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I Blog più belli (trovati a giro per internet)

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2007 11:55
19/06/2005 03:53
 
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Apro qui una sezione per i più bei blog trovati a giro pr internet....bellissimi, commoventi ed emozionanti.....quelle piccole perle di sincerità che aprono davvero il cuore...ne ho trovati davvero tanti e a tutti coloro che li hanno postati dico un graie sincero!Grazie pr aver accolto tra di voi il nostro Papa, che null'altro, per sua stessa ammissione ha bisogno se non di pregare per lui... [SM=g27824] [SM=g27824]




19/06/2005 03:59
 
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Un Blog che mette brividi!!!^__^
Lo Tsunami di Dio





Abbiamo un dolcissimo Papa. Si chiama Benedetto XVI. Ce l'ha donato lo Spirito Santo. La fumata bianca incerta (come quella di Papa Luciani). L'elezione avvenuta dopo quattro votazioni (come quella di Luciani). La prima apparizione alla folla dal famoso balcone della Basilica di San Pietro. Già, il balcone... Ho l'impressione che lo Spirito Santo attende lì l'apparizione del nuovo Papa per mostrarlo al mondo e vedere se la gente l'accoglie o no. Mi sembra che lo Spirito Santo non resta deluso perché ogni Papa che si affaccia, almeno gli ultimi di cui ho memoria, sono stati accolti. In questo caso, Papa Ratzinger è stato "bersaglio" degli applausi e delle grida di esultanza della gente. Devo dire che essere testimone lì, in Piazza San Pietro, dell'elezione di un Papa, dev'essere uno, e mi si permetta il termine, degli spettacoli più grandi che le possa capitare di vivere ad un persona nella sua vita. Per me è la prima volta che vivevo con ansia l'elezione di un Papa.



Quel giorno, 19 aprile, avevo gli occhi attaccati alla TV... La fumata bianca che non era molto bianca... ma l'ora insolita in cui era spuntata diceva che il Papa era fatto! Che nervoso!!! Si vedeva la gente di corsa che arrivava in Piazza... L'attesa sembrava lunghissima... Finalmente le campane di San Pietro a confermare il lieto evento. Poi l'uscita del Cardinale Protodiacono, Jorge Medina Estévez. E io che avevo il mio candidato da tempo nel mio cuore... Lui ha detto, il famoso "Habemus Papam" e tutta la formula in latino, sempre facendosi desiderare, scandita con dei silenzi interminabili tanto da far impazzire i più pazienti: "Josephum" (No, non era il mio!) e dopo: "Ratzinger". Cosa ho fatto allora? Qual'è stato il mio atteggiamento? Ho scoppiato a ridere. Non per offendere il nuovo Papa... tutt'altro! Ma perché si diceva: "Chi entra Papa in conclave, ne esce Cardinale"; per l'età del nuovo Papa: 78 anni (evidentemente i cardinali volevano un pontificato corto, ma stiamo a vedere perché Papa Ratzinger lo si vede in buona forma quindi...) e finalmente ho pensato: "Poveri i teologi ribelli! E poveri quelli che vogliono cambiamenti per quanto riguarda soprattutto gli insegnamenti morali, le aperture esagerate!" Dopo queste considerazioni, ho applaudito anch'io e ricevuto in ginocchio la sua prima Benedizione Apostolica.



Ma torniamo al famoso balcone di San Pietro. La prova di fuoco. Le prime parole del nuovo Pontefice (ricordiamo che a Papa Luciani, anche se lui voleva parlare lo stesso giorno della sua elezione, non gliel'hanno, diciamo così, "consentito, non si usava", ma soltanto il giorno dopo nel suo primo Angelus).



Ecco come si è presentato Papa Benedetto XVI:



"Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i Signori Cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto permanente.
Andiamo avanti, il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte".



Certamente, dopo aver sentito quelle parole, ho provato un sentimento di tenerezza. Conoscevo il Card. Ratzinger e l'ammiravo per il suo lavoro come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Avevo letto in precedenza un paio di libri suoi: "Rapporto sulla fede" e "La mia vita". Ho avuto la fortuna il 28 settembre 1986, mentre facevo la coda per ricevere la Comunione dalle mani di Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro durante la Messa in ricordo del VIII Anniversario della morte di Paolo VI e di Giovanni Paolo I, di essere in piedi accanto al Card. Ratzinger che era seduto l'ultimo della fila dei cardinali. Quando l'ho riconosciuto, e l'avevo così vicino, l'ho guardato. Siccome lui guardava in senso opposto, verso il cardinale che gli stava a fianco, penso si è reso conto che lo stavo a guardare, si è girato e mi ha rivolto uno sguardo incuriosito che mi ha fatto provare un po' di vergogna! Se avessi saputo che, 19 anni dopo, doveva diventare Papa, mi sarei fermata un po' di più a guardarlo! Insomma, devo dire che sono stata guardata da due Papi in meno di cinque minuti!!! Sì, perché anche con Giovanni Paolo II ci siamo guardati per alcuni istanti e poi ho ricevuto la Comunione... Come ho detto, conoscevo Ratzinger per il suo lavoro. Mi mancava conoscere la sua umanità ed ecco il balcone di San Pietro e da lì in poi a scoprire il tesoro della sua affascinante personalità. Ma sono bastati pochi gesti per avere un panorama completo... Niente da fare: è già entrato nel mio cuore... facilmente!



Lui, il custode della fede. Si è presentato con una maglia nera sotto la veste papale. Primo salto al protocollo! Una vera svista per gli addetti all'abigliamento pontificio. Strano, ma vero. Per noi, profani, va bene così. Anzi, benissimo!



Lo tsunami di Dio. Ecco, questi giorni, volevo sapere cosa pensava la gente di lui. Sono andata a vedere su Internet e ho trovato diversi forum dove la gente opinava o scriveva lettere al nuovo Papa. Ho scoperto casi di "conversione": certe persone che avevano dei pregiudizi, dopo aver sentito e visto Papa Ratzinger, sono state conquistate soprattutto dalla sua umiltà e dolcezza. Quante etichette che gli erano state affibbiate per anni ingiustamente sono cadute a pezzi dopo la sua elezione e continuano a cadere man mano che si svela il tesoro della sua anima! Come ha scritto qualcuno: "Con le tue parole, con i tuoi gesti semplici, ma eloquentissimi, stai già facendo "strage di cuori" per portarli a Gesù!"

Che dire quando l'abbiamo visto celebrare da cardinale il funerale di Giovanni Paolo II. Teneva l'omelia ad un certo punto interrotta dalle grida della folla: "Santo, santo, santo!" Lui, imperturbabile, il volto duro, serio, ha aspettato che la gente smettesse. Devo dire che mi ha fatto un po' di paura. Pensavo che magari facesse qualcosa per continuare ma, invece, ha aspettato... Atteggiamento diverso venerdì 13 maggio, già da Papa, quando a San Giovanni in Laterano, molto sorridente aveva detto che doveva dare un annuncio che sarebbe piaciuto: l'inizio della Causa de Beatificazione del suo predecessore, cioè, del Papa, come a lui piace dire di Giovanni Paolo II. Sì, per Benedetto XVI, Papa Wojtyla è il Papa. E Benedetto XVI si è mostrato con un cuore immenso. Ha esaudito... e subito! il desiderio di tanti in questo mondo che vogliono Wojtyla Santo!



Ecco, così vedo Papa Ratzinger: un Papa Santo, veramente Santo! Il Papa delle sorprese, così dicono gli intenditori. Colui che dal balcone di San Pietro cominciò a stupirci...












19/06/2005 04:03
 
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Due anime umili si incontrano
Avevo pregato il Signore di darci un Papa umile, buono, affettuoso, fermo nella fede e nella dottrina, che amasse il contatto diretto con la gente così come hanno fatto i due Giovanni Paolo (questa per me era una qualità fondamentale che doveva avere il “Padre di tutti” perché i figli, noi, abbiamo bisogno di sentire la carezza di un padre). Avevamo appena perso Giovanni Paolo II che ci ha lasciati orfani. Lo so: la Chiesa va avanti, gli uomini passano, la Chiesa resta. Così la possono pensare freddamente coloro che non hanno avuto mai un padre e che non sentono il bisogno di averlo. Credo che per noi cattolici non è precisamente così. E’ vero che la Chiesa resta ma... non ci piace sentirci orfani! Personalmente ho vissuto con ansietà questi giorni di Sede Vacante. Tanti giorni senza padre... Ho pensato che magari il conclave poteva essere un po’ lungo visto che i cardinali disponevano della Casa Santa Marta, più comoda, certamente, degli alloggi di fortuna dei due conclavi del 1978 e allora ci sarebbe stato più tempo per pensare al candidato adatto a succedere Papa Wojtyla. Invece, lo Spirito Santo, come di solito fa, soffia quando e come vuole e ha scelto colui che aveva chiesto Dio “di risparmiarmi questo destino”. Colui che ha detto che “il Signore non mi ha ascoltato” e che si augurava di trascorrere “anni più tranquilli”. “Altri ti porteranno dove tu non vuoi”, si è sentito dire San Pietro, e magari si può pensare che qualche confratello cardinale gliel’abbia ricordato nel bel mezzo della lettura delle schede di votazione.



Adesso ce l’abbiamo il padre e si chiama Benedetto. A differenza di lui, posso dire che il Signore ha ascoltato la mia preghiera. Una felicità immensa! Una gioia che volevo esprimere di persona in Piazza San Pietro il 24 aprile, per il suo insediamento. Un giorno di festa che ho vissuto in quella affollatissima piazza, dove la stanchezza del lungo viaggio da Venezia e l’attesa di due ore prima dell’inizio della Messa, ha lasciato posto a dimostrazioni di esultanza e di amore per il padre tanto desiderato.

19/06/2005 14:41
 
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Un altro bel blog!!
Il giorno dell'elezione....




Aprile 2005- Città del Vaticano, Piazza San Pietro, Roma, l’Europa, il mondo in trepidazione, in attesa dell’elezione del Papa, in attesa che la nuova guida della cristianità si palesi, arrivi a riempire un vuoto enorme. Sono le 17:49, una fumata bianca inizialmente incerta, lascia il mondo con il fiato sospeso. In questo momento, in questo 19 aprile 2005, in questa giornata grigia e uggiosa, attesa e al tempo stesso inaspettata è arrivata quella fumata bianca, destinata a rasserenare gli animi a dar vita a un nuovo corso, una nuova era. E’ la storia che si compie ma è anche un rito, è un momento di emozione, di trepidazione di indescrivibile incertezza eppure di immediata rasserenazione.



E’ un cielo plumbeo, indeciso se lasciar cadere la pioggia o trattenerla, in segno di rispetto per quello che sta accadendo, a sovrastare l’attesa per il Papa che sta per manifestarsi al mondo. Dovranno passare 50 lunghissimi minuti, prima che l’ansia, la curiosità, il desiderio di avere una nuova guida si plachino. 50 minuti prima di vedere aprire quelle spesse tende di velluto rosso e sapere a chi affidarsi. E poi in pochi istanti intesi e lunghissimi tutto sembra improvvisamente tornare al suo posto, per la prima volta nella storia della Chiesa, in tutte le lingue viene annunciato il nuovo Papa: Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, il 264° successore di Pietro vescovo di Roma.



E’ un istante, un sorriso timido, imbarazzato anche impotente, sono occhi azzurri e limpidi che per un attimo scrutano la folla e sembrano perdersi, tremare. Ma non trema la voce quando per la prima volta Papa Benedetto XVI parla alla folla, alla sua chiesa, al mondo. La presa di coscienza di essere un umile, un semplice, un lavoratore nella vigna del Signore, chiede aiuto a tutti i presenti e parla con umiltà di se stesso affidandosi allo Spirito Santo che l’ha scelto e che per fortuna è capace di grandi cose anche con poco.


Fonte: Intrage
19/06/2005 18:40
 
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Un grido profetico ^_^

E Fabiano e Martina gridarono: Il Papa, il Papa...




Di solito le giurie dei premi finiscono nel dimenticatoio per la loro stratificata insipienza. Invece mai come stavolta va detto ad alta voce: onore al merito. Perché loro, gli organizzatori e i giurati del Premio Capri San Michele, avevano visto assai lontano nel premiare per ben due volte — nel 1992 e nel 2004 - un uomo del calibro di Joseph Ratzinger. Lo premiarono per il valore del suo pensiero riversato in due libri. Il medesimo pensiero è stato ribadito nell’omelia pronunciata all’inizio del Conclave, dopo la quale si sono chiuse le porte della Cappella Sistina per eleggere il nuovo Pontefice.
A Capri, isola che ben conosce e alla quale è molto legato, Ratzinger ha lasciato di sé un’orma indelebile. Tutto è cominciato il 12 settembre del 1992, quando l’allora Prefetto della congregazione per la dottrina della fede arrivò in aliscafo per ritirare il Premio che era alla sua nona edizione. Glielo avevano assegnato per il libro “Svolta per l’Europa”, edito dalla San Paolo. La giuria era presieduta da Adriano Bausola, rettore dell’Università Cattolica di Milano, e comprendeva Francesco Paolo Casavola, Marta Murzi Saraceno, Lepoldo Elia, Antonio Iodice, Ermanno Corsi, Salvatore Chiusano e Raffaele Vacca. Quest’ultimo, fondatore e anima del premio, racconta: “Ci colpì il suo modo di guardare all’Europa, ai suoi problemi e alla situazione della Chiesa nel vecchio continente. Diceva che siamo in un tempo dove si cerca di far cadere ciò che è alto per sminuirne il valore e massificare tutto”.
In quel libro del futuro Papa c’era già l’atto di accusa contro “il male del mondo”, il relativismo, che per lui consiste nel “lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento per instaurare una dittatura che non riconosce nulla come definitivo lasciando come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
Dodici anni dopo, inaspettata fu la candidatura alla XXI edizione del Premio, di un secondo libro di Ratzinger proposto dall’editrice Cantagalli di Siena. S’intitolava "Fede Verità Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo". E così nell’ottobre scorso, per la seconda volta, il Capri San Michele fu assegnato al porporato tedesco da una giuria composta da Francesco Paolo Casavola (presidente), Grazia Bottiglieri Rizzo, Ermanno Corsi, Vincenzo De Gregorio, Lorenzo Ornaghi, Marta Manzi Saraceno e Raffaele Vacca.
L’opera costituiva una riflessione fondamentale sull’essenza del cristianesimo e sugli atteggiamenti di fondo dell’uomo che riguardano il presente e il futuro. “Appena lessi il libro — ricorda Roberto Rizzo, docente universitario e tra gli organizzatori del Premio - mi accorsi subito del suo grande valore. Conteneva l’aristocrazia del pensiero di una mente superiore”.
La cerimonia di premiazione avvenne all’Eden Paradiso. Seguì la cena all’albergo Quisisana. Ratzinger, che alloggiava al San Michele di Anacapri, il 10 ottobre, una domenica, celebrò messa nella chiesa parrocchiale di Santa Sofia. Subito dopo si soffermò a benedire i bambini che le mamme accompagnavano al fonte battesimale per il sacramento. Poi passeggiò per il paese e visitò Villa San Michele di Axel Munthe, la cui storia, tradotta in circa cinquanta lingue, aveva in gioventù affascinato il cardinale, che in seguito l’avrebbe riletta più volte.
Da lì Ratzinger potè osservare i ruderi della villa imperiale di Augusto a Palazzo a Mare, Villa Jovis da dove Tiberio aveva governato l’impero romano, e la Capri odierna col suo porto pieno di vaporetti, aliscafi e barche. Pranzò sotto la pergola della piccola trattoria Il Solitario e chi vi partecipò (in tutto una quindicina di persone) rimase meravigliato dalla semplicità del cardinale, che visto da vicino era ben diverso da come lo descrivevano certi giornali. Non assaggiava vino, per esempio, ma prima dei pasti aveva l’abitudine di bere un’aranciata. Si conversò serenamente di alcuni dei problemi fondamentali del nostro tempo. “Ratzinger rivelò il suo saper ascoltare ed il suo dire, alla fine, con chiarezza ciò che pensava — dice Vacca - Si parlò anche di suor Serafina, che nel 1683 aveva saputo guardare da Capri verso l’Europa, scorgendo i pericoli che la minacciavano. Allora erano rappresentati dai turchi, che avevano assediato Vienna. Ora, come sostiene il libro premiato, sono invece rappresentati dal relativismo, che porta alla disgregazione delle coscienze”.
Joseph Ratzinger è stato a Capri tre volte. Nel giugno del 1997 ci venne in forma privata. Quell’anno sbarcò insieme con suo fratello Georg, più grande di lui di quattro anni, e con il suo segretario Josef Clemens. Alloggiò nella foresteria di Villa San Michele e tutti se lo ricordano gentile, attento, sorridente. Fece il giro dell’isola in barca, ma non se la sentì di entrare nella famosa Grotta azzurra perché il mare quel giorno era abbastanza mosso.
Fece la prima colazione a casa Vacca. La padrona di casa, la signora Maria, aveva preparato una torta al cioccolato apposta per lui e gliene offrì una fetta non priva di preoccupazione. “Chi sa se gli piacerà?, pensai fra me - racconta - Ma Sua Eminenza subito mi tranquillizzò dicendomi: è simile a quella che faceva mia madre quando io ero bambino”. Così da quel giorno, in casa Vacca, nacque la torta Ratzinger.
“In dodici anni quest’uomo straordinario non è cambiato per niente — aggiunge Roberto Rizzo - ricordo che un giorno si prese per mano mia figlia Maria Cristina e la portò a spasso con dolcezza sorprendente. Ha una serenità di spirito che spande tanta sicurezza intorno a sé”.
Ma c’è un altro episodio premonitore che Raffaele Vacca racconta a Den. La domenica del 13 settembre 1992, ad Anacapri, Ratzinger aveva detto messa e tenuta una conferenza stampa. Al termine passò a piedi per piazza Boffe col suo piccolo seguito di amici. Due ragazzini del posto, Fabiano e Martina Caso, videro il prelato coi capelli bianchi e il suo incedere maestoso e ne rimasero colpiti. Colpiti al punto che i due si misero a gridare a squarciagola: il Papa, il Papa! Ratzinger non lo era. Ma tredici anni dopo, in una sera di aprile, lo sarebbe diventato.
21/06/2005 22:38
 
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UN PO' DI bLOG!!!
Custode della fede tra fermezza e sorriso





Con un ciuffo quasi da scugnizzo a sovrastare un volto ricco di spigoli, ma mai spigoloso. Lo sguardo commosso che si è affacciato poco prima delle 19.00 su piazza San Pietro non è che una conferma. Quella di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, è probabilmente la 'faccia' più conosciuta della Chiesa cattolica...


Una corona di capelli bianchissimi e folti. Con un ciuffo quasi da scugnizzo a sovrastare un volto ricco di spigoli, ma mai spigoloso. Lo sguardo commosso che si è affacciato poco prima delle 19.00 su piazza San Pietro non è che una conferma. Quella di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, è probabilmente la 'faccia' più conosciuta della Chiesa cattolica. In qualche modo 'mitica', associata a un incarico – quello di custode della Dottrina della Fede – che in 24 anni gli sono valsi una serie di aggettivi che vanno da 'severo' a 'intransigente', passando per 'conservatore', 'restauratore', 'duro'. Aggettivi quasi sempre associati, nei racconti, a un carattere altrettanto aspro. Leggende.

Basterebbe averlo frequentato appena un po’ per rendersi conto di come il Ratzinger talora raccontato sia diverso dall’originale. Basterebbe essersi trovati magari per un attimo a tu per tu con i suoi occhi chiari in perenne movimento, intensi e ironici, o essersi imbattuti nel suo sorriso disarmante al mattino presto, attorno alle 8.30, quando a piedi si reca nel suo ufficio in piazza del Santo Uffizio, e pronto a fermarsi a scambiare qualche battuta. Basterebbe poco, insomma, per scoprire come gentilezza, disponibilità e capacità di ascolto siano i tratti peculiari di un carattere certamente solido, mai però aspro.





«Il nostro 'B16'». (BELLISSIMO!!!)



I giovani presenti in piazza San Pietro riconoscono di avere trovato soddisfazione nel sentirsi considerati e chiamati in causa dal nuovo Papa, da quello che già chiamano affettuosamente nelle mail, sugli sms e nei blog «il nostro 'B16'». Un invito all'amicizia dunque che ha commosso e spronato il «popolo della Gmg»...


Gasati da quel «spalancate le porte a Cristo», i giovani presenti in piazza San Pietro riconoscono di avere trovato soddisfazione nel sentirsi considerati e chiamati in causa dal nuovo Papa, da quello che già chiamano affettuosamente nelle mail, sugli sms e nei blog «il nostro 'B16'». Un invito all'amicizia dunque che ha commosso e spronato il «popolo della Gmg» che ascoltava, mescolato alla folla delle gente comune, dei religiosi, delle personalità. «Ha usato diverse volte l'espressione 'cari amici' - sottolinea Gianni, a capo di un nutrito gruppo di ragazzi di Gioventù studentesca delle superiori provenienti dalla provincia di Milano -. E l'impressione che ci ha comunicato è che abbiamo ritrovato un padre». «Fin dal momento dell'elezione ci ha ispirato un senso di paternità che oggi si è rafforzato»: parla anche a nome dei suoi amici Angela della diocesi di Altamura, a Roma per l'assemblea nazionale dell'Azione cattolica. «Sappiamo che i 'deserti interiori' - prosegue - per molti di noi significano solitudine, incomprensione, paura, ma abbiamo la speranza, dopo quello che abbiamo ascoltato nell'omelia, che verranno superati anche grazie alla sua guida». «No, non è stato sentimentalismo a spingerci a Roma alla morte di Wojtyla - chiarisce subito Luca, studente di Milano, che tenta di vincere la stanchezza dormicchiando sul pullman che lo riporta a casa -. Né è stata l'onda dell'entusiasmo a spingerci oggi a partecipare alla prima Messa, semplicemente io e i miei amici siamo grati a questi due uomini, adulti affascinanti, che ci testimoniano quanto è attuale e importante la proposta di Cristo nella vita». «A pelle, l'uomo Ratzinger mi ispira come potrebbe fare un nonno tenero - interviene Concita, responsabile provinciale dei giovani delle Acli di Roma -. Ho lasciato il mio gruppo e mi sono intrufolata per vederlo meglio e tutto mi è sembrato tranne che una persona fredda. Le sue parole sono andate dritte al cuore e insieme con gli amici abbiamo già pensato che utilizzeremo il testo dell'omelia per prepararci alla Giornata mondiale di Colonia». Ma Concita ci tiene a sottolineare un altro aspetto: «Vivere la fede in parrocchia è semplice perché si è tra gente che la pensa nelle stessa maniera. Il difficile è 'fuori', a scuola, con gli amici che non fanno parte del 'giro'. Spesso chi ha fede si nasconde per paura di essere impopolare. Mi sembra che il Papa oggi ci abbia invitato a superare questa dicotomia e a rendere tutt'uno vita e fede». In cento sono arrivati da Bologna all'alba, «e ne valeva la pena - chiarisce Francesco - perché oggi è stato fatto un grande passo avanti rispetto a quel 'non avere paura', ci è stato chiesto di accogliere Cristo nella nostra vita attraverso l'amicizia». È rimasto invece deluso chi si aspettava che il rito, lungo, cantato e in latino, annoiasse i più giovani: «La bellezza della celebrazione, la liturgia molto curata e tutti quei canti mi hanno lasciato una grande serenità come del resto mi ha confortato sentirmi dire che Dio mi ama», sostiene il diciassettenne milanese Giovanni. «Quei 38 applausi con cui l'abbiamo interrotto - vuole precisare Chiara da Vicenza - non erano per fare spettacolo, ma per dirgli 'siamo qui', non andiamo via. Vicino a me c'era un gruppo scout di Hannover che non si era ancora ripreso dallo stupore per l'elezione di un Papa tedesco. Mi dicevano che quella sfida a portare Cristo nella loro vita intendono raccoglierla. Vedo sul blog al quale partecipo che l'attenzione ai laici è un altro passaggio che colpisce». «Eravamo in tanti noi giovani sacerdoti - si entusiasma don Alessandro Amapani, della Pastorale giovanile Cei - mi sono stupito e molto rallegrato per questo segno di unità. Credetemi, non è facile indossare una tonaca al giorno d'oggi. Ma tutti quei giovani preti di varie nazionalità erano lì per dirgli 'ci siamo anche noi'». Tornano a casa, al seminario regionale marchigiano, con una marcia in più Alessio di 21 anni e Leonardo di 20: «Pensavo di rimanere male vedendo un altro Papa al posto di Gp II - rivela Leonardo -, ma non è stato così perché Benedetto XVI ha creato sintonia e ci ha fatto sentire che di noi a lui importa». «Da oltre 20 anni Papa Ratzinger non si trovava più, come pastore, davanti a una comunità guardandola negli occhi - analizza Marco -, ma mi sembra che non abbia perso l'allenamento. Come giovane mi sono sentito sfidato da un adulto che non fa sconti». Una piazza molto raccolta è ciò che più ha impressionato Anna Maria di Firenze: «Nonostante fossimo in migliaia e al di là dei cori da stadio la grande attenzione che ha regnato durante l'omelia significa che quell'uomo, che conosciamo ancora poco, ci ha già catturati».






22/06/2005 04:12
 
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Bellissimo!!!

" RATZINGER, PASTORE DAGLI OCCHI CELESTI "

di Paolo Bonari



Noi lo abbiamo creduto il più potente, il grande maestro degli intrighi, il direttore d’orchestra nell’amministrazione temporale e umana, troppo umana della Fede. Joseph Ratzinger aveva il volto di un severo moralista, l’impassibilità dura di colui che non cede perché crede. Il suo cognome tedesco ci faceva venire in mente l’Inquisizione, lo immaginavamo a suo agio nella lettura del capo d’imputazione al nostro eroe, all’eventuale Giordano Bruno. Sarebbe successo il finimondo, pensavamo, di fronte all’elezione di uno come Ratzinger. Poi il mondo finì prima della fine del mondo, (av)venne l’11 settembre, (al)l’alba, un mondo nuovo. Ieri è stato eletto colui che più assomiglia a “quelli come Ratzinger”, cioè Ratzinger stesso, il tedesco “conservatore” dagli occhi spiritati che non cede su nulla. Nel giro di qualche ora cambiò tutto. Capimmo che non cedere su nulla può anche significare che non si cede al nulla, che gli occhi spiritati possono essere occhi spiritosi (o animati dallo Spirito Santo, per chi crede agli occhi o allo Spirito Santo), che il volto severo diventa all’improvviso un viso vero, che i sorrisi più belli sono quelli che si fanno attendere. Ci scrollammo di dosso tutte le banalità e le frasi fatte sul conservatorismo del nuovo Papa. Perché conservare, forse, significa anche servire qualcuno e serbare per lui qualcosa che si crede prezioso. E la tradizione non può che essere una e una sola: la consegna (dal latino “tradere”). Chi consegna non tradisce i propri allievi e il compito di un educatore è quello di avere fiducia nelle anime di chi sa ascoltare. Ci dimenticammo le analisi compiute con gli occhiali sulla punta del naso. Vorremmo solo baciarlo, Papa Ratzinger, proprio sulla punta di quel suo bel naso a patata, per ricevere una carezza, ché a noi laici spauriti manca a volte il fiato, il coraggio di augurarci un buon lavoro nel disporre della ragione come mezzo e come fine e dell’uomo come fine ma non come mezzo. Buon lavoro al Papa, intanto. E che sia Benedetto.

DA "MEDIA QUOTIDIANO"

22/06/2005 10:35
 
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Bellissimo!
Anch'io vorrei ricevere una carezza dal Papa...[SM=g27829] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836]
RATZI FOREVER

Suor RATZGIRL
Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
04/07/2005 16:00
 
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Blog stu- pen - do!!!!
E Benedetto si alzò sulla jeep


di GLORIA SATTA



LI HA conquistati tutti, spiazzandoli. Intransigente custode della dottrina? Lui dice «il mio programma di governo è non fare la mia volontà, non perseguire le mie idee ma mettermi in ascolto con tutta la Chiesa della volontà del Signore», e dalla piazza parte un boato. Quelli che favoleggiavano del suo presunto autoritarismo, contrapponendolo alla prodigiosa comunicativa di Giovanni Paolo II, oggi scoprono un uomo dolce, addirittura timido, dalla voce paterna e rassicurante. «La Chiesa è viva! La Chiesa è giovane! Non siamo soli!», esclama il pastore. E dal gregge di Dio esplode un’altra ovazione. Andrà avanti così fino alla fine della Messa, al passaggio del Santo Padre in jeep tra la folla, al suo ennesimo e non programmato ritorno “a casa”, nell’ormai ex appartamento di piazza Leonina, nel pomeriggio.

Papa Ratzinger è salito al Soglio di Pietro da poche ore eppure la gente ha già imparato a riconoscerlo, e a intenerirsi, quando dice «cioia», «ciovani», uniche parole che nel suo italiano perfetto rivelano le origini germaniche. E nel giorno dell’incoronazione, da un angolo all’altro di San Pietro, con i cori e gli applausi, tra gli striscioni e la pioggia di fiori rimbalza lo stupore:.. chi se lo aspettava... è diverso dall’idea che mi ero fatto... di certo sarà un gran Papa...

Altro che “mastino di Dio”. Al suo debutto, Benedetto XVI spazza via previsioni e pregiudizi. Trova subito il contatto con la folla: «Noi tutti siamo la comunità dei santi!». L’omelia è interrotta dagli applausi per ben 38 volte. E quando Sua Santità, con la mitra e la casula d’oro che sotto il sole mandano bagliori, fende la marea dei fedeli attraversando in piedi sulla jeep bianca un breve tratto della piazza mentre il campanone suona a distesa come alla fumata bianca, la gente non si tiene più. Urla, battimani, telecamere, telefonini usati per scattare foto, i padri prendono i figli sulle spalle, su, su, ancora più su, si creano delle piramidi umane ondeggianti e vocianti, i fedeli spintonano, in prima fila ci sono perfino dei vescovi. Una ressa inverosimile si accalca al centro della piazza per vedere Benedetto XVI almeno un attimo, da lontano, chiamarlo e illudersi che si sia voltato davvero, magari con un sorriso “personalizzato”. E lui è commosso, continua a benedire con le braccia aperte. O con le mani giunte, come ha fatto dal primo giorno in cui ha smesso di essere il temuto difensore della fede per diventare il pastore delle anime del mondo.

Clima più da scampagnata che da Messa solenne, a San Pietro. Sono in trecentomila, quattrocentomila se si aggiungono quelli accalcati davanti ai maxischemi di piazza Risorgimento, Castel Sant’Angelo, piazza del Popolo, Colosseo. L’atmosfera concentratissima, il silenzio irreale che nello stesso luogo, un paio di settimane fa e tra gli stessi fedeli, accompagnarono il funerale di papa Wojtyla, questa volta lasciano il posto a un brusio diffuso, ai telefonini che trillano, al viavai incessante delle persone. Numerosi sono i seggiolini pieghevoli, spuntano qua e là merende e tramezzini. Un gruppo di suore filippine, stremate dalla lunga attesa (c’è chi ha cominciato la fila alle sei e mezzo del mattino), si avventano su panini col tonno avvolti nella stagnola. Un ragazzo che vanamente insegue un po’ di raccoglimento rampogna una signora che chiacchiera indisturbata al cellulare, e lei risponde sorpresa: «Ma questa è la nostra festa!».

La piazza pullula di giovani, di tutte le nazionalità. Ci sono tanti tedeschi, ovviamente: qualcuno è avvolto nella bandiera bavarese, a scacchi bianchi e celesti con al centro due leoni dalle lingue saettanti. Fotografatissimo un gruppo di Barcellona con striscione eloquente: «La Spagna non è Zapatero». Al centro, intorno all’obelisco, si sono dati appuntamento i papa-boys: organizzatissimi, iperattivi, provvisti di stendardi («Tu es Petrus: eccoci»), fin dalle sette cantano e applaudono il Santo Padre che li riceverà il 15 maggio mentre loro, racconta il leader Daniele Venturi, sono già proiettati verso la Giornata mondiale della Gioventù di Colonia (in agosto) dove tra l’altro, all’insegna del motto fede & business, animeranno il pub “Vocation Café”.

Vicino al colonnato, alcuni giovani neocatacumenali della parrocchia dei Martiri Canadesi, senza clamori né esuberanze ma con cristiana pazienza, si aggrappano alla propria croce: un gigantesco stendardo inneggiante a Benedetto XVI e all’evangelizzazione dell’Europa che periodicamente issano e abbassano, stendono e riarrotolano venendo a patti con il servizio d’ordine e le proteste dei fedeli, timorosi di non riuscire a vedere i maxischermi. Elia, un diciannovenne del gruppo, è molto colpito dall’omelia del Papa: «Mi è piaciuto soprattutto quando ha fatto sue le parole di Giovanni Paolo II: non abbiate paura. Avere fede significa abbandonarsi a Dio, e non sempre è facile per chi si illude di potercela fare da solo».

L’avvenuto “disgelo” tra i fedeli italiani e il Papa tedesco si deduce anche dai particolari, come lo striscione che invita «Don Peppino Ratzinger» a visitare la Calabria. Qualcuno suona i bonghi, ogni tanto s’ode un fischietto, mentre gli adulti seguono la Messa i bambini giocano e litigano. Tra la folla plaudente e assiepata sotto il sole, si contano i primi caduti: donne svenute, ragazzini in calo di zuccheri, anziani straniti dall’attesa in piedi, ma in un baleno compaiono barelle e soccorsi. Ancora una volta, Protezione Civile, Croce Rossa e volontari assortiti tengono in pugno la situazione e danno prova di efficienza ammirevole.

I fiori giocano un ruolo di primo piano, in questa giornata storica dell’intronizzazione di Benedetto XVI. Migliaia di rose, bocche di leone, ranuncoli, lilium, gladioli, anturium, felci, pitosfori, papaveri, ginestre adornano il sagrato e formano la strada di petali percorsa dal Papa: vengono tutti da Sanremo. Il coretto ritmato «Be-ne-de-tto, Be-ne-de-tto» rimbomba a più riprese nella piazza gremita. Il fratello di Sua Santità, l’anziano monsignor Georg Ratzinger, sta fra le autorità, sul sagrato: appare molto commosso e viene amorevolmente sorretto dalla collaboratrice di Benedetto XVI, Ingrid Stampa che indossa un lungo cappotto nero stile saio ed è altrettanto emozionata e dall’ex segretario, il sorridente vescovo Josef Clemens.

Il Papa conclude la sua omelia: «Non abbiate paura, cari giovani, e aprite le porte a Cristo. Egli non toglie nulla ma dona tutto! Spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita. Amen!». Sulla piazza, il botto del cannone che segna il mezzogiorno s’impasta con l’ennesimo boato del popolo di Dio che oggi ha imparato a conoscere, e ad amare, il suo nuovo pastore.
08/07/2005 20:30
 
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BELLISSIMO!
Ogni commento è superfluo:uno splendido articolo.[SM=g27811]
RATZI FOREVER

Suor RATZGIRL
Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
08/07/2005 20:46
 
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BLOG BELLISSIMO!!! (Reinserito perchè originale era incompleto)
Per una volta, una soltanto, per un giorno, uno soltanto, godiamocela questo macchia bianca e gentile nel mondo scuro. Lasciamo perdere i fulmini, chi e perché glieli tira. Gustiamocelo, palpiamolo da lontano questo miracolo sereno e candido che si aggira per Roma come un bambino. Ieri Benedetto XVI ha sollevato una bimbetta e l’ha baciata: non si capiva chi era più piccolo tra i due.
Era il tramonto e la folla è accorsa in un istante: “Il Papa! Il Papa! Viva il Papa!”. Era andato un attimo a casa, in piazza della Città Leonina, a due passi dal colonnato, per prendere qualche libro, un ricordo da tenere subito vicino. Fino a tre giorni fa, attraversava lui la strada per salutare. Una volta, un secolo fa, mi fece salire a mangiare fragole con la panna, tra vecchi mobili. Ieri era un altro, lui, Joseph detto Zep, Peppino[SM=g27833] [SM=g27833] [SM=g27833] , ma un altro. Simone è diventato Pietro, Joseph è diventato Pietro.
Su quel cosetto timido dovrebbe appoggiarsi la Chiesa ? Lui ride ora, non ha paura, è solo dinanzi a Dio come un monaco (monaco viene da monos, uno davanti all’Uno), ma parla come un collegiale dell’”amicizia con Gesù e con i suoi”. Ha detto: -Un giorno Gesù disse a Pietro: qualcuno posteriormente ti condurrà dove non vorrai. Anche Ratzinger non voleva. Ma ha fiducia. Ha immaginato che la mano forte dell’amato Papa si appoggiasse alla sua e con quegli occhi sorridenti gli dicesse: “Non avere paura”. L’amicizia continua dopo la morte. E lui ha risposto di sì, -accetto-. Con sicurezza, fino all’estremo termine della vita. Il raffinato intellettuale ha detto davvero “posteriormente”? Ahimè sì. Il suo italiano ha subito regressi per l’emozione, dopo tanto tempo Ratzinger pensa in tedesco, come quando andava a scuola.

La sua giornata era cominciata chissà a che ora, nel collegio di Santa Marta popolato di vecchi preti vestiti di porpora, finalmente rilassati dopo aver partorito il Papa. Ai suoi giovani amici cardinali - hanno sessant’anni - Cristophe von Schoenborn di Vienna e Angelo Scola di Venezia, prima di prendere il caffelatte nel refettorio, dopo aver scritto il suo discorso in latino e dormito poco, Benedetto ha confidato: Non mi sono ancora abituato a essere nuovo.
La Chiesa così vecchia, ringiovanita da Giovanni Paolo II oggi è nuova, come un pane appena sfornato. -C’è il Papa!-, lo vedono dentro la Mercedes , corrono: -Viva il Papa!-. C’è un profumo magnifico dalle parti di San Pietro. Finalmente, un istante di pace, di grazia copiosa, di gioia senza ferite. Ce la meritiamo anche noi. Sono anni che vediamo un Papa sofferente, e che non respira. Lo abbiamo seppellito tra le lacrime e al diavolo chi ci parlava di letizia. E quel Vangelo sbattuto dal vento, e la solennità tremenda e feroce della vita più forte della morte, ma che croce. Il cardinale bavarese ingolfato dai paramenti, travolto dal vento e annichilito dalla folla, piangeva l’amico, l’-amato Santo Padre-. Diceva: -Gesù misericordioso-. Lo vedeva, ma era troppo quel dolore per essere semplicemente contento, come un bambino in braccio alla mamma.
Anche martedì, un’ora dopo l’elezione di Ratzinger, eravamo felici sì, ma pure preoccupati di un immenso peso su spalle gracili. Immaginavamo gli assalti. Non sbagliavamo. Le guglie indifese attirano saette. Ovvio. Chiunque le tiri che deve temere? Ma stavolta sprofondino, si consumino di rabbia. Vadano alla malora le anime grame che strappano i pochi fiori in questa terra desolata. Benedetto XVI era una rosa candida.
Avete visto le immagini del suo primo giorno? Benedetto è inerme. Dolce. Nella veste nivea risalta l’assenza di muscoli, non ha fatto sport, ha studiato troppo, ma i suoi occhi si allargano, è la réclame di Gesù più bella che si potesse immaginare.
Diversissimo da Wojtyla, ma compagno di destino. Due amici possono ben essere opposti nel carattere, nella figura fisica, persino nei gusti. Sono innamorati della stessa donna, cioè di Gesù Cristo, e si scusi il paragone che è dell’altro loro amico don Giussani: le portano regali diversi, le cantano altre canzoni. La musica di Benedetto XVI vibra di verità, splende nel suo latino, ed è pura come la veste nuova. Non è tonante come quella del Polacco, non dà l’impressione di voler piegare la curva dell’orizzonte, ma lo accarezza.
Il primo atto di Benedetto è stato in latino. Un messaggio alla fine della messa nella Cappella Sistina. Il testo integrale lo trovate in queste pagine. C’è il Concilio, ci sono i giovani e c’è il dialogo. Ma soprattutto c’è questa certezza consolante e dolce di essere dentro una storia d’amore. Di misericordia. Tornano sempre queste parole. Come hanno fatto a dipingerlo come un cane da guardia, non si capisce. Solo perché non vuole che si butti via la perla preziosa della verità. Provate a toccare a un bambino la sua mamma e il suo papà, si attaccherà con i denti, darà la vita. Ma non è un cane, mai, è un figlio. Ora Ratzinger è chiamato a essere padre. Papa vuol dire padre. Santa Caterina da Siena in una lettera chiamò il Pontefice così: Dolce babbuccio. Sembra scritto per Benedetto XVI.
Dopo la messa il Santo Padre ha sbrigato le sue cose, è entrato nell’appartamento del predecessore. Il camerlengo ha rotto i sigilli. Papa Ratzinger ha mosso i suoi passi tra quei locali. Farà ritinteggiare le pareti con i colori del barocco romano, quel rosso dorato, che deve avere un nome che non so, ma senz’altro è un miracolo di luce. Poi in auto è andato al suo vecchio ufficio. Ha lavorato tanto. Un po’ il trionfo di Ratzinger (trionfo è una parola impropria) è anche quello di chi lavora in ufficio una vita, carte e carte, ma si ricorda che le carte sono il sudore di molti uomini.
Ora girerà? Che farà? Per intanto nessuna austerità ottocentesca. Più telecamere persino che con Wojtyla. Incontrerà presto i giornalisti, i quali sono tutti convinti di essere stati loro in questi anni a consigliarlo, a fargli prendere certi indirizzi. E’ sempre stato così cortese da mettersi sempre al livello degli interlocutori più sciamannati, tra cui non si tira fuori il sottoscritto.
Intanto, in questo giorno di gioia, è utile ricordare il compito che questo tedesco “de Roma” sente come proprio. Libero ha salutato ieri il nuovo Papa con il titolo “Rifondazione cristiana”.
Lo sappiamo, teologicamente zoppica. La Chiesa è sempre se stessa, eccetera. Ma era per dare l’idea di una roccia gentile, di una vigna che torna a rifiorire. Diteci però se quel titolo era sbagliato a leggere questi appunti inediti. Un amico era a Subiaco quando il cardinale Ratzinger, il primo aprile ha ricevuto, un premio legato a san Benedetto. Gli ha dedicato queste parole. Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, il quale in un tempo di dissipazione e decadenza si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce, a ritornare. E a fondare, a Montecassino, la città sul monte che, tra tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto come Abramo diventò padre di molti popoli. Lo possa essere anche tu, Benedetto XVI. Come dice il tuo nome facci venire giù dal cielo non fulmini ma grazie e benedizioni.
17/07/2005 15:58
 
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Articoli del 20 aprile 2005 (rispolverati da internet, ma bellissimi da leggere!!!!)
Migliaia di ragazzi in coro: «Cantiamo per lui e speriamo fortemente che sia un Santo Padre»



Roma. «Be-ne-detto, Be-ne-detto». Subito la folla ritma il nome del nuovo Papa. Sono soprattutto i giovani a farlo, quelli che hanno guadagnato, dopo ore e ore di attesa nella piazza, il posto migliore, quello cioè vicino alle transenne che delimitano la salitina che porta all’entrata della Basilica di San Pietro. È il posto più vicino alla loggia delle benedizioni, il balcone centrale della facciata, quello adornato con drappi rossi per la grande e solenne occasione della presentazione del nuovo Papa al mondo. Sono tantissimi, migliaia di migliaia. Vengono da ogni parte d’Italia e da ogni nazione del mondo. Tra loro ci sono anche un folto gruppo di giovani polacchi che innalzano lo striscione con il nome della città natale di Karol Wojtyla, Wadowice. Quel «Be-ne-detto, Be-ne-detto» è il coro da stadio dei «Papaboys» per Wojtyla. Il ritmo è lo stesso. Un buon segno per il cardinale tedesco. I giovani sono felici perché è stato eletto il Papa e anche rapidamente. Un fatto che non è di poco conto. «Il tempo dirà se sarà come Wojtyla, per ora lui è il nuovo Papa e io applaudo, canto per lui lo stesso coro che intonavo per Giovanni Paolo II». A parlare è uno dei giovani della piazza. Una piazza che non smette di riempirsi anche quando il nuovo Papa si ritira dopo aver parlato e benedetto la folla. Un mare di gente che raggiunge piazza San Pietro da tutte le strade che vi convergono. Una folla sterminata che arriva da tutta Roma. E che, anche se non vedrà ormai più nulla, non rientra a casa senza prima essere riuscita ad entrare nella piazza. Ci vogliono ore per defluire. Una folla che non lascia passare neppure le autoambulanze che tentano di farsi strada, inutilmente, con le sirene spiegate. Una folla che scavalca di slancio le transenne per entrare nella piazza già stracolma dopo che le campane annunciano che il mondo ha un nuovo Papa: molti erano, infatti, rimasti in dubbio di fronte al fumo dal bianco incerto uscito dal comignolo sopra il tetto spiovente della Cappella Sistina. E non sono soltanto i giovani a non lasciarsi scoraggiare dall’altezza di un buon metro e mezzo delle transenne. Saltano i vecchi, i bambini e le donne anziane. Tutti vogliono vedere e applaudire il nuovo Papa, anche quelli che, forse, avrebbero preferito che al suo posto venisse eletto un altro. «Era meglio un Papa nero», dice tra i denti una signora. Ma il marito che la tiene stretta per mano per non perdela tra la folla, le risponde: «No, no. Va bene, benissimo. Vedrai che anche lui sarà un buon Papa». È questo l’augurio che la folla fa a Ratzinger, il tedesco, l’inflessibile, il duro, che ha saputo però, ieri, arrivare al cuore della gente con il suo breve, ma intenso discorso. E applaude il cardinale tedesco diventato Papa, anche il pacifista che in piazza San Pietro si è presentato con la bandiera della pace e una tromba del tipo di quelle che usano i tifosi la domenica allo stadio. E il pacifista ha dato fiato alla sua tromba e agitato la sua bandiera anche quando RATZINGER ha iniziato il suo discorso. «Voglio - diceva - che veda anche il Papa la mia bandiera, bandiera della pace. La pace è importante: è l’eredità più grande che ci ha lasciato Wojtyla e io voglio ricordare a Benedetto XVI che anche lui deve seguire la strada tracciata da Giovanni Paolo II, quella del «no» alla guerra e del dialogo fra i popoli del mondo».
28/07/2005 16:03
 
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...ma abbastanza comprensibile e bellissimo!!!



Le séjour de Pape Benoît XVI (28/7/2005)



Benoît XVI a des yeux noirs et rapides, sur des cernes profonds dans un visage qu’on dirait être celui d’un curé du Moyen-âge. Vêtu de blanc, privilège du Pape, au milieu des Evêques en noir, sa présence émerge, au milieu de la couleur chaude du bois, des arbres verdoyants, des géraniums rouge feu; il affronte la foule avec l’attitude évidente d’un timide, en avançant jusqu’à la limite de la « scène ». Un intellectuel qui pèse tous ses mots et qui se trouve probablement étonné par ce mécanisme difficile de l’immersion au milieu des gens. On dirait par moments un enfant qui se délecte de la nouveauté, des cœurs de jeunes qui rythment des chants sur son nom. Un sourire éclaire son visage et le rend joyeux par rapport à l’air pensif de quelques minutes plus tôt.
Des yeux qui se font plus pénétrants quand il se concentre sur son interlocuteur. Je l’ai remarqué lorsque des parents détruits par la douleur lui indiquaient le corps ravagé d’un fils handicapé, allongé sur un brancard ou lorsqu’un mari, assis à côté de moi, lui a raconté avec un amour infini de la très grave maladie de son épouse.
Ses mains de pianiste, nous le savons par la présence du piano installé dans le chalet de Les Combes, sont longues et fuselées, nerveuses quand elles accompagnent avec des mouvements les difficultés de la langue italienne employée devant toutes ces personnes. Si je devais le dire, j’ai l’impression qu’en français et même en francoprovençal – parlé pour la première fois par un Pape! – son accent est moins fort qu’en italien, où les aspérités de l’allemand incident sur la sonorité de certains mots. Mais avec élégance dans sa langue maternelle il a cité la minorité allemande de Aostatal, qui n’était malheureusement pas présente à l’Angelus d’Introd avec ces costumes Walser qui auraient donné au Saint Père l’illusion d’être chez lui! Ça sera pour la prochaine fois.
Arrivé dans notre Vallée après l’aimé Jean Paul II, qui est venu « chez nous » pour dix fois (et parfois nous sommes même allés « chez lui », je pense par exemple à l’Arbre de Noël de la Vallée d’Aoste en Place Saint Pierre), Pape Ratzinger – c’est Navarro, son porte parole, qui l’a dit – a déjà appris à aimer les Valdôtains comme nous avons appris à aimer ce nouveau Saint Père, un théologien allemand devenu l’Evêque de Rome. Il ne connaissait pas notre Vallée, mais aujourd’hui, grâce à la majestueuse beauté de nos montagnes, il ne pourra pas l’oublier et nous espérons vraiment que le Pape revienne chez nous en vacance et que cette période de repos lui ait été utile, pour le corps et pour l’esprit, pour son rôle difficile de guide des catholiques. A bientôt, Joseph, nouvel ami de la Vallée.

Dal sito www.caveri.it


[Modificato da Ratzigirl 28/07/2005 16.03]

28/07/2005 23:59
 
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Re: Blog Francese

Scritto da: Ratzigirl 28/07/2005 16.03
...ma abbastanza comprensibile e bellissimo!!!

Le séjour de Pape Benoît XVI (28/7/2005)

Benoît XVI a des yeux noirs et rapides,




Bello...Peccato per quello svarione iniziale...
29/07/2005 00:25
 
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OKKI NERI
Bè definire "neri" i bellissimi occhi di Papa Ratzi è semplicemente assurdo.Certo,tutti abbiamo notato il fascinoso alone scuro che circonda le iridi grigio/blu,ma si vede che i suoi occhi sono CHIARI![SM=g27821] [SM=g27822]
RATZI FOREVER

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Re: Blog Francese

Scritto da: Ratzigirl 28/07/2005 16.03
...ma abbastanza comprensibile e bellissimo!!!

Le séjour de Pape Benoît XVI (28/7/2005)

[Modificato da Ratzigirl 28/07/2005 16.03]



Bello quest'articolo nonostante il neo degli occhi neri!
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
30/07/2005 03:06
 
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Ho trovato un blog .....
Di una sempplicità unica, ma fatto davvero bene...mette molta pace e serenità...[SM=g27822] [SM=g27822]
...un po' come la vista del nostro amato Papa!!![SM=g27822] [SM=g27822]

Sentite cosa scrive la nostra amico:


Ratzinger bambino: ricordi e momenti di nostalgia


"Guardare l'infanzia di una persona vuol dire, per un credente, guardare ciò che Dio ha fatto nella sua vita, una storia misteriosa, quasi nascosta, difficile da identificare; ogni uomo spesso guarda al suo mondo infantile con nostalgia ed è naturale, ma rivedere i fatti della propria vita è come un percorso a ritroso che tenta di ricomprendersi dall'inizio. Papa Ratzinger ha provato a rileggere la propria vita, la parte più bella, per me, è l'infanzia, quando i ricordi non possono essere che riletti con occhi di bambino, ossia ritrasformarsi per un momento nel bimbo di allora, perché un adulto non può capire. Il fatto di poter raccontare l'infanzia con gli occhi dell'innocenza, non è da tutti, lo è, pero, per Ratzinger. Raccontare qualcosa della sua storia e comprenderla implica lo stesso movimento: tentare, per il tempo necessario alla lettura di tornare bambini. Il racconto di questo periodo ha, sia la nostalgia del ricordo, sia la coscienza di una storia in cui Dio ha operato, ed ha operato con lui con amore e con segni che appaiono piccoli, ma, forse per questo non meno importanti. Papa Ratzinger si accorgeva di questi segni che, sono apparsi a lui più evidenti quando ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale, certamente, anche se piccoli segni provenienti da Dio rimandavano ad un compito assai più difficile ed alto, da vivere però con la semplicità e l'ardore di Pietro e Paolo..... "


Che dite? la invitiamo sul forum? [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

Se volete visitare il suo blog questo è l'indirizzo:

incamminoverso.leonardo.it/blog

VE LO CONSIGLIO!!!

[Modificato da Ratzigirl 30/07/2005 3.09]

30/07/2005 22:19
 
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Bellissimo!!!!

E' un'anima molto delicata! [SM=g27821]
Mi farebbe molto piacere se tu la invitassi al forum!!!

[SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
31/07/2005 14:20
 
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Mozart e Benedetto, lezioni di piano





Piaceva talmente come pianista che una sera, in una delle sale da concerto meglio frequentate della Vienna imbevuta di musica di quel tempo, perfino l'imperatore Giuseppe II non riescì a controllare il proprio entusiasmo; si sporse dal palco, si toglie il cappello e inchinandosi grida così forte da coprire gli altri evviva: «Bravo Mozart!».

Alla mondanità di un teatro, al clamore degli applausi e di un concerto pubblico, il pontefice preferisce l'intimità di una stanza e la bellezza segreta della musica da camera, la più astratta ed essenziale, la più pura e riservata. Papa Giovanni Paolo II era uomo di teatro, come attore e come autore; il suo successore preferisce la «Hausmusik», la musica che si fa in casa, con uno scelto gruppo di amici o nell'intimità vastissima della propria solitudine. Senza palcoscenico, senza spettatori; nessuna grande sala, al contrario uno spazio piccolo, raccolto, dove non c'è margine per l'enfasi e tutto appare con i contorni più netti, più trasparenti: la nota presa giusta, quella sbagliata. Forse al Pontefice qualcuno gira le pagine dello spartito, ma la sua consuetudine con i classici dura da tempo, è probabile non ne abbia bisogno.

Benedetto XIV dunque non si limita ad ascoltare Mozart, spinge più lontano l'amore verso l'universo immenso della sua musica: d'altra parte, il pianoforte è stato tra i primissimi oggetti ad entrare nell'appartamento vaticano e sappiamo che la musica è una presenza normale e costante nella famiglia Ratzinger, secondo un'antica tradizione austro-tedesca.

Sappiamo anche che non suona a memoria (c'è stata una corsa urgente per cercare gli spartiti), però non conosciamo i brani preferiti, quale segmento della traiettoria preferisca percorrere. La galanteria o la profondità che spiazza, sorprende? Lo spirito leggero, da conversazione, la corsa brillante e sorridente di un Rondò, oppure l'improvvisa evasione dal percorso più prevedibile e l'emergere di ombre che si dilatano fino ad occupare tutta la scena, prima di dissolversi: la musica di Mozart sa fissare e raccontare le angosce del mondo, naturalmente non le risolve, però misteriosamente le placa, le oltrepassa, non ne resta mai vittima. Oltre la tenebra più fitta, sempre persiste l'indicazione di una via d'uscita, di una risoluzione.

Quanti aspetti della personalità di un essere umano rivela il modo di suonare: Papa Ratzinger è fedele alla nota scritta o ama - in questo Mozart era maestro - «phantasieren», cioé improvvisare, variare, soprendere, lasciarsi andare all'estro del momento? Porta in primo piano la struttura, il pensiero musicale, o cura in modo particolare la fioritura, l'ornamento, l'effetto? Procede uniforme, costante, o conosce l'arte del respiro, del fraseggio, della pausa retorica? Si abbandona al piacere del canto, all'arcata della melodia o preferisce la ruvidezza delle «dissonanze», che nella sua musica - succede anche nella vita - arrivano improvvise? E' un solista o, in un trio, in un quartetto, in un'orchestra, saprebbe stare al gioco delle parti, ascoltando le altre «voci», nel dialogo meraviglioso tra le diverse individualità che, però, riescono a procedere verso un obiettivo condiviso?

31/07/2005 19:09
 
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Re: Mozart e Benedetto, lezioni di piano
Ottimo!! [SM=g27811]


Scritto da: Ratzigirl 31/07/2005 14.20
il suo successore preferisce la «Hausmusik»,



House Music?? Ah però...[SM=g27828]
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