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La Stampa - Cosa dicono i giornali

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2009 20:51
29/06/2005 23:24
 
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Re: oHHHH

Scritto da: Ratzigirl 29/06/2005 15.13
Vado subito a comprarlo...
Ma, oltre famiglia Cristiana e Avvenire, qualcuno sa altre testate italiane cattoliche?[SM=g27817] [SM=g27817]



Certo, il mio giornale diocesano di Venezia:

Gente Veneta

Jesus

30Giorni
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
29/06/2005 23:49
 
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Re: Famiglia Cristiana!

Scritto da: Sihaya.b16247 28/06/2005 23.07
Non perdetevi il numero 27 di Famiglia Cristiana!


E' allegato il Compendio del Catechismo presentato stamattina da Benedetto XVI!!!
La presentazione: www.sanpaolo.org/fc/0527fc/0527fc40.htm

Sihaya



Oh no,me lo sono perso!![SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813]
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30/06/2005 02:10
 
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No NO
non te lo sei perso...esce giovedì....(cioè oggi!!!)[SM=g27822] [SM=g27822]
01/07/2005 00:24
 
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Errata corrige

Scritto da: Ratzigirl 30/06/2005 2.10
non te lo sei perso...esce giovedì....(cioè oggi!!!)[SM=g27822] [SM=g27822]



Ho scritto una cosa non esatta: Famiglia Crsitiana esce con la presentazione del catechismo e non con il catechismo allegato. Scusatemi. Il libro allegato è una cosa tipo "ritrovare l'autostima": e che? Raffaele Morelli ha preso la direzione anche di Famiglia Cristiana?? [SM=g27828]
Sihaya
01/07/2005 02:50
 
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Infatti!!!
Piccola gaffe oggi in libreria: entro e mi fa il libraio: non lo compri il compendio? e io:"No, aspetto famiglia cristiana"...è sbiancato in volto e mi ha detto:"Ma perchè esce anche lì??" il fatto è che in libreria costa 9,90 con famiglia cristiana 4,90 mi pare....ecco, la libreria ne aveva ordinati trecento copie...capite bene che se famiglia cristiana lo svende a pochi metri di distanza a 5 euro meno...Poverino, era proprio affranto!!![SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819]
01/07/2005 10:34
 
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Non ho capito
Scusate,ma allora c'è o non c'è il compendio allegato al giornale?[SM=g27833]
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01/07/2005 14:25
 
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Re: Non ho capito

Scritto da: RATZGIRL 01/07/2005 10.34
Scusate,ma allora c'è o non c'è il compendio allegato al giornale?[SM=g27833]



Che ti voglio dire? Il libro allegato era appunto quello sull'autostima! Mi devo leggere meglio Famiglia Cristiana...
[SM=x40802]

Sihaya
03/07/2005 00:37
 
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Eheheh,succede!Io cmq.ho comprato oggi il Compendio al Catechismo,alla libreria cattolica.C'è in due versioni,di diverso formato ma identico contenuto.Prima di me a pagare alla cassa c'era un giovane sacerdote che ha comperato il Compendio edizione da 9 euro(come il mio).[SM=g27821] [SM=g27822]
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03/07/2005 01:30
 
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Re:

Scritto da: RATZGIRL 03/07/2005 0.37
Eheheh,succede!Io cmq.ho comprato oggi il Compendio al Catechismo,alla libreria cattolica.C'è in due versioni,di diverso formato ma identico contenuto.Prima di me a pagare alla cassa c'era un giovane sacerdote che ha comperato il Compendio edizione da 9 euro(come il mio).[SM=g27821] [SM=g27822]



E' ufficiale allora: il Catechismo si trova in libreria. Delle due edizioni ce n'è una con le foto? [SM=g27828]
Io credo andrò a Roma la settimana prossima e intendo svaligiare la libreria delle Paoline.
Via della Conciliazione arrivoooooooooooooooo!!!

Sihaya
03/07/2005 03:12
 
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No no
A quello che ho visto ce l'hanno entrambe cambia solo il formato del libro. Io lo comprerò domani qui al mare...ho già adocchiato una libreria e d'estate è sempre aperta!!![SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824]
03/07/2005 15:20
 
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Focus (edizione tedesca n.17)





Peter Seewald

Peter Seewald, il giornalista con cui Ratzinger ha scritto i libri intervista "Il sale della terra" e "Dio e il mondo" e forse il giornalista che più abbia potuto avvicinare Ratzinger. Agnostico e piuttosto critico nei suoi confronti, nel 1992 scrisse su incarico della Süddeutschen Zeitung un profilo dell'allora cardinale senza risparmiarlo citando lo scrittore Stefan Andres. Costui descrisse il Grande Inquisitore ritrattato da El Greco con le parole: Non è partecipe dell'amore.*
Ciononostante il prefetto della congregazione per la fede accettò di incontrare Seewald ancora quattro anni dopo. L'incontro ebbe come risultato il libro "Sale della terra" che fu subito un grande successo. Qualche anno dopo seguì "Dio e il Mondo". Seewald dice che l'incontro con il cardinale ha influenzato la sua vita. Seewald. Ha ritrovato la fede.
*Seewald dovette essere mortificato a lungo per quel suo primo articolo. Difatti ancora anni dopo, nel libro "Dio e il mondo" torna sull'argomento, evidentemente per chiarire e rimediare.

Il suo articolo è apparso nel no. 17 di sul Focus (edit. tedesca). Qui è la traduzione:

Saggio, più saggio non si può
Iil titolo è un gioco di parole che purtroppo non si riesce a tradurre: "saggio" in tedesco vuol dire "weise" mentre "weiss" vuol dire "bianco". C'è anche in Germania la pubblicità che dice "più bianco non si può". Il titolo si riferisce sull'essere saggio del nuovo papa nonché al fumo finalmente bianco dopo l'incertezza.)

Roma, Piazza S. Pietro il 19 aprile. Il duomo è senza papa….Oggi a mezzogiorno, quando salì una fumata era subito chiaro: nera, nera! Dietro di me sento un corrispondente tedesco che urla nel suo cellulare: Sembra che Ratzinger sia quotato. Adesso la gara è completamente libera.
Non so quanti fedeli si trovano qui, forse il 20-30 percento? Però ci sono. Un contadino dai capelli grigi con una faccia bonaria si è portato una fetta di pane con speck. Dei pellegrini arrivano con una bibbia. Nella cappella un giovane in preghiera si tormenta le mani come se lottasse con la vita.
Quell'immagine mi ricorda il cardinale Ratzinger. Aveva esaminato molto in profondo la sua vocazione. Sarebbe stato capace di sopportare il celibato per tutta la vita? Sarebbe stato in grado di andare in contro alla gente, di parlare con vecchi e malati? Già da bambino gli piaceva avventurarsi nel mistero della liturgia leggendo il libro delle preghiere e il messale. Ogni dogma però doveva esaminare anche razionalmente. La ricerca della verità era per lui un'esigenza centrale. Non sarebbe arroganza dire "noi possiamo riconoscere la verità, dato la nostra limitatezza?" Non sarebbe"forse meglio respingere questa categoria?" La sua decisione riguardo quella domanda è conosciuta. Il suo motto da vescovo è: collaboratore della verità.
Il conclave è per me un buon allenamento in pazienza. I miei pensieri scivolano via: mi ricordo come una domenica sfrecciamo nel Vaticano, con il segretario al volante del suo nuovo Golf. Pigia piuttosto sul gas. Quando inserisce un CD scopro un cardinale di ottimo umore. Lalala … sembra quasi che ci fosse Pavarotti in macchina.
Una volta ho fatto visita al cardinale nella sua casa a Ratisbona. L'ammobiliamento era di una semplicità che invitava a una donazione di mobili. Il cardinale mi aiutava a togliere il capotto e quando ci eravamo seduti, capì perché il suo sguardo si perdeva mentre parlava di certi temi. Vuole esprimersi in modo preciso, si concentra per cercare il miglior termine, ed effettivamente nessuna delle sue frasi spesso estese si perde alla fine.
Come posto di lavoro per il progetto del nostro libro gli avevo proposto Montecassino nel Suditalia. Un posto tranquillo e per di più un bel simbolo. Qui San Benedetto, che da questo monastero creò il nuova Europa con la sua regola e i suoi monaci, era stato di casa. "Ha visto?" mi chiese un giorno. L'abate aveva fatto appendere degli affissi, annunciando che sua eminenza il dott. Joseph Ratzinger avrebbe tenuto l'omelia per la festa di Santa Scolastica. Purtroppo però si era dimenticato di dirgli qualcosa prima. "Cose devo fare?" disse il cardinale. Si fece portare un nuovo testamento e un messale e poco dopo parlava nella basilica. Non capisco l'italiano ma dai volti dei contadini potevo cogliere che erano toccati dalla parola di Dio che fu loro interpretato dal tedesco.
Ratzinger non ha talento tecnico. Dover fare la patente lo porterebbe vicino a una crisi di nervi. Detesta lo sport. La carente robustezza fisica è da sempre la sua manchevolezza. Il suo svago si limata alla musica, preferibilmente Mozart, i cui brani suona a quattro mani con il fratello. Da 30 anni passano le loro vacanze insieme nelle Alpi. Fanno passeggiate, incontrano gente. Per lui è un lusso se non deve portarsi dietro la valigia vescovile. Un doppio con ornato, talare, mitra e bastone scomponibile è presso le suore di San Vincenzo di Paolo a Adelholzen, dove si fornisce anche d'acqua minerale e di succo di frutta.
Nel frattempo ha avuto inizio la sessione pomeridiana del conclave. Dio, che sensazione se fosse Ratzinger la sul balcone a cogliere le prime ovazioni: evviva il Papa! Avevo bevuto un brandy a mezzogiorno, ero andato in albergo e avevo messo il miglior vestito. Tutto è possibile. Ratzinger stesso però non si è mai fatto mettere sotto pressione.
Aveva sopportato anche l'umiliazione quando l'amministrazione rosso-verde della sua città vescovile gli negò la cittadinanza onoraria. Allora era subentrato il suo luogo natio. E il cardinale si trova indubbiamente a suo agio tra la sua gente. "Per quanto siamo scampati alle crisi degli ultimi decenni" dice, "non è merito dei professori di teologia ma di questa gente semplice, che lascia la chiesa in mezzo al paese. (E' un modo di dire tedesco che significa di rimanere con i piedi per terra.)
Gli schermi grandi in Piazza San Pietro mostrano ora la canna fumaria da vicino. Il piccolo è il grande aveva predicato Gesù. Qualcuno accende una radiolina portatile. Quando si sente un urlo che arriva dall'altra parte, da là dove sono seduti i giovani, tutti si alzano di colpo. C'è di nuovo fuoco nel camino. Il fumo è nero?
E' nero. Sono le 17.52. Nero. Finito tutto. Ma cosa succede adesso? La gente applaude. E' bianco? Ore 17.54. Bianco! Più bianco non si può! La gente alza le braccia. Ho delle lacrime agli occhi, sono elettrizzato, paralizzato. Sono sicuro: è Ratzinger! Dopo un'ora d'attesa si schiude la tenda di velluto sul balcone della chiesa dell'apostolo Pietro di Cafernao in Galilea e il suo 265° successore appare sul palco del mondo: è il figlio del gendarme dell'alta Baviera, figlio di Maria e Giuseppe, il padre figlio di contadini, la madre figlia di pasticciere.
La prima volta ci siamo incontrati nel novembre del 1992. Avevo l'incarico di scrivere un profilo del "Grande Inquisitore". Sulle foto aveva un'espressione forzata e quanto si leggeva sui giornali su di lui non era adatto a suscitare simpatia.
La fede non m'interessava. Vidi però pure che molte delle cose, in cui avevamo creduto e che avevamo fatto negli anni 70 e 80, non avevano sempre reso migliore questo mondo. Da tempo la chiesa non è più in grado di pesare sulla gente, come la si accusava. Il suo parlare è come pioggia sott'acqua, muto. La società però è diventata molto più sana e contenta da allora?
Durante le mie ricerche poté leggere cosa aveva detto l'allora professore e vescovo sullo sviluppo della società. Per esempio sulla scemata disponibilità di accettare delle responsabilità o che nella nostra cultura la vita era deprezzata.
Costatava "un'avidità verso ogni sorta d'appagamento" che verrebbe"portata all'estremo". "Però ben presto ciò si è trasformato in un mostruoso deprezzamento della vita: la si getta via."
Parlava della perdita di verità e l'incapacità di opporsi al dettato ideologico vuoto dei nostri tempi. Si batteva irato contro la sufficienza e l'autoassoluzione. Ratzinger affermava di voler "portare gli essenziali delle fede cristiana a un nuovo tempo." Per me si poneva la domanda: era dunque accaduto quanto uno aveva avvertito o non lo era?
Dopo qualche avanti e indietro ebbi un termine per un'udienza. Ero seduto nella sala di ricevimento del palazzo della congregazione del dogma della fede su una delle poltrone imbottite rosse stile barocco. La porta si aprì ed entrò un piccolo signore distinto che mi porse la mano con un gesto vescovile. In che modo avrei dovuto rivolgermi a lui? "Signor cardinale" dissi e sembrava che lui lo trovasse corretto. La stretta della sua mano non era molto forte. Ci sedemmo vicino alla finestra, attaccando semplicemente discorso. Forse perché volevo sapere solamente chi fosse, da dove veniva e che cosa faceva più o meno. Erano passati 30-40 minuti quanto appariva la testa del segretario: "Eminenza, il nunzio". Il cardinale fece cenno di no. Alla prossima interruzione disse brevemente: "Lo ascolti bene e poi mi riferisca." Non fu l'inizio di un'amicizia tipo "Casablanca" però l'inizio di qualcosa che avrebbe potuto cambiare la mia vita
Una volta eravamo seduti sui sedili posteriori della vecchia Mercedes che della congregazione della fede. Alfredo, l'autista del cardinale, ci portava in una casa nelle parti di Frascati. Volevamo fare delle interviste per il libro "Il sale della terra". Il cardinale guardava fuori dal finestrino sulla destra, io sulla sinistra. Ogni tanto guardai il suo anello con quello strano uccello. E' una fenice, mi disse, un regalo di suo fratello.

Ogni tanto durante le interviste, il principe della chiesa buttava il piede sopra lo schienale della sedia come uno studente. Ratzinger sorrideva quando lo incalzavo quasi fosse Nostradamus che avrebbe avuto una risposta per ogni enigma. Perché c'è tanta malvagità nel mondo? Cosa pensava del celibato, dell'ordinazione delle donne? Aveva senso salire su quella nave avariata che era la chiesa?
Ratzinger rispondeva a tutto. Non mi chiese un elenco delle domande prima né di cambiare qualcosa dopo. Cominciammo in orario e finimmo in orario. Nelle pause si ritirava nella sua stanza. Gli chiesi se meditava. Era inteso come ironico. Sì, disse. Non si arrogava di agire per così dire dalla propria genialità. Chiedeva allo Spirito Santo di aiutarlo. Per un credente sarebbe una cosa naturale.
Ratzinger non è la persona che ti stringe al petto. Anche che dia delle pacche sulle spalle è difficile ad immaginarsi. Nel suo portamento aristocratico però c'è più accettazione dell'altro che non in un banale fraternizzare. Poi non è per niente vanitoso, una qualità rara persino tra gli ecclesiastici.
C'è una continuità nella teologia e nella vita di Ratzinger che è l'impegno di voler salvare la fede dentro i nostri tempi. C'è chi lo chiama conservativo. Io lo trovai sempre più diversamente. Uno ha una certa idea di guru, di uomini e donne saggi che possono insegnarci i misteri della vita. Crediamo che queste persone siano vissute nel passato o si trovino nei paesi delle religioni asiatiche. Però qui, seduto con me vicino al tavolo, era seduta una persona, o almeno avevo fortemente quest'impressione, che era un grande saggio della chiesa. Una delle sue frasi che io preferisco è: "La chiesa ha bisogno di una rivoluzione della fede. Non deve legarsi allo spirito del tempo. Deve separasi dai beni per conservare i suoi valori."
Durante il corso della nostra conversazione gli chiesi quante vie ci sono che portano a Dio. Non avevo nessuna idea cos'avrebbe detto, supponevo avrebbe usato una qualche formula. La risposta fu immediata: disse che ci sono tante vie a Dio quanto ci siano uomini.




GRAZIE ROSA PER QUESTO MAGNIFICO ARTICOLO!!!!!

[Modificato da Ratzigirl 03/07/2005 15.21]

04/07/2005 02:19
 
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Famiglia Cristiana
FAMIGLIA CRISTIANA PRESENTA "LA MIA VITA"

Tratto da Famiglia Cristiana Anno LXVII N. 17 del 23 aprile 1997
JOSEPH RATZINGER

La mia vita
Il cardinale si racconta in un'autobiografia: dalla giovinezza in Baviera al sacerdozio, al Concilio Vaticano II. E ai lettori di "Famiglia Cristiana" indica le sfide del Vangelo nel nuovo millennio.
A settant'anni, il cardinale Joseph Ratzinger esce dall'abituale riservatezza sulla sua persona. Lo fa con un libro autobiografico ( La mia vita ) scritto per le Edizioni San Paolo. Il volume intreccia racconto e riflessione teologica, e se questa può essere la parte più interessante (dato il ruolo di "guardiano" della fede cattolica che l'autore ricopre), le pagine narrative sono la novità e scoprono tratti di candore in una personalità molto determinata.

Il cardinale racconta, ad esempio, d'essere nato il Venerdì Santo (16 aprile) del 1927 e battezzato il giorno dopo con l'acqua benedetta nella notte pasquale. Quindi annota: «L'essere il primo battezzato della nuova acqua era un importante segno premonitore. Personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall'inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione».

Ventiquattro anni dopo, nella festa dei santi Pietro e Paolo, il brillante studente di teologia Joseph Ratzinger è ordinato sacerdote nel duomo di Frisinga dal cardinale Faulhaber. «Era una splendida giornata d'estate, che resta indimenticabile, come il momento più importante della mia vita. Non si deve essere superstiziosi, ma nel momento in cui l'anziano arcivescovo impose le sue mani su di me, un uccellino – forse un'allodola – si levò dall'altare maggiore della cattedrale e intonò un piccolo canto gioioso; per me fu come se una voce dall'alto mi dicesse: va bene così, sei sulla strada giusta».

Tra questi due eventi, il giovane Ratzinger ebbe una formazione di prim'ordine, grazie a genitori esemplari e a studi molto seri. In diverse pagine del libro emerge il sentimento di unione che legava la famiglia Ratzinger (il futuro cardinale era il più giovane dei tre figli) e si coglie forte il senso della "casa". Per il lavoro del padre, che era un gendarme, la famiglia dovette trasferirsi in diversi paesi della Baviera. Grazie alla laboriosità della madre, ogni nuovo alloggio acquistava presto il sapore del focolare.

D ei vari cicli di studio l'autore conserva piacevoli ricordi (non però delle attività sportive: non aveva "il fisico", e poi era sempre il più piccolo della sua squadra e quindi più o meno "tollerato"). Fece ottimi studi umanistici, tanto che nel primo periodo di servizio militare (a sedici anni) passava talvolta il tempo libero componendo versi in greco. In seminario ebbe maestri importanti, alcuni dei quali erano figure di primo piano del rinnovamento in campo biblico e liturgico. A proposito di liturgia, le chiese dei vari paesi in cui trascorse l'infanzia e l'adolescenza sono un altro dei "luoghi" importanti della memoria di Ratzinger. Il cardinale ricorda con gratitudine la possibilità di seguire la celebrazione eucaristica con un messalino (lo Schott) che offriva la traduzione di gran parte dei testi liturgici, rievoca la suggestione dei riti della Settimana Santa e richiama tanti altri momenti legati al culto. «L'inesauribile realtà della liturgia cattolica», osserva, «mi ha accompagnato attraverso tutte le fasi della mia vita; per questo non posso non parlarne continuamente».

L a formazione del giovane Ratzinger avviene negli anni della devastante tragedia nazista. Egli ricorda la fermezza di giudizio del padre, fondata sulla fede cristiana. Richiamando l'ambiguità di sentimenti (preoccupazione mescolata ad orgoglio) che, all'inizio della seconda guerra mondiale, le vittorie delle armate del Terzo Reich provocavano nei tedeschi, l'autore sottolinea: «Mio padre vedeva con inalterabile chiarezza che la vittoria di Hitler non sarebbe stata una vittoria della Germania, ma dell'Anticristo, e sarebbe stata l'inizio dei tempi apocalittici per tutti i credenti, e non solo per loro». Ratzinger, che dovette prestare un sia pure blando servizio militare, si salvò dall'arruolamento "volontario" nelle SS dichiarando di voler diventare sacerdote cattolico. Alla fine della guerra fu internato per alcune settimane in un campo di prigionia degli Alleati. Poi tornò a casa, e poco dopo rientrò anche il fratello, che aveva combattuto sul fronte italiano. «I mesi successivi, in cui potemmo gustare la ritrovata libertà, che ora avevamo imparato a stimare nel suo giusto valore, sono tra i più bei ricordi della mia vita».

Finita la guerra, il futuro cardinale riprese gli studi di Teologia, fatti con grande fervore e con la fortuna di poter studiare sui testi dei principali teologi dell'epoca, parecchi dei quali precursori del Concilio Vaticano II. Annota Ratzinger: «Quando ripenso agli anni intensi in cui studiavo teologia, posso solo meravigliarmi di tutto quello che oggi si sostiene a proposito della cosiddetta Chiesa "preconciliare". Tutti noi vivevamo nella percezione della rinascita, avvertita già negli anni Venti, di una teologia capace di porre domande con rinnovato coraggio e di una spiritualità che si sbarazzava di ciò che era ormai invecchiato e superato, per farci rivivere in modo nuovo la gioia della redenzione». Dopo l'ordinazione sacerdotale e un breve periodo di attività pastorale, l'autore si dedicò all'insegnamento della Teologia, non senza aver prima sofferto per un contrasto con il grande teologo Michael Schmaus, che gli respinse la prima stesura della tesi per la libera docenza.

Seguirono anni di grande fervore intellettuale, a contatto con illustri colleghi come Karl Rahner, Hubert Jedin, Johann Auer, Hans Küng e altri. Quando cominciò il Vaticano II, Joseph Ratzinger era professore di Teologia a Bonn e l'arcivescovo di Colonia, cardinale Frings, lo volle con sé a Roma, dove lo fece nominare perito del Concilio. Pur avvertendo che «il dramma teologico-ecclesiale di quegli anni non rientra nell'intento di questi ricordi», Ratzinger accenna al "drammatico scontro" sulle "fonti della rivelazione". Il Concilio respinse le tesi che sembravano ancorare la rivelazione solo alla corretta e completa interpretazione delle Scritture (privilegiando così gli esegeti rispetto al magistero) ma, dice il cardinale, «il dramma dell'epoca postconciliare è stato ampiamente determinato da questa parola d'ordine e dalle sue conseguenze logiche». E chiarisce: «La rivelazione non è una meteora precipitata sulla terra, che giace da qualche parte come una massa rocciosa da cui si possono prelevare dei campioni di minerale, portarli in laboratorio e analizzarli. La rivelazione ha degli strumenti, ma non è separabile dal Dio vivo, e interpella sempre la persona viva a cui essa giunge. Il suo scopo è sempre quello di raccogliere gli uomini, unirli tra loro: per questo essa implica la Chiesa».

Del "clima" conciliare il cardinale ha questo ricordo: «Ogni volta che tornavo a Roma trovavo nella Chiesa e tra i teologi uno stato d'animo sempre più agitato. Sempre più cresceva l'impressione che nella Chiesa non ci fosse nulla di stabile, che tutto potesse essere oggetto di revisione. Sempre più il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiale, che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio. Evidentissima era la crescita del risentimento nei confronti di Roma e della Curia, che apparivano come il vero nemico di ogni novità e progresso». Secondo il cardinale, in quel clima si percepiva anche «l'idea di una sovranità ecclesiale popolare, in cui il popolo stesso stabilisce quel che vuole intendere col termine Chiesa, che anzi appariva ormai chiaramente definita come Popolo di Dio. Si annunciava così l'idea di "Chiesa dal basso", di "Chiesa del popolo", che poi, soprattutto nel contesto della teologia della liberazione, divenne il fine stesso della riforma».

Il dopo-Concilio fu assai amaro per Ratzinger anche come docente. Chiamato ad insegnare Teologia dogmatica a Tubinga, per insistenza di Hans Küng, vi trovò un cambiamento culturale sorprendente: «Quasi nello spazio di una notte, lo schema esistenzialistico crollò e fu sostituito da quello marxista». In quegli anni a Tubinga insegnavano anche il filosofo marxista Ernst Bloch (che «denigrava Heidegger come piccolo borghese») e il teologo evangelico Jürgen Moltmann, che «ripensava completamente la teologia a partire da Bloch». Stanco di polemiche, Ratzinger accettò la cattedra di Teologia a Ratisbona, e per reagire contro «la distruzione della teologia, che avveniva attraverso la sua politicizzazione in direzione del messianismo marxista», cercò il collegamento con teologi come Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, con i quali collaborò alla rivista Communio .

Prima di parlare della sua esperienza di vescovo, Ratzinger espone alcune drastiche critiche sul rinnovamento liturgico avvenuto dopo il Concilio. Scrive di essere rimasto sbigottito dal «divieto del messale antico» e dalla sbrigativa «creatività» in campo liturgico. E afferma: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipenda in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita etsi Deus non daretur : come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta».

«Il nunzio portò una lettera...
essa conteneva la mia nomina ad arcivescovo di Monaco». Pubblichiamo un capitolo delle memorie del cardinale Ratzinger

Non pensai a niente di pericoloso quando il nunzio Del Mestri, con un pretesto, mi fece visita a Ratisbona, chiacchierò con me del più e del meno e, alla fine, mi mise tra le mani una lettera che dovevo leggere a casa, pensandoci sopra. Essa conteneva la mia nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga. Fu per me una decisione immensamente difficile. Mi era concesso di consultare il mio confessore. Ne parlai con il professor Auer, che conosceva molto realisticamente i miei limiti, teologici e umani. Mi aspettavo che egli mi sconsigliasse. Ma... egli disse, senza pensarci su molto: "Devi accettare". Così, dopo aver ancora una volta esposto i miei dubbi al nunzio, sotto i suoi occhi, sulla carta da lettera dell'albergo dove era alloggiato, scrissi la dichiarazione con cui assentivo alla mia nomina...

...Quel giorno fu straordinariamente bello. Era una raggiante giornata d'inizio estate, alla vigilia di Pentecoste del 1977. La cattedrale di

Monaco, che dopo la ricostruzione seguita alla seconda guerra mondiale dava un'impressione di sobrietà, era magnificamente adornata trasmettendo un'atmosfera di gioia, che coinvolgeva in maniera irresistibile. Ho sperimentato la realtà del sacramento, che qui accade davvero qualcosa di reale. Poi, la preghiera davanti alla Colonna della Vergine Maria – la Mariensäule – nel cuore della capitale bavarese, l'incontro con le molte persone che accoglievano il nuovo venuto, a loro sconosciuto, con una cordialità e una gioia, che non riguardavano tanto me, ma che mi mostravano ancora una volta che cosa è il sacramento. Essi salutavano il vescovo, colui che porta il mistero di Cristo, anche se forse la maggior parte dei presenti non ne era consapevole. Ma la gioia di quel giorno era appunto qualcosa direalmente diverso dal consenso a una determinata persona... Era la gioia di vedere nuovamente presente quel ministero, quel servizio, in una persona, che non agisce e vive per sé stessa, ma per Lui e, dunque, per tutti.

Con la consacrazione episcopale comincia nel cammino della mia vita il presente. Poiché il presente non è una determinata data, è l'Adesso di una vita. E questo Adesso può essere lungo o breve. Per me quello che è cominciato con l'imposizione delle mani durante la consacrazione episcopale nella cattedrale di Monaco è ancora l'Adesso della mia vita...

...Ma, allora, che cosa devo dire a conclusione di questi appunti? Come motto episcopale ho scelto due parole dalla terza lettera di Giovanni, Collaboratori della verità , anzitutto perché mi pareva che potessero bene rappresentare la continuità tra il mio compito precedente e il nuovo incarico: pur con tutte le differenze si trattava e si tratta sempre della stessa cosa, seguire la verità, porsi al suo servizio. E dal momento che nel mondo di oggi il tema "verità" è quasi scomparso, perché appare troppo grande per l'uomo, e tuttavia tutto crolla se non c'è una verità, proprio per questo il mio motto episcopale mi è sembrato il più in linea con il nostro tempo, il più moderno, nel senso buono del termine. Sullo stemma dei vescovi di Frisinga si trova da circa mille anni il moro incoronato: non si sa quale sia il suo significato. Per me è l'espressione dell'universalità della Chiesa, che non conosce nessuna distinzione di razza e di classe, poiché noi tutti "siamo uno" in Cristo (Gal 3,28).

I noltre, ho scelto per me altri due simboli. Il primo è la conchiglia, che è anzitutto il segno del nostro essere pellegrini, del nostro essere in cammino: "Non abbiamo qui una stabile dimora". Ma essa mi ricorda anche la leggenda secondo cui Agostino, che si lambiccava il cervello intorno al mistero della Trinità, avrebbe visto sulla spiaggia un bambino che giocava con una conchiglia, con cui attingeva l'acqua del mare e cercava di travasarla in una piccola buca. Gli sarebbe stato detto: tanto poco questa buca può contenere l'acqua del mare, quanto poco la tua ragione può afferrare il mistero di Dio. Per questo la conchiglia rappresenta per me un richiamo al mio grande maestro, Agostino, un richiamo al mio lavoro teologico e, insieme, alla grandezza del mistero, che è sempre molto più grande di tutta la nostra scienza. Infine, dalla leggenda di Corbiniano, fondatore della diocesi di Frisinga, ho preso l'immagine dell' orso . Un orso – così racconta questa storia – aveva sbranato il cavallo del santo, che stava recandosi a Roma. Corbiniano lo rimproverò aspramente... e, come punizione, gli caricò sulle spalle il fardello che fino a quel momento era stato portato dal cavallo. L' orso dovette trasportare il fardello fino a Roma e solo qui il santo lo lasciò libero di andarsene. L' orso che portava il carico del santo mi ricorda una delle meditazioni sui Salmi di sant'Agostino. Nei versetti 22 e 23 del salmo 72 (73) Agostino vedeva espressi il peso e la speranza della sua vita. Quel che egli trova espresso in questi versetti, e che presenta nel suo commento, è come un autoritratto, tracciato davanti a Dio e, dunque, non solo un pio pensiero, ma spiegazione della vita e luce nel cammino. Quel che Agostino scrive qui, mi è parso rappresentare il mio destino personale.

Il salmo, appartenente alla tradizione sapienziale, mostra la situazione di bisogno e di sofferenza che è propria della fede e che deriva dal suo insuccesso umano; chi sta dalla parte di Dio, non sta necessariamente dalla parte del successo: proprio i cinici sono spesso persone che la fortuna pare viziare. Come va inteso questo fatto? Il salmista trova la risposta nello stare davanti a Dio, che gli permette di capire che la ricchezza e il successo materiale sono ultimamente irrilevanti e di riconoscere che cosa è davvero necessario e apportatore di salvezza. Ut iumentum factus sum apud te et ego semper tecum . Le traduzioni moderne interpretano così: "Quando si agitava il mio cuore..., ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia. Ma io sono con te sempre...".

Agostino ha interpretato un po' diversamente l'espressione riguardante la bestia. Il termine latino iumentum designava sopattutto gli animali da tiro, che vengono usati dai contadini per lavorare la terra; per questo egli vi riconosce un'immagine di sé stesso, sotto il carico del suo servizio episcopale: "Un animale da tiro sono davanti a te, per te, e proprio così io sono vicino a te". Aveva scelto la vita dell'uomo di studio e Dio lo aveva destinato a fare l'"animale da tiro", il bravo bue che tira il carro di Dio in questo mondo. Quante volte è insorto contro tutte le inezie che si trovava caricate addosso e che gli impedivano il grande lavoro che sentiva come la sua vocazione più profonda. Ma proprio qui il salmo lo aiuta a uscire da tutta l'amarezza: sì, è vero, son divenuto un animale da tiro, una bestia da soma, un bue, ma proprio in questo modo io ti sono vicino, ti servo, tu mi hai nella mano. Come l'animale da tiro è il più vicino al contadino e compie per lui il suo lavoro, così anch'egli, proprio in questo umile servizio, è vicinissimo a Dio, è tutto nella sua mano, è fino in fondo un suo strumento...

...L' orso con il carico, che sostituì il cavallo, o più probabilmente il mulo di san Corbiniano, divenendo – contro la sua volontà – il suo animale da soma, non era e non è un'immagine di quel che deve essere e di quel che sono? "Sono divenuto per te come una bestia da soma e proprio così io sono in tutto e per sempre vicino a te".

Che cosa potrei raccontare di più e di più preciso sui miei anni come vescovo? Di Corbiniano si racconta che a Roma restituì la libertà all' orso . Se questo se ne sia andato in Abruzzo o abbia fatto ritorno sulle Alpi, alla leggenda non interessa. Intanto io ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino con il mio carico per le strade della Città Eterna. Quando sarò lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: «Sono divenuto la tua bestia da soma, e proprio così io sono vicino a te».

04/07/2005 02:53
 
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I Giornali del Papa



Denise Pardo per “L’espresso”


I GIORNALI DEL PAPA - INDOVINA COSA LEGGE RATZINGER

Nuovo papa, nuova mazzetta dei giornali. Benedetto XVI ha stilato la lista dei preferiti. Il primo a essere sfogliato, dopo 'L'Osservatore Romano ', è la 'Frankfurter Allegemeine Zeitung', cui segue il berlinese 'Die Welt'. Poi 'Repubblica', 'Corriere della Sera', 'Avvenire'. Quindi il 'New York Times' e il britannico 'The Guardian'. Papa Ratzinger dedica alla lettura dei giornali molto tempo della sua giornata, cominciando con un'ora la mattina, dopo la messa delle sette.

Al di là della mazzetta internazionale, visiona la selezione di circa 40 articoli della sala stampa vaticana. Sottolinea le frasi che lo hanno colpito e mette da parte gli articoli che giudica interessanti e che leggerà nel corso della giornata. All'inizio del pomeriggio, è la volta dei periodici e dei mensili che affrontano temi teologici. Il papa, che prima era custode della dottrina della fede, conosce personalmente molti dei direttori ai quali fa pervenire ancora la sua ispirazione. Il suo interesse minuzioso verso la stampa è una rivoluzione in Vaticano. Papa Wojtyla affrontava l'incombenza di malavoglia.
04/07/2005 03:55
 
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Re: Focus (edizione tedesca n.17)


Grazie per aver messo nel forum l'articolo. MA E' ANCORA PIENO DI ERRORI! CHE ORRORE! [SM=x40795]
[SM=g27813] [SM=g27819] [SM=g27813] [SM=g27819] [SM=g27813] [SM=g27819]

Per farmi perdonare ho messo la foto di Seewald con il cardinale Ratzinger. C'era giusto ancora un posticino nel mio file manager. [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]

Ho cercato di rimediare correggendo e migliorando la traduzione il più che potevo. A chi interessa leggerla, la trova nella cartella "Benvenuti" sotto la discussione "Come sono arrivata in questo forum". [SM=x40791]

[Modificato da rosa22253 04/07/2005 11.17]

************************************************************************************


BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE!

"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa"

Mt 16,18





La strada è lunga, ma non esiste che un mezzo per sapere dove può condurre, proseguire il cammino.
(don Tonino Bello)


ANDIAMO AVANTI!

04/07/2005 22:11
 
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Re: I Giornali del Papa

Scritto da: Ratzigirl 04/07/2005 2.53

Denise Pardo per “L’espresso”

I GIORNALI DEL PAPA - INDOVINA COSA LEGGE RATZINGER

Nuovo papa, nuova mazzetta dei giornali. Benedetto XVI ha stilato la lista dei preferiti. Il primo a essere sfogliato, dopo 'L'Osservatore Romano ', è la 'Frankfurter Allegemeine Zeitung', cui segue il berlinese 'Die Welt'. Poi 'Repubblica', 'Corriere della Sera', 'Avvenire'. Quindi il 'New York Times' e il britannico 'The Guardian'. Papa Ratzinger dedica alla lettura dei giornali molto tempo della sua giornata, cominciando con un'ora la mattina, dopo la messa delle sette.

Al di là della mazzetta internazionale, visiona la selezione di circa 40 articoli della sala stampa vaticana. Sottolinea le frasi che lo hanno colpito e mette da parte gli articoli che giudica interessanti e che leggerà nel corso della giornata. All'inizio del pomeriggio, è la volta dei periodici e dei mensili che affrontano temi teologici. Il papa, che prima era custode della dottrina della fede, conosce personalmente molti dei direttori ai quali fa pervenire ancora la sua ispirazione. Il suo interesse minuzioso verso la stampa è una rivoluzione in Vaticano. Papa Wojtyla affrontava l'incombenza di malavoglia.




Ooooohhhhh...
Non pensate che sia ora di farci conoscere anche tramite stampa??? [SM=g27828]

Sempre io Sihaya
04/07/2005 22:12
 
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Re: Famiglia Cristiana
Una brutta notizia [SM=g27826]
Ho chiamato il servizio abbonamenti di Famiglia Cristiana e i numeri arretrati ordinabili partono dal 2001. Grrrrrrrrrrrr

Sihaya
04/07/2005 22:14
 
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Re: Re: Focus (edizione tedesca n.17)
ROSA PRIMA DI FARE QUESTI SCHERZI AVVISACI! Io stavo per collassare davanti al monitor in seguito ad attacco di tachicardia e tremori

Un commento sulla foto: WOWWWWWWWWWWWWWWW

[SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27837] [SM=g27837] [SM=x40793] [SM=x40793] [SM=x40793] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]

Sihaya
05/07/2005 02:17
 
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eheeheh visto che roba?????
Una foto meravigliosa!!!! Sto pensando infatti per un nuovo sondaggino.....tipo: qual'è la foto più bella tra quelle postate finora?
che ne pensate? Scusate l'Off Topic...rispondetemi in I vostri consigli magari...(prima cartella del Forum)
05/07/2005 09:37
 
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«Pronto, suor Maria Cristina? Ciao, come stai? Mi è dispiaciuto tanto sapere che non stai bene. Voglio dirti che devi stare tranquilla. Io pregherò per te». Così parlò Benedetto XVI, il primo Papa nella storia della Chiesa che ha mandato una benedizione via telefono cellulare. Lui, il Papa, parlò con il telefonino in pubblico, da piazza San Pietro. Glielo aveva appena passato tra le mani un disabile Emilio Testa di Angri, in carrozzina, e consigliere comunale della città dell’Agro. È il 15 giugno scorso. Papa Benedetto XVI sta per lasciare piazza San Pietro dopo la chiusura dell’udienza generale dle mercoledì. Riceve un gruppo di disabili provenienti da Angri. Sono guidati da Emilio Testa, un angrese da decenni impegnato, anche in politica, in difesa dei diritti dei disabili. È su una carrozzina spinta dai figli. Arriva nei pressi del tronetto del Papa e lo saluta. Poi aggiunge: «Santità, c’è una suora di Angri che oggi sarebbe dovuta essere qui. È ammalata di cancro. È a telefono...» Il Papa prende il cellulare. Dall’altra parte c’è suor Maria Cristina Marinelli che, lì per lì, non crede affatto che si tratti del Papa. «All’inizio della telefonata - raccontò quel giorno suor Maria Cristina - pensavo che stessi sognando ad occhi aperti. Ma come, mi son detta tra me, è mai possibile che è la voce del Papa? Poi ho riconosciuto davvero il suo tono di voce, quell’italiano segnato dall’inflessione tedesca, dura ma addolcita dalla semplicità delle parole. Sono scoppiata a piangere. È stato lui a parlarmi, a chiamarmi per nome come se mi avesse conosciuta da sempre».


e poi un altro articolo


«Offro al Papa i giorni della mia sofferenza»

DALL’INVIATO ANTONIO MANZO Angri. «È come se la mia fragilità umana, ora anche frutto di una malattia devastante, fosse stata rafforzata dalla carità di una grande e inaspettata parola del Papa. Più passano i giorni, più mi sento forte nello spirito, pur nella grande sofferenza. E da quel giorno è come se sentissi dentro di me la voglia di un racconto quotidiano della sofferenza, un diario da offrire al mondo. Perchè capisca il valore della vita; dal gesto più banale, una chiamata al telefonino, ad esempio, a quello più grande, una giornata che sorge». Il sorriso affannato incornicia il volto di suor Maria Cristina Marinelli, quarantaquattro anni, la suora Battistina in lotta contro il cancro e destinataria, nella storia della Chiesa, della prima benedizione di un Papa via cellulare. È nella piccola stanza del monastero di via Risi dove il beato Alfonso Maria Fusco fondò l’ordine religioso disseminato in ben trentasei Paesi e quattro continenti. «I medici mi confortano con buone notizie, sono appena rientrata da un controllo. È da cinque anni che il cancro mi assedia. Dovrò sottopormi ad una ennesima risonanza magnetica. Dal giorno della telefonata di Benedetto XVI, è come se avessi ricevutoforza per sopravvivere. Non ostento, nè nascondo la mia sofferenza fisica, ma so che posso aiutare il mondo pregando da questo letto. E che la mia preghiera possa raggiungere, come ringraziamento, papa Benedetto XVI». Il mondo del silenzio si offre ai passi nel corridoio lungo e assolato. In fondo, neppure dieci metri quadrati, l’essenzialità della stanza di un monastero, un guardaroba ad un’anta, una piccola scrivania con un breviario, pochi libri e i medicinali, due sedie per gli ospiti, un ventilatore discreto. Suor Maria Cristina è costretta a letto, il capo coperto da un zucchetto finemente lavorato ad uncinetto, sul volto la tenacia della speranza. «A proposito, è venuto l’idraulico per riparare quel guasto, giù al consultorio?» chiede ai due volontari, coniugi di Sarno, che l’affiancano nella gestione del centro di aiuto per la famiglia e gli adolescenti del «Granello di Senapa». È la sua creatura, il consultorio inventato per far nascere la vita ma anche per farla vivere. Per lei che dieci anni fa e passa si consacrò alla vita religiosa, decidendo di dedicare forza e tempo al prossimo e superando perplessità familiari («sono l’unica figlia femmina di una famiglia di Ruvo di Puglia»), ora si è aperta la finestra della sofferenza dalla quale diventa più nitida anche la velatura della memoria. «La mia vocazione - racconta suor Maria Cristina - è davvero strana. Ad una prima chiamata, avevo diciotto anni, pensai ad uno scherzo. L’allontanai da me ed iniziai gli studi per diventare ostetrica. Nei primi anni Novanta vinsi un concorso all’ospedale di Cetraro, in provincia di Cosenza. Arrivai lì e dichiarai l’obiezione di coscienza per le interruzioni volontarie della gravidanza. Un giorno mi ricordo di aver conosciuto in corsia una bambina di tredici anni in attesa di un aborto. Era insieme alla mamma. Colpita da questa storia, meditai a lungo sul cosa fare per riconsegnare speranza all’atto più bello dell’uomo, far nascere, trasmettere la vita». In quell’ospedale di Cetraro offrivano il loro servizio le suore Battistine. «Fino al mio arrivo a Cetraro non sapevo neppure esistessero» dice suor Cristina. Ma la chiamata della vocazione riapparve «come un fulmine». Prese l’abito religioso e le superiori le consentirono di poter far fruttare anche il talento professionale. «Da ostetrica, fondai il consultorio per offrire un servizio di consulenza alle famiglie in crisi, per educare i giovani alla sessualità, per divulgare i metodi natuirali di regolazione della nascite». In dieci anni ha incontrato oltre diecimila giovani nelle scuole dell’Agro. «In queste terre - continua suor Cristina - ho imparato che spesso dietro i drammi di tanti aborti si nasconde una scarsa educazione sessuale». Incalza sui ricordi con docilità, mentre il tono della luce va verso il tramonto. «In quelle parole del Santo Padre ho rivisto un’alba. E più la sofferenza fisica incalza e più sono convinta di essere uno strumento di Dio». Squilla ancora il cellulare, l’ennesimo augurio che non si spenga mai.
05/07/2005 10:25
 
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Grazie ^__^
Raffaella grazie per questi tuoi bellissimi post!!!
L'ultimo non l'avevo ancora letto!!!se avrai altri articoli provenienti da questo giornale, ripostali pure qui, ok? Grazie di tutto e a presto!!![SM=g27822] [SM=g27822] [SM=g27822] [SM=g27822] [SM=g27822]
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