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Quel che sarà sarà....i retroscena veri o presunti di stampa e tv sul pontificato di Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2008 15:49
13/08/2007 14:57
 
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Re: PERCHE'???
$anna67$, 13/08/2007 13.24:

Come mai questo grande silenzio di Benedetto XVI sulla pedofilia che dilaga soprattutto nella mia citta' e in un Istituo di Grande fama come il Valsalice che conosco benissimo??
Pensavo che all'Angelus accennase a qualcosa invece nulla .... [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27833] [SM=g27833] [SM=g27833] [SM=g27833]



ciao anna
onestamente credo che a questo punto le condanne eclatanti, dalla finestra non servano granchè. Servono solo a raccogliere l'applauso e l'approvazione del momento ma non a sradicare il problema. Ciò che si deve fare è lavorare seriamente e senza clamori all'interno della struttura della Chiesa per fare in modo che certe cose non accadano più. Mi chiedo poi sempre quale sia il ruolo dei vescovi locali in questi casi. Dov'erano? Possibile che nessuno sappia mai nulla se non quando la notizia arriva ai giornali?
Mi pare comunque (mi si corregga se sbaglio) che da quelle parti non di pedofilia si sia trattato ma di relazioni omosessuali con giovani consenzienti ed eventuali reati siano ancora tutti da accertare. Ciò impone cautela, anche se a noi provoca sdegno ma il Papa non può sbattere il presunto mostro nel primo Angelus come i giornali fanno in prima pagina.
14/08/2007 14:24
 
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Re: Re: PERCHE'???
emma3, 13/08/2007 14:57:



ciao anna
onestamente credo che a questo punto le condanne eclatanti, dalla finestra non servano granchè. Servono solo a raccogliere l'applauso e l'approvazione del momento ma non a sradicare il problema. Ciò che si deve fare è lavorare seriamente e senza clamori all'interno della struttura della Chiesa per fare in modo che certe cose non accadano più. Mi chiedo poi sempre quale sia il ruolo dei vescovi locali in questi casi. Dov'erano? Possibile che nessuno sappia mai nulla se non quando la notizia arriva ai giornali?
Mi pare comunque (mi si corregga se sbaglio) che da quelle parti non di pedofilia si sia trattato ma di relazioni omosessuali con giovani consenzienti ed eventuali reati siano ancora tutti da accertare. Ciò impone cautela, anche se a noi provoca sdegno ma il Papa non può sbattere il presunto mostro nel primo Angelus come i giornali fanno in prima pagina.



[SM=g27811]




15/08/2007 14:43
 
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Spie in Vaticano
Da Repubblica

Spie e Servizi in Vaticano

MARCO ANSALDO

Il Papa, qualunque Papa, è di norma l' uomo più informato del mondo. Forse per questo i servizi segreti dell' intero pianeta ne seguono da vicino ogni passo, ogni parola, ogni viaggio. Al punto da esserne quasi ossessionati, desiderosi di sapere di più e meglio. Da questo assunto fondamentale parte il libro di Werner Kaltefleiter e Hanspeter Oschwald, dal comprensibile titolo in tedesco di Spione im Vatikan, appena uscito in Germania da Pattloch. Perché «nel mirino dei servizi segreti» - come affermano i due solidi vaticanisti che hanno invidiabili fonti dentro la Santa Sede e negli ambienti della sicurezza - il Papa lo è da sempre. Tutti guardano a Roma. Lo facevano già i nazisti, abili nell' arruolare monaci e parroci. Non si tiravano certo indietro l' Unione Sovietica con i suoi paesi satellite. Il volume rivela dunque molti aspetti ignoti e segreti nei contatti fra i pontefici degli ultimi ottanta anni e i più inaspettati 007 internazionali. Un capitolo a sé è ovviamente quello dell' attentato a Giovanni Paolo II da parte del turco Mehmet Ali Agca. Il clima ricreato qui è quello dell' allarme all' interno del Patto di Varsavia per il percorso di libertà seguito dalla Polonia. La preoccupazione e gli interventi di molte agenzie dei due blocchi. Pagine in cui si incrociano figure come Markus Wolf, il "mitico" uomo senza volto dei servizi tedesco orientali, e William Casey, capo della Cia. Spie francesi e mafiosi turchi. Fino al drammatico epilogo del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro. Con una chicca inedita. La lettera autografa che Mikhail Gorbaciov fa pervenire personalmente a Kaltefleiter, in cui smentisce categoricamente di avere informazioni «sulla partecipazione del Kgb» nella tentata eliminazione di Wojtyla. Le spie però hanno continuato a seguire il pontefice. Fino a Benedetto XVI, già sotto le cure della Stasi ai tempi in cui il semplice sacerdote Joseph Ratzinger, poi porporato promettente, appariva già molto in vista. E, come tale, molto spiato.
23/10/2007 22:51
 
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dal blog di lella

Il cardinale tedesco Kasper ottimista «Grande passo in avanti con Mosca»

DONATELLA TROTTA

Un patrimonio comune, «assolutamente centrale» nel dialogo interreligioso come pure per la sopravvivenza dell’umanità in un mondo pacificato dalla violenza. Ma anche un tema che presenta contrasti e aspetti discordanti e pone problemi di grande attualità nel rapporto tra ebraismo, cristianesimo e islam, le tre grandi religioni monoteistiche i cui testi sacri costituiscono un continuum che ci unisce tutti, in quanto discendenti di Abramo, dall’Antico al Nuovo Testamento fino al Corano.
«Malgrado le differenze», avverte il cardinale tedesco Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che la settimana scorsa, nell’incontro di Ravenna, ha registrato «un ulteriore grande passo avanti nei rapporti tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato di Mosca», tanto da dichiararsi ottimista sul futuro dell’unità dei cristiani e da auspicare «un incontro tra Benedetto XVI e il patriarca russo Alessio II».
Kasper ne parla a margine della tavola rotonda su «Le Scritture nelle religioni monoteistiche», che ha presieduto ieri mattina alla Stazione Marittima di Napoli, nell’ambito del Meeting interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Diocesi di Napoli. E introducendo il confronto a più voci (con l’arcivescovo di Canterbury Rowan D. Williams, primate anglicano; Shera Yashud Cohen, Rabbino capo di Haifa, già vicesindaco di Gerusalemme; Mohammed Sammar, consigliere politico del Gran Muftì del Libano e figura chiave del dialogo interreligioso islamico-cristiano; il rinomato biblista cattolico Joachim Gnilka; il cardinale francese Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza Episcopale francese), sottolinea subito le questioni a suo avviso aperte e problematiche per il dialogo. Tra esse, il «contrasto» tra le Sacre Scritture, «fondamento codificato delle convinzioni religiose e della vita di una comunità», con una «forma di vita emancipata secolare o laicista», tipica della modernità; poi, la vicinanza di ebraismo e cristanesimo, fondati «su una rivelazione divina nella storia di Dio con gli uomini» e uniti dalla Bibbia, eppure divergenti nei modi di leggerla; e soprattutto, la concezione che l’islam ha del Corano, «considerato non come ispirato ma dettato da Dio»: ma fino a che punto, si chiede Kasper, interpretabile e adattabile a nuove situazioni storiche e culturali senza abbandonarne il contenuto essenziale? Domande cruciali per la convivenza nel terzo millennio, che al dibattito hanno iniziato ad avere risposta.

© Copyright Il Mattino, 23 ottobre 2007
19/01/2008 15:49
 
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Vaticanisti o cremlinologi?

Anche la stampa estera, al momento dell'elezione di Ratzinger al soglio di Pietro, è partita dal pregiudizio del "Papa reazionario" fino a paragonarlo alla "vecchia guardia" del vecchio Pcus, il partito comunista dell'Urss, scelto per uno spirito di pura autoconservazioe; questi signori hanno dovuto ricredersi, ed arrendersi difronte alla potenza intellettuale e al carisma di Benedetto XVI, a quasi tre anni dall'inizio del suo pontificato.
Articoletto curioso, in inglese, per conoscitori della storia della guerra fredda e di un passato sovietico che si è dissolto nel vuoto ideologico di una teocrazia atea.

www.opendemocracy.net/faith-catholicchurch/article_2442.jsp

Cardinal Chernenko?
Andrew Brown
Joseph Ratzinger, the new Pope Benedict XVI, could represent the long withdrawing roar of a sclerotic Kremlin-like empire, says Andrew Brown.
19 - 04 - 2005
Does anyone now remember Konstantin Chernenko? In the last decades of Soviet communism, a succession of old men arrived at the helm whose one merit was that they were as sclerotic as the system they served. Their Politburo comrades and the wider Soviet nomenklatura could rely on them to resist change to the last gasp – as indeed they did, however artificially prolonged that gasp might have been.
The Politburo was right to fear change more than anything. This was confirmed when the brave Mikhail Gorbachev finally took hold of the levers of power, tried to reform the Soviet Union – and brought the whole brittle system crashing down.
The analogy with Joseph Ratzinger, the new Pope Benedict XVI is not exact. For one thing, a life of celibacy and temperance means that a 78-year-old pope is going to be in much better physical shape than an aged recovering Stalinist could be. But it’s hard to escape a suspicion that the cardinal electors were concerned above all else to avoid choosing a Pope Mikhail Gorbachev the First (and Last). They were quite prepared to settle for a Kremlin-style succession rather than risk the kind of change which, starting with the Second Vatican Council of 1962-65, had nearly blown the church apart.
The one thing the new pope stands for is hierarchy, and the resolute suppression of anything like democracy within the church. In particular, the opinions of educated lay people are to be shunned – a loathing which is heartily reciprocated. The only time I ever saw him, at a lecture he gave in Cambridge, some of the theology faculty boycotted the event in protest against his treatment of inquiry within their discipline.
The fear of change can make perfect sense. If you believe that the Catholic church can only maintain its hold on human minds by force and fraud, then electing the man who used to run the Congregation for the Doctrine of the Faith – the bureaucratic guarantor of Catholic doctrine – is a natural thing to do. The road to the top in the Kremlin, after all, used to be through the KGB. But to follow the same logic is an odd process for faithful Catholics.
Also in the openDemocracy debate on the Catholic church and democracy: articles by Neal Ascherson, Lavinia Byrne, Laura Greenhalgh, Ariel Dorfman, Timothy Radcliffe, Michael Walsh, Joanna Bogle, and Arthur Waskow
The great difference between the Catholic church and the Communist Party of the Soviet Union is that the church remains a voluntary institution. There is hardly anywhere left in the world where an ambitious young man would join the church for the sake of his career, though there are still places where he might join Opus Dei. This changes the whole equation.
Mikhail Gorbachev discovered, when he tried to appeal to the idealism of the masses, that he was the last communist. No one but him believed a word of it. That’s why his experiment proved fatal, and why the cardinals seem keen to avoid travelling the same route. But it is in the nature of Kremlin successions that they only postpone the problem, and not for very long. At some point, you choose a reformer because nothing else has worked. When this happens, Pope Mikhail I will find that there are something like a billion of the faithful who actually believe. But perhaps the cardinals already know that. This is the thing that really frightens them. Too much belief can destroy an organisation as surely as too little.


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