. Sottolineatura importante, giusto per non consentire a Nieztche di accusare i credenti di avere messo nell’amore una pozione di veleno. Una percezione molto diffusa anche oggi, per cui "la Chiesa, con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse più amara la cosa più bella della vita?" (nr. 3).
Domanda inquietante, che sembra far da scenario alle tante lagnanze di una società che vede nella morale cattolica la sorgente mutilante della libertà e del piacere.
No, il messaggio cristiano non è contro l’eros, scrive Papa Ratzinger. Semplicemente, esso ha bisogno d’essere continuamente umanizzato, liberato dal fomite dell’egoismo che popola il cuore, perché "l’eros indisciplinato non è ascesa ma caduta… Quando esso è degradato a puro sesso, diventa merce, semplice cosa che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce" (nr. 5).
È questo radicale bisogno di amore autentico che spinge la Chiesa a ripensare continuamente la propria identità e la missione che ne scaturisce. Innanzitutto nello stile di una continua purificazione. Era il Venerdì santo del 2005 quando l’allora cardinale Ratzinger parlò di “sporcizia nella Chiesa”. Sarebbe davvero improvvido se una certa pruderie confinasse il problema nei perimetri angusti del sesto comandamento. È una conversione più radicale quella che attende i cristiani sulla frontiera di una coerente credibilità, a partire dalla capacità di rivelare il volto amante di Gesù Cristo, il quale chiede ai suoi discepoli non di fare la carità, ma di essere carità. "Perché il dono non umilii l’altro, devo dargli non soltanto qualcosa, ma me stesso, devo essere presente nel dono come persona" (nr. 34). Questo è il suo pedigree e questa è la cifra che ne delinea il volto più credibile.
Ed è questa vocazione alla carità che spinge la Chiesa nella concretezza della storia, non per cercare il potere o per sostituirsi alla politica, quanto per diventare l’ispirazione di ogni genuina giustizia, senza la quale anche lo Stato finirebbe per "ridursi ad una banda di ladri" (nr. 28). Sempre attenta a non perdere di vista la propria vocazione all’amore, perché "chi vuole sbarazzarsi dell’amore, si dispone a sbarazzarsi dell’uomo" (nr. 28).









Bruno Fasani, direttore di Verona
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