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COSTRETTI A SANGUINARE

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2007 18:22
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Marco Philopat - COSTRETTI A SANGUINARE
Il romanzo del punk italiano 1977-1984
Con inserto fotografico e un fumetto inedito del Professor Bad Trip
pp. 224

Contributi di
Stiv Rottame



Trent'anni dopo la nascita del punk, torna il piú bel romanzo sul movimento che piú di ogni altro ha segnato un passaggio d'epoca, influenzando da allora l'estetica e il modo di vivere. Uno smagliante frammento di etica metropolitana per ribelli di ieri e di oggi, ricco di episodi esilaranti, di situazioni-limite raccontate con ironia, e con una scrittura del tutto originale.
punx hanno sempre negato a giornalisti, sociologi e politologi la possibilità di definirli e "fotografarli". In Italia, dove il punk si è sviluppato attraversando complesse dinamiche storiche, mancano gli strumenti per scuotere la memoria, informare chi non c'era o chi non ha capito a fondo quella fondamentale esperienza controculturale ed esistenziale. Dalla voce di uno dei protagonisti e occupanti dello storico Virus di via Correggio 18 a Milano, ecco il primo romanzo sul punk italiano, la lotta di quegli anni, in cui la radicalità di migliaia di giovanissimi si espresse con rabbia e andò a definire i futuri percorsi di movimento. Un'esplosione di sfacciata irriverenza contro il potere e la politica tradizionale... quella qui raccontata è la vita di una generazione che ancora oggi porta sulla propria pelle le ferite e le cicatrici di un drammatico passaggio d'epoca.

"Il libro descrive una Milano simile alla New York e alla Los Angeles gotico-fantascientifiche del regista John Carpenter." (Corriere della sera)
"È un romanzo fatto di vicende esaltanti e situazioni limite, ricco di episodi esilaranti, reso leggero da un taglio pieno di ironia." (Linea d'ombra)
"Il punk, dunque, come presa d'atto e reazione ultima a un senso di vuoto epocale. Una storia d'amore." (Aldo Nove)


L'AUTORE:
Marco Philopat è agitatore culturale e scrittore dal 1981, quando iniziò a pubblicare su punkzine fotocopiate. Scrive oggi interventi politico-poetici e saggi su riviste underground e letterarie, quotidiani e siti web. Del 1997 esce il suo primo romanzo, Costretti a sanguinare Romanzo sul punk 1977-84, giunto alla sesta edizione È anche autore di teatro con MIRaMilano e sceneggiatore di cinema con Forza Cani.


Intervista a Marco Philopat che con le Shake edizioni continua il cammino iniziato nei lontani anni Ottanta :


Non si può parlare di centri sociali e non guardare al passato. Proprio questa banale considerazione mi ha portato da Marco Philopat che negli anni ‘ 80 fu uno degli occupanti del Virus, storico centro sociale milanese rifugio dei punk. Philopat mi ha raccontato tante cose. Quando inizia a parlare è un fiume in piena che scorre tra i ricordi di un tempo ormai perduto, ma che ha lascito il segno. Ricostruisce la Milano di allora senza fronzoli, anzi con crudo realismo. La definisce soffocante e nello stesso modo, dice, la pensavano tanti altri ragazzi. Il punk diventa l’unica alternativa, l’unica via d’uscita all’alienante quotidianità della periferia dove non c’è futuro, dove tutto è piatto, “dove c’è o l’oratorio o l’eroina”. Allora Philopat e gli altri diventano punk. Il Virus è il guscio che li contiene e che li vede crescere e cambiare, diventare sempre più consapevoli di quello che sono. Rifiutano che venga loro affibbiato l’appellativo di “banda giovanile”. I punk sono ben altro, sono una realtà culturale e politica che non si limita a fare musica ma che produce cultura nel senso più ampio del termine. Racconta di quanta importanza abbia rivestito la musica. Il punk era contro la società dello spettacolo e non c’erano star sul palco. Protagonista assoluta era lei, la musica che diventava pretesto per un comizio in cui far esplodere la propria rabbia e il proprio dire di no ad una società sbagliata in cui non c’e avvenire. E poi la comunicazione, l’editoria. Il punk italiano investì molto nella comunicazione, un aspetto che secondo Philopat nei centri sociali di oggi è un po’ trascurato, ma che allora rese forte il movimento. Fa riferimento ad un particolare progetto, PUNKamiNAZIONE, una redazione ambulante che serviva da raccordo per tutti i punk italiani, e poi alla serie infinita di punkzine che testimoniano anche il cambiamento contenutistico del movimento.
E pensare che tutto era partito da una trasmissione televisiva
Quando e come hai scoperto il punk?
La prima volta che sento parlare di punk è in una trasmissione che si intitolava “Odeon: tutto fa spettacolo”. Trasmettevano un video dei Sex Pistols. Vedere quei ragazzi con i capelli in piedi che sbeffeggiavano la regina, ed Elisabetta con le svastiche al posto degli occhi e la spilla da balia sulla guancia mi avevano scosso e aperto gli occhi. Poi sono andato a Londra e sono diventato punk
In Italia esisteva già?
A Milano il punk esisteva già. Nel 1977 c’erano dei giovani metropolitani arrabbiati che in qualche modo già avevano dentro la rivolta punk. Soprattutto un gruppo legato alla rivista Dudu dada più punk e al mio ritorno da Londra mi incontravo con loro alla fiera di Sinigallia.
In quale contesto storico, sociale e politico nascono i punk italiani?
I punk nascono nelle periferie, nelle zone industriali delle grandi metropoli e per lo più sono figli di operai. In quel momento storico (‘77-’81) si vive una ristrutturazione del capitale che trasforma il sistema produttivo di allora con il passaggio dalla grande fabbrica alla fabbrica diffusa. A quel punto il punk grida NO FUTURE, slogan disperato che testimonia la consapevolezza dei giovani di allora che, qualora lo avessero voluto, non avrebbero potuto fare il lavoro del loro padre. Per loro non c’era più posto.
Com’era la Milano di allora?
La Milano di quegli anni era la Milano da bere, dello yuppismo. Ma Milano viveva anche il periodo del riflusso, dei compagni che cambiavano, che abiuravano il loro passato, che finivano nel giro dell’eroina, che erano in galera. Noi punk rappresentavamo l’ultimo bocconcino sovversivo da schiacciare e quindi eravamo assediati…la Milano di allora me la ricordo assediata e assediante. Per questo ci rifugiammo in un centro sociale.
Dove vi incontravate?
All’inizio i punk provenienti dalle periferie milanesi, Quarto Oggiaro, Baggio, Lambrate ecc, stavano per strada in centro. In particolare si ritrovavano in una piazzetta di via Torino dove c’era New Kary, l’unico negozio che vendeva dischi d’importazione e quindi anche punk. Dopo un po’ la situazione fu insostenibile e ci rifugiammo al Santa Marta, il circolo giovanile del proletariato che si trovava lì vicino. Poi siamo andati via da lì e ci siamo ritrovati a Correggio dove è nato il Virus.
Come siete arrivati a Correggio?
È stata l’editoria che ci ha portati in via Correggio. Gli anarchici del Ponte della Ghisolfa in quel periodo non ci vedevano molto bene perché non eravamo molto ortodossi nel senso anarchico del termine. Avevamo comunque bisogno di un posto dove ritrovarci per redarre le nostre riviste. Io e un mio amico anarchico che provenivamo da Baggio, abbiamo pensato di chiedere ai compagni di via Correggio che si trova vicino Baggio. Una volta lì ci siamo resi conto che c’era tantissimo spazio anche per fare dei concerti
Quanto sono stati importanti i Crass, gruppo anarco-punk inglese, per voi del Virus?
I Crass sono stati molto importanti perché ci hanno spinto ad entrare in termini più sostanziali nella realtà cittadina. Non eravamo solo una banda giovanile che faceva esclusivamente musica, ma eravamo una nuova realtà culturale e anche politica. Infatti nonostante la giovane età di tutti noi, al Virus venivano tutti, giornalisti, professori universitari ecc. questa è stata la forza del Virus: la consapevolezza di essere una realtà assolutamente nuova e spontanea che riusciva a produrre cultura.
Cosa accadde al teatro di Porta Romana nell’aprile del 1984?
Occupammo il teatro. L’irruzione al teatro di Porta Romana rappresentò la prima volta in cui i punk si unirono con le cosiddette creature simili, da cui poi nacque il nucleo fondativo della Shake. Lì dei sociologi avevano organizzato un convegno sulle bande giovanili e mettondo accanto al punk i mods, i metallari, gli skynhead ecc. noi ci opponemmo dicendo che i punk non erano soltanto una banda giovanile. I punk al Virus avevano organizzato centinaia di concerti ed eventi culturali
Cosa si diceva all’estero dei punk milanesi?
Allora i punk italiani non eravamo presi molto in considerazione. Mi ricordo che a Londra sentivamo dire “Il punk italiano? In Italia ci sono i punk?”. È il Virus che ci fa conoscere in giro per il mondo. I gruppi musicali che giravano per l’Europa vengono a conoscenza del fatto che anche a Milano c’è un posto. Nel giro di poco tempo il virus diventa il luogo centrale del punk italiano e poi di quello europeo. È stato uno dei luoghi punk più importanti tanto che al virus hanno suonato gruppi inglesi, statunitensi.
Come è finita la storia del Virus?
Il Virus ha chiuso i battenti perché è stato sgomberato in maniera assolutamente coatta. Dopo lo sgombero in via Correggio ci siamo trasferiti in un centro sociale in corso Garibaldi da cui siamo dovuti andare via perché non potevamo fare concerti per le lamentele della gente che chiamava la polizia.poi siamo andati in viale Piave e infine in piazza Bonomelli. In entrambi i casi è durato poco.
Cosa ha significato essere punk?
Parafraso una canzone dei Crass: “Una risposta ad anni di schifo. Una maniera di dire NO. Quando avevamo detto sempre SI!”.





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07/09/2006 00:22
 
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libro che consiglio a chi si è appena affacciato sul panc italiano e a chi crede che l'italia non ha mai avuto voce in capitolo. non lo condivido appieno, ma lo apprezzo veramente tanto. penso che sia l'opera che contiene più informazioni sul virus di milano, solo a pensarci mi si stringe la gola.
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07/09/2006 16:14
 
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gran bel libro



muori per la patria,muori per niente.
dio è porco e tu lo sai.

...Stato-A-Sociale...
!!ALBANO PUNX!!
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07/09/2006 19:32
 
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io l'ho sempre voluto legggere mi ispira.
un giorno lo leggerò.





If you don't like funerals, don't kick sand in ninja's face.
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07/09/2006 20:52
 
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Re:

Scritto da: NoWinners 07/09/2006 0.22
libro che consiglio a chi si è appena affacciato sul panc italiano e a chi crede che l'italia non ha mai avuto voce in capitolo. non lo condivido appieno, ma lo apprezzo veramente tanto. penso che sia l'opera che contiene più informazioni sul virus di milano, solo a pensarci mi si stringe la gola.



il virus era cosa da vivere, non qualcosa su cui informarsi.
ormai è morto e stramorto.
adesso si va avanti.




avete tutti un'odiosa firma di merda.



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07/09/2006 21:38
 
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Re: Re:

Scritto da: Dado! 07/09/2006 20.52


il virus era cosa da vivere, non qualcosa su cui informarsi.
ormai è morto e stramorto.
adesso si va avanti.



bravo, buttiamolo nel cesso. vai ad ascoltarti i tuoi nofx, scemo della merda.

[Modificato da NoWinners 07/09/2006 21.44]

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08/09/2006 02:18
 
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a me il modo in cui scrive philopat fa venire il nervoso.
anzi
a me- il modo- in cui- scrive- philopat- fa venire il- nervoso



io sono vivo. voi siete morti.
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08/09/2006 10:40
 
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Re:

Scritto da: TheYoungOnes 08/09/2006 2.18
a me il modo in cui scrive philopat fa venire il nervoso.
anzi
a me- il modo- in cui- scrive- philopat- fa venire il- nervoso



eheh! ecco uno degli aspetti che non condivido. sarà anche una scelta stilistica ma non mi convince.
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15/09/2006 01:54
 
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Re:

Scritto da: TheYoungOnes 08/09/2006 2.18
a me il modo in cui scrive philopat fa venire il nervoso.
anzi
a me- il modo- in cui- scrive- philopat- fa venire il- nervoso



io invece avrei strutturato così

a me- il modo- in cui - scrive- philopat- fa.
venire il- nervoso

[SM=x297491]



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15/09/2006 15:08
 
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io invece
a-me il-modo in-cui scrive philopat-fa-venire-il nervoso
però mi è piaciuto il libro!
[SM=x297420]



Milady Musa



Moderatrice di




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01/11/2006 19:47
 
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Ma...che edizione hai preso?? no perchè in quella che ho io non c'è nessun fumetto inedito... [SM=x297487]
01/11/2006 22:18
 
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l'ho letto. molto bello.
il modo in cui scrive a me piace [SM=x297433]
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04/12/2006 15:13
 
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So gooood !

Per me dovrebbe essere un libro di scuola obbligatorio da adottare alle superiori !
Gatolopez77



E’ fico essere audaci e ribelli da pischelli, ma il vero mulo è un trentenne che ha ancora qualcosa da dire e restituisce i calci in culo uno per uno.
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14/01/2007 21:19
 
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gran bell libroooooooo..a me-il modo-in-cui-scrive-philopat-mi-da-il-nervoso-ma-il-libroo-mi-è-piciuto-un-tot [SM=x297418]



Ma quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca,
che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare,
allora non c'è verso di spiaccicare una sola parola,
non esce più niente, ti torna tutto indietro, tutto dentro,
ingoiato da quei dannati singhiozzi,
naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime.
Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire...
E invece niente, non esce fuori niente.
Si può essere fatti peggio di così?
A.BARICCO

e poi ad un certo punto tutto ti passa dalle mani mentre eri sul più bello.. è cosi che ti deve funzionare la vita.. o ci sei o non ce la fai.. bè non so voi, ma io voglio esserci.. voglio dire che ci sono e che so ciò voglio.. e per quanto possa alcune volte fare un rumore da schifo, continua a credere che cè chi la ama con tutto il cuore.. impara ad amala.. non lasciartela scappare..
(IO)

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28/02/2007 16:40
 
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l'ho finito di leggere l'altro giorno...mi è piaciuto un casino...bisognerebbe leggerlo obbligatoriamente.. [SM=x297411] prima di questo ho letto PLEASE KILL ME...si potrebbe dire che è un MATTONE di libro..ma merita..
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18/07/2007 20:17
 
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Bello, anche se Philopat è una merda d'uomo(almeno adesso).





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18/07/2007 20:45
 
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l'ho letto un pò di fretta qualche tempo fa però mi è piaciuto, prima o poi lo rileggerò meglio [SM=x297412]



"era stata tua l'idea di arrampicarci fin lassù e sai perchè?"
"no"
"è questo il punto. facevamo le cose e basta, facevamo cazzate senza ragione!"
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18/07/2007 21:06
 
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riletto oggi nelle mie 7 ore di treno
rileggendolo con una coscienza di scena matura e consapevole, come ho adesso a 25 di cui gli ultimi spesi facendo e non poco attivamente nell'ambito punk, non mi ha entusiasmato nei contenuti, decisamente no. penso sia uno dei tanti punti di vista, e non di certo il più illuminato, su 7 anni fondamentali
e poi com'è che chiunque scriva un libro deve farsi passare per invincibile inarrestabile e unico protagonista di tutto?
ma di errori non ne ha fatti mai nessuno? nessuno ha mai preso un cazzotto senza ammazzare poi chi glielo dava? solo io non ho i superpoteri?
e perchè sminuire così i fatti del concerto dei clash a bologna? forse è peccato dire che i nichilisti qualche volta hanno l'occhio più lungo del tuo?
la forma poi è rivoltante

E I D.O.A. SONO CANADESIIII CAZZOOOO

comunque da grande farò anche io un libro sull'esperienza al lazzaretto, e farò fare a saverio il capitolo che parla di viareggio



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e intanto non mi arrendo contro i mulini a vento
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08/08/2007 17:33
 
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Bella critica Keep.
Sinceramente lessi quel libro molti, molti, molti anni orsono.
Ricordo che mi colpì soprattutto per come presentava la scena e raccontava i preparativi ai conncerti, le scazzottate ecc...
Forse anche perchè era uno dei primi libri scritti in prima persona sugli anni caldi del punk nostrano.
Non so, da quel punto di vista ricordo che leggendolo provai quasi un pò di invidia per non esserci stato anch'io...
Ricordò anche che la trama lasciava un pò a desiderare e lo stile era molto difficile da digerire. Proprio un'opera a se stante per intenderci.
Sinceramente ora come ora, non credo di essere in grado di rileggerlo.
E' un libro di una botta e basta.
Ce ne sono altri molto validi e interessanti in circolazione.
Io rileggo solo i "cult".



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09/08/2007 21:35
 
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Re:
gatolopez77, 08/08/2007 17.33:

Bella critica Keep.
Sinceramente lessi quel libro molti, molti, molti anni orsono.
Ricordo che mi colpì soprattutto per come presentava la scena e raccontava i preparativi ai conncerti, le scazzottate ecc...
Forse anche perchè era uno dei primi libri scritti in prima persona sugli anni caldi del punk nostrano.
Non so, da quel punto di vista ricordo che leggendolo provai quasi un pò di invidia per non esserci stato anch'io...
Ricordò anche che la trama lasciava un pò a desiderare e lo stile era molto difficile da digerire. Proprio un'opera a se stante per intenderci.
Sinceramente ora come ora, non credo di essere in grado di rileggerlo.
E' un libro di una botta e basta.
Ce ne sono altri molto validi e interessanti in circolazione.
Io rileggo solo i "cult".


io vorrei vedere gente confrontare il proprio vissuto di scena con quello di philopat in maniera critica, invece di invidiare a priori

ma qualcuno ha un vissuto di scena?



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10/08/2007 10:38
 
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vedi keep dipende cosa intendi per scena.
Forse tu ci stai in mezzo e la cavalchi ogni giorno la scena, io ci sono solo passato a fianco.
Per quanto la cosa mi abbia segnato come bagaglio di esperienze, emozioni, sensazioni e vita vissuta, non posso dire di "averne fatto parte". E nemmeno è quello che realmente avrei voluto fare.
Quando ho scritto che provavo invidia intendevo dire che mi sarebbe piaciuto vedere come era all'inizio l'ambiente.
Pogare ai concerti dei Clash, abbracciarmi con una bella figliola con Bob Marley che canta a Milano, sputare in faccia a quel rotto in culo di Rotten, squatterare per Londra, girare in autostop per l'europa su un vecchio furgone volkswagen, e cose del genere.
Ma ognuno ha il suo tempo per diventare padrone della prpria vita...



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Re:
gatolopez77, 10/08/2007 10.38:

vedi keep dipende cosa intendi per scena.
Forse tu ci stai in mezzo e la cavalchi ogni giorno la scena, io ci sono solo passato a fianco.
Per quanto la cosa mi abbia segnato come bagaglio di esperienze, emozioni, sensazioni e vita vissuta, non posso dire di "averne fatto parte". E nemmeno è quello che realmente avrei voluto fare.
Quando ho scritto che provavo invidia intendevo dire che mi sarebbe piaciuto vedere come era all'inizio l'ambiente.
Pogare ai concerti dei Clash, abbracciarmi con una bella figliola con Bob Marley che canta a Milano, sputare in faccia a quel rotto in culo di Rotten, squatterare per Londra, girare in autostop per l'europa su un vecchio furgone volkswagen, e cose del genere.
Ma ognuno ha il suo tempo per diventare padrone della prpria vita...



io ho visto joe strummer a bologna, ho abbracciato belle figliole invece che con bob marley con gli adicts, coi discipline, coi perkele, coi bloody riot, con i wien number one, con gli stab, ho dormito per squat in diversi posti in europa, ho girato in furgone da bologna sino a cambridge con mille tappe delirio per concludere il tutto cantando i wish it was 77 sotto al palco, e insomma io mi chiedo cosa ha fatto quello che noi non potevamo fare... oh e io sono un mezzo nerd mica sto gran figo della madonna eh ..
oltrevabbè a dare pugni a tutti senza prenderne, quello è impossibile [SM=x297421]






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10/08/2007 15:46
 
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Dunque, per me se critichi lui, il fatto che sia uno scricciolo, che tiri i pugni a tutti senza prenderne uno, e che abbia fatto questo piuttosto che qeull'altro, fai bene. Probabilmente molti di noi avrebbero potuto raccontare un'esperienza più o meno simile.
(avendo capacità, tempo e voglia)
(Forse qualcuno lo ha già fatto...forse qualcun altro lo farà in futuro...)
Ad ogni modo per me quello che fa la differenza è il contesto storico e l'epoca, che forse erano carichi di qualcosa di più rispetto ai nostri tempi.
Questo non vuol dire che mi taglierei una gamba per essere stato al posto suo, non me ne frega, vivo il mio tempo e sono felice, solo mi sarebbe piaciuto osservare le cose nello spirito degli anni '70 primi '80.
Ad ogni modo potrebbe essere solo una fissa mia.
Forse tu che ci sei dentro vedi le cose in maniera differente ed è giusto che rivendichi qualcosa per il tuo sbattimento.
Comunque che si fottano tutti quanti.

ps: se scrivi un libro sulla tua esperienza fammelo sapere.
Vorrei una copia autografata o almeno la corpetina sboccata.



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Re:
gatolopez77, 10/08/2007 15.46:

Dunque, per me se critichi lui, il fatto che sia uno scricciolo, che tiri i pugni a tutti senza prenderne uno, e che abbia fatto questo piuttosto che qeull'altro, fai bene. Probabilmente molti di noi avrebbero potuto raccontare un'esperienza più o meno simile.
(avendo capacità, tempo e voglia)
(Forse qualcuno lo ha già fatto...forse qualcun altro lo farà in futuro...)
Ad ogni modo per me quello che fa la differenza è il contesto storico e l'epoca, che forse erano carichi di qualcosa di più rispetto ai nostri tempi.
Questo non vuol dire che mi taglierei una gamba per essere stato al posto suo, non me ne frega, vivo il mio tempo e sono felice, solo mi sarebbe piaciuto osservare le cose nello spirito degli anni '70 primi '80.
Ad ogni modo potrebbe essere solo una fissa mia.
Forse tu che ci sei dentro vedi le cose in maniera differente ed è giusto che rivendichi qualcosa per il tuo sbattimento.
Comunque che si fottano tutti quanti.

ps: se scrivi un libro sulla tua esperienza fammelo sapere.
Vorrei una copia autografata o almeno la corpetina sboccata.




in generale quello chemi urta è lo spirito "si stava meglio quando si stava peggio"
io non avrei voluto avere l'età che ho ora nell'84, tra le tante principalmente per evitare di vedere la mia generazione morire per l'eroina e dopo i sopravvissuti pagare lo scotto dell'aids



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non ho vissuto la scena e mai la vivro'... a volte nella vita bisogna scegliere da che parte stare... e anche se da una parte mi pento della scelta, poi penso che mi sarei sicuramente pentita anche nell'altro caso.

il libro di philopat mi è piaciuto, anni fa l'ho invidiato e amavo quel periodo.... ora come ora ho raggiunto una visione un po' più disincantata e oltre a non invidiarlo più mi mette un po' d'angoscia.
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Re: Re:
KeepOnSkankin, 09/08/2007 21.35:


io vorrei vedere gente confrontare il proprio vissuto di scena con quello di philopat in maniera critica, invece di invidiare a priori

ma qualcuno ha un vissuto di scena?



non mi pongo il problema, ho altre cose a cui pensare.
Se vivo o no la scena non me ne frega un cazzo. Mi va bene
quello che faccio, i concerti a cui vado e le esperienze
che vivo in italia, all'estero, da solo, con gli amici, ai
concerti e non. poi se fanno parte della scena a me non me ne
può fregare proprio un cazzo.
Non penso di avere niente da invidiare ne a te, ne a Philopat.
In principio perchè invidiare è una cosa che porta solo
alla noia e all'inutile. In secondo luogo perchè non
penso valga il valore che hanno certe cose per gli altri ma
quello che è per te.




avete tutti un'odiosa firma di merda.



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19/08/2007 18:22
 
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Re: Re: Re:
Dado!, 16/08/2007 15.20:



non mi pongo il problema, ho altre cose a cui pensare.
Se vivo o no la scena non me ne frega un cazzo. Mi va bene
quello che faccio, i concerti a cui vado e le esperienze
che vivo in italia, all'estero, da solo, con gli amici, ai
concerti e non. poi se fanno parte della scena a me non me ne
può fregare proprio un cazzo.
Non penso di avere niente da invidiare ne a te, ne a Philopat.
In principio perchè invidiare è una cosa che porta solo
alla noia e all'inutile. In secondo luogo perchè non
penso valga il valore che hanno certe cose per gli altri ma
quello che è per te.




io ce l'avevo con quelli che si toccano leggendo philopat e crepano di invidia



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e intanto non mi arrendo contro i mulini a vento
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