È la causa, la causa, anima mia;
ch’io non la nomini a voi, caste stelle!
È la causa. Ma non verserò sangue,
nemmeno sfregerò quella sua pelle
più bianca della neve e levigata
come il bianco alabastro dei sepolcri.
Ma morir deve, o ingannerà altri uomini.
Spegni la luce, e poi spegni la luce.
(Alla lucerna che ha in mano)
S’io spengo te, dispensiera di luce
posso ridarti la fiamma di prima,
se poi mi pento;
(Verso Desdemona)
ma la luce tua,
di te che sei il modello più sagace
della raffinatissima natura,
non so, una volta che sia stata estinta
dove sia mai quel prometeico fuoco
che possa riaccenderla.
Alla tua rosa, quando l’avrò colta,
ridar non potrò più vital rigoglio.
Appassirà. Voglio odorarti ancora
sul tuo stelo.
(La bacia)
O alito balsamico,
tu quasi persuadi la Giustizia
a spezzar la sua spada... Un bacio ancora...
e un altro...
(La bacia ancora e rimane a guardarla)
Sii così quando sei morta,
e io t’uccido, e seguito ad amarti.
Un altro, e questo è l’ultimo:
mai sì fatale fu tanta dolcezza.
(La bacia ancora a lungo)
Io piango, ma son lacrime crudeli,
e celestiale è questo mio dolore:
colpisce proprio là dove più ama.
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"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella tua filosofia"
- Amleto, William Shakespeare
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