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Quel che sarà sarà....i retroscena veri o presunti di stampa e tv sul pontificato di Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2008 15:49
16/06/2005 00:40
 
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Ehehehe
Se continua con i suoi "fuori programma" conquisterà le folle...il fatto è che tutti si aspettavano la rigidità in persona e invece è tutto l'opposto!!![SM=g27835] [SM=g27835] [SM=g27835]
16/06/2005 19:19
 
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L'erede di Ratzinger


Eccolo qua, questo è L'arcivescovo Levada, colui che prenderà il posto di Joseph Ratzinger alla guida della Congregazione per la dottrina della Fede.Scelto soprattutto per la sua vicinanza geografica a quegli ambienti colpiti dallo scandalo degli abusi all'interno della Chiesa, a lui il Papa ha affidato il compito di riaprire il processo e porre fine a questa drammatica spina che da più di dieci anni comporta una macchia alla credibilità ecclesiastica. Buon lavoro!!![SM=g27811]
18/06/2005 03:21
 
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MA...
Non e grande, e GRANDISSIME!!!
Viva il PAPA!!! Ad multos annos!
19/06/2005 13:33
 
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E nel video porno sbuca l'immagine del Papa (?????!!!!!!)
Oltre la perversione

Dopo la sensualità c’è solo la sessualità, dopo la sessualità solo la perversione, dopo la perversione solo Caligola. Così recita il giocoso e irriverente trailer cinematografico realizzato dall’italiano Francesco Vezzoli. Trailer di un film inesistente e ricordo di un film reale: una mistificazione culturale che mischia il vecchio Caligola di Tinto Brass con il suo fantasioso e mai realizzato remake, unendo passato e presente, mondo reale e onirico, sacro e profano, potere e fellatio. Tanti camei, da Mila Jovovic a Coutney Love. Adriana Asti e Helen Mirren, le attrici dell'edizione originale, si prestano a un gioco grottesco.

Il finto trailer, che finge ritmo e vocabolario dei veri trailer hollyowoodiani, si chiude con l'immagine di una finta moneta papale. Chi è rappresentato nell'effige? Probabilmente un Ratzinger deformato, quasi simile a Wojtyla. La provocazione non è particolarmente originale, ma scatena l'anatema mezzo stampa del ministro della cultura Rocco Buttiglione. Il modo migliore per non parlare delle tante opere di qualità di una Biennale riuscita.
19/06/2005 19:33
 
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????
Ma....a me pare una sorta di scisma????


Non so sapete il francese, ma in pratica invita le persone di colore e i vescovi di colore a non riconoscere come Papa Benedetto XVI, in quanto avente fatto parte della gioventù Hitleriana, e si vocifera in tale articolo che avrebbe anche fatto parte di un corso per diventare Fhurer!!!! Ma via, per favore!!!!!![SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27829] [SM=g27825] [SM=g27825]

Clicca qua per leggere l'articolo





[Modificato da Ratzigirl 19/06/2005 19.34]

21/06/2005 00:49
 
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INCREDIBILE!!!!!!!!!
Ratzinger: la prima benedizione al cellulare
ad una suora gravemente malata : Le Parole di Suor Maria Cristina


«Io non sono potuta andare dal Signore e il Signore è venuto da me. Sapere che Dio attraverso i suoi ministri è accanto a me è grandioso. È Dio che conduce la storia». Ha la voce rotta dal pianto, suor Maria Cristina, nella sua stanza del Monastero delle Battistine di Angri, dove la malattia la costringe a stare a letto.

È la religiosa che che ha ricevuto la prima benezione del papa attraverso il cellulare. Ieri mattina, in pochi secondi, la sua vita è cambiata. Lei, malata di cancro a 44 anni, ha parlato con Papa Benedetto XVI: via cellulare, come capita con un amico, come capita in un sogno.
«Quando ho ascoltato la sua voce - racconta suor Maria Cristina - non credevo che fosse Papa Ratzinger, che fosse proprio il Pontefice. Pensavo di vivere un sogno, ed invece era la realtà».
«In pochi attimi - aggiunge - è avvenuto quello che pensavo non potesse mai accadere.
Mi ha chiesto come stavo, mi ha detto di stare tranquilla e che avrebbe pregato per me. La cosa che mi ha sorpreso di più è che si è ricordato del mio nome. Mi ha sempre chiamato suor Maria Cristina, quasi come se ci conoscessimo già. Le parole del Papa mi hanno dato una grande forza. È Dio che conduce la storia».
24/06/2005 13:59
 
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Vaticano II: la vera storia che nessuno ha ancora raccontato
Il cardinale Ruini boccia senza appello le interpretazioni dell’ultimo Concilio come cesura e “nuovo inizio” della Chiesa. E invoca che se ne scriva finalmente una storia non di parte, ma “di verità”



Roma, 22 giugno 2005

A quarant’anni dalla sua chiusura, il Concilio Vaticano II è ancora in attesa di una sua storia “non di parte ma di verità”. L’ha detto il cardinale Camillo Ruini presentando un volume fresco di stampa, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, scritto dal vescovo Agostino Marchetto – studioso di storia della Chiesa, poi in servizio diplomatico per la Santa Sede e oggi segretario del pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti – e intitolato: “Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia”. La presentazione del volume è avvenuta a Roma il 17 giugno, nella sala “Pietro da Cortona” dei Musei Capitolini.

Perché “contrappunto”? Il cardinale Ruini l’ha subito spiegato. Il libro di Marchetto fa da contrappunto, ossia si contrappone nettamente, all’interpretazione del Vaticano II che ha fino ad oggi monopolizzato la storiografia cattolica mondiale: quella dei cinque volumi della “Storia del concilio Vaticano II” diretta da Giuseppe Alberigo e pubblicata in sei lingue tra il 1995 e il 2001: in Italia per i tipi del Mulino e a cura di Alberto Melloni.

Ruini ha esordito paragonando “in modo un po’ scherzoso” la storia del Vaticano II di Alberigo a quella scritta dal servita Paolo Sarpi sul Concilio di Trento, pubblicata a Londra nel 1619 e subito messa all’indice dei libri proibiti: cioè una ricostruzione brillante, fortunata, ma molto polemica e molto di parte. A Sarpi rispose diciassette anni dopo il gesuita Pietro Sforza Pallavicino con una “Istoria” molto più documentata ma non meno appassionata e parziale. Ci vollero tre secoli prima che il Tridentino avesse la sua prima storia equa e compiuta, pubblicata da Hubert Jedin tra il 1949 e il 1975. E proprio questo Ruini ha invocato: una “grande storia in positivo” anche per il Concilio Vaticano II, sperabilmente presto, senza aspettare altri tre secoli. Il volume di Marchetto – ha detto – dà nelle sue pagine finali alcune indicazioni per produrre questa storia “nuova e diversa”.

La tesi di fondo di Alberigo e della sua “scuola di Bologna” fondata negli anni sessanta da Giuseppe Dossetti è che gli elementi prioritari del Concilio Vaticano II non sono i testi che esso ha prodotto. La priorità è l´evento in sé. Il vero Concilio è lo "spirito" del Concilio. Non riducibile, anzi, incommensurabilmente superiore alla "lettera" dei suoi documenti.

E lo "spirito" del Concilio è identificato nel sogno di Giovanni XXIII di una "nuova Pentecoste" per la Chiesa e per il mondo. Mentre la "lettera" sarebbe l´imbrigliamento dell´assise attuato da Paolo VI, il papa che ha in effetti promulgato tutti i documenti conciliari. Tra Giovanni XXIII e Paolo VI lo scarto è dato come incolmabile. Quasi la "lettera" di papa Giovanni Battista Montini avesse soffocato e tradito lo "spirito" di papa Angelo Giuseppe Roncalli.

Un altra tesi di fondo è che il Vaticano II ha segnato una cesura sistemica tra la stagione ecclesiastica anteriore, preconciliare, e quella successiva, postconciliare.

Ebbene, il cardinale Ruini ha contestato in radice questa visione. Non solo il Concilio Vaticano II non segna una cesura, intesa come un “nuovo inizio” nella storia della Chiesa, ma tale cesura “è anche teologicamente non ammissibile”.

A sostegno della continuità del Vaticano II rispetto alla grande tradizione della Chiesa, Ruini ha citato anzitutto Giovanni XXIII, e proprio quel passaggio del suo discorso inaugurale del Concilio dell’11 ottobre 1962 che Alberigo e la scuola di Bologna più invocano a sostegno delle loro tesi.

Poi ha citato Paolo VI. Che il 18 novembre 1965 chiarì ai vescovi riuniti in Concilio che con la parola programmatica “aggiornamento” Giovanni XXIII “non voleva attribuire il significato che qualcuno tenta di darle, quasi essa consenta di relativizzare secondo lo spirito del mondo ogni cosa nella Chiesa (dogmi, leggi, strutture, tradizioni), mentre fu così vivo e fermo in lui il senso della stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa da farne cardine del suo pensiero e della sua opera”.

Poi ancora ha citato Giovanni Paolo II, che nel 2000, a un convegno sull’attuazione del Vaticano II, ribadì che “leggere il Concilio supponendo che esso comporti una rottura col passato, mentre in realtà esso si pone nella linea della fede di sempre, è decisamente fuorviante”.

Ma pur nella continuità con la tradizione e le fonti bibliche e patristiche – ha proseguito Ruini – il Vaticano II ha segnato delle novità e aperture.

Alla base dell’apertura del Concilio alla modernità – ha detto – c’è l’assunzione positiva della centralità del soggetto umano, ossia quella “svolta antropologica che ha caratterizzato lo sviluppo storico dell’Occidente almeno a partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento”.

Con ciò il Vaticano II “ha posto fine a una lettura catastrofale dell’epoca moderna”. Ma ha soprattutto ricondotto la centralità dell’uomo “a una prospettiva ultimamente cristologica”: prospettiva che “mi è stata cara fin da quando, in età più giovane, potevo dedicarmi di più allo studio della teologia”. Ruini ha citato a sostegno di questa visione sia la costituzione conciliare “Gaudium et Spes” al n. 22: “Solamente nel Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”; sia l’enciclica di Giovanni Paolo II “Dives in Misericordia” al n. 1: “Quanto più la missione della Chiesa si incentra sull’uomo, tanto più deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente, cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre”.

Ruini ha anche respinto l’idea che il Concilio II abbia avuto al suo centro la Chiesa:

“Giustamente [il grande teologo e poi cardinale] Henri De Lubac osservò che, nonostante lo spazio preponderante occupato dalla Chiesa nei documenti del Vaticano II, non è fondato il sospetto che il Concilio rappresenti un’ulteriore tappa del processo per cui la Chiesa si starebbe adeguando al carattere immanentistico della cultura moderna: infatti il Vaticano II parla sì della Chiesa, ma anzitutto per mettere di nuovo in evidenza il suo radicale orientamento a Cristo, alla salvezza eterna, a Dio che salva l’uomo”.

Altro punto critico è il ruolo della gerarchia. Ruini ha sottolineato che “essa è per il Popolo di Dio”. Quando il Concilio si svolse, “la contestazione antiautoritaria della seconda metà degli anni Sessanta doveva ancora esplodere. I padri conciliari non si sentirono quindi obbligati a difendere l’autorità della gerarchia da un attacco che non c’era stato”. Si dedicarono piuttosto “a completare e ad equilibrare l’opera del Concilio Vaticano I, affiancando all’affermazione del primato del papa quella della collegialità dei vescovi”. E con ciò “posero le premesse per uno sviluppo ecclesiologico che è ormai iniziato e dovrà caratterizzare il tempo che sta davanti a noi, realizzando una forma di sintesi tra la prospettiva incentrata sul collegio dei vescovi, prevalente nel primo millennio, e quella che fa capo al primato papale, che ha contrassegnato il secondo millennio”.

Di Joseph Ratzinger teologo, Ruini ha ripreso alcuni passaggi della sua autobiografia, negli anni in cui egli era perito al Concilio:

“Nella discussione preparatoria alla costituzione ‘Dei Verbum’ Ratzinger si chiedeva se venisse prima, per la fede, l’esegesi storico-critica del testo biblico, oppure la tradizione della comunità credente. E rispondeva che prima veniva la tradizione. Il Concilio gli ha dato ragione. L’alternativa sarebbe stata trasformare la Chiesa in una democrazia parlamentare dominata dai teologi e dagli esegeti”.

Concludendo, Ruini ha di nuovo contestato la contrapposizione tra Giovanni XXIII e Paolo VI quale appare nella storia del Vaticano II prodotta da Alberigo e dalla scuola di Bologna.

E di questa storia, che pur continua a dominare la scena, ha praticamente decretato il tramonto:

“L’interpretazione del Concilio come rottura e nuovo inizio sta venendo a finire. È un’interpretazione oggi debolissima e senza appiglio reale nel corpo della Chiesa. È tempo che la storiografia produca una nuova ricostruzione del Vaticano II che sia anche, finalmente, una storia di verità”.
26/06/2005 12:53
 
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Omaggio a Santa Rita
Il Papa omaggia Santa Rita. Benedetto XVI ha acceso la tradizionale fiaccola. La torcia giungerà il 21 a Cascia per la festa delle rose.





E' stato il nuovo papa, Benedetto XVI, ad accendere l'11 maggio a San Pietro la tradizionale fiaccola di Santa Rita da Cascia.
La fiaccola è partita poi da Ostia il 14 maggio per giungere a Cascia il 21, alla vigilia della festa della santa delle Rose.
Quest’anno si celebra infatti un gemellaggio spirituale fra Cascia e Ostia. “L’intenzione - aveva spiegato nei giorni scorsi il vescovo di Spoleto, Norcia e Cascia, monsignor Riccardo Fontana - è quella di unire idealmente due città che per storia e tradizione hanno in comune l’attenzione verso il percorso di ricerca della fede inaugurato da Sant’Agostino e percorso anche da Santa Rita, la Santa dell’Impossibile”.
La fiaccola partita da Ostia il 14 maggio alle 17, arriverà a Leonessa venerdì 20, mentre il giorno successivo sarà a Cascia per vivere la tradizione della fiaccolata del lontano 21 maggio 1447, quando i cascinai e gli abitanti dei paesi limitrofi accorsero con lumi accesi al monastero dove la santa stava morendo. L’aderenza del nuovo papa alla tradizione benedettina, oltre che al riferimento al suo predecessore omonimo al soglio di Pietro, sono appurati.
26/06/2005 13:07
 
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Re: Omaggio a Santa Rita
Accidenti!!! Non lo sapevo proprio 'sto fatto!!!!

Grazie!!![SM=g27827]
Sonia


Scritto da: Ratzigirl 26/06/2005 12.53
Il Papa omaggia Santa Rita. Benedetto XVI ha acceso la tradizionale fiaccola. La torcia giungerà il 21 a Cascia per la festa delle rose.


E' stato il nuovo papa, Benedetto XVI, ad accendere l'11 maggio a San Pietro la tradizionale fiaccola di Santa Rita da Cascia.
La fiaccola è partita poi da Ostia il 14 maggio per giungere a Cascia il 21, alla vigilia della festa della santa delle Rose.
Quest’anno si celebra infatti un gemellaggio spirituale fra Cascia e Ostia. “L’intenzione - aveva spiegato nei giorni scorsi il vescovo di Spoleto, Norcia e Cascia, monsignor Riccardo Fontana - è quella di unire idealmente due città che per storia e tradizione hanno in comune l’attenzione verso il percorso di ricerca della fede inaugurato da Sant’Agostino e percorso anche da Santa Rita, la Santa dell’Impossibile”.
La fiaccola partita da Ostia il 14 maggio alle 17, arriverà a Leonessa venerdì 20, mentre il giorno successivo sarà a Cascia per vivere la tradizione della fiaccolata del lontano 21 maggio 1447, quando i cascinai e gli abitanti dei paesi limitrofi accorsero con lumi accesi al monastero dove la santa stava morendo. L’aderenza del nuovo papa alla tradizione benedettina, oltre che al riferimento al suo predecessore omonimo al soglio di Pietro, sono appurati.

26/06/2005 13:26
 
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eheheh
Mi chiameranno Papa's Spy!!(ma sembra un nome per croccantini.....)[SM=g27814] [SM=g27814] [SM=g27814] [SM=g27814]
01/07/2005 16:38
 
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Dichiarazioni del Cardinale Saraiva Martins su curia e Wojtyla
VATICANO/ CARD.SARAIVA: PAPA POTREBBE FARE TERZA RIFORMA CURIA
01/07/2005 - 15:33
Ne ha parlato quando era cardinale, significa che ha già un'idea

Roma, 1 lug. (Apcom) - Benedetto XVI potrebbe riformare la Curia. "Il Papa può farlo e ne ha già parlato quando era cardinale. Questo significa che ha un'idea in questo senso". L'ipotesi viene avanzata dal cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che questa mattina è intervenuto alla presentazione del volume "Il dizionario di Papa Ratzinger" di Marco Tosatti, pubblicato da Baldini e Castoldi.

"Si può ipoteticamente pensare ad una terza riforma. Ce ne sono state già due a partire dal Concilio Vaticano II - ha detto il porporato - si potrebbe pensare ad una terza. Naturalmente questo non vuol dire scombussolare la Curia, ma bisogna vedere se le strutture attuali corrispondono ancora al tempo di oggi. E' uno studio che va fatto con molta discrezione e attenzione", ha concluso il cardinale.

Il porporato portoghese ha tracciato un'analisi dell'inizio di pontificato di Benedetto XVI. "Da lui ci possiamo aspettare tutto il bene possibile - ha affermato - in poco meno di tre mesi, ha dato prova che sarà un grande Papa, degno successore di Giovanni Paolo II. C'è una continuità con Papa Wojtyla, ma anche una propria creatività". Per il cardinale Saraiva si possono già individuare le linee fondamentali del papato ratzingeriano. "L'ecumenismo - ha detto - è una grande sfida su cui Benedetto XVI si concentrerà, anche alla luce della globalizzazione. È un Papa che ci sorprenderà sicuramente".

"L'elezione di Ratzinger è avvenuta in tempi sorprendentemente rapidi - ha affermato Saraiva - si vede che lo Spirito Santo ha fatto il suo dovere e non è andato in anno sabbatico", ha scherzato il porporato. Ma su Benedetto XVI "esistono troppi clichè e luoghi comuni, con cui è stato bollato negli ultimi 20 anni". "Una certa pubblicistica - ha spiegato - lo ha presentato come un uomo chiuso, custode dell'ortodossia, un conservatore, o addirittura ultraconservatore, incapace di dialogo. È stata addirittura coniata per lui la definizione di panzer-cardinal". Ma sono tutte etichette fuorvianti, poiché dalla ricostruzione fatta da Sarajva emerge la figura di un cardinale "uomo aperto al dialogo e lo ha dimostrato in più occasioni.".



WOJTYLA/ CARD.SARAIVA: SPERO LA CAUSA DURI IL MENO POSSIBILE
01/07/2005 - 13:42
Su martirio decideranno teologi che esamineranno documentazione

Città del Vaticano, 1 lug. (Apcom) - "Il mio augurio è che la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II duri il meno tempo possibile, considerata la figura eccezionale di Papa Wojtyla". Ma "non si possono fare previsioni su quanto durerà. Tutto dipende dal tempo che impiegherà il Vicariato di Roma nella fase diocesana". Il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, non si sbilancia sui tempi necessari ad elevare agli onori degli altari Giovanni Paolo II, né sull'ipotesi avanzata da alcuni osservatori di considerare il Papa polacco un martire. "Sul martirio - ha aggiunto Saraiva Martins - decideranno i teologi che avranno il compito di esaminare l'intera documentazione".

Tuttavia, la speranza che il processo di beatificazione, aperto ufficialmente il 28 giugno con la fase diocesana, è forte. "Se il Papa deciderà di farlo santo subito - ha sottolineato il prefetto della Congregazione - tutti ne saremo molto grati". Occorre però ricordare, ha aggiunto il cardinale Saraiva Martins, che "Benedetto XVI ha dispensato dal tempo richiesto per iniziare la causa di beatificazione (previsto in cinque anni) però, fino adesso, non ha dispensato dal processo stesso. Se però il Papa deciderà diversamente, e può sempre farlo, sarà motivo di gioia per tutti".

Il cardinale Ruini, aprendo la causa a san Giovanni in Laterano, aveva ricordato come il 13 maggio 1981, giorno dell'attentato subito da Wojtyla a san Pietro, il Papa aveva versato il proprio sangue per la Chiesa. "In senso tecnico, teologico, giuridico e canonico - ha concluso il porporato portoghese - il martirio è dare la vita nella fede. Occorre però verificare il motivo dell'attentato alla vita di Wojtyla. E questo sarà lavoro dei teologi".



Samantha

01/07/2005 19:04
 
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Dichiarazioni del Cardinale Saraiva Martins su curia
Grazie dell'articolo!!! Davvero interessante!

Sihaya
02/07/2005 12:59
 
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Grazie a voi per l'attenzione
Ho un'altra notizia però non ancora confermata ufficialmente.
Si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero Benedetto XVI in visita ufficiale a Lucca, ad ottobre, in occasione di un evento ecclesiale. Per ora non so altro ma spero di trovare qualche conferma.
Ciao
Samantha

06/07/2005 17:25
 
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???
A Lucca??
Ma io vado al mare a Viareggio!!!
Ma d'agosto!!!!!Uffaa!!!!!!!

[SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826]
06/07/2005 17:27
 
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Un catechismo per la civiltà dell’immagine

Nel nuovo “Compendio” della dottrina cattolica entrano anche quattordici capolavori della pittura d’occidente e d’oriente. E il papa ha spiegato perché. Timothy Verdon: “Benedetto XVI ha reso giustizia all’arte cristiana”





ROMA, 5 luglio 2005 – Nel nuovo “Compendio” del catechismo della Chiesa cattolica pubblicato da Benedetto XVI il 28 giugno c’è una novità inattesa. In esso spiccano, a colori, quattordici immagini sacre.

Come il papa ha spiegato, le immagini non sono puramente illustrative. Sono parte integrante del nuovo catechismo.

Esse dovranno essere riprodotte in tutte le traduzioni del “Compendio”. E dovranno ritrovarsi sempre nelle stesse posizioni rispetto al testo. Ogni immagine è accompagnata da un accurato commento, ricco di citazioni della Bibbia e dei Padri della Chiesa.

La prima immagine è in apertura del libro, subito dopo il titolo e il “Motu Proprio” papale di approvazione e pubblicazione. È l’icona di Cristo dipinta da Teofane di Creta nel 1456 per il monastero Stavronikita sul Monte Athos.

Altre quattro immagini precedono le quattro parti in cui si articola il volumetto, rispettivamente dedicate al Credo, ai sacramenti, ai comandamenti e al Padre Nostro.

Apre la parte del Credo – intitolata “La professione della fede” – l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, del 1423, conservata a Firenze nella Galleria degli Uffizi.

Fa da introduzione alla parte dei sacramenti – “La celebrazione del mistero cristiano” – un Gesù che dà la comunione agli apostoli del pittore fiammingo Joos van Wassenhove, conservato a Urbino nella Galleria Nazionale delle Marche.

Inaugura la parte dei comandamenti – “La vita in Cristo” – un’illustrazione del Tetraevangelo armeno dipinto da Jacob il Copista, conservato a Vienna nella Biblioteca dei Padri Mechitaristi. L’immagine raffigura l’ultima cena di Gesù con gli apostoli, attorno a una mensa a forma di calice eucaristico.

Precede la parte dedicata al Padre Nostro – “La preghiera cristiana” – un’icona copta della Pentecoste.

Ciascuna delle quattro parti del “Compendio” è poi articolata in due sezioni. E ogni sezione è a sua volta introdotta da un’immagine.

Illustrano le due sezioni della prima parte una miniatura dei sei giorni della creazione tratta dalla Bible de Souvigny della fine del XII secolo, conservata a Moulins nella Bibliothèque Municipale (vedi sopra), e la croce gloriosa che è al centro del mosaico absidale della basilica di San Clemente a Roma.

Illustrano le due sezioni della parte dedicata ai sacramenti un particolare dei mosaici della cappella “Redemptoris Mater” inaugurata in Vaticano nel 1999, con il Cristo crocifisso dal cui fianco sgorgano sangue e acqua, e il Trittico dei Sette Sacramenti di Roger van der Weyden, conservato ad Anversa nel Koniklijk Museum voor Schone Kunsten.

Illustrano le due sezioni della parte dedicata ai comandamenti il San Giovanni che contempla l’Immacolata Concezione di El Greco, conservato a Toledo al Museo de la Santa Cruz, e il Discorso della Montagna dipinto dal Beato Angelico per il Convento di San Marco a Firenze.

Illustrano le due sezioni della parte dedicata alla preghiera un’icona bizantina delle principali feste liturgiche e un altro dipinto di El Greco, l’orazione di Gesù nell’orto, conservato negli Stati Uniti al Museo dell’Arte di Toledo, Ohio.

Infine, un coro di angeli ripreso dal polittico di Jan van Eyck nella cattedrale di Gand apre l’appendice al termine del volumetto, che allinea preghiere e formule della dottrina cristiana in latino e in lingua corrente.

In più, sulla quarta di copertina il “Compendio” ha come logo una figura bucolica ripresa da una pietra sepolcrale cristiana delle catacombe di Domitilla, a Roma, risalente alla fine del III secolo.

La figura – è spiegato – suggerisce il senso globale del nuovo catechismo: “il Cristo buon pastore, che con la sua autorità (il bastone) conduce e protegge i suoi fedeli (la pecora), li attira con la melodiosa sinfonia della verità (il flauto) e li fa riposare all’ombra dell’albero della vita, la sua croce redentrice, che dischiude il paradiso”.


* * *

A Joseph Ratzinger l’utilizzo di queste immagini nella catechesi sta moltissimo a cuore. Nell’introduzione al “Compendio” datata 20 marzo 2005 ha scritto:

“Anche l'immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. È un indizio, questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell'immagine, l'immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico”.

Altrettanto esplicito il papa è stato nel discorso tenuto il 28 giugno durante il rito di consegna del nuovo catechismo:

“Immagine e parola s'illuminano a vicenda. L’arte ‘parla’ sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’icona per eccellenza: Cristo Signore, immagine del Dio invisibile. Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la ‘via veritatis’ e la ‘via pulchritudinis’. Mentre testimoniano la secolare e feconda tradizione dell’arte cristiana, sollecitano tutti, credenti e non, alla scoperta e alla contemplazione del fascino inesauribile del mistero della redenzione, dando sempre nuovo impulso al vivace processo della sua inculturazione nel tempo”.

E il giorno successivo, 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, ha applicato questi enunciati generali a una immagine precisa. In un passaggio dell’omelia della messa, Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sull’immagine d’inizio del “Compendio”, quella che dà l’impronta all’intero catechismo. E così l’ha spiegata:

“All’inizio c’è un’icona di Cristo del XVI secolo, che si trova sul Monte Athos e rappresenta Cristo nella sua dignità di Signore della terra, ma insieme come araldo del Vangelo, che porta in mano. ‘Io sono colui che sono’, questo misterioso nome di Dio proposto nell’Antica Alleanza, è riportato lì come suo nome proprio: tutto ciò che esiste viene da lui, egli è la fonte originaria di ogni essere. E perché è unico, è anche sempre presente, è sempre vicino a noi e allo stesso tempo sempre ci precede: come ‘indicatore’ sulla via della nostra vita, anzi essendo egli stesso la via. Non si può leggere questo libro [di catechismo] come si legge un romanzo. Bisogna meditarlo con calma nelle sue singole parti e permettere che il suo contenuto, mediante le immagini, penetri nell’anima”.

All’Angelus della domenica successiva, 3 luglio, nel messaggio dalla sua finestra su piazza San Pietro, Benedetto XVI è tornato ancora sul “Compendio” del catechismo. E di nuovo ha sottolineato, in esso, la centralità di Cristo, ben rappresentata dalla prima delle sue quattordici immagini:

“Il ‘Compendio’ [...] consente di cogliere la straordinaria unità del mistero di Dio, del suo disegno salvifico per l’intera umanità, della centralità di Gesù, l’unigenito Figlio di Dio fatto uomo nel seno della Vergine Maria, morto e risorto per noi. Presente ed operante nella sua Chiesa particolarmente nei sacramenti, Cristo è la sorgente della nostra fede, il modello d’ogni credente e il maestro della nostra preghiera. Cari fratelli e sorelle, quanto è necessario che, in questo inizio del terzo millennio, l’intera comunità cristiana proclami, insegni e testimoni integralmente le verità della fede, della dottrina e della morale cattolica in maniera unanime e concorde!”.

Nella scelta delle immagini del “Compendio” – scelta su cui come cardinale ha avuto un ruolo determinante – Ratzinger ha dato uno spazio di rilievo anche alle tradizioni iconografiche delle Chiese d’oriente.

Su quattordici immagini, due appartengono alla tradizione bizantina, una all’armena, una alla copta.

E alla messa della festività dei santi Pietro e Paolo, quando ha dedicato parte dell’omelia a illustrare l’icona di Cristo del Monte Athos che apre il “Compendio”, era presente una delegazione della Chiesa ortodossa di Costantinopoli, inviata dal patriarca ecumenico Bartolomeo I e guidata dal metropolita Ioannis.

Una particolare attenzione alle Chiese d’oriente c’è anche nell’appendice del volumetto. Accanto a preghiere e inni latini come la “Salve Regina” e il “Te Deum” figurano una preghiera di tradizione bizantina, una copta e una siro-maronita.
06/07/2005 18:28
 
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Re: I FUORI PROGRAMMA ^__^

Scritto da: Ratzigirl 15/06/2005 21.01
Papa, fuori programma in udienza
Benedetto XVI indossa casco da pompiere




Le sorprese, però, sono continuate: Benedetto XVI ha voluto provare un elmetto da pompiere, facendoselo prestare da uno dei tanti vigili del fuoco presenti in piazza San Pietro. Il Papa ha chiesto istruzioni sul suo uso, e poi si è calato il casco sulla papalina, facendo sfoggio del copricapo rosso fuoco.

Ratzinger, insomma, sembra aver superato l'imbarazzo e la timidezza dei primi giorni, quando si è trovato all'improvviso e in modo inaspettato al centro dell'attenzione di tutto il mondo. Ed è riuscito a cambiare l'immagine stereotipata di un Papa "tedesco", rigido e inflessibile nella forma, avvicinandosi invece ai fedeli andando molto spesso al di là del protocollo vaticano.




[SM=g27811] mi sta sempre più simpatico questo Pontefice [SM=x40799]

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
06/07/2005 20:00
 
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Eravamo stati avvertiti!!!
[SM=g27824] [SM=g27824] L'avevano detto tutti: Un Papa che ci sorprenderà!!!....non ha mancato di parola!!![SM=g27827] [SM=g27827] [SM=g27827]
06/07/2005 20:15
 
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SI
E credetemi,questo è solo l'inizio!![SM=x40791] [SM=x40791] [SM=g27822]
RATZI FOREVER

Suor RATZGIRL
Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
06/07/2005 20:23
 
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Re: SI

Scritto da: RATZGIRL 06/07/2005 20.15
E credetemi,questo è solo l'inizio!![SM=x40791] [SM=x40791] [SM=g27822]



Benissimo!!! Questo è solo l'inizio e il nostro amato Papa Benedetto XVI farà in modo che lo amiamo e lo ammiriamo sempre di più!!![SM=x40799]

Sihaya
06/07/2005 22:49
 
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TERRA SANTA: SHARON INVITA BENEDETTO XVI
"SEGNO DI DIALOGO". UN FRANCOBOLLO PER PAPA WOJTYLA



Ariel Sharon

"Un invito rientra nella linea di dialogo, di distensione, di comprensione e di vicinanza. Giovanni Paolo II ha lasciato una grande eredità e tutti in Israele, non solo le Autorità di Governo, ma tutta la gente è consapevole che anche Benedetto XVI segue questa linea. E’ chiaro a tutti che la Chiesa cattolica e la Santa Sede sono vicine ad Israele". E’ il commento, rilasciato al Sir, da padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, alla notizia diffusa oggi dalle agenzie Apic e Imedia, di un invito da parte del primo ministro Sharon a Benedetto XVI a recarsi in Israele. Secondo quanto riportato dalle agenzie l’invito sarebbe avvenuto nel corso dell’udienza privata del papa al ministro della Comunicazione israeliana, Dalia Itzik, che lo avrebbe poi confermato alla radio pubblica israeliana. "Ulteriore segno di questo dialogo – aggiunge il custode - è poi il francobollo emesso dallo Stato israeliano in commemorazione di Giovanni Paolo II che verrà presentato il prossimo 12 luglio. E’ la prima volta in assoluto che lo Stato ebraico dedica un francobollo ad un Pontefice. L’invito in Israele si colloca in questa nuova linea che lega idealmente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ad Israele". Di fronte a questi fatti, conclude padre Pizzaballa, "assume ancor più rilievo la notizia della visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Colonia durante la Giornata mondiale della Gioventù. Un gesto apprezzato dalla comunità ebraica in modo particolare".

(Fonte: Sir)


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