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Togliersi la vita è prerogativa di Dio o una libertà dell'uomo?

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2007 11:59
02/09/2005 22:34
 
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questo e quello buono..... scusate ho fatto un bordello

Scritto da: rosa22253 28/08/2005 23.24


> e se invece togliersi la vita sia un estremo atto di coraggio....
in ogni caso si puo vedere il suicidio non come una fuga....ma piu come un salto nel vuoto.... un azione di coraggio.... tanto piu se quest'azione e motivata da una difficilissima e estenuante situazione nell'ambiente che si e soliti frequentare.... che so..... condizioni finanziarie e familiari disastrate....perdita di cari....prospettive future molto grigie.... si tratta a quel punto come sempre fa l'uomo di scegliere il propio male minore...


- per chi si uccide per sottrarsi a dei problemi o situazioni difficili ovviamente ci vuole più coraggio per continuare a vivere, e il salto nel vuoto diventa una speranza di finire i problemi. Se però, come dici tu, nessuno sa cosa gli aspetta dopo la morte, come fai a dire che con il suicidio sceglie il male minore?

>...la propia scelta che ci e stata ingiustamente tolta dagli altri.... se il mondo ci rifiuta non vedo perche noi non possiamo rifiutare il mondo....
se poi mettiamo il caso che la perdita di una persona amata ci abbia sconvolto a tal punto da non riuscire piu a vedere la propia vita senza quella persona e ci ha spinti al desiderio di suicidarsi per raggiungerla dovunque essa sia andata....beh....alllora scusatemi ma questo per me non e solo coraggio e amore per se stessi....ma anche e sopratutto amore verso la persona amata....il suicidio a mio parere in questo caso diventa quasi una sorta di sacrificio di amore…


- durante il Nazismo, molta gente è stata rifiutata dal mondo in cui era vissuta prima e si è trovata a vegetare nei lager in condizioni disumane, costretta a vedere soffrire e morire i propri cari. Tutta questa gente avrebbe fatto un gran piacere al regime di allora se si fosse data la morte da sola ma, se c'erano, penso che erano poche le persone che hanno rinunciato alla vita, fosse anche solo per non darla vinta ai boia e a quel sistema barbaro, ma anche per non rendere vano la speranza e per rispetto di chi non è potuto sopravvivere. Non si fa nessun piacere a un morto seguendolo nella morte, non è in questo modo che uno sacrifichi la propria vita per un altro. Sacrificare la propria vita è un atto estremo d'amore per salvare un altro dalla morte e anche questo, volendo, può essere considerato un suicidio che però non ha proprio niente dell'egoismo. Può tuttavia arrivare a delle forme aberranti d'eroismo, come lo è il folle fenomeno dei terroristi suicida che credono di fare del bene con il loro atto disperato che semina morte.

> vivere la vita come un dono e importante ma viverla come scelta lo e molto di piu..... un dono prezioso ci viene donato e non puoi farci nulla..... io vivo perche mi hanno messo qui.. e quasi banale a dirlo... invece vivere la vita come scelta significa.....VOLER VIVERE e non perche mi hanno messo al mondo....ma perche ho deciso di farlo io.... con la mia mente il mio ragionamento e le mie esperienze

- la vita è prima un dono e poi una scelta. La scelta risulta facile finché tutto va bene. Ma la vita va anche guadagnata, talvolta con il dolore, per viverla in tutta la sua profondità. Anche il dolore ha il suo valore che rende la vita di una persona più ricca. In genere la rende meno superficiale e costringe a guardare alle cose essenziali. C'è anche lo strano fenomeno di civettare (per noia?) con la morte da parte di chi ha la vita facile, come certi figli di gente benestante, che non hanno altre preoccupazioni che pensare a se stessi e al divertimento, per poi rischiare la vita, per esempio, con corse pazzesche in auto (rischiando la vita anche di altri), consumando droghe o compromettendo la salute in altro modo, cercando insomma problemi che la vita non gli ha dato.

Questo vale come riflessione?

[Modificato da rosa22253 28/08/2005 23.43]




- per chi si uccide per sottrarsi a dei problemi o situazioni difficili ovviamente ci vuole più coraggio per continuare a vivere, e il salto nel vuoto diventa una speranza di finire i problemi. Se però, come dici tu, nessuno sa cosa gli aspetta dopo la morte, come fai a dire che con il suicidio sceglie il male minore?
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dunque entrambi convergiamo ad un pensiero centrale rispetto al tema del suicidio... NESSUNO SA COSA C'E DOPO LA MORTE... ma giust'appunto un fedele dovrebbe quanto mai immaginarlo.... con la morte ci si ricongiunge al propio aldila... quindi al propio Dio... c'e una suppposta garanzia... insomma si sa che dall'altra parte c'e qualcosa ma non si sa bene definirlo... per un credente il salto quindi dovrebbe risultare piu facile.... ecco perche sempre logico il dettame biblico per cui chi si suicida va direttamente all'inferno.... piu che altro sembra un qualcosa di scritto ad DOC per la situzione cosi da evitare stupidi suicidi di massa o eventuali sacrifici....
ma per un non credente.... e si ritorna al punto di partenza....
spesso ci si suicida anche per sfuggire alla banalita della vita.... quindi non c'e sempre una causale grave.... ma capita anche che la causale sia la gretta e ripetitiva monotonia di una vita sempre piu affogata dal grigiore quotidiano...
quindi non e una questione di e giusto lottare contro le insidie della vita... perche in questi casi di insidie non ve ne sono.... anzi sembra propio che sia la mancanza di esse che con i loro stimoli causi una lenta deressione fino al baratro.... quindi come spieghi questo?...a mio parere in tal caso non c'e un male minore da scegliere ma solo una plausibile alternativa....
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- durante il Nazismo, molta gente è stata rifiutata dal mondo in cui era vissuta prima e si è trovata a vegetare nei lager in condizioni disumane, costretta a vedere soffrire e morire i propri cari. Tutta questa gente avrebbe fatto un gran piacere al regime di allora se si fosse data la morte da sola ma, se c'erano, penso che erano poche le persone che hanno rinunciato alla vita, fosse anche solo per non darla vinta ai boia e a quel sistema barbaro, ma anche per non rendere vano la speranza e per rispetto di chi non è potuto sopravvivere. Non si fa nessun piacere a un morto seguendolo nella morte, non è in questo modo che uno sacrifichi la propria vita per un altro. Sacrificare la propria vita è un atto estremo d'amore per salvare un altro dalla morte e anche questo, volendo, può essere considerato un suicidio che però non ha proprio niente dell'egoismo. Può tuttavia arrivare a delle forme aberranti d'eroismo, come lo è il folle fenomeno dei terroristi suicida che credono di fare del bene con il loro atto disperato che semina morte
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citi il nazismo e giusto appunto la piu terribile conseguenza del nazismo i lager..... ebbene di gente che dentro i lager si suicidava c'e ne stata eccome... e comuque i lager stesso era pensato per uccidere lentamente con un lavoro massacrante i propi deportati... quindi credo che il suicidio di quest'ultimi nei lager non sia stata poi una cosi grande gioia da parte di quei nazisiti che li avevano imprigionati....come dici tu le banche e le grandi imprese dell'epoca avevano un grande guadagno dal lavoro forzato nei lager quindi il suicidio di un buon lavoratore minava gli introiti di quegli aguzzini.... e poi da come ne scrivi sembra che anche tu giustifichi quei suicidi n quella determinata situazione.... e poi anche tu come me sei del parere che morire per chi si ama sia un sacrificio giusto e non un atto di egoismo....quindi anche qui sembra che le nostre idee convergano... ma come e giusto sacrificarsi per salvarela vita di chi si ama e giusto anche sacrificarsi per salvare cio che piu si ama....come il rapporto pre-esistente che ci poteva essere tra un uomo e una donna.... in fondo continuare a vivere il resto della propia vita come vegetali pensando a cio che sarebbe potuto essere non e una sorta di suicidio??...
e infine mi citi i folli fondamentalisti che si suicidano per la loro causa.... ma su questo livello possiamo mettere anche tutti coloro che credono in una causa fino alla morte.... un soldato ad esempio che parte per la guerra per difendere la propia patria sapendo benissimo che potra essere amazzato durante il conflitto non e in fondo un suicida?..... cosi come un martire....e il nostro calendario e pieno di martiri santificati....che pur di non dare il contentito a un pretore romano si sono fatti azzannare dai leoni....ben sapendo la fine che avrebbero fatto.... non e forse ancvhe questo una sorta di suicidio?.... potevano scegliere di vivere continuando a pregare di nascosto( come avevano sempre fatto) il loro Dio oppure andare incontro a morte certa contro dei feroci leoni dentro un colosseo.... spesso la storia ci presenta uomini che sacrificarono la loro vita per un ideale in cui credevano.... quando avrebbero potuto benissimo abbassare oggi il capo per rialzarlo domani MA per questione di puro PRINCIPIO non l'hanno fatto.... si sono fatti ammazzare per PRINCIPIO.... non piu per la loro idea.... ma per il principio che quella loro idea valesse il loro sacrificio.... beh.... non sono anche questi in fondo suicidi?...


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- la vita è prima un dono e poi una scelta. La scelta risulta facile finché tutto va bene. Ma la vita va anche guadagnata, talvolta con il dolore, per viverla in tutta la sua profondità. Anche il dolore ha il suo valore che rende la vita di una persona più ricca. In genere la rende meno superficiale e costringe a guardare alle cose essenziali. C'è anche lo strano fenomeno di civettare (per noia?) con la morte da parte di chi ha la vita facile, come certi figli di gente benestante, che non hanno altre preoccupazioni che pensare a se stessi e al divertimento, per poi rischiare la vita, per esempio, con corse pazzesche in auto (rischiando la vita anche di altri), consumando droghe o compromettendo la salute in altro modo, cercando insomma problemi che la vita non gli ha dato.
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qui invece mi soffermo prima sulla seconda parte che sulla prima..... sono anche io dell'idea che l'opulenza consumistica di questa societa abbia portato tanti poveri decelebrati figli di papa a "civettare" di morte.... e che la cultura stessa della morte stia aumentando a dismisura portando la vita umana e il valore che essa possiede di diritto a meno di zero.... ma ritorno al primo pensiero di questo post.....e sse stessero semplicemente sfuggendo dalla banalita di una vita mondana ed edonistica?... insomma pur restando un vero e propio crimine il voler bruciare la propia vita con simili "cazzate" (scusate il francesismo) e pur sempre una loro scelta.... e in fondo il rigetto di una societa impostata nel modo sbagliato....quando si ha troppo si tendo a desiderare il nulla.... ma cio accade ancvhe in natura.... i lemming dei piccoli roditori della steppa quando sono in numero spropositato compiono dei veri e propi suicidi di massa.... e non perche la steppa non possa fornire loro tutto il cibo che gli serve...al contrario e dimostrato che potrebbero sopravvivere comunque....anzi...propio perche in numero maggiore sono piu forti difronte ai predatori....o almeno hanno piu possibilita di sopravvivere sperando che il rapace di turno prenda il vicino piuttosto che se stessi... quindi uscendo dalla logica entrano in una specie di isteria di massa e si suicidano..... un po come capita alle locuste... che alla fine muoiono per l'aver troppo consumato il cibo che le circondava.... quindi penso che sia strattamente fisiologico il tentare di fuoriuscuire dallla banalita o da un certo ordine stabilito entrando cosi in uno stato di frenesia totale....
riguardo alla prima parte invece che e quella che mi ha colpito di piu posso rispondere a:

- la vita è prima un dono e poi una scelta. La scelta risulta facile finché tutto va bene. Ma la vita va anche guadagnata, talvolta con il dolore, per viverla in tutta la sua profondità. Anche il dolore ha il suo valore che rende la vita di una persona più ricca.

al contrario a mio parere pensandola come un dono si ha la netta impressione che ci sia dovuto qualcosa...e che quindi siamo messi al mondo non perche lo vogliamo o perche desideriamo combattere giorno dopo giorno...ma perche e capitato a noi... non e assolutamente vero che la scelta dura solo finche tutto va bene... chi ha una giusta considerazione di se stesso sa che che ogni scelta implichera qualcosa di positivo e qualcosa di negativo... per la legge della causa e dell'effetto.... ma che siccome HA DECISO di continuare a vivere prendera cio che e di buono e cio che e di cattivo..... a mio parere vivendola come dono si viene portati a crede che cio che c'e di buono e parte del dono e cio che ci sia di cattivo vada accettato come parte del dono se non addirittura come suo arricchimento.... a mio parere e errato... cio che non ci va bene dobbiamo lottare per cambiarlo...dobbiamo fare di tutto per cambiare il nostro dolore in qualcosa di positivo... accettare il dolore come dici tu e una pazzia... ma accettarlo come parte di un inizio di cambiamento in positivo e a mio avviso l'unica cosa accettabile....altrimenti che ci stiamo a fare su questo mondo se non ci diamo da fare per migliorarlo... al seguito di un motto proverbiale meglio fare del bene che non fare nulla di male


un saluto e devo dire che e un piacere parlare con te
prima...avrai paura.
dopo...ci sara il panico.
poi...il terrore.
e infine...be...non ci sara una fine.

piu ti avvicina alla luce piu la tua ombra si allarga.
e io sono la tua ombra.

aaaaaaaauuuuuuuuuuuuuuuuuurrggghh
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