Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Aggiornamenti sul lavoro del Papa

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2019 00:14
22/05/2005 02:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 174
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Incontro con i superiori della segreteria pontificia
Cari Collaboratori e Collaboratrici,

Sono venuto senza parole scritte, ma con nel cuore sensi di viva gratitudine e anche con l’intenzione di imparare. Man mano imparo qualcosa sulla struttura della Segreteria di Stato e soprattutto ogni giorno arriva una mole di documentazione, di lavoro fatto in questa Segreteria di Stato. Così posso vedere dalla molteplicità, densità e anche competenza che si nasconde in questi lavori, quanto viene fatto qui in questi uffici. Anche se non possiamo normalmente vivere la vita degli angeli - per far riferimento alle parole argute del Cardinale Segretario di Stato - ma piuttosto la vita dei "pesci", degli uomini, tuttavia proprio così facciamo il nostro dovere. Se si pensa alle grandi amministrazioni internazionali, per esempio, all’amministrazione europea, della quale Mons. Lajolo mi ha dato il numero degli impiegati, noi siamo realmente in numero molto ridotto. E fa grande onore alla Santa Sede il fatto che un numero di persone così piccolo faccia un lavoro grandissimo per la Chiesa universale. Questo grande lavoro fatto da un numero non grande di persone dimostra l’assiduità e la dedizione con la quale realmente si lavora. Alla competenza e alla professionalità del lavoro che viene fatto qui, si aggiunge anche un aspetto particolare, una professionalità particolare: fa parte della nostra professionalità l’amore per Cristo, per la Chiesa, per le anime. Noi non lavoriamo - come dicono molti del lavoro - per difendere un potere. Non abbiamo un potere mondano, secolare. Non lavoriamo per il prestigio, non lavoriamo per far crescere una ditta o qualcosa di simile. Noi lavoriamo realmente perché le strade del mondo siano aperte a Cristo. E tutto il nostro lavoro, con tutte le sue ramificazioni, alla fine serve proprio perché il suo Vangelo, e così la gioia della Redenzione, possa arrivare nel mondo. In questo senso, anche nei piccoli lavori di ogni giorno, apparentemente poco gloriosi, noi ci facciamo - come ha detto il Cardinale Sodano - per quanto possiamo, collaboratori della Verità, cioè di Cristo, nel suo operare nel mondo, affinché realmente il mondo divenga il Regno di Dio.

Posso quindi soltanto dire un grande grazie. Insieme facciamo il servizio che è proprio del Successore di Pietro, il "servizio petrino": confermare i fratelli nella fede.

22/05/2005 13:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 177
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Angelus del 22 maggio 2005
Cari fratelli e sorelle!

Oggi la liturgia celebra la solennità della Santissima Trinità, quasi a sottolineare che nella luce del mistero pasquale si rivela appieno il centro del cosmo e della storia: Dio stesso, Amore eterno e infinito. La parola che riassume tutta la rivelazione è questa: "Dio è amore" (1 Gv 4,8.16); e l’amore è sempre un mistero, una realtà che supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità. Gesù ci ha rivelato il mistero di Dio: Lui, il Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé.

Contempliamo il mistero dell’amore di Dio partecipato in modo sublime nella Santissima Eucaristia, Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, ripresentazione del suo Sacrificio redentore. Per questo sono lieto di rivolgere oggi, festa della Santissima Trinità, il mio saluto ai partecipanti al Congresso Eucaristico della Chiesa italiana, che si è aperto ieri a Bari. Nel cuore di questo Anno dedicato all’Eucaristia, il popolo cristiano converge intorno a Cristo presente nel Santissimo Sacramento, fonte e culmine della sua vita e della sua missione. In particolare, ogni parrocchia è chiamata a riscoprire la bellezza della Domenica, Giorno del Signore, in cui i discepoli di Cristo rinnovano nell’Eucaristia la comunione con Colui che dà senso alle gioie e alle fatiche di ogni giorno. "Senza la Domenica non possiamo vivere": così professavano i primi cristiani, anche a costo della vita, e così siamo chiamati a ripetere noi oggi.

In attesa di recarmi di persona domenica prossima a Bari per la Celebrazione eucaristica, sono sin da ora spiritualmente unito a questo importante evento ecclesiale. Invochiamo insieme l’intercessione della Vergine Maria, perché giornate di così intensa preghiera e adorazione di Cristo Eucaristia accendano nella Chiesa italiana un rinnovato ardore di fede, di speranza e di carità. A Maria vorrei anche affidare tutti i bambini, gli adolescenti e i giovani che in questo periodo fanno la loro prima Comunione o ricevono il sacramento della Cresima. Con questa intenzione recitiamo ora l’Angelus, rivivendo con Maria il mistero dell’Annunciazione.

[00627-01.01] [Testo originale: Italiano]

# DOPO L’ANGELUS

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, especialmente a los miembros de la Obra de la Iglesia, llegados para participar en esta oración mariana. Profesad vuestra fe en la Santísima Trinidad, glorificando, con vuestras palabras y acciones, al Padre, al Hijo y al Espíritu Santo. ¡Felíz domingo!

Pozdrawiam pielgrzymów z Polski. Wszystkich polecam Matce Bozej i z serca blogoslawie.

[Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia. Affido tutti alla Madre di Dio e tutti benedico di cuore.]

Einen glaubensfrohen Gruß richte ich an die Pilger deutscher Sprache, besonders an die Erstkommunionkinder der polnischen Mission in Essen. Aus Liebe zu uns Menschen hat der ewige Vater seinen Sohn gesandt und uns den Heiligen Geist geschenkt, um uns zu Kindern Gottes zu machen. Erweisen wir uns dieser Gnade würdig! Der Dreifaltige Gott erhalte euch allezeit in seiner Liebe!

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Romano di Lombardia, Cassano d’Adda, Piedimonte Matese, Bonifati e Sava; l’UNITALSI di Gualdo Tadino; i ragazzi e i giovani dell’Arcidiocesi di Genova, di Colonnella, di Sant’Ilario d’Enza e di Bellizzi; i bambini di San Vito dei Normanni e il Rotary Club di Salerno. Saluto, inoltre, le missionarie e i volontari dell’Immacolata-Padre Kolbe, come pure le religiose Sorelle della Carità, alle quali auguro ogni bene per il Capitolo Generale.

Auguro a tutti una buona domenica.

[Modificato da Ratzigirl 23/06/2005 12.21]

24/05/2005 00:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 190
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
NEWS : Il Congresso Eucaristico a Bari - Calendario
Il calendario del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale

Sabato 21: Inaugurazione del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale dal tema Senza la domenica non possiamo vivere
Domenica 22:La domenica giorno del Risorto - L’Eucaristia, dono della Trinità
Lunedì 23: La domenica giorno della festa - L’Eucaristia illumina la vita dell’uomo
Martedì 24: La domenica e la città dell’uomo - L’Eucaristia sorgente di un mondo nuovo
Mercoledì 25: La domenica giorno per la riconciliazione dei cristiani
Giovedì 26: La domenica giorno della Chiesa - L’Eucaristia cuore della domenica
Venerdì 27 : La domenica giorno della carità - L’Eucaristia pane di fraternità
Sabato 28: : La domenica giorno della missione - La Vergine Maria, Odigitria e donna eucaristica
Domenica 29 maggio : Celebrazione conclusiva del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI - Riuniti dal Risorto attorno all’Eucaristia - Testimoni di Cristo speranza del mondo che libera l’uomo




«L’Eucaristia è veramente il cuore della Chiesa, il nutrimento e l’anima della vita di ogni cristiano, il luogo ed il gesto nel quale riceviamo Lui stesso in Chiesa, e nel quale pertanto a nostra volta siamo chiamati a fare nella nostra vita un dono, per il Signore e per i fratelli, e così ad essere felici, a costruire un mondo nel quale si possa essere felici insieme».

Queste le parole del cardinale Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani e inviato del Papa al 24° congresso eucaristico nazionale in corso a Bari dal 21 al 29 maggio.
Il cardinale ha celebrato la Messa domenica 22 maggio in piazza della Libertà, a Bari, dove la sera precedente si era svolta l’inaugurazione del congresso con l’esecuzione della “Misa Tango” di Luis Bacalov diretta dall’autore e trasmessa in diretta da RaiUno.

«Il Congresso Eucaristico è un evento ricco di molteplici appuntamenti – ha proseguito il porporato - e questo che avete organizzato qui a Bari si caratterizza per una speciale varietà e ricchezza, ma il suo cuore è uno solo. L’Eucaristia stessa, in particolare la Grande Eucaristia festiva. In concreto quella che celebriamo ora, quella del giovedì nel giorno del Corpo e del Sangue del Signore, soprattutto quella che il Santo Padre Benedetto XVI presiederà domenica prossima a conclusione del Congresso».

I lavori del congresso proseguono con un fitto calendario quotidiano di incontri, convegni e manifestazioni che si tengono presso la Fiera del Levante, la Basilica di San Nicola, la cattedrale.



25/05/2005 13:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 228
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Catechesi all'udienza Generale di mercoledì 25 maggio
1. Il Salmo 115 col quale abbiamo ora pregato è stato sempre in uso nella tradizione cristiana, a partire da san Paolo che, citandone l’avvio nella traduzione greca della Settanta, così scrive ai cristiani di Corinto: «Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo» (2Cor 4,13).

L’Apostolo si sente in spirituale accordo col Salmista nella serena fiducia e nella sincera testimonianza, nonostante le sofferenze e debolezze umane. Scrivendo ai Romani, Paolo riprenderà il v. 2 del Salmo e delineerà un contrasto tra il Dio fedele e l’uomo incoerente: «Resti fermo che Dio è verace e ogni uomo mentitore» (Rm 3,4).

La tradizione successiva trasformerà questo canto in una celebrazione del martirio (cfr Origene, Esortazione al martirio, 18: Testi di Spiritualità, Milano 1985, pp. 127-129) a causa dell’affermazione della «morte preziosa dei fedeli» (cfr Sal 115,15). Oppure ne farà un testo eucaristico in considerazione del riferimento al «calice della salvezza» che il Salmista eleva invocando il nome del Signore (cfr v. 13). Questo calice è identificato dalla tradizione cristiana col «calice della benedizione» (cfr 1Cor 10,16), col «calice della nuova alleanza» (cfr 1Cor 11,25; Lc 22,20): sono espressioni che nel Nuovo Testamento rimandano appunto all’Eucaristia.

2. Il Salmo 115 nell’originale ebraico costituisce un’unica composizione col Salmo precedente, il 114. Ambedue costituiscono un ringraziamento unitario, rivolto al Signore che libera dall’incubo della morte.

Nel nostro testo affiora la memoria di un passato angoscioso: l’orante ha tenuta alta la fiaccola della fede, anche quando sulle sue labbra affiorava l’amarezza della disperazione e dell’infelicità (cfr Sal 115,10). Attorno, infatti, si levava come una cortina gelida di odio e di inganno, perché il prossimo si manifestava falso e infedele (cfr v. 11). La supplica, però, ora si trasforma in gratitudine perché il Signore ha sollevato il suo fedele dal gorgo oscuro della menzogna (cfr v. 12).

L’orante si dispone, perciò, ad offrire un sacrificio di ringraziamento, nel quale si berrà al calice rituale, la coppa della libagione sacra che è segno di riconoscenza per la liberazione (cfr v. 13). È quindi la Liturgia la sede privilegiata in cui innalzare la lode grata al Dio salvatore.

3. Infatti si fa cenno esplicito, oltre che al rito sacrificale, anche all’assemblea di «tutto il popolo», davanti al quale l’orante scioglie il voto e testimonia la propria fede (cfr v. 14). Sarà in questa circostanza che egli renderà pubblico il suo ringraziamento, ben sapendo che, anche quando incombe la morte, il Signore è chino su di lui con amore. Dio non è indifferente al dramma della sua creatura, ma spezza le sue catene (cfr v. 16).

L’orante salvato dalla morte si sente «servo» del Signore, «figlio della sua ancella» (ibidem), una bella espressione orientale per indicare chi è nato nella stessa casa del padrone. Il Salmista professa umilmente e con gioia la sua appartenenza alla casa di Dio, alla famiglia delle creature unite a lui nell’amore e nella fedeltà.

4. Il Salmo, sempre attraverso le parole dell’orante, finisce evocando di nuovo il rito di ringraziamento che sarà celebrato nella cornice del tempio (cfr vv. 17-19). La sua preghiera si collocherà così in ambito comunitario. La sua vicenda personale è narrata perché sia per tutti di stimolo a credere e ad amare il Signore. Sullo sfondo, pertanto, possiamo scorgere l’intero popolo di Dio mentre ringrazia il Signore della vita, il quale non abbandona il giusto nel grembo oscuro del dolore e della morte, ma lo guida alla speranza e alla vita.

5. Concludiamo la nostra riflessione affidandoci alle parole di san Basilio Magno che, nell’Omelia sul Salmo 115, così commenta la domanda e la risposta presenti nel Salmo: "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza. Il Salmista ha compreso i moltissimi doni ricevuti da Dio: dal non essere è stato condotto all’essere, è stato plasmato dalla terra e dotato di ragione… ha poi scorto l’economia di salvezza a favore del genere umano, riconoscendo che il Signore ha dato se stesso in redenzione al posto di tutti noi; e rimane incerto, cercando fra tutte le cose che gli appartengono, quale dono possa mai trovare che sia degno del Signore. Che cosa dunque renderò al Signore? Non sacrifici, né olocausti… ma tutta la mia stessa vita. Per questo dice: Alzerò il calice della salvezza, chiamando calice il patire nel combattimento spirituale, il resistere al peccato sino alla morte. Ciò che, del resto, insegnò il nostro Salvatore nel Vangelo: Padre, se è possibile, passi da me questo calice; e di nuovo ai discepoli: potete bere il calice che io berrò?, significando chiaramente la morte che accoglieva per la salvezza del mondo» (PG XXX, 109).





? Saluto in lingua italiana

Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale e grato pensiero alle Suore di Maria Bambina, impegnate nel loro Capitolo generale, durante il quale stanno riflettendo su come la loro Famiglia religiosa debba proseguire il proprio cammino apostolico, percorrendo fedelmente le orme delle Fondatrici. Care Sorelle, la Vergine Santa renda fruttuoso ogni vostro sforzo spirituale. Il Papa vi è vicino e vi accompagna con la preghiera.

Saluto poi l’Ordine Antoniano Maronita e le Clarisse Francescane Missionarie del Santissimo Sacramento, anch’essi intenti nella celebrazione dei loro rispettivi Capitoli generali. Su ciascuno e su tutti invoco i doni dello Spirito.

Saluto inoltre il folto gruppo di alunni del Liceo scientifico di Castellamare di Stabia, i fedeli della parrocchia di S. Giacomo in Barletta e quelli della parrocchia Santi Martiri dell’Uganda in Roma. Ringrazio tutti per la gradita presenza e auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di testimonianza cristiana.

Mi rivolgo, infine, a voi cari giovani, cari ammalati, cari sposi novelli, augurandovi di servire Dio nella gioia e di amare il prossimo con spirito evangelico.

Alle ore 19.00 di domani, solennità del Corpus Domini, sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano presiederò la Messa, cui seguirà la tradizionale processione fino a Santa Maria Maggiore. Invito tutti a partecipare numerosi a tale celebrazione, per esprimere insieme la fede in Cristo, presente nell’Eucarestia.

26/05/2005 15:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 259
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Benedetto XVI ha incontrato il presidente della Bulgaria
Signor Presidente,
Signore, Signori,


Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro tradizionale omaggio sulla tomba di San Cirillo e vi saluto cordialmente. La ringrazio per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi. Il nostro incontro mette in luce il legame millenario di stima e di vicinanza spirituale che ha sempre unito i Pontefici romani al nobile popolo che Lei rappresenta. Grande è l'affetto che la Sede Apostolica nutre per il popolo bulgaro. Da Papa Clemente I, di venerata memoria, fino ad oggi, i Vescovi di Roma hanno costantemente intrattenuto un fecondo dialogo con gli abitanti dell'antica Tracia. La Sua visita odierna, Signor Presidente, è tanto più significativa in quanto è motivata dal ricordo dei due santi Cirillo e Metodio, copatroni dell'Europa, che hanno forgiato in una prospettiva cristiana i valori umani e culturali dei Bulgari e di altre nazioni slave. Si può anche dire che, mediante la loro azione evangelizzatrice, si è formata l'Europa, quell'Europa di cui la Bulgaria si sente parte attiva. La Bulgaria ha inoltre di fronte agli altri popoli un dovere particolare, ossia di essere uno dei ponti fra l'Occidente e l'Oriente. Nel rivolgermi a Lei, desidero esprimere il mio incoraggiamento a tutti i Suoi concittadini, affinché proseguano con fiducia questa missione politica e sociale specifica.

L'incontro del Primo Magistrato della Bulgaria con il Successore di Pietro, tre anni dopo la visita in Bulgaria del mio compianto Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, costituisce una nuova conferma delle buone relazioni che esistono fra la Santa Sede e la nazione che Lei rappresenta. Come non ringraziare la Divina Provvidenza per questa ritrovata capacità di dialogo amichevole e costruttivo, dopo il lungo e difficile periodo del regime comunista? I contatti fra il Suo Paese e la Santa Sede hanno conosciuto nel secolo scorso momenti altamente significativi. Penso, ad esempio, all'affetto che il Delegato Apostolico dell'epoca, Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, ha sempre dimostrato per gli abitanti della Bulgaria.





Signor Presidente, non posso non menzionare in questo momento la vicinanza che la Bulgaria ha dimostrato nei riguardi della Sede Apostolica nel corso di questi ultimi due mesi. Lei stesso, il Governo, il Parlamento e tanti Suoi concittadini avete voluto manifestare alla Chiesa cattolica i vostri sentimenti sinceri in occasione della morte di Giovanni Paolo II e della mia elezione come Suo Successore. Ricordo anche i volti e la cordialità dei Rappresentanti della venerabile Chiesa ortodossa di Bulgaria, desiderosa di ravvivare il dialogo della carità nella verità. Le chiedo di farsi interprete dei miei sentimenti di gratitudine presso di loro, in particolare con il venerato Patriarca bulgaro, Sua Santità Maxime. Abbiamo davanti a noi un dovere comune: siamo chiamati a costruire insieme un'umanità più libera, più pacifica e più solidale. In questa prospettiva, desidero formulare l'auspicio fervente che la Sua nazione sappia promuovere continuamente in Europa i valori culturali e spirituali che costituiscono la sua identità. In questo spirito, La assicuro delle mie preghiere e, mediante la materna intercessione della Vergine Maria, invoco l'abbondanza delle Benedizioni divine sulla Sua persona, sulle persone che l'accompagnano e su tutto il popolo della così bella terra di Bulgaria.
26/05/2005 15:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 261
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Stasera ore 19.00
18:55 In diretta dalle Basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore: Nella solennità del Corpus Domini, Santa Messa, Processione e Benedizione Eucaristica.

Presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI




PER I POSSESSORI DI SKY L'EVENTO SARA'DISPONIBILE DALLE ORE 18.55 SUL CANALE 819
26/05/2005 21:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 266
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Pensiero eucaristico del Papa nella messa del Corpus Domini


«L'Eucaristia, per la fede, è un mistero di intimità»; tuttavia «la forza del sacramento dell’Eucaristia va oltre le mura delle nostre Chiese».
Lo ha detto Benedetto XVI nell'omelia rivolta questa sera ai fedeli durante la celebrazione eucaristica presieduta sul sagrato, gremitissimo, della basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della solennità del Corpus Domini.
«In questo sacramento - ha proseguito il Papa - il Signore è sempre in cammino verso il mondo. Questo aspetto universale della resenza eucaristica appare nella processione della nostra festa. Noi portiamo Cristo» ha sottolineato ancora Benedetto XVI «sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case – la nostra vita quotidiana – alla sua bontà. Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure, tutta la nostra vita».

[Modificato da Ratzigirl 29/05/2005 14.49]

27/05/2005 14:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 281
Registrato il: 10/05/2005
Utente Junior
Omelia per il Corpus Domini 26 maggio 2005
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedì, 26 maggio 2005




Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo conosce una sua processione eucaristica, con cui la Chiesa ripete l’esodo di Gesù dal Cenacolo al monte degli Ulivi. In Israele, si celebrava la notte di Pasqua in casa, nell’intimità della famiglia; si faceva così memoria della prima Pasqua, in Egitto – della notte in cui il sangue dell’agnello pasquale, asperso sull’architrave e sugli stipiti delle case, proteggeva contro lo sterminatore. Gesù, in quella notte, esce e si consegna nelle mani del traditore, dello sterminatore e, proprio così, vince la notte, vince le tenebre del male. Solo così, il dono dell’Eucaristia, istituita nel Cenacolo, trova il suo compimento: Gesù dà realmente il suo corpo ed il suo sangue. Attraversando la soglia della morte, diventa Pane vivo, vera manna, nutrimento inesauribile per tutti i secoli. La carne diventa pane di vita.




Nella processione del Giovedì Santo, la Chiesa accompagna Gesù al monte degli Ulivi: è vivo desiderio della Chiesa orante vigilare con Gesù, non lasciarlo solo nella notte del mondo, nella notte del tradimento, nella notte dell’indifferenza di tanti. Nella festa del Corpus Domini, riprendiamo questa processione, ma nella gioia della Risurrezione. Il Signore è risorto e ci precede. Nei racconti della Risurrezione vi è un tratto comune ed essenziale; gli angeli dicono: il Signore "vi precede in Galilea; là lo vedrete" (Mt 28,7). Considerando ciò più da vicino, possiamo dire che questo "precedere" di Gesù implica una duplice direzione. La prima è – come abbiamo sentito – la Galilea. In Israele, la Galilea era considerata come la porta verso il mondo dei pagani. Ed in realtà proprio in Galilea, sul monte, i discepoli vedono Gesù, il Signore, che dice loro: "Andate.. e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19). L’altra direzione del precedere, da parte del Risorto, appare nel Vangelo di San Giovanni, dalle parole di Gesù a Maddalena: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre.." (Gv 20, 17). Gesù ci precede presso il Padre, sale all’altezza di Dio e ci invita a seguirlo. Queste due direzioni del cammino del Risorto non si contraddicono, ma indicano insieme la via della sequela di Cristo. La vera meta del nostro cammino è la comunione con Dio – Dio stesso è la casa dalle molte dimore (cfr Gv 14, 2s). Ma possiamo salire a questa dimora soltanto andando "verso la Galilea" – andando sulle strade del mondo, portando il Vangelo a tutte le nazioni, portando il dono del suo amore agli uomini di tutti i tempi. Perciò il cammino degli apostoli si è esteso fino ai "confini della terra" (cfr Atti 1, 6s); così San Pietro e San Paolo sono andati fino a Roma, città che era allora il centro del mondo conosciuto, vera "caput mundi".



La processione del Giovedì Santo accompagna Gesù nella sua solitudine, verso la "via crucis". La processione del Corpus Domini, invece, risponde in modo simbolico al mandato del Risorto: vi precedo in Galilea. Andate fino ai confini del mondo, portate il Vangelo al mondo. Certo, l’Eucaristia, per la fede, è un mistero di intimità. Il Signore ha istituito il Sacramento nel Cenacolo, circondato dalla sua nuova famiglia, dai dodici apostoli, prefigurazione ed anticipazione della Chiesa di tutti i tempi. Perciò, nella liturgia della Chiesa antica, la distribuzione della santa comunione era introdotta dalle parole: Sancta sanctis – il dono santo è destinato a coloro che sono resi santi. In questo modo, si rispondeva all’ammonimento rivolto da San Paolo ai Corinzi: "Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice.." (1 Cor 11, 28). Tuttavia, da questa intimità, che è dono personalissimo del Signore, la forza del sacramento dell’Eucaristia va oltre le mura delle nostre Chiese. In questo Sacramento, il Signore è sempre in cammino verso il mondo. Questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa. Noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case - la nostra vita quotidiana - alla sua bontà. Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure – tutta la nostra vita. La processione vuole essere una grande e pubblica benedizione per questa nostra città: Cristo è, in persona, la benedizione divina per il mondo – il raggio della sua benedizione si estenda su tutti noi!

Nella processione del Corpus Domini, accompagniamo il Risorto nel suo cammino verso il mondo intero – come abbiamo detto. E, proprio facendo questo, rispondiamo anche al suo mandato: "Prendete e mangiate... Bevetene tutti" (Mt 26, 26s). Non si può "mangiare" il Risorto, presente nella figura del pane, come un semplice pezzo di pane. Mangiare questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore vivo. Questa comunione, questo atto del "mangiare", è realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare dalla vita di Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore. Scopo di questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia trasformazione e conformazione a Colui che è Amore vivo. Perciò questa comunione implica l’adorazione, implica la volontà di seguire Cristo, di seguire Colui che ci precede. Adorazione e processione fanno perciò parte di un unico gesto di comunione; rispondono al suo mandato: "Prendete e mangiate".

La nostra processione finisce davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, nell’incontro con la Madonna, chiamata dal caro Papa Giovanni Paolo II "Donna eucaristica". Davvero Maria, la Madre del Signore, ci insegna che cosa sia entrare in comunione con Cristo: Maria ha offerto la propria carne, il proprio sangue a Gesù ed è divenuta tenda viva del Verbo, lasciandosi penetrare nel corpo e nello spirito dalla sua presenza. Preghiamo Lei, nostra santa Madre, perché ci aiuti ad aprire, sempre più, tutto il nostro essere alla presenza di Cristo; perché ci aiuti a seguirlo fedelmente, giorno per giorno, sulle strade della nostra vita. Amen!
28/05/2005 02:05
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 300
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Il Papa del dialogo
Il Papa auspica relazioni diplomatiche
con Cina, Arabia Sudita e Vietnam





Ricevendo per la prima volta nella Sala Regia del palazzo apostolico i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, papa Benedetto XVI ha auspicato che al più presto il Vaticano possa stringere rapporti diplomatici con quei paesi che si sono associati alle celebrazioni in occasione della morte di Giovanni Paolo II e alla sua elezione.


Pur senza nominarle espressamente il riferimendo del pontefice era rivolto a Cina e Vietnam, che hanno inviato messaggi per la morte di Karol Wojtyla, e all'Arabia Saudita intervenuta ai funerali di Giovanni Paolo II.

«Da questi paesi - ha affermato papa Ratzinger - in particolare da quelli con comunità cattoliche numerose, mi sono giunti messaggi che ho particolarmente apprezzato». Il papa, che ha assicurato a tutti la sua preghiera, ha anche sottolineato che da tedesco, che ha conosciuto la guerra a causa di «ideologie devastatrici e inumane», è «particolarmente sensibile al dialogo tra gli uomini per superare le forme di conflitto e redenzione e per fare della nostra Terra una Terra di pace e fraternità».

28/05/2005 12:50
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 308
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Programma della Visita Pastorale a Bari
VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A BARI PER LA CONCLUSIONE DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE (29 MAGGIO 2005) - PROGRAMMA




Domenica 29 maggio 2005

Città del Vaticano

07.45
Partenza in elicottero dall’eliporto vaticano per Bari.

Bari

09.30
Arrivo nel campo sportivo del Centro Unione Sportiva al Lungomare Starita a Bari.


Trasferimento in auto panoramica alla Spianata Marisabella a Bari.

10.00
CELEBRAZIONE EUCARISTICA nella Spianata di Marisabella a Bari. Omelia del Santo Padre.


RECITA DELL’ANGELUS DOMINI nella Spianata di Marisabella a Bari. Parole del Santo Padre.

12.30
Trasferimento in auto al campo sportivo del Centro Unione Sportiva al Lungomare Starita a Bari.


Partenza in elicottero dal campo sportivo del Centro Unione Sportiva al Lungomare Starita a Bari per il Vaticano.

Città del Vaticano

14.30 c.
Arrivo all’eliporto vaticano.

28/05/2005 19:56
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 320
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Una nave per angelo custode
PAPA/NAVE SAN GIUSTO COI SUOI CANNONI E RADAR VIGILA SU RATZINGER

Predisposto 'normale' dispositivo sicurezza per il pontefice



L'angelo custode della messa di domani di Benedetto XVI si chiama "San Giusto". E' la nave super attrezzata della Marina Militare, dotata di sistemi di scoperta radar, cannone e mitragliere, in grado di colpire bersagli a corto e medio raggio. E' ormeggiata da due giorni a mezzo chilometro di distanza dal palco papale, nella spianata di Marisabella dove gli organizzatori del Congresso Eucaristico hanno allestito il grande palco a forma di conchiglia, rivolto a oriente. Avrà il compito di vigilare sul grande raduno di domani.

Guido Bertolaso ha definito la nave di "protezione civile" poiché a bordo vi è una ricca dotazione di strutture di pronto intervento sanitario ed un elicottero pronto ad alzarsi in volo in caso di necessità. Tutta la zona costiera è off limit alle imbarcazioni per un raggio di alcune miglia marine e vedette della Capitaneria garantiranno il monitoraggio dall'acqua. A questo si aggiungono unità di sommozzatori e reparti speciali antiterrorismo persino sotto il palco papale. Ma chi ha curato il piano relativo alla sicurezza spiega che è solo il normale dispositivo previsto per ogni trasferta del Papa.

Il clima a Bari è di attesa e tranquillità. Nessun tipo di allarme, né rischi particolari segnalati. Unica preoccupazione per gli organizzatori il caldo che domani potrebbe causare qualche malore. Per questo sono state dislocate 60 tra ambulanze e moto mediche. Finora al Congresso, in questi sei giorni di kermesse al centro fieristico, sono stati registrati 172 interventi sanitari. Nulla di grave, solo "codici verdi".

29/05/2005 02:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 326
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Evento disponibile
Dalle ore 9.00 la visita PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A BARI e la Celebrazione Eucaristica a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale e recita dell'ANGELUS DOMINI sarà disponibile per tutti gli utenti sky sul canale 819.



ATTENZIONE: L'EVENTO SI PUO' SEGUIRE ANCHE TRAMITE IL SERVIZIO DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANO CLICCANDO QUI SEMPRE DALLE ORE 9.00

[Modificato da Ratzigirl 29/05/2005 2.11]

29/05/2005 14:46
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 335
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Omelia al Congresso Eucaristico - Bari



Il Papa in mezzo alla folla a Bari


OMELIA

“Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda, Sion, il tuo Dio” (Sal. resp.). L’invito del Salmista, che riecheggia anche nella Sequenza, esprime molto bene il senso di questa Celebrazione eucaristica: ci siamo raccolti per lodare e benedire il Signore. E' questa la ragione che ha spinto la Chiesa italiana a ritrovarsi qui, a Bari, per il Congresso Eucaristico Nazionale. Anch’io ho voluto unirmi oggi a tutti voi per celebrare con particolare rilievo la Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, e così rendere omaggio a Cristo nel Sacramento del suo amore, e rafforzare al tempo stesso i vincoli di comunione che mi legano alla Chiesa che è in Italia e ai suoi Pastori. A questo importante appuntamento ecclesiale avrebbe voluto essere presente anche il mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Sentiamo che Egli è vicino a noi e con noi glorifica il Cristo, buon Pastore, che egli può ormai contemplare direttamente.

Saluto con affetto tutti voi che partecipate a questa solenne liturgia: il Cardinale Camillo Ruini e gli altri Cardinali presenti, l’Arcivescovo di Bari, Monsignor Francesco Cacucci, i Vescovi della Puglia e quelli convenuti numerosi da ogni parte d’Italia; i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici; in particolare quanti in vari modi hanno cooperato all’organizzazione del Congresso. Saluto altresì le Autorità, che con la loro gradita presenza evidenziano anche come i Congressi Eucaristici facciano parte della storia e della cultura del popolo italiano.

Questo Congresso Eucaristico, che oggi giunge alla sua conclusione, ha inteso ripresentare la domenica come “Pasqua settimanale”, espressione dell’identità della comunità cristiana e centro della sua vita e della sua missione. Il tema scelto – “Senza la domenica non possiamo vivere” - ci riporta all'anno 304, quando l’imperatore Diocleziano proibì ai cristiani, sotto pena di morte, di possedere le Scritture, di riunirsi la domenica per celebrare l’Eucaristia e di costruire luoghi per le loro assemblee. Ad Abitene, una piccola località nell’attuale Tunisia, 49 cristiani furono sorpresi una domenica mentre, riuniti in casa di Ottavio Felice, celebravano l’Eucaristia sfidando i divieti imperiali. Arrestati, vennero condotti a Cartagine per essere interrogati dal Proconsole Anulino. Significativa, tra le altre, la risposta che Emerito diede al Proconsole che gli chiedeva perché mai avessero trasgredito l’ordine dell'imperatore. Egli disse: “Sine dominico non possumus”: senza riunirci in assemblea la domenica per celebrare l’Eucaristia non possiamo vivere. Ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere. Dopo atroci torture, i 49 martiri di Abitene furono uccisi. Confermarono così, con l’effusione del sangue, la loro fede. Morirono, ma vinsero: noi ora li ricordiamo nella gloria del Cristo risorto.

E’ un’esperienza, quella dei martiri di Abitene, sulla quale dobbiamo riflettere anche noi, cristiani del ventunesimo secolo. Neppure per noi è facile vivere da cristiani. Da un punto di vista spirituale, il mondo in cui ci troviamo, segnato spesso dal consumismo sfrenato, dall’indifferenza religiosa, da un secolarismo chiuso alla trascendenza, può apparire un deserto non meno aspro di quello “grande e spaventoso” (Dt 8,15) di cui ci ha parlato la prima lettura, tratta dal Libro del Deuteronomio. Al popolo ebreo in difficoltà Dio venne in aiuto col dono della manna, per fargli capire che “l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3). Nel Vangelo di oggi Gesù ci ha spiegato a quale pane Dio, mediante il dono della manna, voleva preparare il popolo della Nuova Alleanza. Alludendo all'Eucaristia ha detto: “Questo è il Pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia di questo Pane vivrà in eterno” (Gv 6,58). Il Figlio di Dio, essendosi fatto carne, poteva diventare Pane, ed essere così nutrimento del suo popolo in cammino verso la terra promessa del Cielo.

Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l'occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi semplicemente un dovere imposto dall'esterno. Partecipare alla Celebrazione domenicale e cibarsi del Pane eucaristico è un bisogno per il cristiano, il quale può così trovare l’energia necessaria per il cammino da percorrere. Un cammino, peraltro, non arbitrario: la strada che Dio indica mediante la sua Legge va nella direzione iscritta nell'essenza stessa dell’uomo. Seguirla significa per l’uomo realizzare se stesso; smarrirla equivale a smarrire se stesso.

Il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi; anzi, Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad immedesimarsi con noi. Nel colloquio che ci ha riferito poc'anzi il Vangelo Egli dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). Come non gioire di una simile promessa? Abbiamo sentito però che, a quel primo annuncio, la gente, invece di gioire, cominciò a discutere e a protestare: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6,52). Per la verità, quell'atteggiamento s'è ripetuto tante altre volte nel corso della storia. Si direbbe che, in fondo, la gente non voglia avere Dio così vicino, così alla mano, così partecipe delle sue vicende. La gente lo vuole grande e, in definitiva, piuttosto lontano da sé. Si sollevano allora questioni che vogliono dimostrare, alla fine, che una simile vicinanza è impossibile. Ma restano in tutta la loro icastica chiarezza le parole che Cristo pronunciò proprio in quella circostanza: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). Di fronte al mormorio di protesta, Gesù avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: “Amici, avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti”. Ma Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli (cfr Gv 6,66). Anzi, Egli si è dimostrato disposto ad accettare persino la defezione degli stessi suoi apostoli, pur di non mutare in nulla la concretezza del suo discorso: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67), ha domandato. Grazie a Dio Pietro ha dato una risposta che anche noi, oggi, con piena consapevolezza facciamo nostra: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).

Nell'Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E' una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé. Lo aveva ben compreso Agostino, che, provenendo da una formazione platonica, aveva stentato molto ad accettare la dimensione “incarnata” del cristianesimo. In particolare, egli reagiva di fronte alla prospettiva del “pasto eucaristico”, che gli sembrava indegno di Dio: nei pasti comuni, infatti, l’uomo risulta il più forte, in quanto è lui ad assimilare il cibo, facendone un elemento della propria realtà corporea. Solo in un secondo tempo Agostino capì che nell’Eucaristia le cose andavano nel senso esattamente opposto: il centro è Cristo che ci attira a sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi una cosa sola con lui (cfr Confess., VII,10,16). In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli.

Qui tocchiamo un’ulteriore dimensione dell’Eucaristia, che vorrei ancora raccogliere prima di concludere. Il Cristo che incontriamo nel Sacramento è lo stesso qui a Bari come a Roma, qui in Europa come in America, in Africa, in Asia, in Oceania. E' l’unico e medesimo Cristo che è presente nel Pane eucaristico di ogni luogo della terra. Questo significa che noi possiamo incontrarlo solo insieme con tutti gli altri. Possiamo riceverlo solo nell’unità. Non è forse questo che ci ha detto l’apostolo Paolo nella lettura ascoltata poc’anzi? Scrivendo ai Corinzi egli afferma: “Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane” (1 Cor 10,17). La conseguenza è chiara: non possiamo comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra noi. Se vogliamo presentarci a Lui, dobbiamo anche muoverci per andare gli uni incontro agli altri. Per questo bisogna imparare la grande lezione del perdono: non lasciar lavorare nell’animo il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità dell’ascolto dell’altro, della comprensione nei suoi confronti, dell’eventuale accettazione delle sue scuse, della generosa offerta delle proprie.

L’Eucaristia – ripetiamolo – è sacramento dell’unità. Ma purtroppo i cristiani sono divisi, proprio nel sacramento dell’unità. Tanto più dobbiamo, sostenuti dall’Eucaristia, sentirci stimolati a tendere con tutte le forze a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. Proprio qui, a Bari, città che custodisce le ossa di San Nicola, terra di incontro e di dialogo con i fratelli cristiani dell’Oriente, vorrei ribadire la mia volontà di assumere come impegno fondamentale quello di lavorare con tutte le energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Sono cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo (cfr Ai rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e di altre religioni non cristiane, 25 aprile 2005). Chiedo a voi tutti di prendere con decisione la strada di quell’ecumenismo spirituale, che nella preghiera apre le porte allo Spirito Santo, che solo può creare l’unità.

Cari amici venuti a Bari da varie parti d’Italia per celebrare questo Congresso eucaristico, noi dobbiamo riscoprire la gioia della domenica cristiana. Dobbiamo riscoprire con fierezza il privilegio di poter partecipare all’Eucaristia, che è il sacramento del mondo rinnovato. La risurrezione di Cristo avvenne il primo giorno della settimana, che per gli ebrei era il giorno della creazione del mondo. Proprio per questo la domenica era considerata dalla primitiva comunità cristiana come il giorno in cui ha avuto inizio il mondo nuovo, quello in cui, con la vittoria di Cristo sulla morte, è iniziata la nuova creazione. Raccogliendosi intorno alla mensa eucaristica, la comunità veniva modellandosi come nuovo popolo di Dio. Sant’Ignazio di Antiochia qualificava i cristiani come “coloro che sono giunti alla nuova speranza”, e li presentava come persone “viventi secondo la domenica” (“iuxta dominicam viventes”). In tale prospettiva il Vescovo antiocheno si domandava: “Come potremmo vivere senza di Lui, che anche i profeti hanno atteso?” (Ep. ad Magnesios, 9,1-2).

“Come potremmo vivere senza di Lui?”. Sentiamo echeggiare in queste parole di Sant’Ignazio l’affermazione dei martiri di Abitene: “Sine dominico non possumus”. Proprio di qui sgorga la nostra preghiera: che anche i cristiani di oggi ritrovino la consapevolezza della decisiva importanza della Celebrazione domenicale e sappiano trarre dalla partecipazione all’Eucaristia lo slancio necessario per un nuovo impegno nell’annuncio al mondo di Cristo “nostra pace” (Ef 2,14). Amen!
30/05/2005 13:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 357
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Incontro con la Conferenza Episcopale italiana



“L’uomo non può essere mai ridotto a mezzo, ma è un fine”. Benedetto XVI appoggia così l’impegno dei vescovi italiani sul referendum sulla fecondazione assistita. Incontrando i prelati nell’aula del Sinodo in Vaticano, a margine della 54ma assemblea generale della Cei, il papa ha espresso la sua vicinanza all’azione dei vescovi ''nel difendere la sacralità della vita umana e nel promuovere il ruolo famiglia nella società”. “Siete attualmente impegnati – ha detto - a illuminare e motivare le scelte dei cattolici e di tutti i cittadini circa i referendum sulla procreazione assistita ormai imminenti: proprio nella sua chiarezza e concretezza questo vostro impegno è segno della sollecitudine di voi pastori verso ogni essere umano che non può mai essere ridotto a mezzo ma e' un fine, come insegna Cristo e come ci dice ragione umana”. “In tale impegno - ha proseguito - vi sono vicino con la parola e la preghiera confidando nella luce e nella grazia”. “Qui non lavoriamo per interessi cattolici, - ha aggiunto - ma sempre per l'uomo creatura di Dio”. “La stessa sollecitudine per il vero bene dell'uomo - ha rimarcato - si esprime nell'attenzione ai poveri che abbiamo tra noi, agli ammalati, agli immigrati, ai popoli decimati dalle malattie e dalle guerre”.

Benedetto XVI ha pronunciato un discorso di spessore che ha toccato numerosi temi. Dopo aver ricordato Giovanni Paolo II, “un padre, un esempio e un amico”, il pontefice ha ringraziato i vescovi e tutti gli italiani per averlo accolto e accettato nonostante “un'età un po' progredita e le debolezze”. Tra le priorità indicate, l’impegno a mantenere vivo il punto di vista cattolico nel dibattito culturale italiano, la difesa e la promozione della famiglia e il dialogo con i giovani che devono sentirsi “amati nella Chiesa”. Il papa ha parlato della necessità di “risvegliare nei giovani l'intenzione di credere con la Chiesa”, di “affidarsi alla fede della Chiesa, di dare fiducia alla Chiesa...”. Al termine dell’udienza, il saluto personale ad ogni prelato, con qualche fuori programma. Il vescovo di Aosta, per esempio, lo ha invitato a Les Combes per quest’estate e Benedetto XVI ha risposto con un "grazie", al quale significativamente è seguita una richiesta di informazioni più dettagliate sulle possibili passeggiate che da grande camminatore, intende fare quest'estate partendo dalla semplice e piccola casa fatta costruire per Giovanni Paolo II a Introd, nella frazione di Les Combes, accanto alla colonia dei salesiani.
01/06/2005 03:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 390
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Motu Proprio de: Il Papa riorganizza S.Paolo fuori le Mura
Benedetto XVI ha deciso con un motu proprio di riorganizzare la vita della Basilica romana, affidata da secoli ai monaci benedettini. E' stato nominato un arciprete e specificata la vocazione del luogo a servizio dell'ecumenismo.




Riorganizzazione per la basilica di San Paolo fuori le Mura, alla quale Benedetto XVI ha tolto il carattere ''territoriale'', ha dato un arciprete, come l'hanno già le altre tre basiliche maggiori di Roma, ed affidato un ruolo speciale in campo ecumenico, affidando ai monaci benedettini il compito di ''organizzare, coordinare e sviluppare'' programmi in tale settore, ''in accordo con il Pontificio consiglio per la promozione dell'unita' dei cristiani''. Primo arciprete della basilica è stato nominato mons. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, 80 anni, torinese, già nunzio apostolico in Italia. La decisione di Benedetto XVI è contenuta in un 'motu proprio' in data odierna, intitolato 'L'antica e venerabile Basilica', che riguarda il ''rinnovato esercizio del culto nella Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura'', ''la sua gestione amministrativa e il suo Complesso extraterritoriale'', per i quali annuncia l'emanazione di un futuro statuto. Nel documento il papa ricorda che la basilica di San Paolo, che per il Trattato lateranense appartiene alla Santa Sede, ''ha sempre avuto una peculiare importanza nella storia della cristianita''' e che accanto ad essa ''esiste poi da tredici secoli la prestigiosa omonima Abbazia dei Monaci Benedettini, per i quali la medesima Basilica riveste anche la funzione di Chiesa Abbaziale''. In primo luogo Benedetto XVI stabilisce che alla basilica ''sia preposto, al pari delle altre tre Basiliche Maggiori, un arciprete nominato dal Romano Pontefice'' che eserciterà la giurisdizione ordinaria ed immediata. L'abate di San Paolo, che era finora la massima autorità diverrà vicario dell'arciprete per la pastorale. L'abate del Monastero di San Paolo fuori le Mura, dopo essere stato canonicamente eletto, deve ricevere la conferma del Romano Pontefice. Egli gode di tutti i diritti e le prerogative quale superiore della Comunita' benedettina''.

Il testo del Motu proprio di Benedetto XVI

1. L’antica e venerabile Basilica di San Paolo fuori le Mura, che sorge nel luogo in cui secondo la tradizione avvenne il martirio dell’Apostolo delle Genti, ha sempre avuto una peculiare importanza nella storia della cristianità, insieme con le altre tre Basiliche Maggiori di Roma, meta di numerosi pellegrinaggi, particolarmente in occasione degli Anni Santi. Accanto alla Basilica di San Paolo esiste poi da tredici secoli la prestigiosa omonima Abbazia dei Monaci Benedettini, per i quali la medesima Basilica riveste anche la funzione di Chiesa Abbaziale.

2. Con il Trattato Lateranense del 1929 e con i successivi Accordi intercorsi fra la Santa Sede e l’Italia, è stato riconosciuto che le aree e gli edifici costituenti il complesso di San Paolo fuori le Mura appartengono alla Santa Sede e godono di uno specifico status giuridico, secondo le norme del Diritto internazionale. Sull’intero complesso extraterritoriale di San Paolo fuori le Mura il Sommo Pontefice esercita i poteri civili secondo le norme vigenti

3. Tenendo presente che nel passato la Santa Sede ha definito solamente alcuni aspetti delle competenze sia dell’Amministrazione Pontificia della Basilica, sia dell’Abbazia Benedettina, ritengo ora opportuno emanare alcune norme generali allo scopo di chiarire o definire i principali aspetti della gestione pastorale ed amministrativa del complesso di San Paolo fuori le Mura. Ciò consentirà di compilare poi uno Statuto che fissi le competenze dei soggetti interessati e ne regoli i rapporti.

4. Alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, che confermo quale ente canonico con personalità giuridica pubblica, stabilisco che sia preposto, al pari delle altre tre Basiliche Maggiori, un Arciprete nominato dal Romano Pontefice. In detta Basilica, l’Arciprete eserciterà la giurisdizione ordinaria ed immediata. Egli avrà un suo Vicario per la Pastorale nella persona dell’Abate dell’Abbazia Benedettina di San Paolo, nonché un suo Delegato per l’Amministrazione. L’Arciprete di San Paolo, inoltre, dovrà sovrintendere a tutto il complesso extraterritoriale, coordinando le varie amministrazioni ivi operanti, secondo le finalità proprie, salvo quanto rientra nelle competenze esclusive dell’Abate all’interno dell’Abbazia.

5. L’Abate del Monastero di San Paolo fuori le Mura, dopo essere stato canonicamente eletto, deve ricevere la conferma del Romano Pontefice. Egli gode di tutti i diritti e le prerogative quale Superiore della Comunità benedettina. Al fine di consentire all’Abate di attendere sempre più ai suoi doveri all’interno della Comunità monastica (cfr PAOLO VI, M. p. Catholica Ecclesia, del 23 ottobre 1976, in AAS 68 [1976] pp. 694-696), è stato disposto dal mio Venerato Predecessore Giovanni Paolo II che l’area extraterritoriale contigua all’Abbazia sia sottratta alla giurisdizione dell’Abate di San Paolo, il quale conserverà la sua giurisdizione ordinaria intra septa monasterii e la sua funzione liturgica all’interno della Basilica, come è definito nel presente documento e sarà specificato nel successivo Statuto.

6. L’Abbazia, a partire dal 7 marzo 2005, ha assunto la denominazione di "Abbazia di San Paolo fuori le Mura", essendo stato recentemente soppresso il carattere ed il titolo di circoscrizione "territoriale". Fatte salve perciò le competenze dell’Arciprete di San Paolo e quelle proprie dell’Abate, la potestà di giurisdizione pastorale ordinaria sull’intera area extraterritoriale di San Paolo fuori le Mura spetta al Cardinale Vicario di Roma, il quale la esercita mediante la parrocchia territorialmente competente della Diocesi.

7. Pertanto la "Pontificia Amministrazione della Patriarcale Basilica di San Paolo", costituita dal Papa Pio XI di v.m. con Chirografo del 30 aprile 1933 ed aggiornata dal Beato Giovanni XXIII con Chirografo del 20 dicembre 1962, è soppressa e tutte le sue funzioni sono trasferite all’Arciprete, il quale le eserciterà secondo quanto stabilito nello Statuto che sarà approvato dai competenti Uffici della Santa Sede.

8. Poiché mi sta particolarmente a cuore che nella Basilica di San Paolo fuori le Mura sia assicurato il ministero della Penitenza in favore di tutti i fedeli che la frequentano, sia di quelli appartenenti alla Diocesi dell’Urbe, sia dei numerosi pellegrini provenienti dalle varie parti del mondo, confermo volentieri quanto stabilito dal mio Predecessore il Papa Pio XI e cioè che l’amministrazione del sacramento della Penitenza continui ad essere affidato alla attenta cura di Penitenzieri, scelti fra i Monaci Benedettini e costituiti secondo quanto disporrà il prossimo Statuto.

9. In tempi recenti, la Santa Sede ha dimostrato particolare interesse nel promuovere nella Basilica, o nell’ambito dell’Abbazia, lo svolgimento di speciali eventi di carattere ecumenico. Sarà quindi compito dei Monaci, sotto la supervisione dell’Arciprete, organizzare, coordinare e sviluppare tali programmi, con l’aiuto anche di confratelli Benedettini di altre Abbazie ed in accordo con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

10. L’Apostolo delle Genti illumini e protegga quanti svolgono le loro mansioni nella Basilica a lui dedicata e conceda aiuto e conforto a tutti i fedeli ed ai pellegrini che con sincera devozione si recano nel luogo sacro alla memoria del suo martirio, per ravvivare la loro fede ed invocare la sua protezione sul proprio cammino di santificazione e sull’impegno della Chiesa, per la diffusione del Vangelo nel mondo contemporaneo. Nonostante qualunque disposizione in contrario, anche se degna di speciale menzione.
Dato nella Città del Vaticano, il 31 maggio 2005, Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria.

02/06/2005 00:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 403
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Udienza generale 1 giugno 2005
CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

1. In ogni celebrazione domenicale dei Vespri la liturgia ci ripropone il breve ma denso inno cristologico della Lettera ai Filippesi (cfr 2,6-11). È l’inno ora risuonato che consideriamo nella sua prima parte (cfr vv. 6-8), ove si delinea la paradossale «spogliazione» del Verbo divino, che depone la sua gloria e assume la condizione umana.

Cristo incarnato e umiliato nella morte più infame, quella della crocifissione, è proposto come un modello vitale per il cristiano. Questi, infatti, - come si afferma nel contesto - deve avere «gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (v. 5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità.

2. Egli, certo, possiede la natura divina con tutte le sue prerogative. Ma questa realtà trascendente non è interpretata e vissuta all’insegna del potere, della grandezza, del dominio. Cristo non usa il suo essere pari a Dio, la sua dignità gloriosa e la sua potenza come strumento di trionfo, segno di distanza, espressione di schiacciante supremazia (cfr v. 6). Anzi, egli «spogliò», svuotò se stesso, immergendosi senza riserve nella misera e debole condizione umana. La «forma» (morphe) divina si nasconde in Cristo sotto la «forma» (morphe) umana, ossia sotto la nostra realtà segnata dalla sofferenza, dalla povertà, dal limite e dalla morte (cfr v. 7).

Non si tratta quindi di un semplice rivestimento, di un’apparenza mutevole, come si riteneva accadesse alle divinità della cultura greco-romana: quella di Cristo è la realtà divina in un’esperienza autenticamente umana. Dio non appare soltanto come uomo, ma si fa uomo e diventa realmente uno di noi, diventa realmente uno di noi, diventa realmente «Dio-con-noi», che non si accontenta di guardarci con occhio benigno dal trono della sua gloria, ma si immerge personalmente nella storia umana, divenendo «carne», ossia realtà fragile, condizionata dal tempo e dallo spazio (cfr Gv 1,14).

3. Questa condivisione radicale e vera della condizione umana, escluso il peccato (cfr Eb 4,15), conduce Gesù fino a quella frontiera che è il segno della nostra finitezza e caducità, la morte. Questa non è, però, frutto di un meccanismo oscuro o di una cieca fatalità: essa nasce dalla sua libera scelta di obbedienza al disegno di salvezza del Padre (cfr Fil 2,8).

L’Apostolo aggiunge che la morte a cui Gesù va incontro è quella di croce, ossia la più degradante, volendo così essere veramente fratello di ogni uomo e di ogni donna, anche di quelli costretti a una fine atroce e ignominiosa.

Ma proprio nella sua passione e morte Cristo testimonia la sua adesione libera e cosciente al volere del Padre, come si legge nella Lettera agli Ebrei: «Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì» (Eb 5,8).

Fermiamoci qui nella nostra riflessione sulla prima parte dell’inno cristologico, concentrato sull’incarnazione e sulla passione redentrice. Avremo occasione in seguito di approfondire l’itinerario successivo, quello pasquale, che conduce dalla croce alla gloria. L'elemento fondamentale di questa prima parte dell'Inno mi sembra essere l'invito ad entrare nei sentimenti di Gesù. Entrare nei sentimenti di Gesù vuol dire non considerare il potere, la ricchezza, il prestigio come i valori supremi della nostra vita, perchè in fondo non rispondono alla più profonda sete del nostro spirito, ma aprire il nostro cuore all'Altro, portare con l'Altro il peso della nostra vita e aprirci al Padre dei Cieli con senso di obbedienza e fiducia, sapendo che proprio in quanto obbedienti al Padre saremo liberi. Entrare nei sentimenti di Gesù: questo sarebbe l'esercizio quotidiano da vivere come cristiani.





? Saluto in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle,

vedo come la fede e l'amore per il Successore di Pietro in Italia è forte. E questo anche lo sento! Grazie per la vostra presenza, per il vostro affetto, per la vostra fede!

Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Cagliari, accompagnati dal loro Pastore Mons. Giuseppe Mani, come pure i rappresentanti dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana. Cari amici, nel ringraziarvi per questa vostra visita, auguro a tutti di impegnarsi generosamente nel testimoniare Cristo e il suo Vangelo.

Saluto ora i giovani, i malati e gli sposi novelli. Iniziamo proprio oggi il mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Soffermiamoci spesso a contemplare questo profondo mistero dell'Amore divino.

Voi, cari giovani, alla scuola del Cuore di Cristo imparate ad assumere con serietà le responsabilità che vi attendono. Voi, cari malati, trovate in questa sorgente infinita di misericordia il coraggio e la pazienza per compiere la volontà di Dio in ogni situazione. E voi, cari sposi novelli, restate fedeli all’amore di Dio e testimoniatelo con il vostro amore coniugale.



4. Concludiamo la nostra riflessione con un grande testimone della tradizione orientale, Teodoreto che fu Vescovo di Ciro, in Siria, nel V secolo: «L’incarnazione del nostro Salvatore rappresenta il più alto compimento della sollecitudine divina per gli uomini. Infatti né il cielo né la terra né il mare né l’aria né il sole né la luna né gli astri né tutto l’universo visibile e invisibile, creato dalla sua sola parola o piuttosto portato alla luce dalla sua parola conformemente alla sua volontà, indicano la sua incommensurabile bontà quanto il fatto che il Figlio unigenito di Dio, colui che sussisteva in natura di Dio (cfr Fil 2,6), riflesso della sua gloria, impronta della sua sostanza (cfr Eb 1,3), che era in principio, era presso Dio ed era Dio, attraverso cui sono state fatte tutte le cose (cfr Gv 1,1-3), dopo aver assunto la natura di servo, apparve in forma di uomo, per la sua figura umana fu considerato come uomo, fu visto sulla terra, con gli uomini ebbe rapporti, si caricò delle nostre infermità e prese su di sé le nostre malattie» (Discorsi sulla provvidenza divina, 10: Collana di testi patristici, LXXV, Roma 1988, pp. 250-251).

Teodoreto di Ciro prosegue la sua riflessione, mettendo in luce proprio lo stretto legame sottolineato dall’inno della Lettera ai Filippesi fra l’incarnazione di Gesù e la redenzione degli uomini. «Il Creatore con saggezza e giustizia lavorò per la nostra salvezza. Poiché egli non ha voluto né servirsi soltanto della sua potenza per elargirci il dono della libertà né armare unicamente la misericordia contro colui che ha assoggettato il genere umano, affinché quegli non accusasse la misericordia d’ingiustizia, bensì ha escogitato una via carica di amore per gli uomini e al contempo adorna di giustizia. Egli infatti, dopo aver unito a sé la natura dell’uomo ormai vinta, la conduce alla lotta e la dispone a riparare alla sconfitta, a sbaragliare colui che un tempo aveva iniquamente riportato la vittoria, a liberarsi dalla tirannide di chi l’aveva crudelmente fatta schiava e a recuperare la primitiva libertà»
02/06/2005 21:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 423
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Incontro con la CEI
Benedetto XVI ha offerto un’ampia riflessione sulle sfide della Chiesa italiana nell’udienza riservata all’assemblea generale della Cei, riunita a Roma.
Il Papa si è soffermato in particolare su “una questione nevralgica, che richiede la nostra più grande attenzione pastorale”: la famiglia.



“In Italia – ha detto il Papa - ancor più che in altri Paesi, la famiglia rappresenta davvero la cellula fondamentale della società, è profondamente radicata nel cuore delle giovani generazioni e si fa carico di molteplici problemi, offrendo sostegno e rimedio a situazioni altrimenti disperate. E tuttavia anche in Italia la famiglia è esposta, nell'attuale clima culturale, a molti rischi e minacce che tutti conosciamo. Alla fragilità e instabilità interna di molte unioni coniugali si assomma infatti la tendenza, diffusa nella società e nella cultura, a contestare il carattere unico e la missione propria della famiglia fondata sul matrimonio”.

L’Italia, ha aggiunto il pontefice, “è una della nazioni in cui la scarsità delle nascite è più grave e persistente, con conseguenze già pesanti sull'intero corpo sociale. Perciò da molto tempo voi Vescovi italiani avete unito la vostra voce a quella di Giovanni Paolo II, anzitutto nel difendere la sacralità della vita umana e il valore dell'istituto matrimoniale, ma anche nel promuovere il ruolo della famiglia nella Chiesa e nella società, chiedendo misure economiche e legislative che sostengano le giovani famiglie nella generazione ed educazione dei figli.
Nel medesimo spirito siete attualmente impegnati a illuminare e motivare le scelte dei cattolici e di tutti i cittadini circa i referendum ormai imminenti in merito alla legge sulla procreazione assistita: proprio nella sua chiarezza e concretezza questo vostro impegno è segno della sollecitudine dei Pastori per ogni essere umano, che non può mai venire ridotto a un mezzo, ma è sempre un fine, come ci insegna il nostro Signore Gesù Cristo nel suo Vangelo e come ci dice la stessa ragione umana. In tale impegno, e in tutta l'opera molteplice che fa parte della missione e del dovere dei Pastori, vi sono vicino con la parola e con la preghiera, con fidando nella luce e nella grazia dello Spirito che agisce nelle coscienze e nei cuori”.
04/06/2005 12:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 439
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Incontro con i pellegrini della diocesi di Verona - Aula Paolo VI
Cari fratelli e sorelle della Diocesi di Verona!

Sono lieto di accogliervi in questo vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli. Tutti saluto cordialmente a cominciare dal vostro Vescovo, che ringrazio per essersi fatto interprete dei comuni sentimenti. Saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i responsabili delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, come pure le autorità civili che hanno voluto essere presenti a quest’incontro. Con l’odierno pellegrinaggio alla Sede Apostolica, voi volete esprimere, al termine del Sinodo diocesano, i vincoli di comunione che legano la Comunità diocesana di Verona alla Chiesa di Roma, e ribadire la vostra piena adesione al magistero del Successore di Pietro, costituito da Cristo "pastore di tutti i fedeli per promuovere sia il bene comune della Chiesa universale, sia il bene delle singole Chiese" (Decr. Christus Dominus, 2). Siete venuti per essere confermati nella fede ed io, da poco chiamato a questo grave compito, sono felice di salutare, attraverso di voi, un’antica ed insigne Comunità ecclesiale quale è quella di san Zeno, e di incoraggiarvi a perseverare nell’impegno di testimonianza cristiana nel mondo di oggi.



Il vostro Sinodo, iniziato 3 anni or sono, ha conosciuto la sua fase culminante nell’Anno dell’Eucaristia. Questa felice coincidenza aiuta a meglio comprendere che è l’Eucaristia il cuore della Chiesa e della vita cristiana. "Ecclesia de Eucharistia" - "la Chiesa vive dell’Eucaristia" -, così ci ha lasciato scritto il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella sua ultima Enciclica. La vostra Diocesi deve vivere dell’Eucaristia in tutte le sue espressioni: dalle famiglie, piccole chiese domestiche, ad ogni articolazione sociale e pastorale delle parrocchie e del territorio. "Nell’Eucaristia - ho voluto ricordare a Bari domenica scorsa, al termine del Congresso Eucaristico Nazionale - Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E’ una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé. Cristo ci attira a sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli e la comunione con il Signore è sempre anche comunione con le sorelle e con i fratelli". E’ vero: la nostra vita spirituale dipende essenzialmente dall’Eucaristia. Senza di essa la fede e la speranza si spengono, la carità si raffredda. Per questo, cari amici, vi esorto a curare sempre più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente di quelle domenicali, affinché la domenica sia veramente il Giorno del Signore e conferisca pienezza di significato alle vicende e alle attività di tutti i giorni.

La famiglia è giustamente uno dei temi principali del vostro Sinodo, come lo è negli orientamenti pastorali della Chiesa, in Italia e nel mondo intero. Nella vostra Diocesi, infatti, come del resto anche altrove, sono aumentati i divorzi e le unioni irregolari, e ciò costituisce per i cristiani un urgente richiamo a proclamare e testimoniare in tutta la sua interezza il vangelo della vita e della famiglia. La famiglia è chiamata ad essere "intima comunità di vita e d’amore" (Cost. past. Gaudium et spes, 48), perché fondata sul matrimonio indissolubile. Nonostante le difficoltà e i condizionamenti sociali e culturali dell’attuale momento storico, gli sposi cristiani non cessino di essere con la loro vita segno dell’amore fedele di Dio; collaborino attivamente con i sacerdoti nella pastorale dei fidanzati, delle giovani coppie, delle famiglie e nell’educazione delle nuove generazioni.

Cari fratelli e sorelle, abbiamo celebrato ieri la solennità del Sacro Cuore di Cristo: solo da questa fonte inesauribile di amore potrete attingere l’energia necessaria per la vostra missione. Dal Cuore del Redentore, dal suo costato trafitto è nata la Chiesa, che incessantemente si rinnova mediante i Sacramenti. Sia vostra preoccupazione alimentarvi spiritualmente con la preghiera e con un’intensa vita sacramentale; approfondite la personale conoscenza di Cristo e tendete con ogni sforzo a quella "misura alta della vita cristiana" che è la santità, come amava dire il caro Giovanni Paolo II. Maria Santissima, del cui Cuore Immacolato facciamo oggi memoria, ottenga in dono per tutti i membri della vostra Diocesi la totale fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. All’intercessione della celeste Madre del Redentore e al sostegno dei santi e beati della vostra Terra affido il cammino post-sinodale che vi attende. Quanto a me, vi assicuro un ricordo nella preghiera, mentre con affetto imparto al vostro Vescovo, a voi e all’intera Comunità diocesana una speciale Benedizione Apostolica

[Modificato da Ratzigirl 04/06/2005 14.04]

04/06/2005 12:47
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 440
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
!!!*** Appuntamenti televisivi ***!!!

LUNEDI' 6 GIUGNO

In diretta dalla Basilica di San Giovanni in Laterano: Apertura del Convegno Diocesano sulla Famiglia. Presiede il Santo Padre BENEDETTO XVI.


PER I POSSESSORI DI SKY L'EVENTO E' DISPONIBILE SUL CANALE 819(per chi sta a Roma l'evento è disponibile dal vivo!!![SM=g27835] [SM=g27835] )
05/06/2005 13:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 467
Registrato il: 10/05/2005
Utente Senior
Angelus - Domenica 5 maggio
Cari fratelli e sorelle!

Venerdì scorso abbiamo celebrato la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, devozione profondamente radicata nel popolo cristiano. Nel linguaggio biblico il "cuore" indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni. Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova.

La festa del Sacro Cuore è stata anche la Giornata Mondiale per la santificazione dei sacerdoti, occasione propizia per pregare affinché i presbiteri nulla antepongano all’amore di Cristo. Profondamente devoto al Cuore di Cristo fu il beato Giovanni Battista Scalabrini Vescovo, patrono dei migranti, di cui il 1° giugno abbiamo ricordato il centenario della morte. Egli fondò i Missionari e le Missionarie di San Carlo Borromeo, detti "Scalabriniani", per l’annuncio del Vangelo tra gli emigranti italiani. Ricordando questo grande Vescovo, rivolgo il mio pensiero a coloro che si trovano lontani dalla patria e spesso anche dalla famiglia ed auspico che incontrino sempre sul loro cammino volti amici e cuori accoglienti, capaci di sostenerli nelle difficoltà di ogni giorno.

Il cuore che più d’ogni altro rassomiglia a quello di Cristo è senza dubbio il cuore di Maria, sua Madre Immacolata, e proprio per questo la liturgia li addita insieme alla nostra venerazione. Rispondendo all’invito rivolto dalla Vergine a Fatima, affidiamo al suo Cuore Immacolato, che ieri abbiamo particolarmente contemplato, il mondo intero, perché sperimenti l’amore misericordioso di Dio e conosca la vera pace.



Varie regioni del mondo sperimentano, nell’ora presente, tensioni sociali e politiche, che rischiano in alcuni casi di sfociare in gravi conflitti. In questo momento, il mio pensiero va particolarmente alla Bolivia e alla preoccupante situazione che vi si sta vivendo. Mentre vi invito a pregare per quella cara popolazione, affido alla Madonna la mia speranza e il mio appello affinché prevalgano in tutti la ricerca del bene comune, il senso di responsabilità e la disponibilità al dialogo aperto e leale.

Volgendo ora il pensiero ad un altro teatro di tensioni e di scontri, unisco la mia voce a quella del Presidente della Repubblica Italiana, del Presidente dell’Afghanistan e dei popoli italiano ed afgano per chiedere la liberazione della volontaria italiana Clementina Cantoni. La dolorosa esperienza che questa nostra sorella sta vivendo sia di stimolo a ricercare con ogni mezzo la pacifica e fraterna intesa tra gli individui e le nazioni.

In Italia si celebra oggi la Giornata dello sport per tutti, istituita per tenere vivi i valori autentici dell’attività sportiva. In particolare, quest’anno viene sottolineato il legame tra lo sport e la natura, secondo il tema scelto dall’UNESCO per l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente. Auspico che lo sport praticato in modo sano e armonico a tutti i livelli favorisca la fratellanza e la solidarietà tra le persone e il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente naturale.

Con gioia saluto ora il folto gruppo di aderenti al Movimento dei Focolari, provenienti da tutta l’Europa, che partecipano al convegno sul servizio alla parrocchia. Cari amici, siate segno di Cristo risorto nelle vostre comunità e in ogni ambiente di vita.


Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare la comunità del Seminario di Otranto, con i familiari; i gruppi provenienti da Pisa, Mozzagrogna, Agosta, Guardia Perticara, Amaroni e San Piero in Bagno; come pure i ragazzi di San Marino, Cesenatico e Figline Valdarno. Il mio pensiero si estende anche all’Associazione Genitori Scuole Cattoliche e al Centro "L’Aquilone" di Taranto.
A tutti auguro una buona domenica e un sereno mese di giugno.

[Modificato da Ratzigirl 10/07/2005 12.42]

Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:30. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com